DALL’INGHILTERRA...

Anche la Gran Bretagna, come ogni altra potenza capitalista della fortezza-Europa, si è ormai trasformata in uno stato-prigione dai connotati fortemente razzisti. Anche qui, come nel Belpaese, esistono numerosi centri di detenzione per migranti nonché svariati posti di blocco dove gli sbirri di frontiera fermano gli “stranieri” per impedir loro di stabilirsi nel regno di sua maestà. E anche qui, purtroppo, la legislazione razzista sull’immigrazione è stata la causa principale di terribili carneficine, come quella accaduta nel giugno del 2000, quando circa sessanta migranti asiatici morirono soffocati nel retro di un camion diretto a Dover.

In tempi recenti, precisamente il 6 febbraio scorso, si è consumata l’ennesima tragedia di cui è trapelata notizia, questa volta nel nord dell’Inghilterra, a Morecambe Bay, Lancashire: mentre erano intenti a raccogliere vongole, una trentina di lavoratori cinesi, quasi tutti “illegali”, sono stati travolti improvvisamente dall’alta marea. Diciannove persone sono morte annegate.

Si trattava di veri e propri schiavi, come ce ne sono tanti in questo paese, costretti a eseguire i lavori più massacranti e assurdi in cambio di un salario irrisorio. A Morecambe essi guadagnavano circa una sterlina ogni nove ore di lavoro, in condizioni a dir poco aberranti: la baia di Morecambe è tristemente nota per la sua pericolosità, dovuta non solo alle sabbie mobili ma anche alle maree che si innalzano all’improvviso. Le vittime di questo terrificante episodio non solo non avevano la benché minima protezione contro tali pericoli ma non erano neanche state avvertite adeguatamente sui rischi che correvano in quel luogo.

Qui di seguito il testo di un volantino, in traduzione italiana, distribuito pochi giorni prima della tragedia di Morecambe nella stazione londinese di Waterloo, dove si trova uno dei tanti posti di blocco della polizia di frontiera inglese. A Waterloo, infatti, arriva il terminale “Eurolink” che collega Londra direttamente con la Francia. Disgustosi tutori dell’ordine, armati e in divisa, controllano scrupolosamente i documenti di che arriva o parte, attenti a non lasciar passare alcun “sans papiers” che potrebbe essersi infiltrato tra i viaggiatori per bene, gli onesti lavoratori pendolari e i turisti dal ricco portafoglio.


DISTRUGGIAMO LE FRONTIERE! DISTRUGGIAMO LA SCHIAVITU'!

Il nostro disgusto verso le frontiere si estende a tutta questa società di schiavi dove ciascuno gioca il suo ruolo nel mantenimento di un sistema di saccheggio generalizzato. Nella sua spietata scelta del prezzo più conveniente, tale saccheggio non conosce frontiere. Gli schiavi più benvoluti sono allegri e compiacenti, felici di sacrificare le loro vite in cambio di una posizione sociale, di uno stipendio mensile e di un generoso conto in banca. Lasciamoli con le loro illusioni, tanto faremo del nostro meglio per renderle di breve durata. Altri milioni di schiavi si trascinano con fatica nella loro quotidianità, aggrappandosi a ciò che hanno in questo mondo precario dove i sindacati si sono alleati ai padroni all’insegna di “mobilita’”, “flessibilità”, “concertazione”. Ma vi è un livello di sfruttamento che essi non superano, un livello indispensabile al tranquillo andamento della macchina della produzione. I supermercati, i servizi industriali, l’assemblaggio elettronico, ecc., si basano invece su un’enorme massa di altri schiavi sradicati e sottopagati che non hanno più niente se non i fardelli del debito, dell’esclusione e della paura. Alloggiati in tuguri per i quali pagano affitti da estorsione, essi lavorano giorno e notte fino a che non crollano. Sono indesiderabili, “barbari” che vengono da terre lontane, dilaniati da guerre e carestie (disastri naturali del capitalismo pianificati nei palazzi non lontani da noi), privati di qualsiasi connotato che li qualifichi come “cittadini”, “persone” e perfino “esseri umani”. Senza di loro il perverso meccanismo del capitale crollerebbe per intero. Per un paio d’ore gli appartenenti a queste categorie di schiavi siedono fianco a fianco nello “Eurolink”, superbo mezzo di trasporto di merce umana, assistiti da hostess sorridenti. Ora, raggiunta la destinazione, si svela una terribile verità. Perché è proprio qui, dietro questo grande atrio decorato con allettanti pubblicità di romantici week-end a Parigi, che si nasconde un luogo dove vengono continuamente eseguite operazioni in perfetto stile Gestapo. Gli indesiderabili vengono identificati, trattenuti, criminalizzati e spediti in campi di concentramento circondati da filo spinato, lasciati marcire per mesi prima di essere rimandati nei loro paesi d’origine. Alcuni “fortunati” ottegono dei documenti e possono incrementare la schiera dei super-sfruttati, di cui i padroni di questo paese hanno così tanto bisogno. Siamo qui perché ci sentiamo legati ai migranti. Anche noi siamo clandestini, indesiderabili in un mondo del quale non vogliamo far parte. Non siamo venuti qui per reclamare il dialogo, l’integrazione democratica o “documenti per tutti”. Xenofobia, gerarchie e razzismo non si combattono con tali mezzi. Per rompere il silenzio e l’indifferenza dei civilizzati occidentali, vogliamo allargare lo spazio della rivolta, aumentare le possibilità dell’attacco diretto ai pilastri di questo mondo. Gli obiettivi sono ovunque: i campi di concentramento, le compagnie aeree che deportano i migranti, le “zone d’attesa”, gli schiavisti, le vie di comunicazione, ecc. Solo attraverso la solidarietà con chi è oppresso si può fomentare la tempesta sociale della guerra di classe, del sabotaggio e dell’attacco diretto, affinché la divisione tra connazionali e stranieri, immigrati legali e clandestini, si dissolva in una gioiosa fusione contro il nemico che ci opprime tutti.

cuori vagabondi, nemici di ogni frontiera

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