Truffe su Internet con il «709» - 11-07-03 - La Stampa

 

 

 

TRUFFE ONLINE
Tremila denunce a Torino per i dialer


In alcuni casi gli utenti sono stati traditi da eccessiva "leggerezza" nel cliccare sulle pagine web, in altri l'installazione del dialer è avvenuta automaticamente

11 luglio 2003

TORINO. Non si fermano le denunce che in tutta Italia vengono presentate alla Polizia Postale per le truffe sui dialer, i programmi gonfiabolletta che hanno suscitato grande scandalo. A Torino sono ormai più di 3mila gli utenti che hanno presentato denuncia contro fornitori di tali dispositivi alla Polizia Postale.

Il sostituto procuratore della Repubblica di Torino Cesare Parodi, in una conferenza stampa ieri ha reso noto i numeri delle denunce. Tra queste anche il caso di un operaio al quale è stata recapitata una bolletta da 3.364 euro.

Le 3mila denunce, giunte alla Polizia Postale da maggio a luglio, si inseriscono quindi nelle indagini che al momento gli inquirenti stanno portando avanti su 4 assegnatari di numerazioni 709. Si tratta di 155 numerazioni e di un giro d'affari che a quanto pare coinvolge la bellezza di 51 centri di servizio, di cui 13 persino all'estero.

Parodi ha spiegato che se in alcuni casi gli utenti sono stati traditi da una eccessiva "leggerezza" nel cliccare sulle pagine web, in altri l'installazione del dialer è avvenuta automaticamente, con la conseguente riconfigurazione della connessione ad internet e l'avvio di chiamate costosissime.

Va detto che al momento a Torino come in altre città dove si sta indagando sul fenomeno nessuno è ancora stato iscritto nel registro degli indagati mentre Telecom Italia, come già annunciato, sta iniziando a stornare gli importi relativi alle denunce presentate dagli utenti.

 

Truffe su Internet con il «709»:

Sanzioni per 600mila euro a quattro operatori

Operazione della Polposta di Napoli, 16 verbali notificati

13 giugno 2003

NAPOLI. Sanzioni per complessivi 600.328 euro sono state comminate a quattro operatori di telefonia dalla Polizia postale di Napoli, che ha notificato questa mattina 16 verbali di contestazione.

Con le connessioni dirette verso i numeri 709, infatti, i prezzi delle bollette salgono alle stelle grazie ai servizi a pagamento per scaricare suonerie per cellulari o brani musicali.

Sono oltre 25mila in tutta Italia le denunce per frode informatica, già presentate agli uffici delle polizia postale in tutta Italia da parte di titolari di utenze telefoniche che hanno contestato i relativi addebiti in bolletta.

Sul sito della Polizia di Stato www.poliziadistato.it è possibile scaricare il modulo di denuncia da presentare agli uffici di Polizia per chiedere il rimborso telefonico in caso di abuso, e i consigli su come tutelarsi.

I dettagli dell'operazione verrano illustrati alle ore 11.00 alla conferenza stampa presso gli uffici del Servizio Polizia Postale in viale Europa 186, Roma.

 

Dialer affaire: tra business e truffa

6 giugno 2003

di S.P.

 

Una volta c’erano gli 144, i numeri telefonici indispensabili per dare sfogo ai propri istinti erotici o per farsi predire il futuro da sedicenti maghe. Adesso, con la diffusione a macchia d’olio di Internet e delle nuove tecnologie, a gonfiare la nostra bolletta telefonica ci pensano i dialer, leggerissimi software che si scaricano sul pc navigando in rete e ci permettono di acquistare, attraverso addebito diretto sul nostro numero di telefono, servizi a valore aggiunto come loghi e suonerie per il cellulare, soluzioni e trucchi per i videogiochi, appunti e tesine, ricette culinarie, dediche vocali e, soprattutto, immagini e filmati pornografici.

