Lettera aperta a
Nicola Pagliarulo - 09-12-02 - Fulvio Del Deo
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Caro Nicola.
Ieri sono stato al Palapartenope a
vedere La Melevisione di Tonio Cartonio "dal vivo". Non so se la
conosci: è una trasmissione per bambini che è su Rai 3 verso le
quattro del pomeriggio. Molto carina...
Dopo sono stato a casa di mio cognato,
perché i bimbi volevano stare ancora un po' con le cuginette. Mio
cognato stava cercando delle cose di pediatria su internet, così ho
approfittato della connessione in atto per fargli conoscere
ViviTelese. Abbiamo letto "Confessioni di un malandrino". Mio cognato
ha fatto: «Lascialo perdere, è un violento!» «Ma che dici? è un
bravissimo ragazzo, lo conosco di persona...»
E adesso cercherò di risponderti.
Per cominciare, mi rallegra sapere che
ciò che hai scritto non è farina del tuo sacco. La tua personale
farina, ne sono certo, è di qualità di gran lunga superiore. Sarebbe,
però, buona regola precisare sempre la provenienza del materiale di
cui si fa uso. Inoltre, è sempre bene evitare "approcci emotivi" con
l'oggetto del nostro studio.
"L'amore è la forza più umile e
anche più potente che il mondo possiede. I sacrifici, che spesso esso
comporta, non lo devono annebbiare o peggio annullare, ma lo devono
rendere più vivo e operante per il bene degli altri"
Lo scrivo in grassetto, perché è molto
importante. Lo metto fra virgolette, perché non è farina del mio
sacco... e magari lo fosse! E' la voce di un Grande
Maestro: Mohandas Gandhi, detto il Mahatma, il Grande Spirito.
Gandhi, Martin Luther King,
Giovanni XXIII sono stati i tre "fari" a illuminare il buio
della notte per una generazione come la mia. La voce del papa buono,
con quel dolcissimo accento veneto: «Quando tornate a casa, fate una
carezza ai vostri bimbi e dite che gliela manda il papa...» è di una
tenerezza e di un candore che mi commuovono sempre.
Ai miei tempi (ohps, comincio a usare
anch'io questa espressione da vecchio!), alla parola GUERRA
non si contrapponeva PACE, bensì AMORE.
"Fate l'amore, non la guerra!", recitava
un slogan degli anni Sessanta; e noi, "Settantini" e "Ottantini"
démodé, l'avevamo fatto nostro, in barba agli Anni di Piombo che il
resto della giuventù andava preparando. Non ci piaceva la Rivoluzione,
ma non avevamo nemmeno la pretesa di combattere per la pace nel mondo,
cosa troppo difficile da "costruire" soprattutto per dei giovani
imberbi. Perciò ci accontentavamo dell'amore, di costruire
sull'amore. E lo facevamo con gioia. Partivamo dal nostro "piccolo
mondo" di amici per costruire un "grande mondo" più giusto; partivamo
dalle piccole cose, da ognuno di noi, piccolissimo tassello di un
mondo migliore. Eravamo (e tutt'oggi molti lo sono ancora) come delle
piccole formichine operose.
Nelle notti estive in spiaggia, attorno
al fuoco, oltre all'immancabile Neil Young, o alla Canzone del Sole di
Battisti, a un certo punto accadeva sempre che qualcuno di noi
attaccava con:
Son morto con altri cento
son morto che ero bambino
passato per il camino
e adesso sono nel vento
e adesso sono nel vento
"Ad Auschwitz" di Francesco Guccini.
Dopo di questa, era difficile intonare altre canzoni. Fra le ragazze
c'era sempre chi aveva gli occhi lucidi o chi, baciandola, aveva il
tipico sapore di lacrime in bocca. A quel punto c'era sempre qualcuno
che faceva: «Vabbuò, guagliu'... io faccio un tuffo» e si perdeva nel
riflesso metallico della luna. Qualche volta prendevo io la chitarra e
spezzavo il silenzio con:
Dimmi babbo che cos'è
la Felicità
Figlio mio è un frutto che
nasce solo in Libertà...
la bellissima canzone che era sul lato B
del 45 giri della più famosa "Pietre" di Antoine. La
conosci? «Qualunque cosa fai / ovunque te ne vai / e sempre pietre in
faccia prenderai...»
