Di cosa si muore nel 3° millennio?  - 17-05-03 - da Caserta24ore.net

 

  Caserta24ore 16 Maggio, 2003 (Gianluca Parisi)

Cospirazione contro l'ordinamento economico prestabilito

La ridefinizione dei percorsi di vita individuali e collettivi, il cambiamento dello stile di vita, la limitazione dei consumi eliminando il superfluo e la messa in discussione del modello di vita occidentale… sono una cospirazione?

 Di che cosa si muore nel terzo millennio???

Di complicazioni alle vie respiratorie, di infarto e di cancro! Aumentano le persone con problemi di grasso e zuccheri nel sangue - colesterolo e diabete – aumentano i casi di tumore, aumentano i casi di faringite e bronchite cronica.

L'OMS - Organizzazione Mondiale della Sanita' - ha fornito dati nei quali si deduce che le morti nei paesi occidentali hanno cause dovute all'inquinamento dell’aria e a quello alimentare e ad uno stile di vita sedentario.

Si muore sempre più per inquinamento, che è ormai la prima causa di morte sul pianeta. Lo è in Francia e in Italia a Crema, che si becca tutto lo smog di Milano a causa dei venti dominanti, gli abitanti vivono sei anni meno della media nazionale a causa di complicazioni alle vie respiratorie nelle persone anziane che ne determinano la morte.

Nel Sud del mondo, in parte si muore di inquinamento da miseria, molte persone vengono uccise da infezioni contratte bevendo acqua sporca; ma gli altri sono uccisi dallo smog e dai veleni che inondano le metropoli.

Il crescente rilascio nell’ambiente di materiale concerogeno sotto forma di polveri sottili e benzene presente nello smog e della diossina rilasciata dalla plastica, ha inquinato il ciclo alimentare; il caso diossina nel latte bufalino per la produzione di mozzarelle nella provincia di Caserta ne è la riprova, così come l'aumento di tali sostanze nell'acqua piovana.

Anche l’utilizzo di medicinali e antibiotici negli allevamenti per la produzione di carni, contribuisce ad inquinare il ciclo alimentare; così come il crescente utilizzo di veleni e pesticidi nella produzione di prodotti agricoli.

L’informazione e i media, talvolta, per curare gli interessi delle grandi multinazionali alimentari e del petrolio - dal petrolio si ricava la plastica e dalla combustione indiretta del petrolio derivano le polveri sottili presenti nell’ambiente comunemente chiamate col nome di smog - pubblicizzano un modello di vita che incentiva i consumi, anche quelli superflui, spesso a scapito di un progressivo peggioramento della qualità della vita.

Nei paesi del sud del mondo la miseria uccide ancora piu' dell'inquinamento; ma ciò è dovuto alla carenza di acqua e alla carenza di medicinali di prima necessità.

Nell'occidente ricco poco importa se il numero dei bambini asmatici in Italia e' raddoppiato negli ultimi 10 anni: un bambino che vive o va a scuola in citta' ha, negli ultimi cinque anni, raddoppiato le probabilita' di contrarre malattie polmonari; così come una persona che ha superato i 60 anni. Lo smog uccide più del tabacco: trenta mila casi all'anno di asma e 35 mila di bronchite acuta sono - secondo l'OMS - inequivocabilmente provocati dallo smog cittadino. In Italia le centraline per l'analisi dell'inquinamento prendono l'aria a due metri e mezzo di altezza mentre i bambini respirano a 80 centimetri dal suolo.

Ma per fortuna non tutto si muove a questo ritmo catastrofico. Citta' piu' civili, come Los Angeles e Chicago hanno ridotto drasticamente l'inquinamento imponendo auto a basse emissioni, incrementando l'uso di tecnologie ecologiche e riorganizzando i trasporti. In Italia le poche citta' che hanno sperimentato il biodiesel – si tratta di un combustibile ricavato dai semi di girasole che non inquina - non riescono ad avere rifornimenti. Le multinazionali petrolifere di fatto boicottano il carburante vegetale.

La prima causa di morte nel mondo risulta quindi essere il petrolio che provoca guerra, inquinamento e buona parte degli squilibri economici del pianeta.

La logica del massimo profitto associata al minor costo applicata alla produzione alimentare privilegia la quantità a scapito della qualità e ciò determina un progressivo peggioramento delle qualità della produzione alimentare, anche a scapito della salute pubblica.

Una risposta possibile oggi a tutto ciò e' una riorganizzazione dei percorsi di vita individuali e poi collettivi; occorre una scelta diretta, senza aspettare che gli altri scelgano per noi; dovremmo cambiare il nostro stile di vita e le nostre abitudini.

