Nel seno dell'Opus Dei - di Marco Della Luna

    «Ua giovane numeraria, nuda nella penombra della sua stanza, si frusta ripetutamente con violenza, e nello stesso momento un gruppo di banchieri, nei loro eleganti gessati grigi, si stringono attorno a una tomba, in una cripta sotterranea, per saldare con la preghiera il loro patto indissolubile [Anche Antonio Fazio e la senatrice Binetti sono dell'Opus Dei]. In un'altra parte del mondo, un ragazzo che ha compiuto la stessa scelta di vita stringe attorno alla propria coscia un cilicio di metallo le cui punte gli trafiggono la carne e, nello stesso istante, in una cerimonia con capi di Stato e di governo, ministri e intellettuali, industriali e finanzieri, un discusso sacerdote spagnolo di nome Josemarìa Escrivà de Balaguer viene fatto santo da Papa Wojtila, il "santo subito"» Così si apre il rapporto Opus Dei Segreta di Ferruccio Pinotti.

    Si sappia che l'Opus Dei è una prelatura personale, e che risponde direttamente ed esclusivamente al pontefice - il quale, quindi, è moralmente e giuridicamente responsabile in prima persona di ciò che in esso avviene. I nomi degli appartenenti all'Ordine, soprattutto di quelli inseriti nei posti chiave della società, del potere, sono segreti ma le organizzazioni segrete sono proibite e punite dall'articolo 18 della Costituzione e dalla Legge 25 gennaio 1982 n. 17.

    Le persone uscite dall'Opus Dei e intervistate da Pinotti dipingono un quadro in cui quanto abbiamo sin ora esposto in fatto di manipolazione mentale entro le organizzazioni religiose si integra con la politica e la finanza mondiali. Ampia letteratura attribuisce a finanzieri operanti per l' Opus Dei storni di fondi e favoritismi, a beneficio di esso, che hanno portato a dissesti finanziari notevoli. Le loro storie e le storie dei loro confratelli sono storie di persone intelligenti e colte, ma accomunate da una forte dipendenza, dal bisogno di credere e di affidarsi a un grembo che tutto contiene e protegge, ma che, come poi si scopre, tutto controlla, tutto esige. Anche sotto la pressione dell'ambiente familiare e sociale, o inseguendo un ideale mistico, si sono arruolate nell'Ordine. Gradualmente la persona è assorbita, perde ogni capacità di critica, di valutazione della realtà, di resistenza. Perde l'amor proprio, la capacità relazionale, la libertà, qualsiasi autonomia. Perde il contatto financo con le esigenze, i segnali, gli allarmi che vengono dal proprio corpo. Perde il diritto alle cure mediche - che non siano quelle dei medici e delle cliniche dell'Opus Dei. Sottomissione totale al Salvatore, al Padreterno - cioè alla organizzazione.

    Viene fatto di chiedersi come sia possibile che persone considerabili come normali, colte, intelligenti, inserite in una realtà moderna, tecnologica, scientifica, possano cacciarsi liberamente in simili situazioni, nelle quali perdono tutto, soffrono e non possono ottenere la soluzione reale dei problemi, delle sofferenze, delle perdite, dei nuclei tragici dell'esistenza, che apparentemente le spingono a tali passi. La risposta è che l'uomo "normale" non è affatto quale presume e dichiara di essere. E' assai più dipendente, irragionevole, bambino, cieco e inconsapevole. I manipolatori religiosi hanno facile gioco. La preesistente disposizione alla fede religiosa, nei casi in questione, Ë una condizione imprescindibile, un fattore di rischio primario.

    L'annullamento della persona destinata alla sottomissione totale, nei racconti degli interessati, vede all'opera tutto l'armamentario che abbiamo descritto, ma in forme esacerbate, radicali.
    Vi è un indice di libri e autori proibiti, tra i quali spiccano, ovviamente, Marx, Freud, Feuerbach, mentre sorprende la mancanza di Kant, che è colui che dimostra l'impossibilità del preteso sapere metafisico, quindi pure di quello teologico. Forse è troppo difficile per costituire un pericolo.
    I numerari e le numerarie, ossia coloro che sono entrati nell'ordine, sono sottoposti a torture fisiche e psichiche.
    Per due ore al giorno devono indossare il cilicio, una fascia con punte acuminate all'interno.

    Ogni sabato devono flagellarsi con la frusta detta "disciplina".

    Le donne devono dormire su una tavola di legno. Si pratica la privazione del sonno, non si consente ai neofiti di recuperare le forze. «Per l'intero primo anno vissi un senso di stanchezza fuori del normale... L'asse di legno su cui dormivo e il cilicio mi procuravano una tensione muscolare costante, dalla quale non riuscivo a liberarmi, ma neppure a rendermene conto. Non avevo [per i primi l0 anni] alcuna consapevolezza del mio corpo, non ne ascoltavo i segnali, perché l'insegnamento che mi sentivo ripetere quotidianamente era quello di dover arrivare alla fine dei miei giorni spremuta come un limone».

