Il paese si trova a 614 m. s.l.m., mentre il suo territorio va dai 300 metri del piano del torrente Elvella fino ai 699 della località "Monaldesca". L'antico centro abitato è costruito tutto raccolto sopra un poggio che dalla parte verso levante precipita bruscamente in basso: è la "Balza", su cui si affacciano in lunga fila le case con la Chiesa parrocchiale e il castello dei Monaldeschi della Cervara. Tra la fila delle case e l'antistante precipizio, protetta da una lunga ringhiera di ferro, corre una delle due vie principali del paese, "via Bourbon del Monte"; caratteristiche sono le facciate di alcune di queste case, in quanto sono foderate di lamiera: un originale espediente escogitato dai proprietari per difendersi dall'umidità dei venti sciroccali che spesso investono con particolare violenza questa parte del paese. L'altra via principale, "via Porta S.Lorenzo", attraversa da cima a fondo tutto il centro abitato, allacciandosi alla precedente ai due estremi, così da formare quasi un semicerchio; sulla parte sinistra, entrando da sud, si susseguono le case, tutte modestissime, una accanto all'altra senza soluzione di continuità, mentre dall'altro lato cinque vicoli trasversali separano i caseggiati e uniscono tra loro le due vie principali. A metà di questa via, quindi proprio al centro del paese, c'è la "piazza del Comune"; unito, e tuttavia un po' distaccato dal paese, sorge nella parte più elevata a nord, il castello dei Monaldeschi con il suo parco. Questo era l'antico "Castrum Trivinani": tutto il paese era un castello con le sue mura e le porte di accesso, una delle quali esiste ancora, mentre le altre due non esistono più da gran tempo.
Il paese dista 15 Km. da Acquapendente; dalla Cassia al Km. 152 si diparte la strada provinciale Trevinanese, che dopo 9 Km. raggiunge il paese per proseguire poi verso S. Casciano Bagni (Km. 9); un'altra strada, recentemente asfaltata, sale verso il bivio della Monaldesca (Km. 3), da dove prosegue a destra verso Allerona (Km. 12) e Orvieto (Km. 25), e a sinistra verso Fabro Scalo (Km. 18). Viterbo dista 65 Km., Siena 90, Perugia 70, Roma 150,Chiusi 30.
A chi vi giunge per la prima volta il paese dà subito l'impressione di un ambiente quanto mai sereno, luminoso, ordinato e tranquillo. Le case, quasi tutte assai piccole e modeste, sono estremamente curate sia all'interno che all'esterno. Il castello, che sovrasta il paese, conserva ancora, solo in parte, purtroppo, il colore austero della pietra locale e alcuni elementi dell'architettura medievale e rinascimentale. Notevole è il portale bugnato all'ingresso della vecchia Fattoria, sormontato dallo stemma dei Monaldeschi della Cervara. Dopo la fine della seconda guerra mondiale il paese si è andato un po' sviluppando fuori del vecchio perimetro, con la costruzione della nuova fattoria e di altre nuove e più accoglienti abitazioni.
Il panorama che si scorge da quassù è molto vasto e vario. Le case che si affacciano lungo la "Balza" ricevono in pieno, anche d'inverno, il primo raggio di sole che spunta dietro i folti boschi del Monte Rufeno e della Monaldesca, mentre dalla parte opposta si possono contemplare gli stupendi tramonti dietro il Monte Amiata. Lo sguardo spazia lontano in ogni direzione: si scorge Acquapendente, S.Lorenzo Nuovo, Onano, Valentano, Proceno, la montagna e il paese di Castell'Azzara, si intravede in lontananza il Monte Labro, dove operò verso la fine del secolo scorso il profeta visionario Davide Lazzaretti; ecco di fronte la vasta boscosa mole del Monte Amiata con i paesi di Piancastagnaio, Saragiolo, Abbadia S. Salvatore, la punta di Campiglia d'Orcia, il cucuzzolo di Radicofani con la torre di Ghino di Tacco, e più vicini Celle sul Rigo, S. Casciano Bagni, il monte di Cetona. Tutto il vasto panorama è movimentato da colline, monti, valli, burroni, torrenti, macchiato dal colore vario dei boschi, dei campi e dei casolari sparsi. In basso scorre pigro il Paglia; si intravede, sotto Piancastagnaio, la grande serra per la produzione dei fiori, e più vicino, in direzione di Celle sul Rigo, una parte del laghetto artificiale creato dalla diga sul torrente Elvella, a confine con la Toscana, per l'irrigazione della valle del Paglia.
A Trevinano si parla un italiano quasi perfetto sia come pronunzia che come proprietà di linguaggio. Posto sul confine tra la Toscana e il Lazio, della Toscana ha la perfezione dei vocaboli senza la caratteristica aspirazione e senza le orribili desinenze in "u" proprie dei Pianesi e degli Abbadinghi; del Lazio non ha le desinenze plurali maschili in "e" proprie dell'alto Viterbese e dell'Orvietano. Solo la preposizione "di" viene talvolta, non sempre, pronunziata "de": un pezzo de pane, un bicchiere de vino, ecc..., ma tutti ridono divertiti quando sentono il venditore ambulante di Bolsena o di Acquapendente che offre a squarciagola la sua mercanzia: "le pomodore, le cavole, le fiche, le faciole", ecc... e tutti si divertono a canzonare gli abitanti dei dintorni, esclusi i toscani, per "le carabiniere co' le baffe e le faciole co' le sasse". Cosl pure quando sentono affermare dagli Onanesi come qualmente a Onano per la festa di S. Antonio ci sono "le foche"!... Perciò i Trevinanesi a Roma vengono giudicati toscani, a Firenze laziali.
