«Ua giovane numeraria, nuda nella penombra della sua
stanza, si frusta ripetutamente con violenza, e nello stesso momento un
gruppo di banchieri, nei loro eleganti gessati grigi, si stringono
attorno a una tomba, in una cripta sotterranea, per saldare con la
preghiera il loro patto indissolubile [Anche Antonio Fazio e la
senatrice Binetti sono dell'Opus Dei]. In un'altra parte del mondo, un
ragazzo che ha compiuto la stessa scelta di vita stringe attorno alla
propria coscia un cilicio di metallo le cui punte gli trafiggono la
carne e, nello stesso istante, in una cerimonia con capi di Stato e di
governo, ministri e intellettuali, industriali e finanzieri, un
discusso sacerdote spagnolo di nome Josemarìa Escrivà de Balaguer viene
fatto santo da Papa Wojtila, il "santo subito"» Così si apre il
rapporto Opus Dei Segreta di Ferruccio Pinotti.
Si sappia che l'Opus Dei è una prelatura personale,
e che risponde direttamente ed esclusivamente al pontefice - il quale,
quindi, è moralmente e giuridicamente responsabile in prima persona di
ciò che in esso avviene. I nomi degli appartenenti all'Ordine,
soprattutto di quelli inseriti nei posti chiave della società, del
potere, sono segreti ma le organizzazioni segrete sono proibite e
punite dall'articolo 18 della Costituzione e dalla Legge 25 gennaio
1982 n. 17.
Le persone uscite dall'Opus Dei e intervistate da
Pinotti dipingono un quadro in cui quanto abbiamo sin ora esposto in
fatto di manipolazione mentale entro le organizzazioni religiose si
integra con la politica e la finanza mondiali. Ampia letteratura
attribuisce a finanzieri operanti per l' Opus Dei storni di fondi e
favoritismi, a beneficio di esso, che hanno portato a dissesti
finanziari notevoli. Le loro storie e le storie dei loro confratelli
sono storie di persone intelligenti e colte, ma accomunate da una forte
dipendenza, dal bisogno di credere e di affidarsi a un grembo che tutto
contiene e protegge, ma che, come poi si scopre, tutto controlla, tutto
esige. Anche sotto la pressione dell'ambiente familiare e sociale, o
inseguendo un ideale mistico, si sono arruolate nell'Ordine.
Gradualmente la persona è assorbita, perde ogni capacità di critica, di
valutazione della realtà, di resistenza. Perde l'amor proprio, la
capacità relazionale, la libertà, qualsiasi autonomia. Perde il
contatto financo con le esigenze, i segnali, gli allarmi che vengono
dal proprio corpo. Perde il diritto alle cure mediche - che non siano
quelle dei medici e delle cliniche dell'Opus Dei. Sottomissione totale
al Salvatore, al Padreterno - cioè alla organizzazione.
Viene fatto di chiedersi come sia possibile che
persone considerabili come normali, colte, intelligenti, inserite in
una realtà moderna, tecnologica, scientifica, possano cacciarsi
liberamente in simili situazioni, nelle quali perdono tutto, soffrono e
non possono ottenere la soluzione reale dei problemi, delle sofferenze,
delle perdite, dei nuclei tragici dell'esistenza, che apparentemente le
spingono a tali passi. La risposta è che l'uomo "normale" non è affatto
quale presume e dichiara di essere. E' assai più dipendente,
irragionevole, bambino, cieco e inconsapevole. I manipolatori religiosi
hanno facile gioco. La preesistente disposizione alla fede religiosa,
nei casi in questione, Ë una condizione imprescindibile, un fattore di
rischio primario.
L'annullamento della persona destinata alla
sottomissione totale, nei racconti degli interessati, vede all'opera
tutto l'armamentario che abbiamo descritto, ma in forme esacerbate,
radicali.
Vi è un indice di libri e autori proibiti, tra i
quali spiccano, ovviamente, Marx, Freud, Feuerbach, mentre sorprende la
mancanza di Kant, che è colui che dimostra l'impossibilità del preteso
sapere metafisico, quindi pure di quello teologico. Forse è troppo
difficile per costituire un pericolo.
I numerari e le numerarie, ossia coloro che sono
entrati nell'ordine, sono sottoposti a torture fisiche e psichiche.
Per due ore al giorno devono indossare il cilicio,
una fascia con punte acuminate all'interno.
Ogni sabato devono flagellarsi con la frusta detta
"disciplina".
Le donne devono dormire su una tavola di legno. Si
pratica la privazione del sonno, non si consente ai neofiti di
recuperare le forze. «Per l'intero primo anno vissi un senso di
stanchezza fuori del normale... L'asse di legno su cui dormivo e il
cilicio mi procuravano una tensione muscolare costante, dalla quale non
riuscivo a liberarmi, ma neppure a rendermene conto. Non avevo [per i
primi l0 anni] alcuna consapevolezza del mio corpo, non ne ascoltavo i
segnali, perché l'insegnamento che mi sentivo ripetere quotidianamente
era quello di dover arrivare alla fine dei miei giorni spremuta come un
limone».
