Avevo solo un bel paio di scarpe comode - 12-11-02 - Fulvio Del Deo


 

Nostro fiore all'occhiello offrire un'infanzia di "alta qualità" ai nostri piccini

 

 

Quando sono nato io, nel Cinquantanove, qui in Italia nascere era ormai un evento poco originale. Pian pianino, mangiare diveniva un "vizio" alla portata di quasi tutta la popolazione; i progressi della medicina e la vaccinazione di massa innalzavano giorno dopo giorno la nostra aspettativa di vita a  livelli quasi di "paese civile"; mentre, noncurante della nuova realtà, la pubblicità alla contraccezione continuava a essere vietata da una legge tanto scellerata quanto amata dalla Chiesa.

 

Un po' per questo, un po' per quello, la popolazione aumentava a vista d'occhio. Nei nidi degli ospedali e delle cliniche private, che spuntavano come funghi, era un mare di cullette e un coro di vagiti che arrivava alle stelle.

Una volta cresciuti, quei bambini affollarono le scuole in doppi e tripli turni. Erano gli Anni del Boom. Boom in tutti i sensi, anche nei portafogli. Per fortuna giunse la televisione a frenare quella folle esplosione demografica.

Fra il Sessantasei e il Sessantotto, nella mia famiglia avvennero i Grandi Acquisti. Mio padre, come sua abitudine, ascoltando il parere di noi 5 bambini, optò per il seguente ordine:

  • 1966 - Enciclopedia Treccani in 41 volumi (miniera di nozioni, ottima per ricerche scolastiche e non)

  • 1967 - Televisore 24 pollici (marca Dumont, ovviamente acquistato a Forcella)

  • 1968 - Fiat 850 (berlina bianca, dalla mitica targa NA 505227 e dal radiatore sempre in ebollizione)

Il Sessantotto, l'anno della Grande Contestazione. La mia scuola elementare era in un edificio accanto a quello di uno dei più agguerriti licei dalla città. La mattina passavo accanto a quella folla urlante e capelluta che metteva allegria come una fiera di paese. C'era la voce concitata di un megafono che annunciava l'imminente Futuro Radioso...

E vennero gli Anni Settanta con le loro battaglie per i Diritti Civili.

 

Una sera, apparve in TV un tipo un po' matto dagli occhi chiari (c'era ancora il bianco e nero), imbavagliato e legato, per dirci che la nostra democrazia non era altro che un fascismo che s'era fatto il lifting. Così, fra una "strage di stato" e l'altra, fra un rimpasto di governo e l'altro, fra un golpe in Sudamerica e l'altro, fra guerre e attentati visti al telegiornale (tra cui ricordo con orrore la carneficina di atleti israeliani compiuta dai palestinesi alle Olimpiadi di Monaco) a piccoli passi ci avvicinavamo alla libertà, affrancandoci man mano dai mille bavagli e dalle milleuno catene ereditate dal Ventennio, e conquistando pian piano un minimo di laicità, a cominciare dal  divorzio e dal nuovo diritto di famiglia... cancellando, fra l'altro, quella legge terribile che vietava la pubblicità ai contraccettivi (a tutti i livelli: anche la semplice esposizione del prodotto sul banco della farmacia, o il consiglio del ginecologo), dando vita ai consultori. Al referendum per il divorzio, i Sì furono il 59,1%. Era il 1974.

 

In quello stesso anno, a causa dell'ennesima aggressione palestinese avvenuta verso la fine del '73 (guerra del Kippur), venne chiuso il Canale di Suez; il prezzo del petrolio salì alle stelle e in Italia si optò per l'Austerity.

L'Austerity! Per chi ha la mia età è uno dei ricordi più belli... Finalmente si poteva respirare a pieni polmoni, si poteva camminare al centro della strada, si poteva andare in bici, si poteva giocare! Sia benedetta l'Austerity! Io non possedevo né biciclette, né pattini o monopattini, avevo solo un bel paio di scarpe comode e facevo passeggiate meravigliose, scoprendo per la prima volta la bellezza della mia città.

 

L'Austerity. Il 20 ottobre di quest'anno, in occasione della Giornata Ecologica, non sono stato il solo a ritornare con la mente a quei giorni.

 

Mi chiedo: al di là di tutti gli errori e/o orrori dell'organizzazione e le polemiche che ne sono scaturite, non sarebbe meraviglioso ripetere l'esperimento? magari semplificandolo, senza spettacoli, clown e palloncini, senza stand di alcun genere... non sono necessari: la vera festa siamo noi!

 

E dirò di più: perché non trasformare tutte le domeniche senza pioggia in Giornate Ecologiche?

Potremmo accogliere il turista con un cartello che dice:

 

BENVENUTI A TELESE TERME,

CITTA' PEDONALE NELLE DOMENICHE DI SOLE.

 

Potrebbe essere il nostro fiore all'occhiello offrire un'infanzia di "alta qualità" ai nostri piccini,  regalandogli dei bei ricordi futuri.

Con la speranza che il nostro esempio faccia scuola... questo è uno dei casi in cui è bene osare.

 

E perché no!?