Due sono i torrenti principali che interessano il nostro territorio: il torrente Elvella, che segna per un tratto, anche il confine di regione con la Toscana; e il torrente Tirolle, ambedue affLuenti del fiume Paglia. Altri torrenti sono il Rio Falcione, il Fossalone, l'Ancilla. Sul torrente Elvella è stata realizzata una diga in terra battuta per l'irrigazione della Val di Paglia. Come fauna selvatica abbiamo lepri, volpi, tassi, donnole, spinose, fagiani, e soprattutto cinghiali che in questi ultimi anni sono cresciuti a dismisura, fino a costituire una seria minaccia per i raccolti. Per i nostri cacciatori il cinghiale è rimasto quasi l'unico selvatico su cui poter scaricare i loro fucili, perché di tutti gli altri animali, compresi fagiani, starne, tordi, fringuelli, allodole, cardellini, gufi, civette, barbagianni, merli, passeri, sono rimasti ben pochi esemplari.
Quasi tutti gli anni, se la stagione è favorevole, si possono raccogliere buone quantità di funghi nei boschi della zona. Il clima è asciutto e gradevole, anche se d'inverno non mancano i periodi di freddo intenso; generalmente la neve non manca per qualche giorno, ma solo eccezionalmente supera i venti centrimetri. Forti invece sono i venti che da ogni parte investono il paese, specialmente quelli sciroccali. Assente è quasi sempre la nebbia, che spesso ricopre con una fitta coltre la sotto stante valle del Paglia, mentre quassù splende un magnifico sole.
Benché la nostra zona sia situata tra le due aree vulcaniche del Monte Amiata e del lago di Bolsena, i nostri terreni non sono di origine vulcanica, come alcuni credono, ma appartengono a quella fascia geologicamente definita come "pliocene", risalente al periodo più recente della formazione della crosta terrestre che si può far risalire tra i 600.000 e i lO milioni di anni fa: un periodo recente, se si pensa alle ère geologiche più antiche, che gli studiosi calcolano in centinaia di milioni di anni, durante i quali si è andata assestando la superficie della terra. La caratteristica delle zone plioceniche è rappresentata dalla presenza dell'argilla con formazioni intercalate di rocce sedimentarie dette "puddinghe plioceniche". Tutta la zona intorno a Trevinano e il colle su cui sorge il paese è costituito, appunto, da questo particolare tipo di roccia, formato da enormi ammassi di ciottoli rotondeggianti, alcuni di assai grosse dimensioni (olostostomi), stratificati e cementati da arenarie grossolane e sabbie con inserimenti di argilla. Tutti i terreni circostanti, eccetto una piccola parte verso il confine con la Toscana e l'Umbria a Nord del paese, sono argillosi e intervallati frequentemente da questi strati di arenarie e pietre rotondeggianti, per cui anche i lavori agricoli ne vengono notevolmente intralciati. La forma rotondeggiante e la superficie quasi levigata dei ciottoli è dovuta all'azione delle acque sotto le quali per lunghi secoli la nostra zona, come gran parte dell'Italia, rimase sommersa, e anche all'azione dei fiumi che nelle fasi interglaciali deposero ciottoli e arenarie sulle preesistenti argille. Il successivo innalzamento dei terreni portò alla stratificazione e alla varia inclinazione degli strati delle rocce, così come è facile osservare lungo gli strappi operati dall'uomo o dalla natura. Negli stessi ciottoli, oltre che nell'argilla, si possono trovare fossili di crostacei primitivi risalenti a centinaia di milioni di anni fa.
Il nostro territorio è prettamente collinare, a volte scosceso, e non può certo definirsi fertile. E' in gran parte ricoperto da una fitta vegetazione boscosa formata prevalentemente da cerri e querce, con presenza anche di lecci, ginepri, cornioli, ginestre, vitalbe, rovi. Nei campi lavorativi si coltiva quasi esclusivamente grano,orzo, avena, leguminose da foraggio, mais, trifoglio; ultimamente è stata sperimentata la coltura del girasole e della colza per uso industriale. Non molto estesa è la cultura della vite, specialmente dopo la fine della mezzadria, e ancor meno quella dell'olivo. Poco presenti gli alberi da frutto come peri, meli, ciliegi, peschi, assenza dovuta sia alla natura ostile dei terreni sia soprattutto all'assenteismo dei proprietari e al disinteresse dei coloni.
A Trevinano (come in tanti piccoli paesi, certamente) si può trovare quello che manca nei grandi e affascinanti centri urbani: tranquillità, silenzio, calore umano, cortesia, cordialità, sincerità, educazione, allegria. E anche aria buona, buona cucina, buon vino, bel panorama, ordine, pulizia. Non troverete invece, mafia, camorra, droga, prostituzione, pornografia. Purtroppo, non vi sono neppure fabbriche, industrie, prospettive di sviluppo e di lavoro...