Tra le valli di Tristram, in una notte come tante altre, quattro guerrieri si incontrarono, quattro guerrieri con un destino in comune: quello di aver perso la possibilità nella loro vita di far vedere chi fossero, di poter sfondare. Tra di loro erano molto diversi: uno, Anubi, era piuttosto impetuoso ma estremamente forte nell’arte del combattimento, che aveva affinato grazie alla sosta a Bretonnia. Ryuji era un guerriero anch’egli molto forte, ma forse un po’ troppo impulsivo, Arwen era un’  arciera innamorata di un valoroso e Hendel era uno di quelli che non amavano combattere, in quanto si trovava più a suo agio nelle sale dei ricevimenti che sul campo di battaglia. Erano tra loro piuttosto diversi, ma questa diversità faceva sì che il loro carattere si accostasse con quello del compagno, in maniera complementare.

Come spinti da una stessa forza, tutti e quattro si ritrovarono senza rendersene conto seduti a Tristram, condividendo lo stesso dolore. Ma nessuno di loro era intenzionato a mollare. Nonostante tutti avessero avuto un passato piuttosto tormentato, erano fermamente decisi a mostrare al mondo intero cosa volesse dire avere carattere.

 

-         Che ci fate qui? – la domanda era giunta da Ryuji, che stava cercando un po’ di pace nei prati, la sera.

-         Penso di essere qui per il tuo stesso motivo, Ryuji. – a parlare era stato Anubi.

-         Vale lo stesso per noi… - le voci di Hendel ed Arwen si sovrapposero, all’unisono.

-         A quanto pare ognuno di noi è venuto a cercare un po’ di solitudine nel posto dove veniva di solito… - Ryuji si fece pensieroso, e all’improvviso sbottò con una frase che lasciò tutti un po’ interdetti. – Io non ci sto, ragazzi… -.

 

Hendel, pensando si riferisse al tronco d’albero dov’era seduto, si fece un po’ più in là.

 

-         Intendo dire, non voglio essere catalogato come un perdente… perché non è quello che mi sento di essere… -

-         Sai che ti dico, Ryuji? Hai ragione… - Hendel, il più giovane della compagnia, si stava infervorando, seguito da cenni d’assenso degli altri due che finora non avevano parlato.

 

Dopo qualche istante di silenzio, durante il quale ognuno rimase immerso nei suoi pensieri, Arwen parlò.

 

-         Cosa ne direste di costruirci una nuova vita, in un altro posto, e ricominciare da zero? – vedendo che nessuno sembrava molto convinto, la bella Elfa prese a elencare tutti i motivi per i quali sarebbero dovuti partire. Alla fine, era riuscita a convincere tutti.

-         Per me va benissimo – Hendel era già eccitato per la prospettiva, e decise di mettere per un po’ da parte le sue malinconie.

-         Anche per me, ma dove potremmo andare? Non conosco nessun posto… - Anubi era estremamente realista, ottima dote.

-         Ora che ci penso, neanche io… -

-         E neppure io! - La voce di Ryuji era piuttosto sconsolata…

 

Hendel si alzò dal tronco, e vi appoggiò sopra una rozza mappa, indicando un punto ad Est dove sorgeva un’isola.

 

-         Signori, un mio fedele amico è stato qui, poco tempo fa. Questa è l’isola di Mull, facente parte, appunto, del regno di Mull. – con queste parole il dito del ragazzo passò sopra la linea che segnava il confine -. Mi è stato detto che è da poco terminata una guerra civile, e gli abitanti non hanno un capo fisso, si disperdono, e non riescono ad eleggere una guida per via degli interessi personali. E’, a parer mio, il tipo di situazione che stiamo cercando -.

 

Il quattro rimasero a fissare la cartina, studiandone bene i territori. Quando ripresero a parlare, lo fecero tutti e quattro contemporaneamente, eccitati, e si misero d’accordo per partire due giorni dopo alla volta del regno di Mull.

 

Come d’accordo, la mattina del secondo dì dopo il loro incontro, i quattro si incontrarono, in abiti da viaggio, due muli con loro portavano i loro oggetti personali, e tutti portavano al fianco la spada tranne il giovane Hendel. Nessuno fece domande a proposito di questo, e comunque il viaggio proseguì senza problemi. I giovani videro il regno di Mull dopo quattro giorni, stremati per il lungo viaggio, ma il paesaggio che apparve loro gli fece dimenticare tutte le precedenti angosce.

