La vita e la critica

 

 

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LA VITA

Tania Ansaldi nasce in Romania nel 1951. Dopo aver completato gli studi, classici, inizia a fare dell'arte, fino a quel momento soltanto una passione, il suo punto di riferimento. Frequenta corsi tenuti da importanti maestri romeni, come Alexandru Beiu e Cristian Mircea, e affina la sua tecnica. Nel tentativo di capire l'essenza dell'espressione artistica, impara e padroneggia diversi stili artistici e pittorici. Passa dal disegno a matita al carboncino, e riproduce alcuni dei dipinti rinascimentali più famosi dell'arte italiana.

In questo periodo impara a dipingere a olio. Frequenta un gruppo di artisti della Casa di Cultura a Sinaia. Nel 1974 si sposa con un italiano, e dopo qualche mese si trasferisce in Italia. Pur continuando a studiare, per alcuni anni abbandona la sua produzione artistica. Nel 1978, quando ormai padroneggia perfettamente l'italiano, riprende a dipingere, per il suo piacere personale.
 
Leonardo - 1974

In questa fase della sua vita privilegia i ritratti a olio, le nature morte e gli animali.

 
Beethoven - 1977
Ritratto di donna - 1978

Nel 1985 firma l'ultimo quadro di questo periodo. Insoddisfatta di opere che secondo lei non riescono più a comunicare, mette via gli attrezzi del mestiere, cercando nuove idee. La sua secondogenita, nata da pochi anni, è lo spunto per ricominciare a dipingere. Nel 1991 dipinge un ciclo di quadri che ritraggono la figlia mentre dorme.

Questo periodo è caratterizzato dalla sperimentazione. Dipinge una serie di nudi femminili e cavalli in cui la componente più importante non è più il disegno, ma il colore.

La corrida - 1992

Colloca le figure in spazi non ben definiti, utilizzando per gli sfondi colori psichedelici, fino a raggiungere eccessi in cui i colori delle figure stesse diventano irreali e latori di uno stato d'animo.

 
Silicone - 1992
Maternità - 1993

Qui si specializza nell'uso dei colori, ma il mezzo che usa, il pennello, comincia a essere troppo lento e asettico. Sperimenta diverse tecniche, meticciando i colori a olio prima con acrilici, poi con smalti. Nel 1993 arriva il punto di svolta, con la spatola.

Questo strumento le dà l'immediatezza, la possibilità di rendere i particolari attraverso pochi movimenti. Usa come punto di riferimento i principali impressionisti, di cui riproduce diverse opere.
 
Tratto da Campo di grano con corvi, di V. Van Gogh - 2000

Passa alcuni anni a specializzarsi in questa tecnica, riuscendo infine a rendere i colpi di luce quasi con un unico tratto. La tridimensionalità del soggetto, dovuta alla grossolanità del colore posto, e non più spalmato, riesce finalmente ad appagarla. Con la spatola, frutto di un'evoluzione durata 30'anni, dipinge paesaggi (suo soggetto preferito) e fiori e nature morte.

LE ESPOSIZIONI

Tania Ansaldi espone prevalentemente in nord Italia. Diverse sue opere sono esposte in collezioni private in Canada, New York, California, Inghilterra e Francia.

Ha esposto in più occasioni in queste località:

Asti
Moncalvo
Riva di Chieri
Casalborgone
Ragusa
Calosso
Trieste
Gorizia
Udine
Monfalcone
Varenna
Borghetto
Torino
Alessandria
Montechiaro

LA CRITICA

Dipingere per Tania Ansaldi non poteva essere che l’epilogo naturale ed obbligato dell’antico interesse e della delicata sensibilità artistica che l’ha spinta, da sempre, ad una frequentazione assidua e tenace dell’universo dell’arte, tutto, a partire dai preraffaelliti fino alle avanguardie storiche ed alle ultime tendenze post impressionistiche. Si è formata grazie al suo “guardare” critico e mai pago, attraverso un lavoro costante, non immune da momenti di pausa (e di dubbio) attingendo al senso di equilibrio, al rigore compositivo e al fine gioco prospettico di sapore tardo rinascimentale ed al gusto di colore puro, della sua autonoma forza espressiva, sempre meno incline al richiamo della realtà fenomenica, secondo la lezione dei fauves e/o dei macchiaioli. Tanto più riuscite sono le opere della Ansaldi, quanto più davanti al candore della tela, sa essere se stessa, istintiva e decisa nell’uso della spatola, libera da condizionamenti decorativisti e cui ancora qualche volta inconsciamente indulge.

Umberto De Michelis