Culturae Sulfuree, Ottone parla di Agnelli - 09-07-03 - Marzio Di Mezza

 

 

Comunicato Stampa del 9 Luglio 2003

 

 

Culturae Sulfuree: grandi autori italiani a confronto nel parco delle Terme di Telese

 Giovedì 10 Luglio è la volta di Piero Ottone: si parla di Gianni Agnelli.

 

 

 

Si parlerà di Gianni Agnelli e di un pezzo di storia italiana giovedì 10 Luglio nel parco delle Terme di Telese, per il terzo appuntamento della rassegna Culturae Sulfurae, organizzato dall’Impresa Minieri, con la collaborazione di Arcadia Communication e il patrocinio del Comune di Telese, della Provincia di Benevento e della Pro Loco Telesia.

 

Il terzo salotto letterario ci porta nel mondo della grande industria italiana per conoscere la vita di Gianni Agnelli. Piero Ottone presenta il suo ultimo libro "Gianni Agnelli visto da vicino": non una semplice biografia del grande capitano d'industria, ma un ritratto da vicino che cerca di sondare l'animo di un personaggio pubblico fra i più prestigiosi.

Piero Ottone racconta la sua amicizia con Giovanni Agnelli, iniziata cinquant'anni fa, descrivendo tutti i lati della vita dell'Avvocato: dalla passione per la barca, all'amore per le opere d'arte, ai momenti della vita privata.
Un racconto che svela i rapporti dell'Avvocato con la sua azienda, dalla sua creazione fino alle recenti difficili vicende. Nelle pagine di Ottone, come nella vita di Agnelli si trova tutta l'evoluzione dell'Italia degli ultimi cinquant'anni.

 

A discutere con Ottone ci sarà Gianfranco Alois, Assessore Regionale con deleghe:  Attività Produttive, Industria, Artigianato, Fonti Energetiche, Cooperazione, Commercio, Imprenditoria Giovanile, Cave e Torbiere, Acque Minerali e Termali; e Alfonso Ruffo, Direttore del quotidiano economico del mezzogiorno Il Denaro.

 

 

IL LIBRO

Questo libro non è una classica biografia di Gianni Agnelli, ma un ritratto da vicino, teso a sondare l’enigma di un uomo che è stato una figura pubblica tra le più prestigiose. Piero Ottone vi racconta – dal primo incontro, avvenuto a Londra più di cinquant’anni fa – una lunga consuetudine, un’amicizia. In queste pagine si parla di barche, di giornali, di politica, di arte, di amici, di mondanità e di vita privata. Si ascoltano le battute dell’Avvocato, sempre intelligenti, spesso ironiche, mai banali. Si parla dei suoi rapporti con quanti, nel corso degli anni, hanno lavorato al vertice della FIAT. Si parla del suo rapporto personale con l’azienda che gli apparteneva, fino alle recenti, difficili vicende societarie. Uno sguardo, insomma, che percorre le alterne vicende di una vita nella quale si può leggere la «biografia» dell’Italia nell’ultimo mezzo secolo.

 

UN BRANO

"Non era un uomo d’azione. E neanche un capitano d’industria. La sua natura, il suo temperamento facevano piuttosto di lui un esteta, un uomo intelligente e raffinato, sensibile alle cose belle, adatto a osservare quel che succedeva piuttosto che a influire sugli accadimenti; lontano mille miglia dal nonno, o dai tipi unidimensionali totalmente calati nell’attività industriale, come Henry Ford o Vittorio Valletta. Ma il destino fece di lui l’erede della dinastia industriale più importante d’Italia."

 

L’AUTORE

Piero Ottone, nato a Genova nel 1924, ha diretto Il Secolo XIX e il Corriere della Sera. Presso Longanesi ha pubblicato: Giornale di bordo (1982), Le regole del gioco (1984), Il gioco dei potenti (1985), Il buon giornale (1987; TEA 1990), Affari & morale (1988), L’aliseo portoghese (1989), La guerra della Rosa (1990), Naufragio (1993), Preghiera o bordello (1996; TEA 1998), Saremo colonia? (1997), Vizi & virtù (1998, TEA 2000), Il grande gioco/ Piccola filosofia di un grande amore: la vela (2001).

 

Attualmente Ottone è editorialista de La Repubblica nonchè consigliere d'amministrazione del gruppo "Repubblica/Espresso" Segue con grande passione la vela, al punto da definirla un grande amore, titolo del libro in cui ha sviscerato il suo rapporto con il mare. Ecco un brano:

Il mare è sogno. All'origine c'è lo smodato piacere che procura a me, e a tanti altri come me, l'andare in barca. E poi c'è il tentativo, con questo libro, di spiegare perché.


Spero di avere chiarito in queste pagine che l'andare a vela è sì uno sport; ma è anche, oltre che uno sport, una way of life, un modo di vita. Quando ne ho avuto la possibilità, sebbene avessi impegni di lavoro, partivo e stavo in barca per due o tre mesi. Qualcuno, per prendermi in giro, mi chiamava Ulisse. Perché no? Ulisse navigò per dieci anni. In lui è stato ravvisato il simbolo dell'uomo moderno. Potremmo anche dire: dello yachtsman moderno. Ulisse, primo yachtsman della storia.


Si dice che fu colto dalla tempesta al largo di capo Malea. Guardatelo sulla carta geografica: capo Malea è una delle tre punte del Peloponneso, quella più a destra. Ulisse, proveniente da Troia, doveva passare di lì per tornare a Itaca, il canale di Corinto non era ancora stato scavato. Ma ci passiamo anche noi, tremila anni più tardi, se la nostra destinazione è Creta (o per risparmiare il pedaggio del canale, carissimo). Sappiamo che sovente capo Malea è lambito dal meltemi, il vento del nord. Una tempesta? Forse Ulisse sarà stato investito da un meltemi un po' più vivace; il meltemi sarà poi diventato tempesta nei successivi racconti. Il vento lo portò a Gerba, davanti alla costa della Tunisia.


