Truffe su
Internet con il «709»:
Sanzioni per
600mila euro a quattro operatori
Operazione della Polposta di
Napoli, 16 verbali notificati
13 giugno 2003
NAPOLI. Sanzioni per complessivi
600.328 euro sono state comminate a quattro operatori di telefonia
dalla Polizia postale di Napoli, che ha notificato questa mattina 16
verbali di contestazione.
Con le connessioni dirette verso i
numeri 709, infatti, i prezzi delle bollette salgono alle stelle
grazie ai servizi a pagamento per scaricare suonerie per cellulari o
brani musicali.
Sono oltre 25mila in tutta Italia
le denunce per frode informatica, già presentate agli uffici delle
polizia postale in tutta Italia da parte di titolari di utenze
telefoniche che hanno contestato i relativi addebiti in bolletta.
Sul sito della Polizia di Stato
www.poliziadistato.it è possibile scaricare il modulo di denuncia da
presentare agli uffici di Polizia per chiedere il rimborso
telefonico in caso di abuso, e i consigli su come tutelarsi.
I dettagli dell'operazione verrano
illustrati alle ore 11.00 alla conferenza stampa presso gli uffici
del Servizio Polizia Postale in viale Europa 186, Roma.
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Dialer affaire: tra
business e truffa
6 giugno 2003
di S.P.
Una volta c’erano gli 144, i numeri
telefonici indispensabili per dare sfogo ai propri istinti erotici o
per farsi predire il futuro da sedicenti maghe. Adesso, con la
diffusione a macchia d’olio di Internet e delle nuove tecnologie, a
gonfiare la nostra bolletta telefonica ci pensano i
dialer, leggerissimi software che si
scaricano sul pc navigando in rete e ci permettono di acquistare,
attraverso addebito diretto sul nostro numero di telefono, servizi a
valore aggiunto come loghi e suonerie per il cellulare, soluzioni e
trucchi per i videogiochi, appunti e tesine, ricette culinarie,
dediche vocali e, soprattutto, immagini e filmati pornografici.
Un metodo pratico e veloce
all’apparenza, ma che spesso (quasi sempre) viene usato in modo
scorretto, confidando sull’inesperienza tecnica dei navigatori alle
prime armi, molti dei quali si ritrovano alla fine del mese bollette
telefoniche inaspettatamente decuplicate. Ecco come funziona
l’inghippo: una volta scaricato sul proprio pc e avviato, il dialer
crea una nuova connessione di accesso remoto che telefona a dei
numeri che iniziano per 709, 899, 166 e altri ancora, i cui prezzi
di collegamento possono variare da 0,12 a 3 euro al minuto (iva
esclusa). In questo modo, pagando un prezzo davvero elevato, è
possibile accedere a contenuti e servizi altimenti difficilmente
raggiungibili da un utente inesperto.
Il guaio è che questi famigerati
software vengono spesso e volentieri programmati per sostituire la
normale connessione di accesso remoto di un computer. Ciò significa
che, quando l’ignaro navigatore si ricollega alla rete per visitare
siti ad accesso libero (come www.lastampa.it, per esempio), credendo
di effettuare una telefonata a tariffa urbana, in realtà sta ancora
spendendo decine e decine di euro. E questo è ancora niente: i
gestori di questi servizi sono talmente spregiudicati dall’aver
sviluppato dialer che si autoinstallano senza che l’utente se ne
accorga, tramite un procedimento automatico chiamato ActiveX. Se a
questo aggiungiamo che spesso e volentieri i costi del servizio non
vengono adeguatamente evidenziati, per non dire nascosti, si capisce
perché un numero sempre crescente di persone si sta rivolgendo alle
associazioni di consumatori per chiedere di essere rimborsata delle
ingenti spese che ha dovuto sopportare.
L’ipotesi è quella di una vera e
propria truffa, denunciata recentemente anche dalla trasmissione
televisiva “Mi manda RaiTre” e dalla rubrica di Oliviero Beha “Radioacolori”.
Ma quanto guadagna chi gestisce un
servizio dialer? Si può parlare di una vera e propria economia
sotterranea della rete? Non esistono ovviamente dati ufficiali, e
gli operatori di questo business mantengono un forte riserbo. E’
certo che il mercato italiano è monopolizzato da una decina di
player che possiedono centinaia di siti, ciascuno dei quali macina
circa 1.000 minuti di collegamento al giorno, realizzando un
fatturato medio di 2,54 euro al minuto. Un giro d’affari
miliardario, gestito nella maggior parte dei casi da società
off-shore situate nei classici paradisi fiscali, con una preferenza
per le Bahamas o per il Regno Unito.