Per noi era ancora molto vicina la
tragedia della guerra. Da bambino, ognuno di noi aveva visto i resti
dei palazzi sventrati dai bombardamenti abbascio 'a Marina.
Era vicinissimo il ricordo dei nostri genitori che si erano visti
sparire compagni d'infanzia, colleghi d'università. Mia madre
raccontava sempre del "dottorino", un giovane ebreo che la sua
famiglia aveva aiutato a nascondersi. Si chiamava Mario Cohen, se non
ricordo male: io ero piccolo quando lei lo raccontava. Chissà che fine
ha fatto... Mio padre lasciò l'università per non sentirsi complice
del fascismo. Poi fu spedito in guerra. Si laureò solo negli Anni
Sessanta, con un lavoro che gli prendeva tutta la giornata e noi
cinque figli a carico.
Caro Nicola, hai tenuto premuto troppo a
lungo il tasto "rewind" e hai fatto un salto indietro nel tempo fino
al 295 a.C., dimenticando date ben più vicine e ben più importanti:
Hai parlato di kamikaze, dimenticando
che oggi non si tratta di kamikaze, ma di terroristi-suicidi. C'è una
grande differenza! Non sono soldati, sono giovani drogati dall'odio e
dall'ideologia di morte, mandati a uccidere soprattutto
bambini. Bambini erano a bordo dell'autobus a Gerusalemme;
ragazzine ucraine erano nella discoteca Dolphinarium a Tel-Aviv;
bambini sono il principale bersaglio, ogni volta.
Se facessero saltare in aria il
pulmino giallo della nostra scuola; se venissero a seminare morte da
Sherwood o alla Pizzeria la Pineta; se si facessero scoppiare nella
folla di Rebecca Club ecc... non credo che continueresti a cercare
spiegazioni e/o giustificazioni al loro gesto.
GIU' LE MANI DAI BAMBINI!
recitava ieri la filastrocca di
Tonio Cartonio.
Veniamo al materiale che hai raccolto.
E' preso da siti di "controinformazione", suppongo. Sappiamo tutti che
l'informazione "ufficiale" spesso è carente e/o faziosa, ma
non è tutto oro quello che luccica. Anche nella
"controinformazione" c'è del marcio. Spesso si gioca al
sensazionalismo, buttando lì fandonie con la pala. A volte
trovi "documenti segretissimi" messi a disposizione di tutti in un
sito web o anche in pubblicazioni cartacee. Ma che segreto di
Pulcinella è, allora!?
Hai scritto della storia dell'Arbusto
Oil. Questa è vera, ma non vedo di che ti meravigli: in molte società
i soci non vanno d'accordo e cercano di fregarsi a vicenda. In questo
caso, è ovvio, la cosa è un tantino più grave che nella Rossi &
Brambilla... "Oh baby baby, it's a wild world..." cantava Yussuf
Islam, quando ancora si chiamava Cat Stevens. Forse non hai mai fatto
società con qualcuno!? Davvero it's a wild world, te
l'assicuro!
Parli di "un barile di petrolio
d’annata, tre etti di diamanti veraci e 250 grammi di oro fresco"
non si capisce se ti riferisci a ricchezze che secondo te sono sul
territorio israelo-palestinese. In caso affermativo, ti invito a dare
un'occhiata a una cartina tematica della zona, per constatare coi tuoi
occhi che nel sottosuolo non c'è un bel niente di tutto ciò. In
Israele si lavorano i diamanti, è verissimo, ma quelli grezzi
sono nella voce "importazione" e quelli lavorati sono nella voce
"esportazione". Nel sottosuolo israeliano, come potrai
constatare, non c'è nemmeno molta acqua. Le falde principali (nemmeno
troppo ricche) sono nella zona palestinese. La fonte principale di
acqua per gli Israeliani è il mare (ci sono i dissalatori) e il Lago
di Tiberiade. In quest'ultimo, da alcuni mesi il Libano, in violazione
delle Convenzioni Internazionali, ha cominciato a riversare le sue
fognature attraverso il Giordano, fiume immissario del suddetto lago.
Bel pasticcio! Anche perché il progetto dell'acquedotto che dalla
Turchia dovrebbe portare acqua in Israele e Palestina, non si sa che
fine farà, adesso che in Turchia c'è un governo fondamentalista.
