PASQUA 2006  -   L’ULTIMA PAROLA

 

 

Non darsi mai per vinti!

Ricominciare sempre…

Non esiste la morte se la nostra vita è radicata in un grande SOGNO.

Resistere ogni giorno a tutti gli attacchi della morte…

Di qualsiasi genere!

 

Buona Pasqua a tutti gli amici e a tutte quelle persone, credenti e non, che sognano, coltivano desideri e speranze e sanno intravvedere, dentro le pieghe della storia, nonostante tutto, la possibilità, la gratuità e la gestazione di un mondo diverso, più umano, più giusto e più fraterno.

Ogni anno, stimolati dalla Pasqua di Gesù e dal rifiorire della primavera, siamo sollecitati e invitati a rinnovare la nostra UTOPIA di un mondo nuovo, di cui la Resurrezione di Gesù è, per noi cristiani, il primo frutto.

Ma anche per chi non crede, la possibilità e la speranza di un mondo nuovo e di una vita nuova, potrebbe essere un’ approdo e una spiaggia interessante e degna di attenzione e riflessione…

Un attracco per la barca, a volte barcollante, della nostra vita.

Dobbiamo trovare e inventare strade comuni su cui camminare, credenti e non credenti, per dare un senso al nostro camminare e muoverci su questa terra, perché il nostro vivere non sia un procedere nel buio o verso l’indistinto, ma verso una pienezza di senso e di significato che, anche se non riusciamo sempre a chiamarlo Dio, ci supera e ci oltrepassa.

Sta oltre e altrove!

Ci abita, ci orienta e ci illumina…

E’ l’amore che fa soffrire. Che fa morire e che fa vivere…

E che ci orienta e ci fa camminare e ogni persona vive la sua piccola e grande storia di sofferenza e di amore. E di cammino…

Anche Dio non ha voluto sottrarsi alla nostra condizione umana.

Anche Lui vive la sua storia di sofferenza e di amore a causa della sua amicizia con gli uomini e con tutta la creazione.

Nietzsche arriva a dire che anche Dio ha il suo inferno ed è il suo amore per gli uomini!

Dio ci mostra, in Gesù, che Egli sta dalla parte di tutti quelli che sono esclusi in nome di qualsiasi istanza e con qualsiasi giustificazione.

Dio ci mostra, in Gesù, che sceglie il servizio e che è contro il potere oppressore.

Dio ci mostra, in Gesù, che sceglie la misericordia e che è contro ogni sorta di legalismo.

Dio ci  mostra, in Gesù, che sceglie la vita delle persone umane e che è contro tutte le strutture che generano morte.

Nelle scelte di Gesù, incontriamo le scelte di Dio.

E il Dio di Gesù é il Dio della vita e della pienezza. E’ un Dio di senso e non un Dio insensato.

A tal punto che tutta la storia di Gesù non può concludersi con la croce e con la morte, ma attraverso la croce e la morte, poiché dopo la croce arriva la risurrezione, che diventa il senso e la bellezza della vita di Gesù, il grande segnale attraverso cui Dio ci fa conoscere anche l’altra faccia della sua realtà, la faccia vittoriosa e luminosa della vita.

Questo Dio che si auto-umiliò ad un livello semplicemente impensabile per la mente umana, rivela, nella resurrezione di Gesù, che questa umiliazione non è e mai sarà inutile, sterile e assurda.

La sofferenza di Gesù, mediante la Risurrezione, è superata, redenta e valorizzata perché nella logica di Dio non è al dolore che spetta l’ultima parola, ma soltanto a quella gioia piena  e totale che si trasforma in vita donata e condivisa.

Se la storia di Gesù si conclude con la Risurrezione, allora possiamo sperare che anche la storia di Dio e del suo amore con gli esseri umani non può terminare con la tragedia di una separazione eterna tra questi esseri umani e il loro Dio.

Sarà l’amore e non l’odio e il rifiuto, ad avere l’ultima parola!

La storia del rapporto difficile e complicato tra Dio e le sue creature, si concluderà con il trionfo della vita e questa vita sarà l’unione piena, infinita  e amorosa con quelli che fin dall’ inizio della creazione sono stati e saranno sempre la grande passione di Dio, gli esseri umani.