Le vecchie amicizie vengono sciolte, la persona si
radica socialmente nell'Ordine. Gli interni devono consacrarsi a
lavorare per l'Ordine; non esistono retribuzioni né previdenza
pensionistica; si sta nell'Ordine fino alla morte, oppure si esce senza
diritti. Per conseguenza, arrivati alla trentina o alla quarantina non
si ha più scelta: bisogna restare dentro e obbedire.
Gli interni non possono avere nel portafogli più di
una trentina di Euro - tutto è preordinato ad accrescere la dipendenza
in ogni aspetto della vita.
Tutti devono versare i loro redditi all'ordine e
fare testamento in suo favore.
Tutti, numerari e soprannumerari (ossia interni ed
esterni) siglano un patto di obbedienza anche nella vita esterna - il
che costituisce incompatibilità ne caso di magistrati e pubblici
funzionari, che sono tenuti a eseguire i comandi dell'Ordine anche
nelle loro vesti pubbliche.
Tutti devono raccontare e confessare tutto di sé,
del proprio passato, del presente, delle scelte che intendono compiere,
a un direttore spirituale: davanti all'Opus si è nudi, trasparenti,
senza segreti. Per contro, ai compagni non si deve dire nulla di sé,
tutto è segreto, riservato. Il direttore spirituale, gradualmente,
viene a sapere tutto del devoto, a fagocitarne l'anima, per così dire.
Instaura un rapporto di potere e sottomissione, non di comprensione:
«Una volta che il tuo direttore spirituale diviene il contenitore della
tua vita, tu non ti svincoli più».
Si favorisce, con ciò, il transfert e la dipendenza
verticale, scoraggiando quelli orizzontali.
I neofiti si impegnano al proselitismo e ricevono
una formazione specifica per reclutare altri neofiti, secondo un
sistema multi-levei.
Le tecniche di suggestione sono ben effigiate da
Emanuela Pro vera di Milano, che così racconta: «Quando entrò Don
Alvaro l'emozione, in effetti, fu fortissima. Dopo una pausa di
silenzio carica di tensione, iniziò a parlarci con voce profonda e
decisa. Disse che Dio ci amava da tanti secoli nel Tabernacolo, perché
ci amava da impazzire, tanto da esser morto sulla Croce per ciascuno di
noi [e che quindi noi eravamo in debito verso di lui, cioè verso l'Opus
Dei che lo rappresenta, e dovevamo sdebitarci consegnandoci a esso
totalmente]. Le sue parole penetravano nel nostro inconscio come una
musica». Poco dopo, a pagina 40, Emanuela racconta di come la
direttrice spirituale esige il pagamento del debito: «Nell'Opera si
viene a morire sulla Croce».
Le tecniche di arruolamento si basano
sull'individuare i bisogni più profondi e più dolenti, sul fare leva su
di essi, sull'accreditare l'Ordine come capace di dare loro una
meravigliosa risposta. Mariagrazia Zecchinelli di Verona molto
efficacemente parla dell' «apostolato dell'amicizia»: far credere al
mal capitato di offrirgli amicizia, affetto, comprensione,
apprezzamento, mentre lo scopo è quello d'irretirlo.
Amina Mazzali, un'altra fuoriuscita dell'Opera del
Signore, racconta: «Prima di essere ammessi all'istituto, era
necessario sostenere un colloquio per stabilire le attitudini e le
propensioni alla scelta del, liceo e fu così che incontrai una
numeraria dell'Opus Dei, tale Paola Binetti, psichiatra. [...] Aveva
una capacità di persuasione e d'influenza psicologica davvero
incredibili. Alla fine mi convinse e m'iscrissi al Classico». In
effetti, la Senatrice Paola Binetti, del Partito Democratico, è
psichiatra, specializzata all'università di Navarra, numeraria
dell'Opus Dei. Dichiara di portare il cilicio e di flagellarsi.
Ogni doglianza, ogni dichiarazione di disagio,
d'insoddisfazione, di sofferenza psichica e fisica, viene ritorta su
chi la fa interpretandola come sintomo non di eccessiva privazione,
sforzo, disciplina, ecc., ma, al contrario, d'insufficiente abbandono,
mortificazione, sottomissione, negazione, svuotamento del proprio sé
nella confessione. «Di fronte a un disagio psicologico mi veniva dato
un rimedio spirituale. Prega e sii più distaccata dalla salute... tu
pensa all'apostolato [ossia a lavorare per l'Opus Dei]. Queste cose ti
succedono perché sei troppo centrata su di te. Questa sofferenza tu
offrila per le anime, non ci pensare». Praticamente la psiche,
consciamente o inconsciamente, impara che Ë meglio non lamentarsi mai
perché ogni lamentela viene interpretata, di autorità, come imputabile
al fattore opposto a quello effettivo, sicché il rimedio è
l'inasprimento di quel fattore.
Le visite e le cure mediche sono concesse solo
presso medici e cliniche affiliati all'Ordine; i medici riferiscono
tutto ai superiori "spirituali". Non esiste il segreto professionale.
Le diagnosi e le cure sono tali da non mettere mai in questione, come
possibili cause dei malesseri, la regola dell'Ordine e il trattamento
che esso impartisce.
