Maggio 2006                                        Per fortuna i sogni continuano ad esistere e a fare proseliti !

                                                                                 di don Giuliano Zattarin

 

É tornato il tempo dei sogni e delle speranze.

Dopo il passaggio dei barbari, bisogna ricominciare a sognare e ricostruire...

Percorsi di pace, di giustizia e di solidarietà.

Strade dimenticate, in questi anni, anche da molti vescovi italiani!

 

 

 

É sempre cosi! Dopo le cadute e i fracassi, bisogna riprendersi i propri sogni e credere con più forza di prima nei propri ideali e nella possibilità di costruire una società più giusta, più fraterna e solidale.

Senza fare sconti a nessuno e costringendo i potenti e i governanti di turno a collocarsi di fronte alle proprie responsabilità e ai propri doveri.

Tornare a sognare... riprendersi i sogni.

Potrebbe essere la storia di ciascuno di noi.

Potrebbe essere il nostro caso italiano, dopo il cambiamento di governo.

Potrebbe essere, anche se é una situazione differente e più complessa, la vicenda brasiliana in vista delle elezioni governative del prossimo ottobre.

E per capire un po’ meglio che cosa dovremmo riprenderci, sognare e ricostruire, penso che sarebbe interessante e urgente riflettere insieme sulla EDUCAZIONE e sul significato e importanza che l´EDUCAZIONE dovrebbe occupare nella vita di una comunità civile, religiosa e politica.

EDUCARE é formare persone veramente umane, umanizzate e felici.

Tutto questo significa formare persone con molta etica, con principi solidi e con un progetto di vita. E non soltanto di soldi e di posizione sociale!

Senza tutto questo non é possibile essere uomini e essere felici.

EDUCARE, che cosa vuol dire? Che significato ha?

La parola EDUCARE indica guidare e indirizzare verso l´esterno.

La parola PEDAGOGIA indica aiutare le persone nella traversata della vita.

EDUCARE é stimolare e svegliare le persone per la traversata che sono chiamate a fare nella propria storia quotidiana e nel pezzo di storia con gli altri che la vita ci offre.

É aiutarle perché possano incontrare e realizzare il loro percorso di vita.

E non soltanto!

É anche provocare in tutti, soprattutto nei giovani, una traversata che guidi fuori da questa situazione terribile e disumana di alienazione, ignoranza, illusione, sfruttamento, dipendenza, ingiustizia e impunità, in cui molti di noi sono stati obbligati a vivere e continuano a vivere.

Lo stesso Gesù visse una situazione terribile e disumana durante i trenta anni che abitò a Nazaret.

Fu, quella situazione, la sua scuola e il suo ambiente di coscientizzazione e di formazione.

Egli non si rassegnò, come capita a molti di noi che diciamo: “Ma che ci posso fare per cambiare questa situazione? Niente!”.

In nome di Dio, Gesù prese posizione...

La Bibbia lo aiutò nel compito di osservare e ponderare bene la situazione e scoprire cosi la sua missione e la sua responsabilità.

A trent'anni, dopo il battesimo di Giovanni, Egli torna nella sinagoga, in cui fin da piccolo aveva partecipato alla vita comunitaria.

E nel momento della lettura, Egli si alza e legge il testo di Isaia, che parlava dei poveri, dei prigionieri, dei ciechi e degli oppressi e chiarisce e spiega il senso della missione che aveva ricevuto dal Padre: “Annunciare la buona notizia ai poveri, proclamare la liberazione ai prigionieri, il ritorno della vista ai ciechi, restituire la libertà agli oppressi” (Lc 4,18).

E riprendendo la tradizione dei profeti, Egli proclama un anno di grazia da parte del Signore (Lc 4,19).

Terminata la lettura, attualizza il testo di Isaia e lo riconduce alla vita del suo popolo, dicendo: “Oggi, si é compiuta questa Scrittura che avete ascoltato!” (Lc 4,21).

La missione che noi abbiamo ricevuto da Gesù é la stessa che egli ricevette dal Padre; “Come il Padre mi mandò, cosi io mando voi” (Gv 20,21).

La missione era e continua ad essere quella di educare, in Brasile come in Itália, le persone, soprattutto i giovani, a fare una traversata che possa condurre fuori da questa situazione di oppressione culturale, di individualismo esistenziale, di cecità spirituale e di alienazione civile e religiosa e cercare un nuovo modo di convivere per tutti, in cui la persona possa crescere ed essere in sintonia con il progetto secondo il quale Dio la sognò e la pensò...

Facciamo un esame di coscienza, con onestà e coraggio:

Sarà che la nostra società, italiana e brasiliana, realmente desidera, o meglio, dimostra che la solidarietà e gli interessi del bene comune sorpassano i suoi interessi particolari e corporativi?