E’ questa la grande speranza che muove e orienta tutti i nostri passi…

E’ la speranza che il segnale della risurrezione non sarà soltanto la prova che Dio non lasciò suo Figlio nella morte.

La stessa Resurrezione, molto al di là del suo significato per Gesù, diventa anche il grande segnale escatologico di SPERANZA per l’umanità e per questo Dio tanto umano.

Il Dio della vita, definitivamente, trionfa sopra la morte.

E, senza dubbio, non poteva essere diversamente.

Stava scritto nel DNA della relazione e dell’amicizia di Dio con gli uomini, che la vita continuasse sempre, che la vita avesse un futuro più grande e più bello del presente.

Una eventuale non-vita, una eventuale non-continuazione di questa storia di amore di Dio con gli uomini, sarebbe contraddire la verità e la profondità di questa storia!

Stava scritto nelle scelte di Gesù per l’uomo, per gli uomini e le donne del suo tempo e di tutti i tempi, che la vita, prima o poi, dovesse trionfare per sempre.

E in Gesù scopriamo le vere caratteristiche di Dio, il più delle volte molto distanti da quelle che siamo stati abituati a conoscere, fin da piccoli, nella nostra educazione  e formazione cristiana.

In Gesù non incontriamo il Dio eterno, onnipotente, trascendente e onnisciente…

Scopriamo invece la gioia e la tenerezza di un Dio umile, piccolo, fragile… che cammina con gli uomini e le donne dentro a questa storia che tutti stiamo soffrendo, vivendo e sognando.

E’un Dio con noi e non un Dio contro di noi o lontano da noi.

Se una diversità esiste fra Lui e noi, non è una diversità che esclude, ma che include chiunque si avvicini a Lui per vivere con Lui una storia di amicizia e di amore.

Scopriamo un Dio materno, che si preoccupa del nostro star bene, coinvolto nella ricerca della nostra vera felicità.

Scopriamo il Dio dell’incondizionale scelta di amore per l’uomo, affinché l’uomo possieda la vita.

“Io sono venuto perché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”.

Gesù, una volta per tutte, spezzò un meccanismo che giustificava immagini e concezioni di un Dio che incuteva paura e pretendeva sacrifici.

La sua risposta all’odio è l’amore. La sua reazione all’aggressione non è la contro-aggressione, ma l’accettazione  e il perdono del malfattore.

In tale maniera Egli distrusse lo schema dei sacrifici e delle espiazioni che producono continuamente nuove vittime. L’agire di Dio è diverso… Dio è come è Gesù!

Tale differenza era tanto scandalosa al tempo di Gesù, che persino le persone che lo seguivano incontravano difficoltà nell’accettarla.

La nuova concezione di un Dio di amore, era in contrasto con tutto quello che avevano interiorizzato in continuità con una tradizione religiosa di secoli.

Contro tutta questa tradizione, Dio si manifesta in Gesù, in maniera completamente nuova.

Il suo slogan è la misericordia, senza condizioni, dell’amore e le sue linee di azione sono tracciate nel grande testo del discorso della montagna (cf Mt 5, 2-12; Lc 6, 20-26).

Egli risponde all’odio con l’amore, all’aggressione con la tenerezza, al rifiuto con un nuovo invito.

Tale atteggiamento divino è BUONA NOTIZIA per generazioni di fedeli che furono oppressi e impauriti attraverso le immagini di un Dio giustiziere e carnefice, punitivo e compiacente di essere così.

Se questo Dio, per dichiararsi soddisfatto, esige la morte crudele dello stesso suo Figlio – così molti si domandavano – che cosa può esigere da noi, che al massimo possiamo essere chiamati suoi figli adottivi?

La conseguenza di queste riflessioni erano la paura e il rifiuto.

Tali immagini di Dio – così come dice e spiega l’esegesi psicanalitica di oggi – sono, per la verità, immagini umane, che non corrispondono alla rivelazione.

