DALLA FRANCIA...

Il 16 marzo, a Nanterre, un centinaio di studenti mascherati si riversa nella facoltà per abbattere a colpi di mazza un muro che separa due edifici universitari, costruito allo scopo di impedire gli incontri e controllare il passaggio. I demolitori appassionati vogliono: «la soppressione dei muri di separazione, la riapertura di tutte le porte d’entrata e d’uscita, lo smantellamento del sistema di videosorveglianza, la dissoluzione dei gruppi di vigilantes, la soppressione degli uffici di controllo all’entrata, la reintroduzione della franchigia che impediva alla polizia di entrare nelle facoltà, la riapertura delle aule autogestite, la fine di tutte le denunce e del processo di mercificazione: è solo l’inizio...». Questi amanti della libertà se ne sono andati prima che la polizia arrivasse.

Il 12 maggio, in un cinema di Parigi, è stata interrotta la proiezione del film Buongiorno notte del regista italiano Bellocchio. La scritta «No alle estradizioni» è stata tracciata sullo schermo, mentre veniva distribuito il volantino «Buonanotte a quei giorni?» [vedi sotto].

Parigi, 14 maggio. «La macchina delle espulsioni non è intoccabile. Nella notte fra il 13 e il 14 maggio, alcuni hotel Ibis e alcune agenzie Carlson Wagon-Lit Travel (tutti del gruppo Accor) si sono ritrovati le vetrine sfasciate. Né espulsioni né estradizioni».

Il 26 maggio, a Parigi, una settantina di persone ha occupato i locali del Consiglio nazionale dell’ordine dei medici, responsabile della sorte di molti detenuti malati a cui si nega la scarcerazione. Vernice rossa è stata sparsa nel salone, mentre venivano lanciati volantini con scritto «Pena di morte in carcere = crimine di Stato» e altri in cui si chiedeva la scarcerazione di alcuni detenuti. Anche a Lille, il Consiglio dei medici ha ricevuto una visita rumorosa, mentre in altre città si sono svolti dei volantinaggi.

Il 27 maggio, a Parigi, una ventina di «compagni mascherati» hanno sfasciato con martelli o coperto di vernice spruzzata con fucili ad acqua parecchie telecamere nella facoltà di St. Denis. «Lo sbirro ti spia» e «Viva l’azione diretta!» sono alcune scritte tracciate sui muri.

Il 2 luglio, in un cinema di Avignone, il giudice Bernard-Requin, che pochi giorni prima si era pronunciato a favore dell’estradizione di uno scrittore di gialli condannato in Italia per la sua passata attività rivoluzionaria, doveva partecipare ad un dibattito sul film in programma. Poco prima della proiezione, diversi compagni hanno srotolato uno striscione e distribuito volantini contro l’estradizione dei rifugiati italiani.

La notte tra il 15 e il 16 luglio, due vetrate della Banca italiana San Paolo situata in rue Alésia, e quattro vetrate della stessa banca situate in place de la Catalogne sono state fracassate. La notte tra il 18 e il 19 luglio, la vetrina dell’agenzia italiana d’assicurazioni Generali in rue Rochebrune è stata distrutta. Le azioni sono state compiute in solidarietà con i compagni processati in Italia per la rivolta di Genova, e con quelli arrestati di recente a Pisa per la loro attività ecologista-radicale e a Lecce per la lotta contro i Cpt.

Il 19 luglio, a Parigi, una cupola del Sacro Cuore è stata bersagliata di vernice rossa per ricordare che con la costruzione di quella chiesa oscena lo Stato francese aveva festeggiato la sanguinosa repressione della Comune. In un volantino firmato «La Canaglia», si denunciava la morte lenta nelle carceri e si pretendeva, tra l’altro, l’abolizione delle sezioni di isolamento, l’applicazione automatica degli sconti di pena e la liberazione dei detenuti malati. Si concludeva con un «no» alla costruzione di nuove carceri.

Il 26 luglio, a Parigi, sono stati sfasciati i vetri di Quillery Batiment, una filiale del gruppo Eiffage Construction, già responsabile della costruzione di nove carceri. Parte del messaggio dei «disturbatori e disturbatrici» diceva: «Mentre erigono alte mura che nascondono il sole, la nostra rabbia s’affila nell’ombra. Solidarietà con tutti i prigionieri in lotta, qui e altrove».

C.M.


BUONANOTTE A QUEI GIORNI?

Dietro la sua aria di dramma psicologico, il film in programma stasera non ha nulla d’innocente. Si tratta dell’adattamento di un libro infame, scritto da Laura Braghetti, una ex militante delle Brigate Rosse che ha venduto la vita dei suoi compagni in cambio della propria liberazione. Una collaboratrice che rinnega e condanna la violenza rivoluzionaria per abbracciare quella dello Stato.

