La fruizione terapeutica della musica - 13-05-03 - Giovanni Forgione

 

 

L’ascoltatore “appassionato” usa spesso la musica per rimediare ai mali della società. Stress, alienazione, frustrazione, insoddisfazione, possono essere notevolmente ridotti con un ascolto mirato.

Ogni suono evoca in noi una determinata sensazione. Non è certo una mia scoperta il fatto che la musica venga utilizzata come terapia. Molti suoni riescono a rilassare e ad apportare un netto giovamento in molte patologie.

 

I frequentatori di ViviTelese, a questo punto, staranno pensando: “cosa c’entra questo con ViviTelese?”; risposta: “il nostro sito si occupa di vivibilità di vita serena”; l’argomento è perciò pertinente anche se potrebbe, non fare “audience” come l’elenco delle bugie dei politici.

In attesa di condizioni di vivibilità migliore, offerte dalla società in cui viviamo, possiamo, nel frattempo, ritagliarci degli spazi personali, ascoltando la musica che più ci piace; per questo motivo desidero raccontarvi la mia esperienza; tutto ciò per stimolare in voi un vostro “percorso” di ascolto personalizzato.

 

Ognuno di voi, già adesso, senza pensarci troppo, sa quale musica ama di più e quale ascolterebbe se i ritmi stressanti di vita vi permettessero di fermarvi per qualche minuto.

Se vi viene da rispondere: “E chi ce lo da il tempo di ascoltare la musica?”, probabilmente avete più bisogno di altri di fermarvi per qualche ora alla settimana.

 

La musica che più vi piace, comunque, non è sempre quella che produce in voi sensazioni piacevoli e rilassanti. Molti di noi sono legati a brani o ad autori che riescono ad evocarci sensazioni che non sempre rappresentano una terapia rilassante. Pensate per un attimo a brani tristi, nostalgici, o “da carica”.

La diversità dei suoni, degli strumenti musicali, delle ambientazioni orchestrali, possono determinare effetti vari su ognuno di noi e, spesso, lo stesso brano, ascoltato contemporaneamente da due o più persone, produce effetti diversi. E, allora come fare per orientarsi?

 

Per conoscere l’effetto delle vibrazioni di un brano su di noi, bisogna prima imparare ad entrare in uno spazio di silenzio interiore, nel quale non ci sono bollette, scadenze, amici, familiari, lavoro e impegni… “hai detto niente!”

 

E’ meno difficile di quanto sembra; io ci riesco con il silenzio; provate se anche a voi funziona; è un po’ come per il “riscaldamento” prima di una gara, come una zona intermedia quando c’è necessità di passare da un ambiente caldissimo ad uno freschissimo.

E’ proprio così; riesco a “staccare la spina” ed immergermi in un ascolto musicale rigenerante solo dopo un adeguato periodo di assoluto silenzio o di silenzio invaso solo da suoni della natura.

 

Il silenzio inteso come “meditazione” a me non piace molto anche se lo vedo come indispensabile per passare dallo stress all’ascolto interiore. Per silenzio non intendo assenza di suoni in una stanza da incubo, ma parlo di uno stato di pace ed armonia interiore, dove ci si sente tutt’uno con l’ambiente che ci circonda.

E’ asciut’ pazz’ Giuann’!”, qualcuno dirà adesso; “Lo conoscevo...era ‘nu bravo guaglione, com’è che dice ‘ste ccose?” Aspettate, che non è finita, adesso viene il bello!

 

Per riuscire ad ascoltare in modo “terapeutico” la musica-svago, e farla diventare musica-rigenerativa è necessario un allenamento periodico. Vi dico che funziona e che riesco a ricevere energie in grado di farmi affrontare piacevolmente le difficoltà quotidiane.

Per ogni personalità c’è bisogno di scoprire quali sono le modalità per arrivare ad un piacevole ed efficace ascolto interiore; io ci riesco cosi: mi posiziono nella zona della casa nella quale mi sento più a mio agio, dopo avere staccato i telefoni; preparo accanto a me il lettore CD portatile con musiche New Age, una bottiglia d’acqua.

 

Chiudo gli occhi; per cinque minuti non ascolto musica, solo i suoni leggeri provenienti da fuori casa; mi preparo a fare una specie di “vuoto” dentro di me per accogliere i suoni dal CD. Respiro profondamente esagerando l’espirazione. Quando sono pronto, accendo il CD contenente musica New Age già scelta a “tavolino” e qui comincia il viaggio.

 

Ogni brano New Age è per me un film; con gli occhi chiusi è come se io fossi all’interno del Modernissimo a godermi delle scene irripetibili; “E allora Giuann’ sta proprio grave!”

Scusatemi se ogni tanto metto queste battutine per sdrammatizzare: se ci pensate bene, sono frasi “sempliciotte” che può pronunciare solo chi non vuole migliorarsi.

 

Lo stesso brano, ascoltato in giornate successive, mi porta sempre nello stesso ambiente, nello stesso film ma, con scene sempre più ricche e dettagliate. Credetemi è un vero piacere. Non dico: “Fate come me!” ma, studiate altri modi, personali, per ascoltare la vostra musica interiore.

 

Dopo le prime prove a caso, con musica scelta senza particolare impegno, ho cominciato ad annotare i generi di musica e le sensazioni che mi provocano; ho creato come un database di emozioni pronte all'uso; ho cominciato a capire, con l'esercizio, quali ritmi, quali suoni mi occorrono per raggiungere un determinato scopo; tra questi anche quello del semplice rilassamento, senza altre motivazioni.