I C.P.T. NON SONO ALBERGHI A QUATTRO STELLE

I Centri di Permanenza Temporanea per immigrati, strutture chiamate di "detenzione amministrativa" ma para-carcerarie a tutti gli effetti, sono stati istituiti in Italia con la legge Turco-Napolitano e sono entrati in funzione nel 1998. Creati quindi dalla sinistra, tutta, sono stati poi passati in consegna alla destra che li ha ulteriormente codificati con la legge Bossi-Fini.

Come ormai nessuno può sostenere di non sapere, in questi luoghi di contenzione vengono rinchiusi gli immigrati colpevoli di non essersi assicurati le carte giuste per muoversi nel Bel Paese. Ma la reclusione non basta. Una volta dietro quelle mura, gli immigrati subiscono vessazioni quotidiane che vanno dalla costrizione a mangiare cibo pessimo e contrario alla loro religione (spesso con aggiunta di sedativi), alle insolenze e agli ordini formulati in una lingua ai più sconosciuta; dalle manganellate quotidiane per chi si ribella, o semplicemente viene preso di mira, alla minaccia continua, e giornalmente attuata, di venire deportati. Al sistema concentrazionario contribuiscono, partecipano e si ingrassano in bella sfilata: le "associazioni caritatevoli" che li gestiscono, come la Croce Rossa e la Misericordia, i politici tutti, le forze dell’ordine al completo, i viglili del fuoco, la polizia municipale, le imprese di costruzione e di impianti di sicurezza, i gestori dei tanti servizi (mensa, pulizia, distribuzione automatica, lavanderia, telefonia ecc) necessari al mantenimento dei lager, le compagnie aeree che offrono i loro mezzi per i rimpatri forzati, i gestori di alberghi che vendono i posti letto per deportati in attesa di imbarco, fino alla meschina opera dei controllori dei bus che quando trovano un immigrato sprovvisto di biglietto e documento lo consegnano alle manette di polizia e carabinieri.La questione dei flussi migratori viene così gestita all’interno del territorio italiano tra ricatto, se non si ha un contratto di lavoro non si ottiene il permesso di soggiorno, reclusioni ed espulsioni. Ai confini si blinda, si respinge e si creano campi di detenzione nei paesi addomesticati dalle potenze occidentali. Questa pratica del terrore assicura masse di mano d’opera a bassissimo costo che quando non servono più possono essere eliminate senza tanti riguardi.La propaganda razzista dello stato, sostenuta dagli organi d’informazione, ci parla di ondate di "barbari" che sono pronti anche a morire pur di intrufolarsi nel nostro paese per rubarci lavoro, casa e portarci malattie. Non ci dicono però che è l’organizzazione sociale fondata sullo sfruttamento che necessita di mano d’opera sempre più ricattabile per mantere il suo margine di profitto, che sono la disperazione, la fame, le persecuzioni, le guerre e la distruzione di interi territori a provocare migrazione, che sono i governi a creare le condizioni di clandestinità per costringere a lavorare, che sia legalmente o illegalmente, comunque per una miseria. Tutti i giorni qualche immigrato muore nelle acque che lo separano dall’Italia o mentre sta cercando di sfuggire a un controllo che lo porterebbe dritto dritto dietro le sbarre, altri subiscono retate e rastrellamenti accusati di ogni nefandezza. A Bologna, in seguito alla violenza subita da una giovane donna a Villa Spada, vennero brutalmente colpiti, senza alcuna fondata ragione, i rumeni di Villa Salus e del Lungoreno. Il tutto nella più completa indifferenza o con, al massimo, qualche contenuta manifestazione di routine.Questo mondo, che non ha più nulla da offrire ma sempre più da chiedere (disponibilità a farsi sfruttare quando e dove serve per pochi e incerti denari, a pagare cifre inaffrontabili per i beni di sostentamento come cibo e casa ecc.), deve reggersi sul terrore: alimenta la guerra tra poveri per impedire la possibilità di unirsi per reagire, bombarda popolazioni dicendo di voler esportare la democrazia, colpisce con repressione e carcere chiunque tenti di disturbare i suoi piani.

Per tutto ciò, la lotta contro i Centri di Permanenza per immigrati non riguarda "solo" le nostre coscienze addormentate di fronte alla disumana sorte riservata a individui come noi, ma è una lotta per la nostra stessa sopravvivenza.