Fino a pochi giorni fa, una volta
usciti dalle nostre tasche, i nostri soldi transitavano per Telecom
(o a un altro operatore telefonico) che, dopo averne trattenuta una
minima percentuale, li girava a un centro servizi (il gestore della
tecnologia e delle linee necessarie al funzionamento dei dialer),
che a sua volta ne versava una quota ai proprietari dei siti a
pagamento. Un giro monetario tortuoso, che rendeva impossibile
recuperare gli esborsi onerosi delle nostre bollette. Dallo scorso
primo giugno però qualcosa è cambiato: d’intesa con le associazioni
dei consumatori, Telecom ha deciso di permettere ai propri abbonati
di contestare i pagamenti di telefonate compiute ai numeri 709. La
procedura è complicata, ma non insormontabile: per evitare che venga
disattivata la linea telefonica per morosità, è opportuno pagare la
bolletta, anche se limitatamente alla parte di telefonate che si
riconosce come propria. Successivamente bisogna sporgere denuncia,
anche contro ignoti, alla polizia postale e inviare tutta la
documentazione al proprio gestore telefonico, con il consiglio di
mettere in copia anche un’associazione di consumatori come Adusbef,
Adoc o Codacons, per le
successive azioni di contrasto da effettuare.
Il provvedimento ha valore reotrattivo,
e potranno usufruirne anche coloro che in passato hanno dovuto
pagare bollette oltremodo salate. La decisione di Telecom costituirà
un piccolo terremoto per la net economy nostrana. Quello dei dialer
infatti è un fenomeno tutto italiano, che da alcuni anni sta
influenzando, in modo silenzioso ma efficace, l’economia della rete.
I gestori dei famigerati siti a pagamento, vista la perdurante crisi
del settore pubblicitario, si sono affermati come i “big spender”
dell’advertising online, congestionando gli spazi promozionali dei
più importanti portali e siti italiani. I quali, bisognosi di fare
fatturato, si sono trovati costretti a dare visibilità a servizi
dalla dubbia liceità.
Ma anche qui le reazioni non mancano.
E’ il caso di Google, che recentemente ha introdotto regole ferree
per i propri inserzionisti che trattano dialer. Sulle pagine del
famoso motore di ricerca potranno comparire solo quei siti che
indicano chiaramente il costo del minutaggio telefonico, mentre
alcuni mesi fa Renato Soru aveva già deciso di ripulire le pagine
del portale Tiscali dalle sponsorizzazioni pornografiche, a costo di
rinunciare a 3 milioni di euro di fatturato pubblicitario.
Il futuro del mercato dialer appare
quindi più incerto che mai. Una buon punto di partenza per la
creazione di un business più stabile potrebbe essere quella di
servirsene come metodo di pagamento realmente alternativo alla carta
di credito e non come strumento di truffa. E c’è già chi sta
pensando di utilizzarli per proteggere i contenuti della rete
protetti dal diritto d’autore. Le vie dei dialer sono strambe,
quanto infinite.
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Telecom rimborsa le bollette
per telefonate involontarie al 709
Possibili pagamenti parziali,
soddisfatta l'Intesa dei consumatori
Le regole per chi riceve la
«bolletta pazza»
28 maggio 2003
Dopo l'introduzione, a partire dal
primo giugno, della possibilità di disattivazione gratuita dei
numeri 709, Telecom Italia oggi ha formalmente informato gli utenti
della possibilità di contestare e pagare solo parzialmente le
bollette esose derivanti da telefonate involontarie ai numeri 709.
Lo comunica l'Intesa dei
consumatori che, soddisfatta per la vittoria ottenuta dopo la
battaglia portata avanti in questi mesi, sottolinea come la società
telefonica confermi la procedura da seguire già suggerita dalle
associazioni dei consumatori.
In particolare, chi non riconosce
gli addebiti relativi a chiamate al 709 potrà effettuare il
pagamento degli importi (inclusa Iva) non contestati, avendo cura di
indicare nella causale il distretto telefonico, il numero della
linea, il bimestre di riferimento del pagamento parziale, il numero
di conto Telecom Italia interessato, il nome e cognome del titolare
e la motivazione del parziale pagamento, precisando che gli
«addebiti oggetto di contestazione derivano da un non volontario
utilizzo del servizio e da raggiri di tipo informatico nel corso di
navigazioni internet».
L'Intesa sottolinea che Telecom ha
anche accolto le richieste relative al rimborso, sulla prima fattura
utile o con assegno circolare o bonifico bancario, per chi ha già
pagato la «bolletta pazza».
LE REGOLE PER CHI RICEVE LA
«BOLLETTA PAZZA»
Ecco le regole, individuate
dall'Intesa dei consumatori e confermate da Telecom, che deve
seguire chi ha ricevuto una bolletta con connessioni al 709, ma non
riconosce come propri gli addebiti relativi alle chiamate.
Prima di tutto, per evitare che
venga disattivata la linea telefonica per morosità, è opportuno
pagare la bolletta, anche se limitatamente alla parte di telefonate
che si riconosce come propria. Dunque, se su una bolletta da 300
euro, 200 euro sono riferibili a chiamate al numero 709 non
effettuate, ci si deve limitare a pagare 100 euro, che rappresentano
il proprio traffico abituale.
In secondo luogo, è necessario
sporgere denuncia sull'accaduto alla polizia postale. La denuncia
deve essere contro ignoti se il proprio gestore telefonico non ha
ancora comunicato il numero di telefono del dialer responsabile del
disservizio.
Infine, vanno inviate con
raccomandata al proprio gestore telefonico le fotocopie della
denuncia e del bollettino di pagamento.
L'Intesa dei consumatori ricorda
anche di portare una copia della documentazione presso gli uffici di
Adoc, Adusbef, Codacons o Federconsumatori per le azioni successive
di contrasto da effettuare.
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