«Presidente sostenga i disabili»

30 dicembre 2002

di Claudio Imprudente*



CARO Presidente, ho avuto l'onore di incontrarla al Quirinale il 18 settembre 2000. Il ricordo di quella giornata è ancora vivissimo per l'emozione e la gioia di scoprirLa sensibile e partecipe ai temi che riguardano il mondo dell’handicap. In questi due anni ho lavorato molto per promuovere l’uso, ma soprattutto l'integrazione, del termine-strumento "diversabilità". Sono consapevole del fatto che ogni termine che tenti di definire una persona risulti sempre incompleto, ma credo che il linguaggio corrente determini la cultura di un popolo.

Sento di poter dire che il termine "diversabile" abbia la grande qualità di lanciare una sfida, un cambio di prospettiva per spostare lo sguardo dal considerare le non abilità, come sottolinea il termine "disabile", al guardare alle abilità diverse, come invece esprime il termine "diversabile". Non si tratta di una via di uscita, di un "girare attorno" al problema dell'handicap definendolo semplicemente con parole più diplomatiche; credo infatti di aver messo in gioco un concetto che non riguarda solo i portatori di deficit.

Si tratta di allargare lo sguardo al modo stesso degli uomini di porsi in relazione gli uni con gli altri: la modalità che cerco di promuovere con il mio lavoro e con la mia vita è quella dell'entrare in relazioni alla pari, condividendo quello che si ha in comune per poi valorizzare le abilità diverse e le potenzialità di ciascuno. Il 2003 sarà l'anno europeo delle persone con disabilità: penso sia un'occasione importante per farsi promotori di questo approccio culturale e politico. E' una possibilità data alla nostra società di fare un salto di qualità: riconoscere nelle persone con disabilità dei soggetti di cultura e non più degli oggetti di cura.

Anche noi portatori di deficit non possiamo lasciarci scappare questa occasione per prendere sempre maggior coscienza delle nostre abilità e dei nostri deficit, accettandoli come nostri limiti, diversi dai limiti che anche le persone che definiamo "normali" hanno. Queste sono le mie idee, per le quali lavoro ogni giorno, per creare questa tanto aspirata "nuova cultura della diversabilità". Per questo Le chiedo di appoggiare questa nostra campagna parlando di diversabilità nel suo tanto atteso e tanto ascoltato discorso di fine anno.

[COPY]*Presidente del Centro Documentazione Handicap di Bologna

 

Casella di testo: «Presidente sostenga i disabili»

30 dicembre 2002

di Claudio Imprudente*


CARO Presidente, ho avuto l'onore di incontrarla al Quirinale il 18 settembre 2000. Il ricordo di quella giornata è ancora vivissimo per l'emozione e la gioia di scoprirLa sensibile e partecipe ai temi che riguardano il mondo dell’handicap. In questi due anni ho lavorato molto per promuovere l’uso, ma soprattutto l'integrazione, del termine-strumento "diversabilità". Sono consapevole del fatto che ogni termine che tenti di definire una persona risulti sempre incompleto, ma credo che il linguaggio corrente determini la cultura di un popolo. 

Sento di poter dire che il termine "diversabile" abbia la grande qualità di lanciare una sfida, un cambio di prospettiva per spostare lo sguardo dal considerare le non abilità, come sottolinea il termine "disabile", al guardare alle abilità diverse, come invece esprime il termine "diversabile". Non si tratta di una via di uscita, di un "girare attorno" al problema dell'handicap definendolo semplicemente con parole più diplomatiche; credo infatti di aver messo in gioco un concetto che non riguarda solo i portatori di deficit. 

Si tratta di allargare lo sguardo al modo stesso degli uomini di porsi in relazione gli uni con gli altri: la modalità che cerco di promuovere con il mio lavoro e con la mia vita è quella dell'entrare in relazioni alla pari, condividendo quello che si ha in comune per poi valorizzare le abilità diverse e le potenzialità di ciascuno. Il 2003 sarà l'anno europeo delle persone con disabilità: penso sia un'occasione importante per farsi promotori di questo approccio culturale e politico. E' una possibilità data alla nostra società di fare un salto di qualità: riconoscere nelle persone con disabilità dei soggetti di cultura e non più degli oggetti di cura. 

Anche noi portatori di deficit non possiamo lasciarci scappare questa occasione per prendere sempre maggior coscienza delle nostre abilità e dei nostri deficit, accettandoli come nostri limiti, diversi dai limiti che anche le persone che definiamo "normali" hanno. Queste sono le mie idee, per le quali lavoro ogni giorno, per creare questa tanto aspirata "nuova cultura della diversabilità". Per questo Le chiedo di appoggiare questa nostra campagna parlando di diversabilità nel suo tanto atteso e tanto ascoltato discorso di fine anno.

[COPY]*Presidente del Centro Documentazione Handicap di Bologna