PRIGIONIERI DI GUERRA

Il 23 giugno si è tenuta presso il Tribunale di Milano la seconda udienza del processo contro gli internati del lager di via Corelli, che il 23 maggio si erano ribellati alla loro detenzione.

La magistratura, la Polizia e la Croce Rossa li definiscono ospiti.

Non possono chiamarli prigionieri perché non hanno subito un processo e non hanno commesso un reato per essere rinchiusi in un CPT. Ma nella realtà lo sono: se tentano di liberarsi vengono riacciuffati dalla Croce Rossa e dalla Polizia e condannati dalla Magistratura.

Da quando gli è stata negata la scarcerazione per la seconda volta, alcuni di loro sono in sciopero della fame. Forse cominciano a realizzare, vista la ostentata ostilità del giudice-boia LUIGI MARTINO, che la condanna è scontata, che serve un segnale forte per scuotere un processo nel quale le accuse di danneggiamento sono visibilmente uno strumento per reprimere la lotta contro i cpt che viene dal loro interno.

Questo "processo" si celebra anche sulle pagine dei giornali, dove la canea razzista dà il meglio di sé nella costruzione dell’allarme sociale e della guerra tra poveri ,italiani contro stranieri, italiani contro italiani, uomini contro donne, padri contro figli... e nell’allontanare gli sfruttati dal loro vero nemico. La guerra che lorsignori sembrano prediligere è quella tra persone di diverse etnie e culture per giustificare la Guerra e le prospettive restrizioniste della Fortezza Europa.

Così come negli anni ’20, quando i giornali statunitensi scrivevano che "gli italiani, i greci, i polacchi, gli ebrei e i russi ed altri avrebbero eroso, distrutto e imbastardito la società americana", che essi avevano "tassi di follia, di crimine ed altre forme di devianza superiore a quelli dei popoli residenti in altre parti d’Europa". E scrivevano questo per giustificare il "QUOTA ACT" (vi ricorda qualcosa?), che decideva quanta manodopera straniera "serviva" e trattava il resto degli immigrati come "scarto".

E la paura di essere scartati, espulsi, licenziati, sgomberati, eliminati li rendeva, li rende e ci rende tutti schiavi.

La sorte di questi immigrati, che ritorneranno davanti al giudice Luigi Martino il 22 settembre è anche la nostra, perché è in gioco la possibilità di tutti di ribellarsi alle ingiustizie quotidiane, alla moderna schiavitù a cui questi vecchi padroni vogliono condannarci e a cui molti si sono rassegnati.

QUESTA SERA, SABATO 16 LUGLIO 2005, SAREMO SOTTO LE MURA DEL CARCERE DI SAN VITTORE PER ESPRIMERE LA NOSTRA SOLIDARIETA’ A TUTTI I DETENUTI ED IN PARTICOLARE CON I PRIGIONIERI IN SCIOPERO DELLA FAME.

Contro ogni frontiera