Differenziandosi, distaccandosi e distruggendo queste immagini, in Gesù si manifesta e appare il Dio vero!

E il suo messaggio non incute paura, ma trasmette amore.

Il suo invito è umile e pieno di tenerezza. Non è per nulla il comando di un imperatore onnipotente.

“Venite  a me, voi tutti che siete, a volte, stanchi di voi stessi e della vostra vita… Affaticati per il peso delle vostre giornate e io vi offrirò riposo e la possibilità di ritrovare le vostre forze, i vostri sogni… Seguitemi e siate miei discepoli e non abbiate timore, perché io sono buono e umile di cuore, e in mia compagnia potrete ritrovare il coraggio per continuare  a vivere e camminare…

Perché seguirmi è una dolce gioia e essere miei discepoli è la scoperta più bella della vita! (Mt 11, 28-30).

Ad un siffatto invito di amore, il nostro cuore può rispondere con amore.

Davanti a questo Dio umile, possiamo alzarci, metterci in cammino con Lui e riconoscere e stringere la sua mano amica.

Incoraggiati dalla totale solidarietà di questo Dio con noi, possiamo cominciare a essere solidali insieme a Lui.

E questa solidarietà si manifesta, innanzitutto, attraverso la solidarietà con quelli verso i quali lo stesso Dio è solidale: in modo particolare coloro che furono schiacciati, esclusi o rifiutati.

Possiamo essere così perché Dio è così!

E’ questa la grande verità nella quale culmina, alla grande, tutto il messaggio e la persona di Gesù.

E un tale messaggio, di gioia unica, di libertà totale e di amore incondizionato, non poteva non essere un messaggio ETERNO, l’utopia di quel mondo nuovo di cui la risurrezione di Gesù è il primo frutto.

In Gesù Risorto comincia una nuova storia. Una storia di uomini e di donne, liberi e fedeli…

I nostri cuori perduti, aggrappati all’ amore di Dio e il cuore di Dio, aggrappato all’amore di quelli che sempre amò!

Ecco, alla fine, il compimento e l’ultimo destino di questa storia di amore che Dio, più o meno quattromila anni fa, cominciò con un gruppo di semi-nomadi dispersi nel deserto.

Una storia che continua e che è vissuta oggi, qui nel secco sertão brasiliano, come nel nebbioso nostro Polesine e in tutti i luoghi del mondo.

Con nel cuore la speranza che tutto abbia un senso, che le nostre lotte di resistenza oggi, siano portatrici di un mondo nuovo domani, che i poveri del mondo raggiungano una maturità e una libertà tali da insegnarci e regalarci un  nuovo modo di pensare e di agire.

Un modo inedito di essere uomini e di essere donne… e di costruire storia e futuro.

Che il nostro camminare tortuoso e a volte faticoso attraverso l’immensità di spazi esistenziali, culturali e geografici differenti, in apparenza sperduti e dimenticati, sia la continuazione di quella storia di cammino di Dio con gli uomini iniziata tanti e tanti anni fa e che si sta realizzando e concretizzando in mezzo a noi oggi, rivelando e svelando quella camminata di un popolo con il suo Dio come il segnale della nostra stessa camminata come umanità universale e come comunità particolare, in direzione ad un destino verso il quale la resurrezione di Gesù si erge come ultimo e definitivo segnale.

Non è facile sognare… non è facile resistere a tutti gli attacchi della morte… non è facile parlare e gridare la vita, dentro le innumerevoli situazioni di morte!

Sta entrando nella cultura attuale un nuovo determinismo, estremamente pericoloso per i più poveri e per i settori più deboli della nostra società.

Di fatto, i processi e i cambiamenti in corso, come il primato del mercato, la globalizzazione e il progresso tecnologico, si presentano e avanzano come inesorabili e ineluttabili.

Non c’è nulla che possa fermarli e riorientarli.

Non rimane che adeguarsi e adattarsi.

E’ il fatalismo del pensiero unico!

Questa ideologia, totalmente funzionale al capitalismo neoliberale, è una dottrina di rassegnazione. E per i più poveri, diventa la cultura della disperazione!

