La scuola strumento di pace - 24-01-03 - Reodolfo Antonio Mongillo

 

 

LA SCUOLA STRUMENTO DI PACE

La pace non si cerca altrove se non in noi stessi, se noi siamo in pace con la nostra persona, con il nostro spirito, se siamo in ben-essere con noi, siamo in pace con il nostro vicino , con il nostro popolo, con le nazioni.Ma gli avvenimenti di qualche anno fa hanno rimesso in discussione i principi della buona convivenza civile e della pace mondiale. Ogni giorno sentiamo e vediamo cose che ci fanno diventar piccoli, attoniti attorno a fatti che ci scoraggiano e ci atterriscono.

Tanto tempo or sono,il grande filosofo Adorno ha formulato una domanda che è stata fondamentale per la storia del XX secolo: “come educare dopo Auschwitz?” o come educare affinché Auschwitz non accada più?

Forse dovremo riformulare oggi questa domanda ,come fare perché la tragedia di New York non accada più? o come educare dopo l’11 settembre?

Non è l’unica domanda da porsi, ma è una domanda fondamentale per chi si occupa di educazione, perché impone una riflessione sulla filosofia su cui l’educazione si è fondata fino a oggi. Ci piace riportare un passo di un dotto Dirigente Scolastico che riporta un suo sofferto e profondo pensiero:” La grande sfida del nuovo millennio è quella di riuscire a creare un’osmosi tra crescita economica, sviluppo democratico e promozione umana, a dispetto degli estremismi religiosi e politici.

La consapevolezza di questa sfida induce a privilegiare l’investimento nell’educazione al rispetto di quei valori che determinano la qualità della vita, nonostante la limitatezza delle risorse materiali.

Se il fenomeno della globalizzazione che ha assunto una connotazione sempre più negativa di tipo economico consumistico, potesse essere indirizzato alla condivisione di valori comuni, di esperienze e di scelte di vita, in cui la qualità sia prevalente sulla quantità, forse l’ educazione potrebbe assumere un ruolo forte per una nuova e positiva accezione del termine”.

E allora, secondo noi, la nuova frontiera della pace si fonda sull’affermazione dell’uguaglianza sostanziale e non solo formale, sulla solidarietà sociale tra individui e popoli per costruire insieme un progetto comune.

La cultura della pace positiva, della pace come progetto ed impegno nasce nel cuore dell’uomo, si trasferisce nel corpo sociale, informa di sé l’azione politica degli Stati.

Tante organizzazioni, tanti enti di volontariato, tanta gente comune in tutto il mondo che operano per l’educazione alla pace hanno assunto l’impegno del “disarmo dello spirito”, fra questi, ci piace ricordare, l’E.I.P. ( Ecole Instrument de Paix) che ha individuato nella scuola e nell’azione pedagogica la via maestra per l’affermazione della cultura della pace: il suo motto è “disarmare lo spirito per disarmare la mano”.

Dunque, educare il cuore e l’intelligenza della persona alla tolleranza, alla comprensione delle diversità è l’impegno che la scuola, in primo luogo, insieme con le organizzazioni sociali, le istituzioni, le associazioni devono porsi come obiettivo per lo sviluppo integrale della persona umana.

Nella prospettiva della pace positiva, non c’è una pace da difendere, ma una pace da costruire insieme. L’educazione alla pace presuppone una programmazione curricolare interdisciplinare e trasversale che coniughi gli obiettivi didattici con una attenzione costante a quelli educativi e formativi.

E ancora, a conclusione della II Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sui Diritti Umani, organizzata a Vienna nel giugno del 1993, nella Dichiarazione Finale e nel Programma d’azione sottoscritto dai Capi di Stato dei Paesi membri del Consiglio di Europa, al capitolo Educazione in materia dei diritti dell’uomo, si afferma che “La Conferenza Mondiale sui Diritti dell’Uomo ritiene che l’educazione, la formazione e l’informazione in materia siano indispensabili all’instaurazione e alla promozione di relazioni intercomunitarie stabili e armoniose e alla promozione della reciproca comprensione, della tolleranza e della pace”.

E ancora …”La Conferenza invita gli Stati e le Istituzioni preposte a promuovere i diritti dell’uomo, il diritto umanitario, la democrazia e il primato del diritto nei programmi di tutti gli insegnamenti scolastici”. L’educazione ai diritti dell’uomo infatti viene considerata il quarto fondamento dell’insegnamento in quanto essa svolge un ruolo significativo quanto gli altri tre tradizionali: la lettura, la scrittura e l’aritmetica, pertanto essa dovrebbe beneficiare di un ambito di uguale importanza nei programmi scolastici.

La raccomandazione prevista dal PROGRAMMA D’AZIONE per gli Stati è quella di “elaborare programmi e strategie specifiche per assicurare il più ampiamente possibile un’educazione ai diritti umani e la diffusione di informazioni presso il pubblico, tenendo conto in particolare dei bisogni delle donne al riguardo”. L’obiettivo prioritario da perseguire è educare ad una concezione del valore della persona e del mondo in cui vive, per assumere una responsabilità precisa nel processo di umanizzazione della convivenza sociale, per recuperare il senso di una progettualità umana, perché ogni persona viva la pienezza dell’esistenza con dignità e rispetto, ovunque si trovi.

La scuola deve sempre più impegnarsi per raggiungere questi sacrosanti obiettivi per salvaguardare il futuro del genere umano; deve essere attenta alla pianticella umana che è in crescita e prima dei contenuti, dovrà porsi il grande interrogativo su come educare, su come far venir fuori da ogni pargolo il buono che è in lui: ardua impresa per una comunità educante quale la scuola che da sola non riuscirà mai ad “educere” se ha contro i mass media , la società edonistica e consumistica, la famiglia denucleata, divisa e asservita al dio danaro, alla casa-regia e alla macchina veloce. Per raggiungere quel ben-essere interiore, è necessario saper valutare il senso del sacrificio e del dolore, aiutare l’altro come noi stessi e noi con l’altro, nell’impegno umano, tutti insieme, a combattere duramente le angherie della vita per IL BENE COMUNE. La scuola, dunque, dovrà porsi una strategia.

Secondo noi, la strategia operativa da seguire nel perseguire l’obiettivo prevede di:

· Utilizzare le materie curricolari dei programmi scolastici;

· Tenere conto delle metodologie e degli approcci pedagogici interculturali e comparati;

· Partire dall’esperienza maturata nel vissuto quotidiano dei giovani, e dalla realtà multietnica e multiculturale propria del territorio;

Considerare i contenuti propri dei diritti umani in modo trasversale per permettere la realizzazione delle interdisciplinarietà.

Dott. Prof. Reodolfo Antonio Mongillo

Dirigente Scolastico