Grassano, non si valorizza il turismo - 22-05-03 - da Il Quaderno.it

 

Ilaria Linfante

 

ANNO XV n° 299 SETTIMANALE SANNITA D'INFORMAZIONE

 

Come non si valorizza la risorsa turismo nel telesino

 

C’era una volta, un’oasi incontaminata…

 

Quello che fu il bel parco del Rio Grassano, tra Telese e San Salvatore, è chiuso al pubblico, abbandonato da tempo e popolato dalle nutrie

C’era una volta, a metà strada tra Telese Terme e S. Salvatore Telesino, un’incantevole oasi di verde sulle rive di una sorgente: il Rio Grassano.

 

C’era una volta perché quando la mano dell’uomo stende il cemento sul verde di un’oasi vuol dire che quest’ultima è stata condannata a diventare un parco… Agli inizi degli anni novanta, il Rio Grassano (che ricade nel territorio di S. Salvatore) è stato dato in gestione ad una cooperativa che ne ha fatto la meta privilegiata dei gitanti della domenica. Quel paesaggio e la limpidezza delle acque costituiscono, infatti, un’invidiabile opportunità per incentivare il turismo naturalistico.

 

Ma la valorizzazione di un territorio, degna di questo nome, non può significare sciatteria e speculazione. Tant’è che molti si sono chiesti: il parco avrebbe avuto un destino più felice, se si fosse trovato in una regione più attenta alla ricca eredità della storia e della natura?

 

Intorno al bel Rio i malumori sono cresciuti. Il 31 dicembre 2002, scaduto il contratto della vecchia gestione, il parco è stato chiuso. E lo è tuttora. Gli automobilisti di passaggio, così, non sono più attratti dalla bella visione cui erano abituati, ma avviliti dalla desolazione di un’ex riserva svuotata in parte anche del suo prezioso verde.

 

E c’è un motivo in più per preoccuparsi della sua sorte. Gli unici ospiti che il Grassano conosce da qualche mese sono le nutrie, roditori di origine sudamericana che, sulle sponde del Rio, hanno trovato le condizioni congeniali per stabilirsi. La loro presenza, oltre ad essere sintomo inequivocabile della sporcizia e dell’abbandono cui è stato costretto il parco, è motivo di timore per gli abitanti delle zone limitrofe.

 

Le nutrie, infatti, sono portatrici di pericolose malattie: leptospirosi, in primis. Recano danni alla vegetazione e si riproducono a velocità impressionante. Molte sono ormai le voci preoccupate che invitano all’intervento. E speriamo che vengano ascoltate in fretta. Quel parco merita molto di più di un “che peccato!”, spesso di circostanza.