A Gerba si mangiano le foglie di loto, quelle che fanno dimenticare. Ma certo: tutti noi che andiamo in barca a vela siamo facili a dimenticare quel che abbiamo lasciato dietro di noi, quando siamo in barca. Il loto è il nostro nutrimento abituale. Dopo di che, tutto si spiega. Le avventure successive altro non sono che le scuse inventate da chi va per mare: come quel telegramma mandato in Inghilterra da un amico che era venuto in Corsica per qualche giorno, poi aveva trovato la Corsica irresistibilmente bella e aveva telegrafato: «Delayed by weather...» Trattenuto per il cattivo tempo: come Ulisse. Ricordate l'episodio del ritorno quasi portato a termine, quando Ulisse è in prossimità di Itaca, poi Nettuno manda fulmini e tuoni e lo ricaccia indietro? È successo anche a me, tale e quale, senza scomodare Nettuno. In prossimità di Itaca, fra Zante e Cefalonia, fui investito da un gran temporale, con fulmini e saette e con raffiche di vento. È vero che il vento soffiò poi per tutta la notte, e spinse anche me verso ponente, come capitò a Ulisse: dopo un paio di giorni ero in Calabria. Ma c'ero perché era lì che volevo andare. Se avessi voluto andare a Itaca, ci sarei andato.


Anche la nostalgia di Ulisse (quando piange sulla spiaggia dell'isola di Calipso, che secondo me doveva essere Malta) è una sindrome nota a ogni yachtsman: ho già detto che il desiderio del ritorno nasce nel momento stesso in cui si sciolgono gli ormeggi. Insomma: tutte le vicende di quel navigatore antico e illustre sono note agli yachtsmen di ogni tempo; ed era per il gusto di navigare, non per forza maggiore, che Ulisse andò in giro per il Mediterraneo.


Il viaggio di Ulisse è l'allegoria della vita, lo si è detto tante volte. Ma è anche l'allegoria della crociera in barca a vela. A conferma del fatto che l'andare in barca a vela altro non è che un modo di vita, della vita di tutti gli esseri umani.


Un modo di vita sul mare.
Mi pare che si avvilisca il mare, lo confesso, quando se ne parla come di un dato geografico, contrapposto alla terra; quando si osserva che non so più quale percentuale della superficie terrestre è mare, quale è terra: come se i due elementi fossero sullo stesso piano. Così mi dispiace quando si parla del mare come risultato chimico di vari ingredienti: anche questo, ai miei occhi, lo avvilisce. È vero altresì che il mare ha favorito i traffici e contribuito alla civiltà; che è stato attraverso i secoli una via di comunicazione essenziale, perché l passato era più facile viaggiare per mare che non sulla terra; che il mare è stato fattore di sviluppo economico e campo di battaglia, perché sul dominio del mare erano fondati gli imperi. Mi dispiace tutto questo, anche se ognuna di queste asserzioni è vera, perché per me il mare è cosa diversa.


Il mare, per me, è soprattutto mistero, e ogni tentativo di svelarlo è inane, è una profanazione. Il mare riempie di stupore. Cangiante, immateriale, di colore sempre diverso, inafferrabile, è e non è. Che cos'è quel suo movimento continuo, che cosa sono le onde? Le vediamo mentre passano maestose sotto i nostri occhi; le seguiamo con lo sguardo mentre vanno a infrangersi sulle rocce, incessanti, giorno e notte, disegnando lungo la costa, in lontananza, l'orlatura di spuma: affascinanti perché misteriose, inspiegabili. Non furono scelte, nella simbologia antica, come rappresentazione dell'eternità?
È anche misteriosa la possibilità di avventurarsi sul mare; su questo elemento che cede al contatto con la mano, immateriale, eppure sostiene i nostri corpi, sostiene navi immense. Come è possibile galleggiare, navigare? Gli scienziati, per rispondere, fanno enunciazioni, escogitano leggi fisiche. Ma per me il mare resta mistero. Quando navigo sulla mia piccola barca, sono più o meno al livello della superficie marina. Se mi chino oltre il bordo, se protendo il braccio, la mano affonda nel mare, che oppone solo una lieve resistenza: eppure la barca galleggia, viaggia sul mare, percorre migliaia di miglia. Perché?


Soprattutto, il mare è immensità. Ed ecco la risposta a quel quesito che mi ero posto, quando osservavo che la terra vissuta dal mare è, verità inoppugnabile, cosa diversa dalla terra vista da chi è sulla terra. Mi ero chiesto: perché ogni luogo, anche il più familiare, appare diverso, e più bello, più suggestivo, quando lo si raggiunge dal mare? Mi ero chiesto: perché Portofino, quando arrivo dal mare, è un luogo diverso dalla Portofino che raggiungo a piedi, o in automobile?
Questa è dunque la risposta: perché la terra, vista dal mare, altro non è che lo sfondo di un'immensità che la rende magica; altro non è che lo scenario di un'immensa recita. Così diventa sogno: e forse è questa la ragione ultima, rivelata nelle ultime righe dell'ultima pagina come si fa nei romanzi, del mio grande amore per la vela, che mi porta sul mare”.

Altri scritti di Piero Ottone recuperati in Internet:

 

http://www.privacy.it/ottone.html

 

http://www.democraticiperlulivo.it/cgi-bin/news/getdettaglio_img.cgi?id_doc=3577&&id_sez=58

 

 

Giovedì 10 Luglio, Parco delle Terme di Telese, ore 19.00.

Ingresso Gratuito.

 

 

L’Ufficio Stampa

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