    Le vecchie amicizie vengono sciolte, la persona si radica socialmente nell'Ordine. Gli interni devono consacrarsi a lavorare per l'Ordine; non esistono retribuzioni né previdenza pensionistica; si sta nell'Ordine fino alla morte, oppure si esce senza diritti. Per conseguenza, arrivati alla trentina o alla quarantina non si ha più scelta: bisogna restare dentro e obbedire.

    Gli interni non possono avere nel portafogli più di una trentina di Euro - tutto è preordinato ad accrescere la dipendenza in ogni aspetto della vita.

    Tutti devono versare i loro redditi all'ordine e fare testamento in suo favore.

    Tutti, numerari e soprannumerari (ossia interni ed esterni) siglano un patto di obbedienza anche nella vita esterna - il che costituisce incompatibilità ne caso di magistrati e pubblici funzionari, che sono tenuti a eseguire i comandi dell'Ordine anche nelle loro vesti pubbliche.
    Tutti devono raccontare e confessare tutto di sé, del proprio passato, del presente, delle scelte che intendono compiere, a un direttore spirituale: davanti all'Opus si è nudi, trasparenti, senza segreti. Per contro, ai compagni non si deve dire nulla di sé, tutto è segreto, riservato. Il direttore spirituale, gradualmente, viene a sapere tutto del devoto, a fagocitarne l'anima, per così dire. Instaura un rapporto di potere e sottomissione, non di comprensione: «Una volta che il tuo direttore spirituale diviene il contenitore della tua vita, tu non ti svincoli più».

    Si favorisce, con ciò, il transfert e la dipendenza verticale, scoraggiando quelli orizzontali.
    I neofiti si impegnano al proselitismo e ricevono una formazione specifica per reclutare altri neofiti, secondo un sistema multi-levei.

    Le tecniche di suggestione sono ben effigiate da Emanuela Pro vera di Milano, che così racconta: «Quando entrò Don Alvaro l'emozione, in effetti, fu fortissima. Dopo una pausa di silenzio carica di tensione, iniziò a parlarci con voce profonda e decisa. Disse che Dio ci amava da tanti secoli nel Tabernacolo, perché ci amava da impazzire, tanto da esser morto sulla Croce per ciascuno di noi [e che quindi noi eravamo in debito verso di lui, cioè verso l'Opus Dei che lo rappresenta, e dovevamo sdebitarci consegnandoci a esso totalmente]. Le sue parole penetravano nel nostro inconscio come una musica». Poco dopo, a pagina 40, Emanuela racconta di come la direttrice spirituale esige il pagamento del debito: «Nell'Opera si viene a morire sulla Croce».

    Le tecniche di arruolamento si basano sull'individuare i bisogni più profondi e più dolenti, sul fare leva su di essi, sull'accreditare l'Ordine come capace di dare loro una meravigliosa risposta. Mariagrazia Zecchinelli di Verona molto efficacemente parla dell' «apostolato dell'amicizia»: far credere al mal capitato di offrirgli amicizia, affetto, comprensione, apprezzamento, mentre lo scopo è quello d'irretirlo.

    Amina Mazzali, un'altra fuoriuscita dell'Opera del Signore, racconta: «Prima di essere ammessi all'istituto, era necessario sostenere un colloquio per stabilire le attitudini e le propensioni alla scelta del, liceo e fu così che incontrai una numeraria dell'Opus Dei, tale Paola Binetti, psichiatra. [...] Aveva una capacità di persuasione e d'influenza psicologica davvero incredibili. Alla fine mi convinse e m'iscrissi al Classico». In effetti, la Senatrice Paola Binetti, del Partito Democratico, è psichiatra, specializzata all'università di Navarra, numeraria dell'Opus Dei. Dichiara di portare il cilicio e di flagellarsi.

    Ogni doglianza, ogni dichiarazione di disagio, d'insoddisfazione, di sofferenza psichica e fisica, viene ritorta su chi la fa interpretandola come sintomo non di eccessiva privazione, sforzo, disciplina, ecc., ma, al contrario, d'insufficiente abbandono, mortificazione, sottomissione, negazione, svuotamento del proprio sé nella confessione. «Di fronte a un disagio psicologico mi veniva dato un rimedio spirituale. Prega e sii più distaccata dalla salute... tu pensa all'apostolato [ossia a lavorare per l'Opus Dei]. Queste cose ti succedono perché sei troppo centrata su di te. Questa sofferenza tu offrila per le anime, non ci pensare». Praticamente la psiche, consciamente o inconsciamente, impara che Ë meglio non lamentarsi mai perché ogni lamentela viene interpretata, di autorità, come imputabile al fattore opposto a quello effettivo, sicché il rimedio è l'inasprimento di quel fattore.

    Le visite e le cure mediche sono concesse solo presso medici e cliniche affiliati all'Ordine; i medici riferiscono tutto ai superiori "spirituali". Non esiste il segreto professionale. Le diagnosi e le cure sono tali da non mettere mai in questione, come possibili cause dei malesseri, la regola dell'Ordine e il trattamento che esso impartisce.