Caro Nicola, ti chiederai: «Come mai
questo rompiscatole dice con tanta certezza tutte queste cose? Chi si
crede di essere??»
Non mi credo di essere un bel nulla,
oltre me stesso. Se scrivo non è per "diabolica attitudine di
distorcere e offuscare la storia", come tu sostieni. No, non mi
permetterei mai. Ho grande rispetto per tutti le genti: Palestinesi,
Israeliani, Greci, Turchi, Armeni, Curdi, Baschi, Italiani, Americani,
Russi, Indiani, Tedeschi, Maltesi, ecc.. Siamo tutti la stessa
cosa, e non c'è niente di più bello che avere profonda
amicizia con persone da un estremo all'altro del pianeta.
Ho profondo rispetto per l'Islam, da
scrivere con lettera maiuscola e, in certi casi, da pronunciare dopo
essersi ben lavati la bocca. Lo stesso dicasi per il Cristianesimo,
l'Ebraismo, il Buddhismo, l'Induismo, lo Scintoismo ecc..
Ho profondo rispetto anche per chi non
conosco. Guardo con umiltà chi non conosco e ciò che
non conosco, sperando d'imparare a conoscerlo.
Perciò mi permetto di dirti in tutta
sincerità e umiltà che, a mio avviso, tu hai voluto parlare di
argomenti su cui non sei molto ferrato. Non so quali siano i tuoi
interessi, la tua "specializzazione", ma sono certo che tu
sapresti parlare con grandissima cognizione di causa degli argomenti
su cui sei ben preparato. Se mi chiedi (ad esempio) come è
fatta una chitarra, come si fa a ottenere un determinato timbro
piuttosto che un altro, io te lo posso spiegare con piacere, perché lo
so: l'ho messo in pratica per lunghi anni, l'ho studiato, e ho
piacere a condividere con gli altri le mie conoscenze, anche se sono
solo minuscoli granellini di fronte al Sapere. Al contrario, troverei
quanto meno strano se volesse insegnarmi qualcosa di liuteria qualcuno
che della materia sa poco o nulla e si rifiuta di ascoltare la mia
voce.
Per contro, se mi chiedi qualcosa di
chimica, o di giurisprudenza, mi cogli del tutto impreparato ed io non
mi azzarderei mai a fare da maestro di chimica o di legge a
nessuno. Lo stesso, se vuoi parlare di calcio: non so nemmeno quali
siano le regole del gioco!
Perché m'interesso della Palestina?
Semplice: lo ritengo il perno attorno al quale gira il nostro
futuro, il futuro dell'umanità intera. Me ne
interesso da quando ho imparato a studiare la storia: non mi considero
un grande esperto, ma nemmeno mi tiro indietro quando è possibile
discuterne serenamente, senza emotività.
Comunque, sappi che non è il mio unico
interesse: mi piace l'elettronica, mi piace molto leggere, mi piace il
mare anche se non so nuotare quasi, mi piace studiare le lingue:
Russo, Greco moderno, qualche piccola cosa di Arabo (mio padre passò
tre anni prigioniero in Algeria durante la guerra: nonostante la
malaria, il tifo e la piorrea, ebbe modo di farsi permeare dallo
spirito di quel posto, del carattere della gente antica del
deserto. Certe cose un po' si tramandano, e lo dico con orgoglio!). E
poi mi piace molto cucinare: tra l'altro cucino un'ottimo cuos-cous,
che ho battezzato COUS-COUS-AVIV, cioè cuos-cous-primavera, affiancando
parole arabe ed ebraiche in una sorta di convivenza pacifica nel
piatto ("aviv" vuol dire primavera in Ebraico. Tel-Aviv in Italiano
sarebbe Colle Primavera). E' fatto con mille verdurine ridotte in
pezzetti minuscoli. Se mi vieni a trovare te lo preparo con piacere,
accompagnato con un ottimo solopaca rosso...
Ah, dimenticavo: Baricco lo trovo
noiosissimo, tranne "Next" che mi è piaciuto. E tu hai mai letto Erri
De Luca?
Ti auguro un felice Natale e ogni bene a
te e ai tuoi cari.
Fulvio Del Deo
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