Usare il meno possibile l’automobile fa bene alla salute, alla tasca e all’ambiente. Capita, a chi ha problemi di colesterolo e diabete, che il medico prescriva 40 minuti di passeggiata veloce al giorno per smaltire i grassi e gli zuccheri in eccesso presenti nell’organismo. Certo c’è sempre la pillola, ma perché dipendere da un farmaco e subire gli effetti collaterali? Quaranta minuti di passeggiata veloce significa percorrere in media cinque Km. Organizzare la giornata in modo che i 40 minuti non siano un impegno successivo agli impegni della giornata è possibile. Chi utilizza l’automobile per andare a lavorare può lasciarla a 2 Km dal posto di lavoro, se lavora in città risparmierà anche sul costo del parcheggio e guadagnerà del tempo sul traffico. Se piove un impermeabile e un ombrello risolvono il problema; una mascherina preserva dalla respirazione di sostanze cancerogene e risolve i cattivi odori dello smog che in ogni caso respiriamo anche in automobile senza accorgersene. Chi intende l’automobile come status symbol e il camminare a piedi come una condizione sociale normalmente relegata ai senza reddito, agli stranieri e agli immigrati, deve affrontare la problematica anche dal punto di vista psicologico tenendo però conto degli effetti benefici sulla salute del camminare a piedi.

Colesterolo e diabete sono malattie ereditarie, a causarle è una la predisposizione genetica e un’alimentazione ricca di grassi e zuccheri; la malattia è poi trasmessa per via ereditaria ai figli. Una madre che ha contratto la malattia per via alimentare, ha il 90% delle possibilità di trasmetterla ai propri figli per via ereditaria. Ecco perché negli ultimi anni aumentano sempre più le patologie legate a queste malattie. Il colesterolo, se non curato, può portare all’infarto e all’ictus, i diabetici sanno come è difficile convivere con questa malattia e dopo i sessanta anni possono subentrare complicazioni che portano alla morte. Tali malattie vanno curate non soltanto con le medicine: spostarsi a piedi è una valida cura e peraltro contribuisce ad inquinare meno.

Chi riesce a raggiungere il posto di lavoro con i mezzi pubblici, o riesce a spostarsi utilizzandoli in combinazione con la passeggiata veloce contribuisce ad inquinare ancora meno. Chi riesce ad utilizzare la bicicletta, ci riesce ancora di più. A Napoli che, per la morfologia del territorio, sono presenti numerose salite conviene usare di più i mezzi pubblici e camminare a piedi; a Milano conviene usare la bicicletta. Insomma potremmo limitare all’essenziale l’utilizzo dell’autovettura, prendendone in riferimento l’utilizzo soltanto come ultima spiaggia senza lasciarci scoraggiare dalle prime difficoltà: es. piove, fa troppo caldo per camminare a piedi, devo portare dei pacchi pesanti… basta sapersi organizzare. Se piove usiamo l’ombrello e l’impermeabile, se fa freddo ci copriremo, se fa caldo usiamo la bicicletta – si suda di più nelle lamiere dell’auto e, ricordiamo, l’aria condizionata dell’automobile non è salutare – per i pacchi possiamo munirci di un porta pacchi a rotelle o usare la bicicletta portandola a piedi per trasportare borse.

Per l’inquinamento da elettrosmog, potremmo usare il cellulare soltanto per comunicazioni veloci, riservandoci la chiacchierata sui telefoni tradizionali, magari fissando col cellulare un appuntamento telefonico su numeri di rete fissa. Oltre a risparmiare sui costi di telefonia mobile, che sono più elevati rispetto a quella fissa, esporremo molto meno il nostro orecchio alle onde elettromagnetiche.

Ma abbiamo la pazienza per fare tutto ciò??? Abbiamo tempo per tutto questo??? La pazienza è una dote che si acquisisce un po’ alla volta, il concetto del tempo merita un approfondimento specifico, per adesso cerchiamo di rispondere a queste domande: quante volte ci annoiamo e non sappiamo come trascorrere il tempo libero??? Il tempo lavorato è per noi una fatica? Che valore diamo al nostro tempo??? E’ sempre vero il proverbio che dice “… il tempo e denaro!…” Se il tempo è denaro potremmo consumare meno soldi eliminando il superfluo dalle nostre abitudini e risparmiare così tempo da investire per la famiglia, per la salute e per tutti gli accorgimenti che, un cambio dello stile di vita rivolto al naturale e all’eliminazione del superfluo, comporta.

Un'informazione, come questa che state leggendo, se arrivasse alla maggioranza della gente e fosse da questa capita potrebbe avere un effetto shock sulle coscienze e disincentiverebbe i consumi. Ciò è però ritenuto dannoso per l’economia e per i profitti delle multinazionali che potrebbero accusarci di “cospirazione contro l'ordinamento economico dello stato”. Ma limitare i consumi risparmiando può consentirci di investire nella qualità della vita. Potremmo consumare prodotti di qualità, ad esempio quelli provenienti dall’agricoltura biologica e che non sono legati alla logica del massimo profitto al minor costo di produzione possibile operato dalle multinazionali alimentari; potremmo consumare merce prodotta in modo equo e solidale.