    Le tecniche di spersonalizzazione sono praticate in modo sistematico. I bisogni, i gusti, le aspirazioni individuali sono condannate. Ogni iniziativa e interesse personale, ogni "voglia di altro", vengono scoraggiati e denigrati davanti a tutti.
    Il premio per chi si sottomette, impara e fa carriera - narra Emanuela - è divenire responsabile di un Centro dell'Opus Dei e fare le medesime cose ad altri neofiti.
    Alberto Moncada, sociologo e giuri sta ex numerario dell'Opus Dei, in un saggio intitolato Il quarto piano, citato da Pinotti, ha descritto ciò che avviene al quarto piano della clinica psichiatrica dell'Università di Navarra, controllato dall'Opus Dei. Moncada osserva che il numero dei numerari dell'Opus Dei che si ammalano mentalmente in modo serio aumenta. Al quarto piano vengono ricoverati due tipi di soggetti: i malati di mente e i dissenzienti. Solo al personale medico dell'Opus Dei è consentito avvicinare i ricoverati. I numerari ritornati da quel reparto riferiscono che non hanno ricevuto un vero trattamento terapeutico, ma piuttosto una serie di pressioni ad accettare la loro infermità come prova mandata da Dio, e a obbedire a lui, ossia all'Ordine. I dissenzienti sono sottoposti a sedazione protratta, verosimilmente per dissolvere la loro volontà e la capacità critica.
    Molti numerari con compiti esterni all'Ordine finiscono al quarto piano per le contraddizioni tra la regola, la vita, le verità interne all'Ordine, e la vita esterna, il confronto con altre realtà, con istanze critiche. Molti numerari che vivono, al contrario, all'interno dell'Ordine, vengono ricoverati per disturbi di tipo depressivo, isterico, psicosomatico, dovuti alle costrizioni e alla irrealtà imposta come realtà, allo sfruttamento imposto come amore (doppio legame).
    L'incidenza dei disturbi psichici tra i numerari è ingente. Vi sono intere residenze dedicate a ospitare i malati. Veri e propri cronicari psichici i cui ospiti stanno a costante regime di psicofarmaci. Coloro che si ammalano vengono colà trasferiti anche al fine che i "sani" non si accorgano delle cose che non vanno. Anche i suicidi vengono occultati.
    Chi lascia 1'Ordine viene perseguitato con zelo dall'Ordine stesso, sia nel lavoro che nella vita privata. Alcuni hanno trovato la morte.
    Parimenti, l'Ordine si concentra sul reclutamento, iniziando dall'età di 14 anni e 6 mesi, e strumentalizzando a ciò gli insegnanti delle scuole dell'Ordine affinché incoraggino gli arruolamenti, detti "incorporazioni". Per l' adescamento dei fanciulli si usano i metodi già descritti: organizzare situazioni ludiche, distensive, cordiali, con operatori simpatici, accattivanti, disponibili. «Lasciate che i fanciulli vengano a me!».
    Tirando le somme, l'organizzazione così descritta nel rapporto di Pinotti sembra sostanzialmente una impresa industriale, gestita nel proprio interesse da un vertice clerico-finanziario in cui è inserito il pontefice di turno quale unico supervisore. Questa organizzazione, con la promessa di risolvere i problemi esistenziali attraverso Dio, irretisce persone psicolabili e disposte a credere in quelle promesse, le schiavizza e le sfrutta economicamente per costruire una rete di controllo politica, economica e bancaria infiltrata anche nell'apparato pubblico attraverso funzionari dello Stato e magistrati.
    Quanto sopra detto circa l'Opus Dei e altre organizzazioni ("religiose" o di altro tipo), non esclude che vi siano, entro o intorno a tali organizzazioni, aree di libera e sincera "spiritualità", di crescita e rispetto delle persone, di solidarietà, amicizia, altruismo, ecc.; ma, da un lato, non sono queste aree a tenere le leve del potere; e, dall'altro, non ci occupiamo qui di esse perché esulano dal tema di questo saggio, che è la manipolazione mentale e neurale, non gli ambiti di sua assenza.
    Avvertiamo infine che, anche all'interno delle suddette aree sane, talora prendono il sopravvento elementi portatori di una perversione narcisistica (nel senso di Paul Claude Racamier - cfr. Il Genio delle Origini), ossia anempatici, privi d'interesse per l'altro come soggetto, tendenti a reificarlo e adoperarlo come utensile, per poi sovente eliminarlo, a causa di una organizzazione psichica avente la capacità e il piacere di eludere i conflitti interni imponendosi sugli altri a loro detrimento. Soggetti difficilmente riconoscibili come morbosi, anche perché efficaci, manipolatori e superadattati, che producono una degenerazione dei rapporti interpersonali e della natura dei gruppi "sani" in parola. Perciò, chi vuole preservare questi ultimi è opportuno si munisca di strumenti per vigilare e intervenire preventivamente. (mdl)