 

Un metodo pratico e veloce all’apparenza, ma che spesso (quasi sempre) viene usato in modo scorretto, confidando sull’inesperienza tecnica dei navigatori alle prime armi, molti dei quali si ritrovano alla fine del mese bollette telefoniche inaspettatamente decuplicate. Ecco come funziona l’inghippo: una volta scaricato sul proprio pc e avviato, il dialer crea una nuova connessione di accesso remoto che telefona a dei numeri che iniziano per 709, 899, 166 e altri ancora, i cui prezzi di collegamento possono variare da 0,12 a 3 euro al minuto (iva esclusa). In questo modo, pagando un prezzo davvero elevato, è possibile accedere a contenuti e servizi altimenti difficilmente raggiungibili da un utente inesperto.

 

Il guaio è che questi famigerati software vengono spesso e volentieri programmati per sostituire la normale connessione di accesso remoto di un computer. Ciò significa che, quando l’ignaro navigatore si ricollega alla rete per visitare siti ad accesso libero (come www.lastampa.it, per esempio), credendo di effettuare una telefonata a tariffa urbana, in realtà sta ancora spendendo decine e decine di euro. E questo è ancora niente: i gestori di questi servizi sono talmente spregiudicati dall’aver sviluppato dialer che si autoinstallano senza che l’utente se ne accorga, tramite un procedimento automatico chiamato ActiveX. Se a questo aggiungiamo che spesso e volentieri i costi del servizio non vengono adeguatamente evidenziati, per non dire nascosti, si capisce perché un numero sempre crescente di persone si sta rivolgendo alle associazioni di consumatori per chiedere di essere rimborsata delle ingenti spese che ha dovuto sopportare.

L’ipotesi è quella di una vera e propria truffa, denunciata recentemente anche dalla trasmissione televisiva “Mi manda RaiTre” e dalla rubrica di Oliviero Beha “Radioacolori”.

 

Ma quanto guadagna chi gestisce un servizio dialer? Si può parlare di una vera e propria economia sotterranea della rete? Non esistono ovviamente dati ufficiali, e gli operatori di questo business mantengono un forte riserbo. E’ certo che il mercato italiano è monopolizzato da una decina di player che possiedono centinaia di siti, ciascuno dei quali macina circa 1.000 minuti di collegamento al giorno, realizzando un fatturato medio di 2,54 euro al minuto. Un giro d’affari miliardario, gestito nella maggior parte dei casi da società off-shore situate nei classici paradisi fiscali, con una preferenza per le Bahamas o per il Regno Unito.

 

Fino a pochi giorni fa, una volta usciti dalle nostre tasche, i nostri soldi transitavano per Telecom (o a un altro operatore telefonico) che, dopo averne trattenuta una minima percentuale, li girava a un centro servizi (il gestore della tecnologia e delle linee necessarie al funzionamento dei dialer), che a sua volta ne versava una quota ai proprietari dei siti a pagamento. Un giro monetario tortuoso, che rendeva impossibile recuperare gli esborsi onerosi delle nostre bollette. Dallo scorso primo giugno però qualcosa è cambiato: d’intesa con le associazioni dei consumatori, Telecom ha deciso di permettere ai propri abbonati di contestare i pagamenti di telefonate compiute ai numeri 709. La procedura è complicata, ma non insormontabile: per evitare che venga disattivata la linea telefonica per morosità, è opportuno pagare la bolletta, anche se limitatamente alla parte di telefonate che si riconosce come propria. Successivamente bisogna sporgere denuncia, anche contro ignoti, alla polizia postale e inviare tutta la documentazione al proprio gestore telefonico, con il consiglio di mettere in copia anche un’associazione di consumatori come Adusbef, Adoc o Codacons, per le successive azioni di contrasto da effettuare.

 

Il provvedimento ha valore reotrattivo, e potranno usufruirne anche coloro che in passato hanno dovuto pagare bollette oltremodo salate. La decisione di Telecom costituirà un piccolo terremoto per la net economy nostrana. Quello dei dialer infatti è un fenomeno tutto italiano, che da alcuni anni sta influenzando, in modo silenzioso ma efficace, l’economia della rete. I gestori dei famigerati siti a pagamento, vista la perdurante crisi del settore pubblicitario, si sono affermati come i “big spender” dell’advertising online, congestionando gli spazi promozionali dei più importanti portali e siti italiani. I quali, bisognosi di fare fatturato, si sono trovati costretti a dare visibilità a servizi dalla dubbia liceità.