Il commercio equo e solidale commercializza prodotti per i quali è stato pagato in modo equo il lavoro necessario a produrre quella determinata merce o servizio. Equo vuol dire "ad ognuno il suo"; spesso gli interessi dell'economia di mercato vanno contro la giustizia e la solidarietà sociale. Pensiamo ai paesi produttori di caffè dove le multinazionali hanno il monopolio della distribuzione in tutto il pianeta. Il chicco di caffè viene prodotto prevalentemente in Sud America, le multinazionali per i loro interessi di mercato e per raggiungere il massimo profitto generano concorrenza tra i contadini e i piccoli produttori del caffè grezzo. La concorrenza spinge i prezzi al ribasso e i piccoli produttori sono costretti a dar via il loro raccolto per pochi soldi, necessari appena a comprare i viveri per sfamarsi.

La differenza tra quanto il contadino avrebbe dovuto percepire per il lavoro svolto e quanto effettivamente ha percepito, va a finire nelle tasche degli speculatori delle borse dei mercati mondiali. Non sempre però prezzi più alti sono sinonimo di qualità e di “equocità”, le multinazionali speculano anche su questo facendo passare per biologici prodotti che non lo sono. Prima di consumare un prodotto biologico è opportuno fare un’azione di ricerca; insomma bisogna informarsi sulla produzione equa e naturale del prodotto.

Ma cos’altro si può fare per contribuire a non inquinare e essere inquinati??? Consumare meno e riciclare!!! Riciclare tutto e in maniera diretta; indipendentemente se il nostro comune adotti o meno una politica di differenziazione dei rifiuti, la raccolta differenziata. Ricicliamo tutte le batterie che usiamo a partire dalle pile dell’orologio da parete, anche se vanno cambiate una volta all’anno: una pila ricaricabile costa poco più di una pila a lunga durata e può essere ricaricata moltissime volte; l’alimentatore per ricaricarle costa una decina di euro. Riciclare direttamente significa anche non consumare: non consumare imballaggi usa e getta a vantaggio degli imballaggi riciclabili come quelli di vetro, di legno e di latta. Prendiamo l’abitudine a chiedere il vuoto a rendere; fa bene anche alla salute.

La plastica inquina e sprigiona diossina. La sostanza plastica con la quale sono prodotte le bottiglie, il PET, ad una certa temperatura rilascia la diossina; in estate c’è il rischio che l’acqua venga contaminata a causa dell’esposizione delle bottiglie alle alte temperature della stagione. Il vetro invece non sprigiona diossina e non inquina; quando si rompe può essere raccolto e riciclato. La plastica invece va a finire nelle centrali termoelettriche dalla cui combustione si ricava energia elettrica ma al costo di tonnellate e tonnellate di diossina dispersa nell’aria che respiriamo. La politica di incenerimento andrebbe presa in riferimento come ultima risorsa. Si potrebbero reintrodurre colture di elementi naturali alternativi alla plastica come la canapa messa a bando negli anni ’50 proprio quando fu “scoperta” la plastica.

La drastica riduzione della produzione dei rifiuti e' una soluzione che si puo' adottare per non inquinare. Gran parte dei materiali scartati è costituita da oggetti che nascono già dalle fabbriche come rifiuti: gli imballaggi usa e getta di plastica e in poliaccoppiati durano poche ore o pochi giorni. Cosa fare??? Cominciare a consumare prodotti contenuti in imballaggi in vetro, in latta, o in cartone; la pasta ad esempio viene venduta da alcune case anche in contenitori di cartone. Preferiamoli alla plastica, richiediamoli al responsabile del supermercato, troviamo quali esercizi li vendono…

Voler applicare alle nostre vite tutto ciò, comporta inevitabilmente un cambiamento delle nostre abitudini.

Tendenzialmente la gente è poco incline al cambiamento. Cambiare è una rottura e arrivati al punto di rottura si generano poi conflitti. Siamo disposti a tutto ciò? Siamo in grado di gestire la nuova situazione che andrebbe a determinarsi?

Un ex-fumatore capirebbe al volo; i primi tempi sono sempre i più duri, ma poi quando il vizio è tolto, l’ex-fumatore tra sé e sé ogni tanto ripete “come ero stupido quando pensavo che togliere il vizio di fumare fosse cosa molto difficile…” cambiare modello di vita ridefinendo i percorsi di vita rivolgendoli al naturale, all'ecologico e all'eliminazione del superfluo è la stessa cosa.