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STORIA DI ROMA



LA REPUBBLICA

Le guerre contro Pirro
(280 - 275 a.C.)

 

Padroni dell'Italia centrale - Pirro - La guerra



Il dominio dell'Italia centrale

Dopo le guerre sannitiche, Roma si trovava padrona dell'Italia centrale. Il suo dominio si estendeva dall'Etruria al Sannio, ovvero dall'odierna Toscana fino alle zone centrali della Campania. E' in questo periodo che viene costruita la via Appia, destinata a unire l'Urbe a Capua, poi successivamente prolungata fino a Brindisi.

A questo punto, la prossima avversaria da affrontare era Taranto. La città della Puglia era considerata dai romani l'unico ostacolo verso lo Ionio. Ma con Taranto si era stipulato un accordo di non belligeranza legato all'impossibilità di penetrare nel golfo con navi da guerra. Nulla potè però impedire lo scontro.


Pirro, Re dell'Epiro

Taranto, intuite le intenzioni romane, non restò inerme di fronte alla minaccia. Per proteggersi cominciò a stringere alleanze, in particolare con Pirro, Re dell'Epiro (regione a sud dell'odierna Albania).

Pirro era un personaggio di prim'ordine. Si diceva che fosse discendente di Neottolemo, figlio di Achille (Neottolemo era chiamato Pirro perché il padre, quando si nascose alla corte di Licomede, si era travestito da donna prendendo il nome di Pirra, vedi La guerra di Troia). Si diceva anche che guarisse i malanni con l'imposizione dell'alluce e che avesse parecchie concubine, seppur sposato con Antigone, figliastra di Tolomeo d'Egitto.
Pirro mirava a un'espansione verso occidente, attraverso l'Italia. Accettò da subito la chiamata di Taranto e si preparò alla guerra.

Il casus belli che permise a Taranto di iniziare le ostilità venne fornito dagli stessi romani. Nel 282 a.C. Turi, minacciata dai lucani, chiamò in aiuto Roma. Per aiutare l'alleato a Roma toccò penetrare nel golfo con dieci navi da guerra. I tarantini non ci pensarono due volte ad aprire le ostilità e delle dieci navi nemiche ne furono affondate quattro e una quinta catturata (trucidandone l'equipaggio), alle altre non restò che fuggire.


La guerra: le "
vittorie" di Pirro

Il primo scontro tra i due eserciti si ebbe a Eraclea, in Lucania, nel 280 a.C.
Pirro recava con se delle macchine da guerra eccezionali che i romani avrebbero imparato a conoscere ma che all'inizio sembrarono loro portentose: gli elefanti.

Sfruttando l'effetto sopresa, Pirro riuscì a sbaragliare la cavalleria romana, anche se in un secondo tempo i romani riuscirono a contrastare i pachidermi con più efficacia (ferendone alcuni e provocando lo scompiglio tra le file nemiche).
La battaglia di Eraclea si concluse con molte perdite da entrambe le parti, per cui Pirro si ritirò ed ebbe un momento di tentennamento pronunciando le frasi che resero famose le sue sofferte vittorie.

Considerata la forza dei romani, Pirro tentò di mandare a Roma uno dei suoi più validi mediatori, Cinea. L'abile oratore era quasi riuscito a convincere i romani ad abbandonare la guerra quando un senatore, Appio Claudio Cieco, non volle accettare l'accordo.

Nonostante il parere contrario del suo ambasciatore, Pirro riprese la guerra. Quasi giunto presso Roma, le sue schiere di elefanti vennero sbaragliate grazie agli stessi stratagemmi che avevano usato i galli contro i romani: le legioni costruirono carri muniti di lancie infuocate e palizzate mobili, cosicché i pachidermi furono messi rovinosamente in fuga.
Un altro durissimo scontro avvenne ad Asculum nel 278, dove vinse di misura Pirro. Il re dell'Epiro ottenne altre vittorie, ma sempre al prezzo di gravi perdite (egli stesso venne ferito).

La vittoria decisiva dei romani si ebbe a Maleventum nel 275 a.C. I due consoli dell'Urbe erano il patrizio Lucio Cornelio Lentulo e il plebeo Mario Curio Dentanto. Il patrizio marciava verso la lucania, il plebeo verso il Sannio. Fu una perfetta mossa di accerchiamento.
Dentato respinse ancora una volta sia soldati che elefanti nemici, grazie ai carri muniti di aste e torcie infuocate, mentre gli arceri scagliavano dardi infuocati.
Pirro abbandonò Taranto e si ritirò definitivamente nel suo regno al di là del mare. Taranto cadde nelle mani dei romani.
Per l'occasione, Maleventum venne ribattezzata Beneventum.

I romani avevano assunto così il controllo dell'intero centro-sud. Sanniti, bruzi e lucani erano stati definitamente ridotti a vassalli. Un nuovo tassello era stato aggiunto nella costruzione del mosaico repubblicano.



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