Se il cristiano ritrova le parabole
Si apre giovedì a Roma il convegno nazionale sulla comunicazione: operatori a confronto su come incidere nella cultura del Paese
da Roma Salvatore Mazza
È il principale appuntamento della Chiesa italiana per il 2002. Perché con il Convegno nazionale Parabole mediatiche: fare cultura nel tempo della comunicazione, che culminerà con l'udienza del Papa, si intende sviluppare le indicazioni degli Orientamenti pastorali per il primo decennio del 2000 - "Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia" - ponendosi a confronto con «una nuova cultura che nasce, prima ancora che dai contenuti, dal fatto stesso che esistono nuovi modi di comunicare, con nuovi linguaggi, nuove tecniche, nuovi atteggiamenti psicologici».
Promosso dalla Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali, il Convegno si aprirà nel pomeriggio di giovedì 7 con la prolusione del cardinale presidente della Conferenza episcopale italiana Camillo Ruini, cui farà seguito la relazione del sociologo Zygmunt Bauman sul tema "Parlare insieme o morire insieme: dilemma di tutto il pianeta". Intensissimo il programma di venerdì 8 novembre, con gli interventi previsti, tra gli altri, di monsignor Francesco Cacucci, Elisa Manna, Giuseppe De Rita, Francesco Casetti, Luca Diotallevi, Gianfranco Ravasi, Leonardo Mondadori, Federico Di Chio, Sergio Zavoli, Onorato Grassi, Francesco Bonini, Maurizio Gasparri, Cesare Mirabelli, Lorenzo Ornaghi, monsignor John Patrick Foley, Gaspare Barbiellini Amidei, Paolo Bustaffa, Vincenzo Rini, Emilio Rossi, Mariapia Garavaglia, Roberto Busti. Sabato infine, per la "sessione allargata" del Convegno che si svolgerà nell'Aula "Paolo VI" in Vaticano prima dell'udienza di Papa Wojtyla, sotto la presidenza del segretario della Cei monsignor Giuseppe Betori, interverranno il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, lo storico Giorgio Rumi e il direttore di Avvenire Dino Boffo.
Un percorso, quello proposto dal Convegno, che a partire dall'analisi sociologica della realtà contemporanea, soprattutto in prospettiva giovanile, intende sviluppare un ragionamento col quale individuare percorsi possibili d'impegno per i cattolici nel mondo della comunicazione. «La possibilità di comunicare in modo nuovo e diffuso - sottolinea in proposito il comunicato di presentazione - è un bene di tutta l'umanità e come tale va promosso e tutelato. Quanto più potenti sono i mezzi di comunicazione tanto più deve essere forte la coscienza etica di chi in essi opera e di chi ne fruisce. È necessario pertanto che la comunicazione sociale non sia considerata solo in termini economici o di potere, ma resti e si sviluppi nel quadro dei beni di primaria importanza per il futuro dell'umanità».
Del resto proprio nei media «la comunione ecclesiale e la missione evangelizzatrice della Chiesa trovano un campo privilegiato di espressione. Dal Concilio ad oggi la Chiesa ha preso ancor più coscienza di quanto sia importante coniugare tutti gli ambiti della vita ecclesiale con questa nuova realtà culturale e sociale». In linea dunque con gli Orientamenti pastorali, «le iniziative avviate in questi anni dalla Chiesa in Italia... dovranno trovare in questo decennio un'ulteriore realizzazione nel quadro di un'organica pastorale delle comunicazioni sociali e nella prospettiva del progetto culturale».
Soprattutto, ha sottolineato il presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali monsignor Francesco Cacucci nell'introduzione al Sussidio preparato per il Convegno, «occorre un nuovo studio per organizzare un apostolato che sia conforme alle esigenze della odierna comunicazione, con delle serie basi scientifiche che non si improvvisano».
testo integrale tratto da "Avvenire" - 3 NOVEMBRE2002
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