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STORIA DI ROMA



LA REPUBBLICA

La guerra in Gallia
(58-56 a.C.)


La situazione in Gallia all'arrivo di Cesare - Sconfitta degli Elvezi e di Ariovisto -
Sconfitta dei Belgi
- Rivolta dei Normanni e dei Britanni

 


La situazione in Gallia all'arrivo di Cesare

Alla data dell'assegnazione a Cesare del governatorato sulla Gallia Narbonense, la regione della Gallia che ancora non era sotto il dominio di Roma si presentava in subbuglio e attraversata da scontri tra tribù rivali.

Si potevano distinguere tre regioni: La Gallia Cisalpina (anche detta "Togata", ovvero, romanizzata) che comprendeva le ragioni nord occidentali dell'Italia al di sotto dell'arco alpino, la Gallia Narbonense (anche detta Provincia, da cui deriva il termine attuale "Provenza") costituita dalle regioni meridionali della Francia, già province dal 122 a.C. e parzialmente romanizzate, e la Gallia "selvaggia", ovvero i territori che costituiscono oggi l'intero stato francese e il Belgio, popolato dalle varie tribù galliche e non ancora colonizzate. Erano queste ultime zone a interessare maggiormente Cesare e i romani, in quanto regioni fertili e ricche di oro e commerci, il naturale sbocco a una ulteriore espansione romana nell'Europa occidentale.

All'arrivo di Cesare nella Gallia Narbonense, la situazione nella Gallia "selvaggia" confinante era critica, in essa si assisteva da tempo alla lotta tra tre tribù: gli Edui, i Sequani e gli Arverni. Gli Edui erano alleati dei romani, i Sequani e gli Arverni erano alleati con le tribù germaniche di là dal Reno. Nel 60 a.C. i Sequani avevano chiesto ad Ariovisto, re degli Svevi (una tribù germanica), di passare il Reno con il loro esercito, Svevi e Sequani sconfissero gli Edui, in cambio i Galli cedettero parte del loro territorio ad Ariovisto (la zona dell'Alsazia). Intanto gli Elvezi, tribù dell'odierna Svizzera settentrionale, erano allora in cerca di nuovi territori, e per fare questo essi dovevano attraversare il territorio romano. E' in questo quadro che Cesare si inserì nella lotta tra le tribù.


Sconfitta degli Elvezi e di Ariovisto

Cesare non era disposto a far transitare gli Elvezi attraverso la sua Provincia, del resto la sitauzione ai confini era molto instabile, ed egli si servì di queste premesse per creare il casus belli necessario ad iniziare le operazioni militari nella regione.

La tribù elvetica, circa 300.000 persone secondo lo stesso Cesare, non potendo attraversare la regione romanizzata, si spinse nel territorio dei Sequani. Le legioni romane, disposte al confine, ne aprofittarono per penetrare nel territorio delle tribù e sconfiggere duramente gli Elvezi, i superstiti si ritirarono nei territori di origine e strinsero un patto di alleanza con i vincitori (58 a.C.).

Il successivo ostacolo era costituito dalle tribù germaniche. Sotto la pressione degli stessi romani fu indetta una conferenza tra le tribù galliche atta a chiedere ai romani la protezione dai germanici. Lo scopo era politico, ovvero quello di trovare il pretesto per coinvolgere l'intera Gallia nella guerra. Ariovisto respinse le condizione dei romani e si passò allo scontro. Nell'autunno del 58, sebbene i romani si trovassero davanti un nemico mai affrontato prima (il furore in battaglia dei barbari germanici spaventava le legioni, ma Cesare riuscì a infondere alle truppe il dovuto coraggio), l'esercito di Cesare sconfisse le tribù nemiche in Alsazia costringendole a ripiegare oltre il Reno (solo pochi di essi, con Ariovisto, riuscirono a riparare oltre il fiume).

Da notare che per presidiare gli argini del Reno, che con Cesare cominciò a costituire il limes (il confine) dell'influenza romana nell'Europa centrale, venne attuata la politica che prevedeva la sorveglianza delle stesse tribù germaniche romanizzate, politica che avrà i suoi frutti anche in futuro e che costituì, in ultima analisi, una delle ragioni della caduta dello stesso Impero romano.


Sconfitta dei Belgi

Restavano ancora da domare le agguerrite tribù dei Belgi. Erano tribù agguerrite e non ancora disposte a cedere ai romani senza aver combattuto, esse rimanevano sempre legate alle tribù germaniche con le quali condividevano comuni connotazioni culturali.

Nel 57 a.C. Cesare si oppose ai Belgi con otto legioni. I Romani videro la vittoria appesa a un filo, e riuscirono a spuntarla solo grazie alla maggiore organizzazione delle legioni. Le tribù dei Suessoni, degli Ambiani, dei Bellovaci e della più agguerrita tribù dei Nervi furono ad una ad una sottomesse.


Rivolta dei Normanni e dei Britanni

Nel 57-56 a.C. fu la volta dei Normanni e dei Britanni, le popolazioni della costa settentrionale francese, che si sollevarono contro il dominio romano. La sollevazione si espanse fino alla Loira e lungo le coste del Reno, dove le popolazioni germaniche cercavano di oltrepassare il fiume per dare man forte alle tribù dei Galli.

Cesare dovette affrontare con pugno deciso e grande rapidità l'incalzare degli eventi: invio il suo legato Tito Labieno e la cavalleria sulle rive del Reno per impedire la sollevazione dei Belgi e il passaggio dei Germani, altre legioni furono inviate in Normandia, Cesare stesso attaccò i Veneti, tribù della Bretagna, il principale focolaio della rivolta.

Tuttavia la guerra si conduceva anche per fiume e per mare, i Galli disponevano di una flotta di navi e queste davano man forte alle truppe terrrestri, occorreva agire per annientare l'appoggio marittimo. Cesare ordinò la costruzione di barconi e si avvalse dell'aiuto delle tribù alleate. Nonostante l'inferiorità dell'improvvisata flotta romana, Cesare vinse la resistenza delle flotta nemica grazie alla tattica di tagliare gli ormeggi alle loro navi, così da condurle alla deriva ingovernate. La privazione della flotta marina spense la forza alle truppe terrestri e la rivolta ebbe termine.

A questo punto tutta la Gallia fu definitivamente dichiarata provincia romana.


 

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