Per quanto i cristiani facciano di tutto per smorzare e addomesticare la forza di irruzione della fede nella storia, esiste nella stessa fede una componente innata e fondativa di ribellione, impossibile da sradicare e da rimuovere.

“Non conformatevi a questo mondo, ma rinnovatevi e trasformatevi nel vostro modo di pensare e di agire”.

Come cristiani, dobbiamo riattivare, secondo le urgenze del nostro tempo, il potenziale rivoluzionario della fede.

La Chiesa non è soltanto la Chiesa della fede e della carità. E’ anche la Chiesa della speranza.

Dobbiamo riappropriarci di quella SPERANZA che trionfa sopra il peccato e sopra la morte.

La speranza che il Regno di Dio arriverà e sarà una risposta di giustizia alle speranze più nascoste e più sofferte di tutti gli esseri umani.

Dio compirà i suoi progetti, nonostante tutte le resistenze, contro tutte le opposizioni, al di là di tutti i contrattempi!

Sta qui la grande promessa, sopra cui poggia la SPERANZA finale che fonda tutte le altre…

 

Buona Pasqua 2006.

                                                                                                                        Con affetto, don Giuliano.

 

 

PASQUA 2006

Una ragazza aveva una malattia terminale e le avevano diagnosticato soltanto tre mesi di vita.

Un giorno, mentre stava mettendo in ordine le cose nella sua casa, chiamó il parroco per conversare con lui a riguardo del suo funerale.

La ragazza parló con il parroco delle musiche che desiderava fossero suonate, scelse i testi biblici che dovevano essere letti durante la celebrazione e persino conversó con il parroco sopra il vestito con il quale voleva essere sepolta.

Era tutto concordato e il parroco se ne stava andando quando la ragazza lo richiamó indietro.

C´é qualcos´altro, don Sergio!

E che é figlia mia?

Quello che sto per dire é molto importante... Desidero essere sepolta con una forchetta nella mia mano destra!

Il parroco la guardo meravigliato e stupito, senza sapere come reagire.

Il signor parroco resto imbarazzato, non é vero, don Sergio?

A dir la veritá, figlia mia, sí, sono rimasto un poco sconcertato.

La ragazza continuó: “In tutti i miei anni di lavoro sociale e di aiuto nelle mense della comunitá, ogni volta che i piatti venivano tolti dalle tavole, una voce dolce diceva: possono tenere le forchette! Era il momento che mi piaceva di piú, perché io sapevo che il pranzo non era ancora terminato e che doveva arrivare qualcosa di migliore, una torta di cioccolato o una deliziosa torta di mele.

Per questo, io desidero che le persone mi vedano in quella cassa con una forchetta nella mano e si domandino: perché la forchetta? E Lei dovrá rispondere: possono tenere le forchette, perché la parte migliore deve ancora arrivare!”.

Durante il funerale, tutti osservavano la cassa della ragazza e chiedevano al parroco che stava lí accanto, il perché della forchetta nella mano.

E, ogni volta, egli sorrideva.

Durante la sepoltura, il parroco raccontó alla gente la conversazione che egli aveva avuto con la ragazza e anche il significato che la forchetta aveva per lei.

“Tengano ben ferme nella mano le forchette, perché il meglio deve ancora venire!”.

La PASQUA é la grande festa dei cristiani.

É la festa della gioia perché Cristo é risorto, vincendo la morte.

Stiamo vivendo in un mondo con poca gioia e scarsa speranza.

Gioia e speranza di cui noi cristiani dovremmo essere portatori e messaggeri.

Qualcosa dovrebbe cambiare nel mondo quando ascoltiamo con attenzione la Parola di Dio!

Qualcosa dovrebbe cambiare nella nostra vita, nella Chiesa e nel mondo, se vogliamo che sia una vera Pasqua!

L´augurio é che tutti possiamo vivere la grande festa di Pasqua e portare nel cuore la sconcertante e liberante notizia: Gesú Cristo é risorto!

Io so che Egli é risorto:

 

Buona Pasqua a tutti gli amici!

                                                                                                                          Con affetto don Giuliano