Bellocchio prosegue sul terreno culturale la neutralizzazione dei conflitti passati al fine di assicurare la pacificazione del presente. La vasta operazione repressiva cominciata in Italia attraverso il piombo poliziesco, gli arresti di massa e la tortura, continuata attraverso le leggi speciali, l’isolamento carcerario e il sistema dei pentiti, viene oggi perfezionata dagli agenti salariati dello spettacolo. Gli intellettuali di sinistra, che non hanno mai perdonato alla generazione dell’assalto al cielo di aver attaccato il racket dei loro partiti e sindacati, si vendicano oggi con i loro libri e i loro film. Quando non riproducono apertamente il punto di vista degli sbirri, costoro mistificano in maniera più sottile le ragioni e il contesto della sovversione armata degli anni Settanta. In questa rimozione organizzata, coloro che hanno imbracciato le armi escono dal nulla, appaiono come degli psicopatici isolati e, soprattutto, non hanno niente da dire al presente. La partita è finita, avanti gli storici e gli psicologi! In difesa della democrazia!

No, la partita non è finita. Rivolte sociali continuano a diffondersi e ad esplodere in questo mondo fondato sul denaro e sul dominio. In Francia, in Italia e altrove, diversi rivoluzionari marciscono in galera per non aver rinnegato le proprie scelte. Decine di rifugiati italiani rischiano di nuovo di venir estradati e di finire i loro giorni dietro le sbarre. Lo Stato non ha mai interrotto la sua guerra; al contrario, le sue leggi speciali si sono estese all’intera società, la sua propaganda giustifica ogni massacro in nome della democrazia e della civiltà.

In questa guerra, non ci sono spettatori.

Contro tutte le estradizioni, libertà per i militanti di Action Directe, abbasso tutte le prigioni.


IL BLOCCO DI UN CANTIERE

La mattina di martedì 4 maggio 2004, a Palaiseau, una cinquantina di persone ha invaso il cantiere del centro di detenzione la cui realizzazione è affidata alla OF Equipement (filiale di Bouygues, che ha costruito numerosi luoghi di detenzione). Una decina di occupanti si sono piazzati nella gru con viveri e coperte mentre gli altri occupavano il cantiere. Sono stati affissi grandi striscioni sulla gru: «no ai centri di detenzione» e «no a tutte le prigioni». Tutte le consegne del giorno sono state bloccate e gli operai hanno smesso di lavorare, mostrando di apprezzare l ’iniziativa e la giornata libera. Nel giro di un’ora e mezza, dopo essere stati sgomberati dal cantiere, gli occupanti del terreno sono partiti per Palaiseau per diffondere un comunicato e invitare a ritrovarsi alle ore 18 per manifestare contro il centro. I diversi luoghi di intervento hanno permesso loro di suscitare discussioni con passanti, rivieraschi ed anche studenti e professori dei licei locali. Molti si sono anche recati a più riprese di fronte al cantiere. Gli occupanti della gru sono rimasti sul mezzo per undici ore fino a quando, poco prima del previsto appuntamento solidale, il RAD li ha fatti sloggiare. Sono stati trattenuti al commissariato di Palaiseau per «danneggiamento di beni privati» e «intralcio alla libertà di lavoro», poi rilasciati nel giro di un’ora dai responsabili del commissariato che forse ritenevano in questa maniera di mettere fine all’agitazione. Circa settanta persone, fra cui molte di Palaiseau, si erano infatti riunite davanti al commissariato per esigere la liberazione dei fermati. La campagna locale portata avanti da tre anni ha permesso di ritardare il cantiere per più di un anno, fino al gennaio 2004. Ora che i lavori sono iniziati, bisogna trovare il mezzo di fermarli. Occupare questa gru è stato un mezzo per riuscirci per una giornata, rendendo più caotica la continuazione dei lavori. Lo sviluppo della politica di "sicurezza" implica la costruzione di altri luoghi di detenzione:i cantieri delle prigioni e dei centri di detenzione si moltiplicano. Diamoci i mezzi per metterli in difficoltà.

La pertinenza della nostra azione consiste nel fatto che bloccare il cantiere ritarda l ’avanzamento dei lavori e permette di annodare e riannodare i legami con coloro che vogliono opporsi concretamente a questo progetto.

Le eventuali denunce che ci saranno daranno luogo a nuove mobilitazioni. A Palaiseau come altrove, riprendiamo l ’offensiva!

Gli occupanti del cantiere di Palaiseau

4 maggio 2004