Le tecniche di spersonalizzazione sono praticate in
modo sistematico. I bisogni, i gusti, le aspirazioni individuali sono
condannate. Ogni iniziativa e interesse personale, ogni "voglia di
altro", vengono scoraggiati e denigrati davanti a tutti.
Il premio per chi si sottomette, impara e fa
carriera - narra Emanuela - è divenire responsabile di un Centro
dell'Opus Dei e fare le medesime cose ad altri neofiti.
Alberto Moncada, sociologo e giuri sta ex numerario
dell'Opus Dei, in un saggio intitolato Il quarto piano, citato da
Pinotti, ha descritto ciò che avviene al quarto piano della clinica
psichiatrica dell'Università di Navarra, controllato dall'Opus Dei.
Moncada osserva che il numero dei numerari dell'Opus Dei che si
ammalano mentalmente in modo serio aumenta. Al quarto piano vengono
ricoverati due tipi di soggetti: i malati di mente e i dissenzienti.
Solo al personale medico dell'Opus Dei è consentito avvicinare i
ricoverati. I numerari ritornati da quel reparto riferiscono che non
hanno ricevuto un vero trattamento terapeutico, ma piuttosto una serie
di pressioni ad accettare la loro infermità come prova mandata da Dio,
e a obbedire a lui, ossia all'Ordine. I dissenzienti sono sottoposti a
sedazione protratta, verosimilmente per dissolvere la loro volontà e la
capacità critica.
Molti numerari con compiti esterni all'Ordine
finiscono al quarto piano per le contraddizioni tra la regola, la vita,
le verità interne all'Ordine, e la vita esterna, il confronto con altre
realtà, con istanze critiche. Molti numerari che vivono, al contrario,
all'interno dell'Ordine, vengono ricoverati per disturbi di tipo
depressivo, isterico, psicosomatico, dovuti alle costrizioni e alla
irrealtà imposta come realtà, allo sfruttamento imposto come amore
(doppio legame).
L'incidenza dei disturbi psichici tra i numerari è
ingente. Vi sono intere residenze dedicate a ospitare i malati. Veri e
propri cronicari psichici i cui ospiti stanno a costante regime di
psicofarmaci. Coloro che si ammalano vengono colà trasferiti anche al
fine che i "sani" non si accorgano delle cose che non vanno. Anche i
suicidi vengono occultati.
Chi lascia 1'Ordine viene perseguitato con zelo
dall'Ordine stesso, sia nel lavoro che nella vita privata. Alcuni hanno
trovato la morte.
Parimenti, l'Ordine si concentra sul reclutamento,
iniziando dall'età di 14 anni e 6 mesi, e strumentalizzando a ciò gli
insegnanti delle scuole dell'Ordine affinché incoraggino gli
arruolamenti, detti "incorporazioni". Per l' adescamento dei fanciulli
si usano i metodi già descritti: organizzare situazioni ludiche,
distensive, cordiali, con operatori simpatici, accattivanti,
disponibili. «Lasciate che i fanciulli vengano a me!».
Tirando le somme, l'organizzazione così descritta
nel rapporto di Pinotti sembra sostanzialmente una impresa industriale,
gestita nel proprio interesse da un vertice clerico-finanziario in cui
è inserito il pontefice di turno quale unico supervisore. Questa
organizzazione, con la promessa di risolvere i problemi esistenziali
attraverso Dio, irretisce persone psicolabili e disposte a credere in
quelle promesse, le schiavizza e le sfrutta economicamente per
costruire una rete di controllo politica, economica e bancaria
infiltrata anche nell'apparato pubblico attraverso funzionari dello
Stato e magistrati.
Quanto sopra detto circa l'Opus Dei e altre
organizzazioni ("religiose" o di altro tipo), non esclude che vi siano,
entro o intorno a tali organizzazioni, aree di libera e sincera
"spiritualità", di crescita e rispetto delle persone, di solidarietà,
amicizia, altruismo, ecc.; ma, da un lato, non sono queste aree a
tenere le leve del potere; e, dall'altro, non ci occupiamo qui di esse
perché esulano dal tema di questo saggio, che è la manipolazione
mentale e neurale, non gli ambiti di sua assenza.
Avvertiamo infine che, anche all'interno delle
suddette aree sane, talora prendono il sopravvento elementi portatori
di una perversione narcisistica (nel senso di Paul Claude Racamier -
cfr. Il Genio delle Origini), ossia anempatici, privi d'interesse per
l'altro come soggetto, tendenti a reificarlo e adoperarlo come
utensile, per poi sovente eliminarlo, a causa di una organizzazione
psichica avente la capacità e il piacere di eludere i conflitti interni
imponendosi sugli altri a loro detrimento. Soggetti difficilmente
riconoscibili come morbosi, anche perché efficaci, manipolatori e
superadattati, che producono una degenerazione dei rapporti
interpersonali e della natura dei gruppi "sani" in parola. Perciò, chi
vuole preservare questi ultimi è opportuno si munisca di strumenti per
vigilare e intervenire preventivamente. (mdl)