Se continuiamo a lasciarci convincere che la precarietà delle nostre esistenze dipende da nemici esterni, permetteremo non solo che si continuino a compiere atti di prepotente sopraffazione sugli indesiderabili con guerre, incarcerazioni ed eliminazioni fisiche, ma anche che ogni spazio venga trasformato in zona militare con guardiani in divisa e occhi elettronici sopra di noi. Le esercitazioni "antiterrorismo" fatte a Milano verranno replicate nei prossimi mesi in altre città, tanto per mantenere alto il tasso di paura e basso il livello di coscienza sulle vere ragioni della nostra insicurezza.
Gli immigrati tentano ogni giorno di fuggire dai C.P.T., denunciano le condizioni terribili che patiscono, si ribellano con i mezzi che hanno e troppo spesso si infliggono ferite o ingoiano quello che si trovano tra le mani pur di evitare la deportazione. Molti sono coloro che cercano di dare sostegno e urlare la rabbia per l’esistenza di quei lager pagando dure conseguenze per le loro azioni.Mentre in questi giorni al C.P.T. di Bologna è in corso uno sciopero della fame contro le condizioni igieniche, la mensa e le quotidiane manganellate, altri sessanta rumeni sono stati sgomberati da Villa Salus (alcuni rinchiusi in via Mattei e almeno uno deportato) e incombe lo sgombero anche al Lungoreno.

È tempo di decidere per uno schieramento attivo contro tutte le sopraffazioni, contro il tentativo di tenere divisi gli sfruttati e gli esclusi di questo mondo che taccia di "terrorista" chiunque cerchi di opporsi, che produce leggi fatte su misura per stroncare ogni forma di reazione e di pensiero critico.
Basta con le guerre, il carcere e le espulsioni. Basta con la militarizzazione del mondo. Basta con la miseria di vita che il capitale ci propinaSabato 1 ottobre alle ore 15 presidio davanti al C.P.T. di via Mattei

Nemici di ogni frontiera


Comunicato sul presidio dell'1 ottobre davanti al C.P.T. di via Mattei a Bologna.

Alle tre del pomeriggio siamo arrivati davanti al C.P.T. e sin da subito le recluse (la sezione femminile è nella parte anteriore della struttura) hanno incominciato ad urlare e a battere le sbarre e hanno proseguito per più di tre ore così. Siamo riusciti a comunicare con loro e anche a vederle arrampicandoci sui muri percorsi dagli orrendi fili spinati, gli sbirri ci hanno intimato di scendere ma senza che si creassero tensioni abbiamo continuato a farlo. Ci hanno chiesto di tornare e abbiamo appuntamento per sabato prossimo. Quello che abbiamo visto sono le famigerate "gabbie per polli" in cui vengono tenuti rinchiusi anche durante le ore d'aria. Fanno proprio male al cuore e scatenano una rabbia furiosa. Fuori eravamo più o meno in quaranta, si è volantinato, urlato al megafono e fatto musica, qualcuno aveva portato cartelli con l'invito agli automobilisti a suonare contro i C.P.T, ne abbiamo approfittato per fare piccoli rallentamenti stradali e spiegare le ragioni della nostra presenza. Davvero è pazzesco ma molti ancora non sanno, e non c'è dubbio che non abbiano voglia di sapere, che i C.P.T. non solo esistono ma non sono Centri di accoglienza. Un saluto particolare lo abbiamo mandato anche ai rumeni che nei giorni scorsi sono stati sequestrati da Villa Salus, l’intero sesto piano della struttura che li ospita dopo lo sgombero del Ferrhotel occupato è stato rastrellato e recluso al C.P.T.

Sabato prossimo 8 ottobre torneremo alle 10 del mattino.

Compagni in lotta contro i C.P.T. e le espulsioni


C'È UN LAGER NELLA NOSTRA CITTÀ

Muoversi nelle nostre città per un immigrato che non sia provvisto di documenti in regola significa vivere costantemente nel terrore di rastrellamenti che possono avvenire per le strade, nei supermercati, nelle case o nelle baracche in cui vivono, sui treni, sugli autobus, ovunque ci sia qualche solerte controllore. Il destino è per loro l'internamento nei Centri di Permanenza Temporanea e l'attesa della deportazione. Questa è la vita da braccati che tanti individui fanno ogni giorno: dopo ore di sfruttamento, mal pagati e ricattati devono nascondersi per evitare di farsi prendere.

Quotidianamente decine di immigrati vengono rimpatriati con voli di linea delle compagnie aeree nazionali, qualcuno sparisce senza lasciare traccia, altri dei quali non si conosce la provenienza vengono spediti chissà dove, per altri ancora carcere e manganellate. Troppo spesso si infliggono pesanti ferite o ingoiano ciò che si trovano tra le mani, arrivando perfino a commettere reati per essere mandati in carcere ed evitare l’espulsione.

Ma le lotte per liberarsi da queste ignobili catene non si sono mai fermate: scioperi della fame, rivolte e fughe, a volte tentate ma spesso riuscite, si ripetono costantemente dentro quelle mura. Fuori in tanti si battono perchè questi lager vengano chiusi e si metta fine alle espulsioni.

Continuiamo queste lotte.

FUORI GLI IMMIGRATI DAI CPT - FUORI I CPT DAL MONDO

  SABATO 8 OTTOBRE ALLE ORE 10 PRESIDIO DAVANTI AL CPT DI VIA MATTEI

Compagni in lotta contro i CPT e le espulsioni