Serafino Dubois (1817-1899).

E' unanimente considerato il più forte giocatore italiano dell'800 e fu uno dei più forti scacchisti al mondo. Romano di nascita, nonostante il cognome tipicamente francese, giocò quando in italia si usavano delle regole diverse da quelle internazionali e piuttoste "strane" per i giorni nostri. Una di queste era il cosiddetto "arrocco libero", dove Re e Torre (nel caso di quello corto) potevano porsi indifferentemente nelle case da e1 ad h1, poi non c'era l'en passant e quando un pedone arrivava a promozione poteva solo sostituire un pezzo già mangiato dall'avversario. Se non ce n'erano, o se si voleva aspettare "l'arrivo" di un pezzo migliore, il pedone doveva rimanere fermo in 8ª traversa, col rischio di essere mangiato. Il bello è che queste regole venivano sostenute con decisa ostinazione dalla maggior parte degli scacchisti italiani, compreso il nostro Dubois che ne sostenne con fervore l'adozione internazionale.
Serafino Dubois iniziò la sua carriera di scacchista nei caffè romani, dove incontrò non solo i più forti scacchisti italiani dell'epoca, ma anche fortissimi giocatori stranieri di passaggio. Fra le sue "vittime" figurano Owen,
allora Campione d'Inghilterra, Arnous de la Revière e Marmaduk Wyvill. Con loro naturalmente, Dubois dovette usare le regole internazionali, ma vi si adattò con molta facilità e colse notevoli successi, tanto che nel 1851, in occasione del primo torneo internazionale di Scacchi, organizzato a Londra, fu ritenuto il giocatore italiano più meritevole di parteciparvi. Dubois però non potè recarvisi, a causa delle sue condizioni di indigenza. Non aveva difatti un lavoro stabile e fu costretto a trasformasi in un professionista degli scacchi. Si guadagnava da vivere infatti con lezioni, articoli, pubblicazioni e partite con poste in danaro. Data l'epoca, si può facilmente immaginare che non sempre riusciva a sbarcare il lunario in maniera decorosa.
Quattro anni dopo comunque, nel 1855, riuscì a raggranellare i denari per un viaggio a Parigi e si recò a giocare nel mitico Cafè de la Regence, dove si battè con onore contro i più forti giocatori di allora, raccogliendo gli apprezzamenti della stampa specializzata di tutta Europa.

L'anno cruciale della sua carriera però fu il 1862, dove a Londra si organizzò il secondo grande torneo internazionale. Dubois fu invitato al torneo assieme ad altri 13 maestri provenienti da tutta Europa: erano i più forti giocatori dell'epoca. Dubois fece onore all'invito e colse un ottimo 4°/5
° posto con 9 punti su 13, a pari merito con Mac Donnel e precedendo giocatori del calibro di Steinitz, Blackburne e Lowenthal. Da notare che Dubois perse due incontri per forfait... A causa di una fastidiosa influenza non potè presentarsi nella partita con Owen e in quella con Mac Donnel!
Dubois fu elogiato dalla stampa europea per lo stile brillante delle sue partite, ma anche per le sue notevoli conoscenze strategiche, tanto che subito dopo il torneo Wilhelm Steinitz (che di li a poco sarebbe diventato il primo Campione del Mondo della storia degli Scacchi) lo volle sfidare in un match. Dubois che non si era ancora ripreso dai malanni sofferti durante il torneo, mantenne equilibrato il match fino alla 7ª partita, poi incappò in un crollo improvviso e perse le ultime due partite. In seguito Dubois si lamentò di aver accettato il match in così pessime condizioni di salute, ma in ogni modo dimostrò di saper tener tranquillamente testa ad un fuoriclasse del calibro di Steinitz, giocando anche delle bellissime partite. Non per niente Steinitz stesso elogiò largamente il suo degno avversario.

Nello stesso anno Dubois disputo due importanti match, uno contro Cornelius Bonetti ed uno contro Valentine Green e li vinse entrambi con un punteggio schiacciante: 5 - 1 e 5½ -
½.

