Giorgio Gaber - 03-01-03 - Nicola Pagliarulo

 

 

Giorgio Gaber

(…io sono il signor G! Sono il signor G anch’io…)

"Io, se fossi Dio", sarei ben lieto di passare il resto dell’eternità in compagnia del Signor G.

Auguriamoci venga ricordato meglio che "un’intervista interrotta dalla pubblicità"…

"io non mi sento italiano", il lavoro che uscirà postumo, spero comprenda tutto quanto "non so"…

(già, quelli che una volta si contrapponevano agli "impegnati" e che invece oggi…solo loro, anzi noi…) e allora sai che risate…ah, che risate si fa quando si ride…

Di quel riso che potresti anche piangere, perché non ti senti più italiano e ti dispiace…

Perché avresti conservato volentieri il diritto al voto, assieme a un’opinione…

Perché "qualcuno era comunista"…

Perché ami tua moglie nonostante il "Cavaliere Mascarato"…

Perché sei il principe della "negazione"…

Perché appena "affermi", qualcuno ne approfitta…

Perché: "cos’è la destra, cos’è la sinistra"…

Perché è "un mondo di mani"…

Perché "si può"…

Perché "goganga"…

…e allora speriamo in una session con Fabrizio, Pierangelo e Rino, nei sorrisi beffardi, in quelle rughe espressive che solcano il viso di chi un’idea ce l’ha…e fa anche male, perché purtroppo hanno vinto i "non so"…e più t’eri impegnato e più ti resta non so…

Speriamo che si studi il Signor G nelle scuole. Quello con le mutande color pervinca. L’inventore del "teatro-canzone", di musiche e monologhi. L’arguto, il sagace, il giullare melanconico. Uno dei più grandi uomini che l’Italia abbia avuto, senza meritarlo. Un ideologo e, dunque, fuori posto. Un saggio e, dunque, fuori luogo. Una persona vera e, dunque, fuori tempo.

Saluto il grandissimo Giorgio Gaber, con affetto e prostrazione, come "se fosse Dio"…

"…mentre la luna era immobile e bianca, come ai tempi in cui c’era ancora l’uomo…"

 

Nicola Pagliarulo