Il gioco del rovescio - 06-12-02 - Nicola Pagliarulo

 

 

“Il gioco del rovescio”

-un regalo per grandi e piccini-

 

“Caro Babbo Natale, spero che anche quest’anno possa trovare, sotto l’albero, tutti quei fantastici doni che mai mi hai fatto mancare…quest’anno vorrei che Tu mi sbalordissi (ah quegli effetti speciali…), visto che non riesco ad immaginare cosa davvero vorrei…”

 

Questa, la lettera tipo dei figli della “bambagia”, malati di consumismo, cresciuti sotto l’ala del sistema capitalista e dunque legittimati dal sistema vincente…quello che ha sconfitto il diavolo comunista.

Me ne rallegro, soprattutto per questi piccini che non subiranno più il cannibalismo di sinistra. Attenti noi, però, a non venire “impallinati” al primo rifiuto…

 

“Questo bambino, la notte di Natale, comincerà a scartare le meraviglie che il mercato propone e tirerà avanti fino all’epifania…poi, sarà stufo ed inseguirà nuovi miti ed emozioni”.

 

“Cara Madonna, anche quest’anno ho da farti qualche piccola richiesta…so che hai molto da fare con tutti i bimbi del mondo che hanno bisogno di te, ma la mamma mi dice che le cose cambieranno e che io non devo disperare. Papà non lo vedo da tre anni e la mia lettera è la stessa degli ultimi quattro: vorrei, per questo Natale, che ci fossero quel paio di pantofole comode per la mamma tanto stanca e che lavora sempre; vorrei un lavoro per il mio papà, più vicino a casa, così che lo possa vedere tutti i giorni e, per me, quelle solite scarpette da calcio che tanto desidero…ma solo se puoi accontentarmi per mamma e papà, altrimenti aspetto un anno ancora…”

 

Questa, la lettera tipo dei figli della “barbagia”, poco avvezzi a seguire le mode e a credere a Babbo Natale…è un’altra vita la loro, un altro mondo. Si sbalordirebbero se per una volta il loro desiderio venisse esaudito…infatti, al Natale successivo, il bambino, prendendo il Bambino Gesù dal presepe, scrive:

 

“Cara Madonna, se vuoi rivedere tuo figlio…”

 

Bisogna stare attenti coi bambini. Ho usato volutamente un tono scherzoso, che dal grottesco va alla barzelletta, ma i bambini non sono tutti uguali…a prescindere dall’unicità degli individui, c’è chi fa il bambino e chi non lo può fare.

 

Personalmente, a Riòhacha, ho assistito ad una scena che difficilmente scorderò:

centinaia di fanciulli, dai due ai quattro anni circa, a cercare di sfamarsi in un immondezzaio immenso. Facce comunque sorridenti alla vista di un uomo che non li scalciasse, sorridenti ma con un solco di lacrime sul volto. Le lacrime della fame, di braccia che rovistano avidamente tra i rifiuti, cercando una lisca di pesce spolpata male…

 

Questi piccoli uomini che rifiutano di mangiare quanto gli offri, perché a casa ci sono altri fratelli da sfamare…condivideranno con loro quanto gli hai dato. Hanno la saggezza dei vecchi e la maturità che non t’aspetti. Soprattutto, non hanno più di sei anni.

 

Quanto vi sorprende l’astio che nutrono verso coloro che vivono nell’agio e li disprezzano? Che li picchiano quando cercano di pulirgli le scarpe? Che importunano le loro sorelline o loro stessi e che, quando saranno più grandi e staranno con le loro ragazze mano nella mano, vedranno arrivare questi gringos (americani, francesi, italiani, tedeschi e quanti altri gestiscono e sfruttano vite e ricchezze dei sudamericani) che li separeranno, perché attratti dalle bellezze locali e forti di potere e ricchezza? Tutto ciò è oscuro, quindi normale. Nessuno ne parla, è così che va il mondo…

 

Si parlerà, invece e molto, dell’insurrezione popolare e dei nostri connazionali sgozzati come maiali. Ci saranno telegiornali ed intere trasmissioni a parlare della barbarie…complimenti mondo civile! Tu si che sei attento…soprattutto a non farti scoprire.

 

Quando si parla di odio, bisognerebbe risalire alle cause piuttosto che denunciarlo con spregio.   

 

Ciò che ci appare come inaccettabile, spesso è nulla rispetto a quanto sopportato a monte…

 

Vorrei ricordare che la grande America ha fatto e disfatto tutto ciò che ha voluto, con la forza, la menzogna e l’arroganza dei potenti.

Vorrei ricordare anche che i primi talebani siamo stati proprio noi: cosa furono le crociate se non la ricerca dell’affermazione di uno stolto fondamentalismo?

 

Ricorderei anche che nella grande, già citata, America, troviamo un divario di classi e culture che forse è unico al mondo…nel paese dove “tutto è possibile” la risposta la danno le armi…sempre più spesso. Armati. A scuola. Bambini. Sempre più spesso. Bande. Odio. Ragazzi. Ghettizzati.

 

Poi ci sarebbe l’Africa ed il resto di terzi e quarti mondi, che null’altro sono se non l’affermazione del nostro primo, presuntuoso, superficiale, mondo occidentale.

 

Mancano giusto altre due “fazioni” di bambini pseudo-organizzati: i meninos de rua brasiliani ed i piccoli “Davide” palestinesi.

Ricordando che i figli della mafia e della camorra crescono con l’avversione per lo Stato, vorrei fare solo tre domande:

  • Perché un figlio delle favelas è disposto ad uccidere pur di rubare qualcosa?

  • Perché un bambino palestinese è disposto a sfidare un mitragliatore con una pietra? 

  • Perché la risposta la cerchiamo negli altri e non in noi?

 

Sperando che accada qualcosa di grande, mi riprometto di vivere cercando di guardare al di là della visuale e di ascoltare i silenzi…perché se non capiamo che la nostra è una “realtà capovolta”, continueremo a condannare gli innocenti e ad osannare i colpevoli.

 

P.S. Consiglio per i bambini (ormai nascono già grandi…): Fernando Pessoa, Antonio Tabucchi.

 

                                                                                                      Nicola Pagliarulo.