Ad oltre un secolo di distanza, nel 1964, un certo Bobby Fischer iniziò la sua collaborazione con la prestigiosa rivista Chess Life analizzando meticolosamente le partite di quel match che ritenne fra le più interessanti e profonde di tutta la storia degli Scacchi!

Tornato in Italia, Dubois vide tramontare velocemente la sua popolarità e morì in povertà e solitudine, tra l'indifferenza generale. Ignomignoso fu l'oblio totale ed ingiustificato che dovette subire dall'establishment scacchistico italiano che lo ritenne reo di aver abbandonato le "regole all'italiana" in favore di quelle internazionali... Dubois non venne più menzionato in nessuna pubblicazione, libro o rivista che fosse e non venne più invitato a nessun torneo! Vennero passati sotto silenzio anche i numerosi elogi che gli provenivano dalla stampa straniera ed il suo nome venne cancellato persino dalle pubblicazione storiche. La sua fama internazionale e la sua indipendenza dai vari potentati scacchistici, provocarono l'invidia di molti e lo resero ben presto un personaggio scomodo. A titolo di curiosità, il boicottaggio è stato così totale che l'unica foto disponibile di Serafino Dubois è quella mostrata all'inizio di quest'articolo, di qualità pessima e ricavata dal suo necrologio!
Le conseguenze di questo vergognoso boicottaggio furono estremamente deleterie per lo scacchismo italiano. Dubois, per la sua forza di gioco, per la sua passione di scrittore e divulgatore (fondò lui la prima rivista italiana di Scacchi) e per le numerose e prestigiose conoscenze internazionali, avrebbe potuto ricoprire felicemente un ruolo simile a quello di Mikhail Cigorin in Russia, ossia il fondatore e il precursore di una moderna scuola nazionale scacchistica, da prendere a modello e a insegnamento per le generazioni future. L'ambiente scacchistico italiano perse allora - colpevolmente e vergognosamente! - una grande occasione e ne subì le conseguenze per quasi due secoli.
A causa di questo delirante "embargo", la figura di Serafino Dubois è ancor oggi poco conosciuta dagli stessi italiani, mentre nelle nazioni più progredite (anche scacchisticamente) è stato ed è ancora apprezzato come uno dei più brillanti scacchisti di tutti i tempi.

Chess Metrics ha assegnato a Serafino Dubois un best rating (raggiunto nel gennaio del 1847) di ben 2642 punti ELO. Dubois risulta inoltre al primo posto della classifica mondiale per ben 30 mesi: dal marzo del 1856 all'agosto del 1858, quando fu superato dal leggendario Paul Morphy e comunque per diversi anni resterà stabilmente fra i 10 giocatori più forti del mondo (altro che Caruana!).
Nel periodo che va dalla fine del 1850 fino agli inizi del 1870, Dubois corrispose regolarmente coi più eminenti maestri francesi, russi, tedeschi ed inglesi, per raggiungere l'unità nell'interpretazione delle regole del gioco e contribuì in modo decisivo (pur sostenendo con fervore le regole all'italiana) alla formulazione delle regole internazionali ancor oggi adottate. Scrisse inoltre molti articoli sulle aperture e gli sono attribuite due linee teoriche della Viennese ed una della Scozzese. Gli è stata attribuita inoltre la paternità teorica del Controgambetto Albin, del quale dette alcune analisi nel 1876 con il commento:«E' una mia scappata e ve la do per quel che vale...».
Modesto fino alla fine, questo grande campione ed esimio teorico... E brucia ancor di più la
stupidità del movimento scacchistico italiano di allora che ha sprecato così scioccamente una tal preziosa risorsa!


Per conoscere meglio lo stile di gioco di questo grande campione del XIX secolo, vi proponiamo, nella Sezione Tecnica,  alcune sue partite commentate dal Maestro FIDE Massimiliano Lucaroni, ma con interventi anche di Bobby Fischer e dello stesso Dubois.