Culturae Sulfuree: grandi autori italiani a confronto nel parco delle
Terme di Telese
Giovedì 10 Luglio è la volta di Piero
Ottone: si parla di Gianni Agnelli.
Si parlerà di Gianni Agnelli e di
un pezzo di storia italiana giovedì 10 Luglio nel parco delle Terme di
Telese, per il terzo appuntamento della rassegna Culturae Sulfurae,
organizzato dall’Impresa Minieri, con la collaborazione di Arcadia
Communication e il patrocinio del Comune di Telese, della Provincia di
Benevento e della Pro Loco Telesia.
Il terzo salotto letterario ci porta nel
mondo della grande industria italiana per conoscere la vita di Gianni
Agnelli. Piero Ottone presenta il suo ultimo libro "Gianni
Agnelli visto da vicino": non una semplice biografia
del grande capitano d'industria, ma un ritratto da vicino che cerca di
sondare l'animo di un personaggio pubblico fra i più prestigiosi.
Piero Ottone racconta la sua amicizia
con Giovanni Agnelli, iniziata cinquant'anni fa, descrivendo tutti i
lati della vita dell'Avvocato: dalla passione per la barca, all'amore
per le opere d'arte, ai momenti della vita privata.
Un racconto che svela i rapporti dell'Avvocato con la sua azienda,
dalla sua creazione fino alle recenti difficili vicende. Nelle pagine
di Ottone, come nella vita di Agnelli si trova tutta l'evoluzione
dell'Italia degli ultimi cinquant'anni.
A discutere con Ottone ci sarà
Gianfranco Alois, Assessore Regionale con deleghe:
Attività Produttive, Industria,
Artigianato, Fonti Energetiche, Cooperazione, Commercio, Imprenditoria
Giovanile, Cave e Torbiere, Acque Minerali e Termali; e Alfonso
Ruffo, Direttore del quotidiano economico del mezzogiorno
Il Denaro.
IL LIBRO
Questo libro non è
una classica biografia di Gianni Agnelli, ma un ritratto
da vicino,
teso a sondare l’enigma di un uomo che è stato una figura pubblica tra
le più prestigiose. Piero Ottone vi racconta – dal primo incontro,
avvenuto a Londra più di cinquant’anni fa – una lunga consuetudine,
un’amicizia. In queste pagine si parla di barche, di giornali, di
politica, di arte, di amici, di mondanità e di vita privata. Si
ascoltano le battute dell’Avvocato, sempre intelligenti, spesso
ironiche, mai banali. Si parla dei suoi rapporti con quanti, nel corso
degli anni, hanno lavorato al vertice della FIAT. Si parla del suo
rapporto personale con l’azienda che gli apparteneva, fino alle
recenti, difficili vicende societarie. Uno sguardo, insomma, che
percorre le alterne vicende di una vita nella quale si può leggere la
«biografia» dell’Italia nell’ultimo mezzo secolo.
UN BRANO
"Non era un uomo
d’azione. E neanche un capitano d’industria. La sua natura, il suo
temperamento facevano piuttosto di lui un esteta, un uomo intelligente
e raffinato, sensibile alle cose belle, adatto a osservare quel che
succedeva piuttosto che a influire sugli accadimenti; lontano mille
miglia dal nonno, o dai tipi unidimensionali totalmente calati
nell’attività industriale, come Henry Ford o Vittorio Valletta. Ma il
destino fece di lui l’erede della dinastia industriale più importante
d’Italia."
L’AUTORE
Piero Ottone, nato a Genova nel 1924, ha diretto
Il Secolo XIX
e il
Corriere della Sera.
Presso Longanesi ha pubblicato:
Giornale di bordo
(1982),
Le regole del gioco
(1984),
Il gioco dei potenti
(1985),
Il buon giornale
(1987; TEA 1990),
Affari & morale
(1988),
L’aliseo portoghese
(1989),
La guerra della Rosa
(1990),
Naufragio
(1993),
Preghiera o bordello
(1996; TEA 1998),
Saremo colonia?