Qui in Brasile e in Itália, quando andiamo a votare, per esempio, per i nostri parlamentari, sarà che scegliamo pensando al bene comune, con una particolare attenzione ai più poveri e a quelli che più faticano, economicamente e moralmente, o pensiamo soltanto ai favori, ai vantaggi che potremmo ottenere, appoggiando e sostenendo quella determinata persona o schieramento politico?

É urgente rivedere i nostri atteggiamenti e le nostre scelte.

 Se non facciamo tutto questo con una certa urgenza, serietà e responsabilità, finiremo col diventare ostaggi di questo mondo crudele e ammalato.

Incalza la necessità di spezzare la logica dei falsi valori dell'individualismo e del tornaconto personale.

Pensare e agire in funzione del bene pubblico, in funzione del collettivo, é uno dei grandi insegnamenti di Gesù Cristo per la nostra vita.

Solamente in questa maniera riusciremo a sfuggire alle trappole di questa società e a portare, finalmente, già da ora, il Regno di Dio in mezzo a noi.

Importante come la solidarietà é la questione della democrazia.

Democrazia non é soltanto un regime, una forma di governo. Democrazia deve essere una cultura... Io devo essere democrático con i figli, con la moglie o con il marito, con il collega di lavoro e con la donna che aiuta nelle faccende di casa....

La democrazia come cultura e persino come espressione e concretizzazione della mia fede, se sono credente in Gesù di Nazaret.

La democrazia dovrebbe permeare tutta la nostra esistenza.... E ancora di più!

Riusciremo a trasformare la nostra società soltanto trasformando la cultura.

Un cambiamento puramente economico, senza cambiare la cultura, non trasforma la realtà.

C´é bisogno di gente, di persone che siano agenti di trasformazione nella Chiesa e nella società, in collaborazione con tutti i gruppi e associazioni che scommettono non soltanto nella trasformazione, ma soprattutto nella trasfigurazione dell´umanitá.

La sfida é grande, la posta in gioco é decisiva, il momento storico che stiamo vivendo complesso e affascinante.

Si tratta di imparare di nuovo a CONOSCERE e a PENSARE.

Reimparare a conoscere e a pensare é fondamentale e determinante in un mondo di molte informazioni e di scarso pensiero.

Più che ingombrare la nostra mente con dati e nozioni che qualsiasi computer può scoprire e fornire, é un dovere morale saper pensare con lucidità, senso critico e libertà.

Marx annunciava un nuovo mondo, una società diversa: “I filosofi si accontentarono di interpretare il mondo in tanti modi differenti... si tratta adesso di trasformarlo!”.

Stiamo vivendo nell'era della prassi e dell'impegno.

I vescovi latino-americani, a Medellin, fecero, seppur in un´altra prospettiva, una dichiarazione similare: “Non é sufficiente riflettere, raggiungere maggiore chiarezza e parlare. Bisogna agire... Questo tempo continua ad essere l´ora della PAROLA, ma é diventato, con drammatica urgenza, il tempo dell'AZIONE”.

In questa “ora” di AZIONE, é necessario “imparare a fare”!

Sta crescendo l´individualismo, il tornaconto personale. Anche nelle persone che frequentano, ogni domenica, le nostre chiese e che comunicano il pane di comunione e di condivisione che é Gesù.

Come reazione, le persone percepiscono che in questa situazione di EGOISMO, incontrano la vera morte.

Imparare a convivere diventa problema di vita o di morte, se vogliamo esistere umanamente e agire con coraggio e con fede in un mondo narcisista e ripiegato su sé stesso.

Questo vale tanto per il mondo della conoscenza, come per il mondo dell'azione.

Sorgono i più diversi collettivi di studio e di lavoro.

Saper stare e saper lavorare con gli altri occupa un posto importante anche nella scelta dei tecnici e impiegati di impresa.

La convivenza diventa passaggio obbligato nella formazione dei giovani.

E non serve a nulla conoscere, fare, convivere, se non sappiamo chi siamo e chi é l´altro.

Altra esigenza impellente e decisiva nell'educazione e formazione di una persona é quella di imparare ad essere.

Le dimensioni del nostro essere sono frutto di conoscenza e di impegno, di scoperta e di cammino personale.

In questo miscuglio di auto-esplorazione e di costruzione, ci si incammina per le strade dell'essere.

Bisogna inoltre aggiungere e non dimenticare che la formazione dei giovani risulterebbe incompleta se non contemplasse anche uno sguardo profondo e libero rivolto a Dio e alla trascendenza.... Come intendere, conoscere, comprendere e interpretare Dio, il suo progetto salvifico, la sua volontà?

Come percepire e riconoscere la sua presenza nella nostra storia personale e nella storia dell'umanità?

Come discernere la volontà di Dio, vivendo il discernimento come un atteggiamento fondamentale di libertà di fronte a tutte le cose?

