Nacqui a Palanthas, una
cittadina sui mari del Nord, ventiquattro anni orsono, e fino all'età di otto
anni non vi furono particolari sconvolgimenti nella mia esistenza, a parte una
mia dichiarata passione per le arti della guerra. All'età di nove anni, sotto la
guida del Mastro d'Armi del villaggio, venni iniziato a quello che è l'utilizzo
della spada e del bastone, nelle quali eccellevo. Ma, crescendo, mi resi conto
di come mia madre, nei miei confronti, avesse un atteggiamento distaccato, quasi
di superiorità, e non mi trattasse come, invece, trattava i miei fratelli.
Sconvolto per la mancanza
di affetto che i famigliari mi dimostravano, decisi di partire alla volta di
Bretonnia, dove la sua fama mi aveva spinto a cercare nuovi amici. Arrivato a
Bretonnia, dopo aver affrontato un lungo e rischioso viaggio, completamente
spaesato, vidi un uomo in piazza, un uomo che veniva rispettato da tutti e dal
quale tutti erano affascinati. Chiesi in giro chi era quell'uomo, e alla mia
domanda tutti sgranavano gli occhi, e le risposte erano sempre più o meno le
stesse:
"Come, non
lo sai? Ma dove vivi, straniero? Quello è William Wallace!"
Mi avvicinai all'uomo, e
subito mi colpì la schiettezza di quel viso, che poteva essere il più dolce
quanto il più duro a seconda delle occasioni...
"Salve..."
Borbottai, decisamente in ansia...
Wallace si
girò, mostrando un rassicurante sorriso "Salve a lei.... Posso esserle utile?"
"Si...
credo di si... Vorrei entrare a far parte delle schiere Bretoni... a chi mi devo
rivolgere?" Domandai, rassicurato dal viso che avevo davanti..
"A chi si
deve rivolgere? Eheh... Mi segua"
Ero stupito dal fatto che
un uomo che tutti rispettavano perdesse del tempo ad aiutare un ragazzo
spaesato, ma non vi feci più caso. L'uomo attraversò le vie della città,
brulicanti di persone, e mi guidò attraverso le foreste che ne circondavano le
case. Eravamo usciti ora dal bosco, e stavamo lentamente salendo una collina,
quando all'improvviso mi si parò davanti il più maestoso spettacolo che avessi
mai visto:
Vi erano tre castelli,
circondati da mura di fortificazione, costruiti attorno ad un altro castello
ancora più grande, con torri e torrette che sembravano fare a gara per toccare
il cielo... Guerrieri all'esterno delle mura marciavano sincronizzati, tutti
equipaggiati allo stesso modo, e notai che in stile nessuno peccava. Il tramonto
si stava avvicinando, e gli ultimi raggi del sole iniziavano a risplendere sulle
armature dei soldati, creando uno spettacolo unico alla vista... Capii subito
che non mi sarei mai allontanato da quella città, se ne fossi potuto entrare a
far parte...
Nel
frattempo Wallace era andato avanti, e ora mi gridava dal fondo della collina:
"Ehi,
ragazzo! Ti sei imbambolato? Muoviti, tra poco le mura chiuderanno!"
Mi risvegliai come da un
sogno e corsi giù per raggiungere la mia guida, che intanto aveva ripreso a
camminare.
Camminamo ancora per
circa dieci minuti, quando arrivammo di fronte a un portone che recava, in oro,
la scritta: Brionne. Ad un cenno di Wallace le guardie ci fecero passare, una di
loro corse verso il castello, e subito sentii il clangore metallico che
proveniva dall'interno. Mi trovai dinnanzi al castello che avevo visto in
precedenza, e nel cortile, dove decine di soldati combattevano tra loro a ritmi
serrati. Rimasi impressionato nel vedere che io, che credevo di essere forte, al
mio villaggio, qui non fossi altro che una nullità. Persino i perdenti dei
perdenti qui A Brionne erano più veloci e abili di me...
Notando di nuovo che mi
ero perso tra i miei pensieri, Wallace mi prese per un braccio e mi condusse
verso il castello. Con la coda del'occhio, notai che tutti gli sguardi erano
puntati verso di me, e che alcuni avevano smesso di allenarsi.
Entrati a castello, fui
portato lungo un corridoio pieno di quadri e di arazzi alle pareti, e infine
varcammo una porta che ci portò in una stanza, illuminata dalla luce rossa del
tramonto, dove la sagoma di un uomo apparve in controluce.
"E' lui?"
Chiese la sagoma, senza voltarsi.
"Si Shokon,
E' lui." rispose Wallace.
"Bene..."
Dicendo quest'ultima parola la figura si voltò, mostrando un volto scarno e
ornato da un pizzetto. "Qual è il tuo nome, sempre se ne hai uno, ragazzo?"
"H-Hendel
Cadarn, signore." risposi, senza nascondere il mio imbarazzo.
"E cosa
cerchi qui a Bretonnia, Hendel Cadarn?" le parole di Shokon erano estremamente
fredde, distaccate.
"A-Amici...
e gloria..."
L'uomo che
avevo di fronte sorrise, rassicurandomi...
"Sai quante
persone sono qui per gloria, Hendel Cadarn?"
"I-Io..."
Shokon mi interruppe, con un gesto.
"Guarda qui
fuori" Le ultime parole furono accompagnate da un gesto che indicò fuori dalla
finestra.
Mi avvicinai, vedendo il
cortile che pochi attimi prima avevo attraversato, gremito di guerrieri, poi
vidi alcune esplosioni alla mia destra, oltre le mura di Brionne, con degli
uomini che apparivano e scomparivano come se niente fosse.
"La maggior
parte di loro sono alla ricerca di gloria, Hendel Cadarn".
Deglutii, rassegnato.
L'uomo mi squadrava con i
suoi occhi scuri, e mi sembrava quasi di essere messo a nudo. All'improvviso mi
sorrise.
"Presentati
domattina in accademia, cominceremo le prime fasi del corso".
L'uomo si girò nuovamente
verso la finestra, tornando a contemplare il tramonto. Mi sembrò di notare un
sorriso sulle sue labbra mentre si girava.
"La
ringrazio, signore..."
Wallace mi accompagnò
fuori dalla stanza, mostrandomi dove avrei potuto alloggiare in qualità di
ospite. Poco dopo se ne andò, lasciandomi solo nella mia stanza.
La mattina dopo mi
presentai in accademia, ma al contrario di ciò che credevo, non toccai la spada
per tutto il giorno, e per molti altri giorni a venire non l'avrei toccata.
Shokon teneva lezione
solo a me, e mi insegnò il galateo, facendomi capire che un Cavaliere non è
nulla senza l'onore.
Per diversi mesi alternai
lezioni in accademia a sessioni di allenamento con Wallace, diventando sempre
più forte. Conobbi moltissima gente, e diventai subito amico con una persona, un
certo Sss'Ra, un mezzelfo entrato poco dopo di me. Conobbi verità sempre più
sconvolgenti sulla mia famiglia, per mezzo di una lettera scritta da mia madre.
Sicuramente mi sarei perso senza i punti di riferimento che si erano venuti a
creare col tempo...
I mesi passarono, e con
essi, Hendel vide scappare da lui anche i suoi amici più cari, in cerca di
fortuna verso altre terre. Poco tempo dopo, decise di unirsi ad alcuni suoi
amici di vecchia data, trasferendosi nelle sconfinate terre di Mull.