(1997),
Vizi & virtù
(1998, TEA 2000),
Il grande gioco/ Piccola filosofia di un grande amore: la vela (2001).
Attualmente Ottone è editorialista de La Repubblica nonchè
consigliere d'amministrazione del gruppo "Repubblica/Espresso"
Segue con grande passione la vela, al punto da definirla un grande
amore, titolo del libro in cui ha sviscerato il suo rapporto con il
mare. Ecco un brano:
“Il mare è sogno.
All'origine c'è lo smodato piacere che procura a me, e a tanti altri
come me, l'andare in barca. E poi c'è il tentativo, con questo libro,
di spiegare perché.
Spero di avere chiarito in queste pagine che l'andare a vela è sì uno
sport; ma è anche, oltre che uno sport, una way of life, un
modo di vita. Quando ne ho avuto la possibilità, sebbene avessi
impegni di lavoro, partivo e stavo in barca per due o tre mesi.
Qualcuno, per prendermi in giro, mi chiamava Ulisse. Perché no? Ulisse
navigò per dieci anni. In lui è stato ravvisato il simbolo dell'uomo
moderno. Potremmo anche dire: dello yachtsman moderno. Ulisse, primo
yachtsman della storia.
Si dice che fu colto dalla tempesta al largo di capo Malea. Guardatelo
sulla carta geografica: capo Malea è una delle tre punte del
Peloponneso, quella più a destra. Ulisse, proveniente da Troia, doveva
passare di lì per tornare a Itaca, il canale di Corinto non era ancora
stato scavato. Ma ci passiamo anche noi, tremila anni più tardi, se la
nostra destinazione è Creta (o per risparmiare il pedaggio del canale,
carissimo). Sappiamo che sovente capo Malea è lambito dal meltemi, il
vento del nord. Una tempesta? Forse Ulisse sarà stato investito da un
meltemi un po' più vivace; il meltemi sarà poi diventato tempesta nei
successivi racconti. Il vento lo portò a Gerba, davanti alla costa
della Tunisia.
A Gerba si mangiano le foglie di loto, quelle che fanno dimenticare.
Ma certo: tutti noi che andiamo in barca a vela siamo facili a
dimenticare quel che abbiamo lasciato dietro di noi, quando siamo in
barca. Il loto è il nostro nutrimento abituale. Dopo di che, tutto si
spiega. Le avventure successive altro non sono che le scuse inventate
da chi va per mare: come quel telegramma mandato in Inghilterra da un
amico che era venuto in Corsica per qualche giorno, poi aveva trovato
la Corsica irresistibilmente bella e aveva telegrafato: «Delayed by
weather...» Trattenuto per il cattivo tempo: come Ulisse.
Ricordate l'episodio del ritorno quasi portato a termine, quando
Ulisse è in prossimità di Itaca, poi Nettuno manda fulmini e tuoni e
lo ricaccia indietro? È successo anche a me, tale e quale, senza
scomodare Nettuno. In prossimità di Itaca, fra Zante e Cefalonia, fui
investito da un gran temporale, con fulmini e saette e con raffiche di
vento. È vero che il vento soffiò poi per tutta la notte, e spinse
anche me verso ponente, come capitò a Ulisse: dopo un paio di giorni
ero in Calabria. Ma c'ero perché era lì che volevo andare. Se avessi
voluto andare a Itaca, ci sarei andato.
Anche la nostalgia di Ulisse (quando piange sulla spiaggia dell'isola
di Calipso, che secondo me doveva essere Malta) è una sindrome nota a
ogni yachtsman: ho già detto che il desiderio del ritorno nasce nel
momento stesso in cui si sciolgono gli ormeggi. Insomma: tutte le
vicende di quel navigatore antico e illustre sono note agli yachtsmen
di ogni tempo; ed era per il gusto di navigare, non per forza
maggiore, che Ulisse andò in giro per il Mediterraneo.