Imparare a discernere é investire tutte le nostre energie critiche nella conoscenza dei nostri condizionamenti per poterci liberare il più possibile da essi.

É un processo continuo di liberazione dalle catene...

Quanto più siamo liberi, più puro e meno condizionato é l´atteggiamento del discernere.

In questo cammino di apprendimento, tutti i pilastri, CONOSCERE, FARE, CONVIVERE, ESSERE e DISCERNERE, sono preceduti da un solo e medesimo verbo: IMPARARE A ...

La grande sfida é entrare in questa dinamica.

Imparare, apprendere, riscoprire, ricominciare...

EDUCARE E FORMARE é esattamente aiutare le persone a scoprire e a vivere questo processo creativo e rigenerativo di “imparare a” e continuare a realizzarlo e concretizzarlo nei diversi pilastri.

Per tutta la vita.... Nella convinzione che tutto l´universo e tutta la realtà é un coktail di ordine, disordine e di organizzazione.

Viviamo in un mondo dove non si può ignorare l´imprevisto, l´incerto, il disordine.

Siamo chiamati a sfidare il disordine, il pensiero debole, l´istinto e l´istante e tutto questo con grande realismo e simpatia e amore verso questo mondo e questa storia, senza lanciare anatemi, ma standoci dentro e camminando con le sue presenze e le sue assenze.

In un mondo di puro ordine, di perfezione assicurata e garantita, non ci sarebbe innovazione, creazione, evoluzione.... Non ci sarebbe esistenza vera, non sarebbe possibile l´attesa sofferta di un mondo nuovo.... Perderemmo il gusto e il sapore dell'umano e del limite.... L´uomo scomparirebbe...

Il nostro compito di uomini e donne cristiani é quello di assumerci in prima persona la responsabilità di prendere nelle nostre mani la vita che abbiamo e il destino che sogniamo, in un duplice movimento di ampliare le personali qualità umane e religiose e di impegnarci nella trasformazione-trasfigurazione della società in cui viviamo.

A ciascuno incombe il compito di modellare liberamente la propria vita allo scopo di partecipare nel processo costruttivo della società.

Possiamo riassumere il percorso in tre parole: un cammino personalizzato, in continua gestazione e maturazione, nella ricerca del bene comune.

L´educazione é il vero passaporto per la vita, con la doppia conoscenza di sé stessi e degli altri, per poter partecipare, mediante una azione collettiva, alla costruzione di una convivenza umana gradevole e salutare.

Paulo Freire, grande pensatore e pedagogo brasiliano, diceva: “Nessuno educa nessuno. Nessuno si educa da solo. Le persone si educano insieme, nella trasformazione del mondo”.

In questo periodo storico, forse sta mancando, sia qui in Brasile come in Italia, un profetismo lucido e coraggioso, sia a livello di ambienti ecclesiastici, sia a livello di coscienze civili. Anche da parte delle gerarchie cattoliche!

Sta venendo meno, é mancato in questi anni, quel coraggio profetico di cui la Chiesa dovrebbe essere maestra e testimone.

Per fedeltà alla sua missione. Per fedeltà al suo Maestro e Fondatore.

Sta prendendo piede fra di noi una certa linea di pensiero che difende e sostiene la necessità di abbassare e smorzare le pretese utopiche, dicendo chiaramente che gli ideali di condivisione e di fraternità non sono più di moda o all'ordine del giorno.

Si é abbassato l´orizzonte che alimentava il sogno di costruire una società in cui tutti potessero vivere con dignità.

Le decisioni ufficiali accentuano la tendenza di percorrere il cammino sempre più angusto di restare nel possibile....

C´é poca audacia nel cercare l´apparentemente impossibile, in modo tale che quello che prima sembrava irrealizzabile, possa concretizzarsi.

E tutto questo, sostenuto da un pensiero debole, in mezzo a una realtà fragile ed effimera, in cui le apparenze valgono più dei contenuti.

Per fortuna e per grazia di Dio, ci sono ancora, in mezzo a tutto questo abbassamento degli orizzonti utopici, persone che hanno il coraggio di remare e navigare controcorrente e di valorizzare, esaltandola e concretizzandola nella propria vita, la dimensione comunitaria dell'esistenza, ricostruendo le relazioni interpersonali, come fondamento per creare relazioni sociali più giuste e fraterne.

Dobbiamo tornare  a sognare....

Per poter essere fedeli a Gesù Cristo e al vero e profondo significato della nostra vita.

L´augurio che, ancora una volta, ci facciamo e che continuamente siamo chiamati a ripeterci (dentro di noi e fra di noi) é di essere, con umiltà e coraggio, piccoli grandi sognatori dentro al grande sogno di Dio, che é il suo Regno di Pace, di Giustizia, di Fraternità.

 

Con affetto,                                                                                          don Giuliano