NEL PAESE DELLA CUCCAGNA

Si preannuncia un’estate torrida, in tutti i sensi. Mentre da un lato dilaga incontenibile la rivolta contro i Cpt — sia dentro che fuori quelle maledette mura — dall’altro si sta scatenando la repressione contro ribelli e immigrati a suon di rastrellamenti, deportazioni, omicidi... e ancora non se ne vede la fine. La “questione immigrazione” costituisce oggi uno dei punti deboli di un dominio sempre più in affanno, la cui lenta agonia produce terribili e violente convulsioni. Voluti dalla sinistra, protetti e perfezionati dalla destra, i Cpt sono diventati la più plateale dimostrazione della guerra che lo Stato conduce contro la libertà. La loro mera esistenza rappresenta la completa demistificazione della menzogna democratica che riempie la bocca di tutti i politici. Davanti ai loro cancelli, non c’è retorica umanitaria o compromesso politico che tenga. Per rendersene conto basta ricordare quanto accaduto nelle ultime settimane.

Lo scorso 13 maggio ricorreva il 153° anniversario della fondazione della Polizia di Stato. Alla vigilia, gli acerrimi nemici di ogni libertà si sono fatti un piccolo regalo, una specie di trofeo da sbandierare nel corso delle celebrazioni ufficiali dell’indomani: l’operazione “Nottetempo”, che ha portato all’arresto di cinque anarchici salentini e all’incriminazione di una decina di altri compagni, tutti rei di essersi battuti per anni contro il famigerato Cpt “Regina Pacis” di Lecce. Nel frattempo, a Torino, la polizia applicava la legge marziale contro gli immigrati, uccidendone due in ventiquattr’ore. Un messaggio chiaro e semplice: immigrati uccisi, ribelli in galera.

Non a caso il giorno dopo, durante i festeggiamenti dell’infame compleanno, il ministro degli Interni Pisanu ha dedicato gran parte del suo discorso proprio alla questione dell’immigrazione e dei Cpt, nonché agli anarchici. Intervento significativo, il suo, non solo perché ribadisce il becero razzismo statale nei confronti degli stranieri poveri, ma anche perché presenta la strategia del governo per contrastare chi si oppone ai Cpt dall’interno e all’esterno. Il ministro ha attribuito agli immigrati clandestini la responsabilità di oltre la metà dei reati che vengono commessi ogni anno in alcune regioni d’Italia. Secondo Pisanu, già il fatto che per espatriare gli immigrati si affidino a trafficanti di esseri umani la dice lunga sulla loro cattiva inclinazione (se fossero onesti, infatti, si rivolgerebbero alle agenzie di viaggio). Ma poi, una volta giunti in Italia, braccati dalle forze dell’ordine, costoro anziché crepare di fame nei loro nascondigli (il che sarebbe più che legale) ricorrono ad espedienti illegali pur di sopravvivere. Ed è questa la piaga che ministro e forze dell’ordine vogliono debellare: che i poveri e i disperati di questo mondo si permettano di allungare le mani su altro che non sia una corda con cui impiccarsi. Pisanu ha poi ribadito la necessità dei Cpt e la correttezza delle forze dell’ordine, lamentandosi del fatto che molte amministrazioni comunali non vogliono che questi lager vengano costruiti sul proprio territorio. A suo avviso questo rifiuto, più che a un dissenso nei confronti della politica del governo in materia, è dovuto alle pressioni «di gruppi organizzati, ideologicamente ostili ad ogni forma di controllo dell’immigrazione clandestina», come ad esempio gli anarchici. Quegli stessi anarchici che, assieme ai fondamentalisti islamici (anch’essi immigrati), rappresenterebbero la maggiore minaccia eversiva del paese.

I conti tornano, quindi. Viviamo in un mondo meraviglioso, amato all’unisono da tutti, una specie di paese della cuccagna dove i ricchi ridono felici e i poveri piangono in silenzio. Se sorgono conflitti, se scoppiano rivolte, è solo a causa di poche mele marce che rovinano il bel cesto della civile convivenza. Ecco perché i nemici esterni vengono espulsi immediatamente ed i nemici interni vengono arrestati. Nel delirio ministeriale, le proteste sono come i crimini, le proteste sono sempre crimini. Ed è sempre qualcun altro a provocarli.

Da quei 12 e 13 maggio la situazione si è fatta via via più incandescente, ma le intimidazioni dello Stato non hanno fermato né gli immigrati insorti né i ribelli solidali. Mentre in alcune città d’Italia gli immigrati rinchiusi nei Cpt scendevano in rivolta, mentre a Lecce venivano confermati gli arresti agli anarchici detenuti, in loro appoggio si sono svolte diverse manifestazioni di solidarietà. Da parte sua la repressione ha ampliato il suo raggio d’azione, colpendo numerosi altri anarchici e non solo, nel tentativo di ammutolire l’intero Movimento. Dai disobbedienti ai sindacalisti di base, chi non scondinzola davanti al padrone è punibile con la galera. Ma, anche se il fronte si è esteso notevolmente, la questione dei Cpt sembra essere al centro delle preoccupazioni del ministro degli Interni, il quale ha fatto caricare il pacifico corteo antimilitarista del 2 giugno a Roma per aver esposto uno striscione critico nei suoi confronti («Pisanu: vergogna della Repubblica. Chiudere i lager Cpt»). Pochi giorni dopo, nel corso di una conferenza stampa, il ministro sempre più disperato — persino il Parlamento europeo ha condannato le deportazioni di massa attuate dal governo italiano — è tornato sull’argomento: «I Cpt non li ho inventati io, ma sono nati con il precedente governo di centrosinistra. Io li ho soltanto ristrutturati e migliorati nel funzionamento, e solo di recente sono diventati per la sinistra estremista ed altri gruppi dei lager e dei luoghi di detenzione. Da ultimo sono arrivate le bombe degli anarco-insurrezionalisti e gli attacchi ai volontari della Croce rossa e delle Misericordie. La cosa non mi sorprende perché è inevitabile che, dopo aver seminato vento, si raccolga tempesta...  I Cpt sono strutture indispensabili per il controllo dell’immigrazione clandestina. Chi li vuole chiudere deve allora dire anche che vuole la libera circolazione sul proprio territorio degli immigrati clandestini. Questi, come è noto, costituiscono una delle fonti principali di approvvigionamento del mercato ignobile del lavoro nero, della prostituzione e della manovalanza criminale».

A ben guardare, Pisanu non ha tutti i torti. È vero che i Cpt sono stati una invenzione della sinistra. È vero anche che volerli chiudere significa volere la libera circolazione degli immigrati clandestini. Ma soprattutto è vero che chi semina fame, disperazione, sfruttamento, torture, deportazioni, omicidi, raccoglierà rivolte sempre più violente e generalizzate. Anche perché il problema dei Cpt — di questi lager in cui vengono rinchiusi stranieri poveri solo perché stranieri e poveri — è un problema che non dà spazio a possibili mediazioni, che non consente nessuna soluzione riformista. O si è con gli aguzzini, oppure con gli insorti.