Il viaggio di Ulisse è l'allegoria della vita, lo si è detto tante
volte. Ma è anche l'allegoria della crociera in barca a vela. A
conferma del fatto che l'andare in barca a vela altro non è che un
modo di vita, della vita di tutti gli esseri umani.
Un modo di vita sul mare.
Mi pare che si avvilisca il mare, lo confesso, quando se ne parla come
di un dato geografico, contrapposto alla terra; quando si osserva che
non so più quale percentuale della superficie terrestre è mare, quale
è terra: come se i due elementi fossero sullo stesso piano. Così mi
dispiace quando si parla del mare come risultato chimico di vari
ingredienti: anche questo, ai miei occhi, lo avvilisce. È vero altresì
che il mare ha favorito i traffici e contribuito alla civiltà; che è
stato attraverso i secoli una via di comunicazione essenziale, perché
l passato era più facile viaggiare per mare che non sulla terra; che
il mare è stato fattore di sviluppo economico e campo di battaglia,
perché sul dominio del mare erano fondati gli imperi. Mi dispiace
tutto questo, anche se ognuna di queste asserzioni è vera, perché per
me il mare è cosa diversa.
Il mare, per me, è soprattutto mistero, e ogni tentativo di svelarlo è
inane, è una profanazione. Il mare riempie di stupore. Cangiante,
immateriale, di colore sempre diverso, inafferrabile, è e non è. Che
cos'è quel suo movimento continuo, che cosa sono le onde? Le vediamo
mentre passano maestose sotto i nostri occhi; le seguiamo con lo
sguardo mentre vanno a infrangersi sulle rocce, incessanti, giorno e
notte, disegnando lungo la costa, in lontananza, l'orlatura di spuma:
affascinanti perché misteriose, inspiegabili. Non furono scelte, nella
simbologia antica, come rappresentazione dell'eternità?
È anche misteriosa la possibilità di avventurarsi sul mare; su questo
elemento che cede al contatto con la mano, immateriale, eppure
sostiene i nostri corpi, sostiene navi immense. Come è possibile
galleggiare, navigare? Gli scienziati, per rispondere, fanno
enunciazioni, escogitano leggi fisiche. Ma per me il mare resta
mistero. Quando navigo sulla mia piccola barca, sono più o meno al
livello della superficie marina. Se mi chino oltre il bordo, se
protendo il braccio, la mano affonda nel mare, che oppone solo una
lieve resistenza: eppure la barca galleggia, viaggia sul mare,
percorre migliaia di miglia. Perché?
Soprattutto, il mare è immensità. Ed ecco la risposta a quel quesito
che mi ero posto, quando osservavo che la terra vissuta dal mare è,
verità inoppugnabile, cosa diversa dalla terra vista da chi è sulla
terra. Mi ero chiesto: perché ogni luogo, anche il più familiare,
appare diverso, e più bello, più suggestivo, quando lo si raggiunge
dal mare? Mi ero chiesto: perché Portofino, quando arrivo dal mare, è
un luogo diverso dalla Portofino che raggiungo a piedi, o in
automobile?
Questa è dunque la risposta: perché la terra, vista dal mare, altro
non è che lo sfondo di un'immensità che la rende magica; altro non è
che lo scenario di un'immensa recita. Così diventa sogno: e forse è
questa la ragione ultima, rivelata nelle ultime righe dell'ultima
pagina come si fa nei romanzi, del mio grande amore per la vela, che
mi porta sul mare”.
Altri scritti di
Piero Ottone recuperati in Internet:
http://www.privacy.it/ottone.html
http://www.democraticiperlulivo.it/cgi-bin/news/getdettaglio_img.cgi?id_doc=3577&&id_sez=58
Giovedì 10 Luglio,
Parco delle Terme di Telese, ore 19.00.
Ingresso Gratuito.
L’Ufficio Stampa
marziodimezzacomunicazione
www.marziodimezza.it