THE GATE, UNA PORTA PER IL PARADISO

Porta Palazzo, a Torino, è più di una piazza che ospita un grande mercato. » anche il crocevia di mille etnie unite da una comune condizione di povertà, che qui si ritrovano per risolvere il problema della sopravvivenza. Porta Palazzo appartiene ai poveri, non ai ricchi. Per questo motivo è diventata un simbolo. Ricorda a tutti che in questo mondo governato dal denaro, il benessere dei pochi prospera sulla miseria dei molti. A Porta Palazzo, nel pieno centro cittadino, in mezzo a colorate vetrine traboccanti merci, si agita un’umanità sofferente, uno sfregio alla ricchezza, un affronto al potere. Per chi si ricorda di avere un cuore solo quando deve mettere mano al portafoglio, Porta Palazzo costituisce una mera questione di “ordine pubblico”. » il famigerato “covo” di ladri, puttane, tagliagole, spacciatori, estremisti, contro cui ci sono solo due vie da percorrere: la repressione o l’integrazione. Chi non vuole finire in galera in quanto fuorilegge, deve diventare commerciante, bottegaio, affarista.

A offrire quest’ultima possibilità agli immigrati è The Gate, un progetto finanziato dall’amministrazione comunale e dall’Unione Europea, i cui responsabili sono Ilda Curti e Ilaria Conti. Il primo obiettivo dichiarato di questa iniziativa è "la battaglia per la legalità", da raggiungere strappando gli immigrati dall’inferno della strada per rinchiuderli nel paradiso degli uffici e dei negozi. A questo scopo, per evitare da parte loro il ricorso a denaro “sporco” (come se esistesse quello pulito), The Gate ha preso accordi con la banca San Paolo-Imi, che da qualche mese ha aperto a Porta Palazzo il Multietnik Point, sportello di servizi destinati a facilitare il credito agli immigrati.

Nelle intenzioni delle due dame di carità Curti e Conti, saranno gli stessi futuri commercianti immigrati a combattere “la piccola delinquenza”, sollecitati dal terrore di perdere i privilegi ottenuti. Come dire che, se la pace sociale si ottiene con la guerra, bisogna incoraggiare anche la guerra fratricida scatenata dagli ex-poveri contro gli ancora poveri.

Questo umanitarismo non è solo ipocrita, è anche stupido. Da un lato ci si lamenta che negli anni 90 la comunità maghrebina di Porta Palazzo ha trovato nell’Islam l’arma migliore e più potente per affermare la propria identità (minacciata dal razzismo eclatante o da quello strisciante), dall’altro si cerca di spegnere quello che viene considerato un pericoloso focolaio buttandogli sopra benzina. Incapace anche solo di comprendere i mille volti della libertà, il dominio è in grado solo di imporre un’universale sottomissione. Ma quel che per i promotori di The Gate è una triste considerazione — ´nessun passo in avanti verso l’integrazione puÚ mai essere considerato definitivoª — è per noi una speranza.

S.I.