 

Arrivati da un valico sulle montagne, videro il paesaggio di colpo, senza un minimo di preavviso. Di fronte a loro avevano una foresta, grossa e fitta come una di quelle elfiche di cui tanto si sentiva parlare. Tutti sembravano stupiti tranne Arwen. Alla loro destra la catena montuosa continuava, perdendosi poi fin dove l’occhio poteva vedere. Alla loro sinistra lo spettacolo era sensazionale: un’isola era baciata dal sole, una stretta lingua di terra la collegava alla terraferma, e un imponente castello sorgeva sulla sommità dell’unica montagna presente su Mull. Senza attendere oltre, dimenticando la stanchezza e la spossatezza che diversi giorni di viaggio avevano portato meco, i ragazzi si lanciarono in una folle corsa giù per il pendio del monte, senza badare a nulla.

 

La città era ancora piuttosto in buono stato, nonostante la guerra vi fosse da poco infuriata. Presentandosi come stranieri, i quattro non vi misero molto a venire accettati all’interno della comunità, o meglio, di ciò che ne rimaneva, e al momento delle elezioni ognuno aveva guadagnato dai Mull abbastanza fiducia da poter essere eletto, e così fu. Nel giro di pochi mesi la città fu nuovamente al massimo del suo splendore, l’economia era ripresa a gonfie vele, i castelli venivano ricostruiti velocemente e due volte più grandi dei precedenti. Proprio durante uno di quegli scavi, fu trovato qualcosa di fondamentale per la nuova società.

 

-         Hendel, Arwen, Ryuji! Venite! I minatori hanno trovato qualcosa! – Anubi li stava chiamando dalle fondamenta di una villa scoperchiata. Teneva in mano una scatola di legno.

-         Di che si tratta? – chiesero, ansiosi, i tre ragazzi.

-         Deve trattarsi di una specie di codice antico… -

-         Che aspetti, allora? Aprilo! –

 

La scatola conteneva un libro, che sembrava vecchio come il mondo, con in copertina un sigillo rappresentante una T.

 

Anno 1197 calendario Sendariano.

Jacques De Molay fondò l’Ordine dei Cavalieri del Sacro Rovo, meglio conosciuti come Cavalieri Templari. I Cavalieri fecero diverse imprese, ma il loro modo di agire non andava a genio a tutti, soprattutto ai nobili. Essi, infatti, calpestavano i piedi a molti per arrivare ai loro scopi, fossero questi anche giusti, e vennero esiliati dalle Terre di Aldur. Essi, ridotti ormai a poche decine di persone, sotto il comando della loro guida si rifugiarono nell’Isola di Mull, dove deposero le loro insegne e finirono i loro giorni convivendo in un’esistenza pacifica.

La leggenda narra, però, che nelle notti di plenilunio, nel cerchio di pietre a Mull, essi possano essere rievocati, sconfiggendo il male che affligge questo regno.

 

Questa è la storia che sono riuscito a mettere insieme dopo aver compiuto diverse ricerche nella biblioteca della città. Diverse profezie dicono che un giorno i Templari torneranno, per riunificare la città sotto la loro bandiera. Aspetto con ansia.

 

 

In fede

Ish’Fenar, custode delle memorie dei saggi.

 

* Diverse pagine del diario mancavano, nonostante la scatola lo avesse protetto per tutti questi anni. L'ultima pagina del manoscritto era questa, un'immagine fatta dallo stesso Ish'Fenar rappresentante un Cavaliere che ora vi mostro *.

 

Non appena Anubi ebbe finito di leggere ad alta voce quello che il libro conteneva, fissò, uno per uno, i suoi compagni, prima di ricominciare a parlare.

 

-         Pensate anche voi quello che penso io? –

Gli altri tre annuirono, in silenzio.

 

E fu così che, nell’anno 24 del calendario Sendariano della 3° era, i Cavalieri Templari rinacquero. L’Ordine del Sacro Rovo fu ricostituito, il Cerchio di Pietre fu rimesso in uso, dopo esser stato pulito dalle erbacce e dagli arbusti che in diverse centinaia di anni lo avevano afflitto e la spada di Jacques De Molay (trovata nello stesso scavo qualche giorno dopo) tornò a risplendere nella sala delle riunioni dell’isola.