 

Ma anche qui le reazioni non mancano. E’ il caso di Google, che recentemente ha introdotto regole ferree per i propri inserzionisti che trattano dialer. Sulle pagine del famoso motore di ricerca potranno comparire solo quei siti che indicano chiaramente il costo del minutaggio telefonico, mentre alcuni mesi fa Renato Soru aveva già deciso di ripulire le pagine del portale Tiscali dalle sponsorizzazioni pornografiche, a costo di rinunciare a 3 milioni di euro di fatturato pubblicitario.

 

Il futuro del mercato dialer appare quindi più incerto che mai. Una buon punto di partenza per la creazione di un business più stabile potrebbe essere quella di servirsene come metodo di pagamento realmente alternativo alla carta di credito e non come strumento di truffa. E c’è già chi sta pensando di utilizzarli per proteggere i contenuti della rete protetti dal diritto d’autore. Le vie dei dialer sono strambe, quanto infinite.

 

Telecom rimborsa le bollette

per telefonate involontarie al 709

Possibili pagamenti parziali, soddisfatta l'Intesa dei consumatori

Le regole per chi riceve la «bolletta pazza»

28 maggio 2003

Dopo l'introduzione, a partire dal primo giugno, della possibilità di disattivazione gratuita dei numeri 709, Telecom Italia oggi ha formalmente informato gli utenti della possibilità di contestare e pagare solo parzialmente le bollette esose derivanti da telefonate involontarie ai numeri 709.

Lo comunica l'Intesa dei consumatori che, soddisfatta per la vittoria ottenuta dopo la battaglia portata avanti in questi mesi, sottolinea come la società telefonica confermi la procedura da seguire già suggerita dalle associazioni dei consumatori.

In particolare, chi non riconosce gli addebiti relativi a chiamate al 709 potrà effettuare il pagamento degli importi (inclusa Iva) non contestati, avendo cura di indicare nella causale il distretto telefonico, il numero della linea, il bimestre di riferimento del pagamento parziale, il numero di conto Telecom Italia interessato, il nome e cognome del titolare e la motivazione del parziale pagamento, precisando che gli «addebiti oggetto di contestazione derivano da un non volontario utilizzo del servizio e da raggiri di tipo informatico nel corso di navigazioni internet».

L'Intesa sottolinea che Telecom ha anche accolto le richieste relative al rimborso, sulla prima fattura utile o con assegno circolare o bonifico bancario, per chi ha già pagato la «bolletta pazza».

LE REGOLE PER CHI RICEVE LA «BOLLETTA PAZZA»

Ecco le regole, individuate dall'Intesa dei consumatori e confermate da Telecom, che deve seguire chi ha ricevuto una bolletta con connessioni al 709, ma non riconosce come propri gli addebiti relativi alle chiamate.

Prima di tutto, per evitare che venga disattivata la linea telefonica per morosità, è opportuno pagare la bolletta, anche se limitatamente alla parte di telefonate che si riconosce come propria. Dunque, se su una bolletta da 300 euro, 200 euro sono riferibili a chiamate al numero 709 non effettuate, ci si deve limitare a pagare 100 euro, che rappresentano il proprio traffico abituale.

In secondo luogo, è necessario sporgere denuncia sull'accaduto alla polizia postale. La denuncia deve essere contro ignoti se il proprio gestore telefonico non ha ancora comunicato il numero di telefono del dialer responsabile del disservizio.

Infine, vanno inviate con raccomandata al proprio gestore telefonico le fotocopie della denuncia e del bollettino di pagamento.

L'Intesa dei consumatori ricorda anche di portare una copia della documentazione presso gli uffici di Adoc, Adusbef, Codacons o Federconsumatori per le azioni successive di contrasto da effettuare.