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E venne il giorno! I mille casi del caso Marrazzo |
Questa è una storia alla Blu Notte, piena di ombre e di nebbia fitta, questa è una storia misteriosa e controversa, una storia che coinvolge politici, forze di polizia corrotte, giornalisti e transessuali, è una storia di gossip, scandali e cocaina ma purtroppo è soprattutto una storia di morte ovvero di persone scomparse – forse – assassinate ed è proprio questo forse che carica tutta vicenda di toni opachi ed inquietanti, perché nella storia dei misteri, non solo italiani, tutte le morti scomode sono sempre state mascherate da incidenti strani, suicidi poco credibili, strane situazioni sempre sul filo della chiarezza, misteriose e controverse. Questo è un giallo, una vicenda articolata ma è soprattutto una storia che ancora si sta svolgendo e su cui non si spengono riflettori, attenzioni e tensioni. Questa è la storia del caso Marrazzo, ex presidente della regione Lazio dimessosi dall’incarico il 3 novembre 2009 a causa di un complicato intrigo di trans, vicoli e delitti.
La nostra storia comincia in via due ponti una stradina dell’emisfero nord di Roma in quel triangolo chiuso tra la via Flaminia, la Cassia e la circonvallazione nord, un appartamentino angusto, seminterrato di circa dieci metri quadri con soppalco annesso, finestre chiuse e via vai continuo; siamo nella zona della prostituzione, dei transessuali, dei viados come vengono abitualmente chiamati, prostituzione per strada ma anche nelle case, in queste nuove favelas italiane che si sviluppano a dedalo in una miriade di micro appartamenti. Proprio sul soppalco di uno di questi bugigattoli, adagiato per terra ai piedi del letto si trova il corpo nudo di una persona morta, un corpo flessuoso e massiccio allo stesso tempo, i capelli lunghi e la barba della prima mattina, la carnagione scura anche perché da quell’appartamento sta esalando un sacco di fumo che esce dalle finestre a causa di un principio di incendio e oltre ad attaccarsi al corpo della persona sul letto, facendola apparire quasi carbonizzata, comincia ad insospettire il vicinato; sono le 4e30 del mattino e quel corpo non si muove è immobile, fermo nella sua posizione raggomitolata sul pavimento e quando i pompieri sfonderanno la porta riconosceranno in quella persona Wendell Mendes Paes, conosciuto ormai da tutt’Italia con il nome di Brenda.
Quando si racconta di un caso
complesso e intricato come questo sia in chi legge che in chi scrive si
vorrebbe quasi arrivare subito alla conclusione ovvero cercare, trovare
quell’elemento chiave che riesca a farci
capire a farci comprendere il tutto, un’ intuizione che riesca in un attimo a
fare luce su tutto quanto sia accaduto, questo purtroppo non sempre è
possibile, non possiamo questa volta andare all’ultima pagina del giallo per
scoprire il colpevole, non solo perché il finale non è ancora stato scritto ma
soprattutto perché questo non è un romanzo, non è una storia scritta da Carl Hiaasen, Donald Westlake o
Agatha Christie è una storia vera e proprio per questo è necessario
ripercorrere tutti gli eventi con calma e dedizione, come i detective di una
volta, in cerca di piccoli frammenti di verità che incastrati l’uno all’altro
ci possono dare, alla fine, un quadro generale comprensibile.
Il
primo tassello forse è proprio questo http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/03/12/un-rapporto-dei-carabinieri-inchioda-lo-staff.htm
Un vecchio articolo di repubblica in cui, si racconta, sarebbero stati
incastrati dai Carabinieri due investigatori privati
“indagati
da un anno nell' inchiesta romana sul presunto spionaggio in danno di Piero
Marrazzo e Alessandra Mussolini durante la campagna elettorale per le ultime
regionali. L' accusa è accesso abusivo in sistema informatico. Seguirà l'
audizione del finanziere Francesco Liguori, arrestato a Milano, che avrebbe
fornito ai due detective, in cambio di compensi, informazioni patrimoniali sul
governatore del Lazio e sulla moglie, Roberta”
Cosa succede a Roma nel marzo 2006,
semplice ci sono le elezioni regionali e Piero Marrazzo è il candidato avversario
dell’attuale Presidente della Regione Lazio, un candidato in piena ascesa,
talmente in ascesa che qualcuno decide di controllarlo, pedinarlo almeno
secondo l’inchiesta della magistratura che apre un fascicolo d’inchiesta che i
giornali chiameranno “SPY STORY”. Infatti il tutto partì dalla bonifica dei
sistemi informatici della regione (a rischio cimici) fino ad arrivare a
presunte intercettazioni e pedinamenti nei confronti di avversari politici e
addirittura di un presunto scandalo sessuale architettato ad arte.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/03_Marzo/14/viado.shtml?fr=correlati
insomma gli ingredienti ci sono tutti già dal 2006, controllori
e controllati, magistratura e inquirenti, pseudo investigatori, vip e
prostitute, tutti coinvolti in un giro perverso che ha come epicentro la
capitale e i suoi frequentatori.
Roma è una città dove vivono e lavorano molte persone
importanti, non solo appartenenti al mondo dello spettacolo e della televisione
ma anche al mondo della politica e delle istituzioni.
Nel 2007 infatti si comincia a parlare di una specie di
banda composta da alcuni carabinieri corrotti i quali, secondo la testimonianza
di un altro trans “Sylvia”, erano soliti fare irruzione in questi
appartamentini quindi ricattare le persone imbeccate lì – fuor di metafora –
con le braghe calate e il naso impolverato. Il gioco era semplice, essendo
carabinieri, avevano chiaramente accesso alla rete di informazioni e
informatori (quasi sempre spacciatori) che gravitavano intorno a questo mondo,
identificato poi il “cliente” si precipitavano nel luogo dell’incontro
inscenando un irruzione in piena regola; appare chiaro che la matrice non
poteva essere solo l’incontro sessuale ma doveva esserci per forza anche la
droga, solo quella poteva legittimare un blitz in piena regola. Tutto questo
sotto gli occhi dei Trans, testimoni inermi ed innocui costretti a tenere gioco
ai ricattatori perché non potevano fare altrimenti, spaventati dallo spettro
del permesso di soggiorno e da tanti altri strumenti di potere in mano al
nutrito gruppo di carabinieri corrotti che sapevano come rendere la vita
impossibile ad un transessuale extracomunitario e spesso cocainomane, meglio
tenerseli buoni i poliziotti, questa è la regola d’oro nel mondo della
prostituzione. Probabilmente questi avevano già strumenti atti a ricattare
molti personaggi colpevoli – diciamo così – di frequentazioni alternative;
video, intercettazioni telefoniche, fotografie ma pensandoci bene avrebbero
potuto utilizzare quel materiale? Probabilmente no, infatti in questo caso lo
scudo giudiziario dietro cui nascondevano l’irruzione sarebbe caduto, inoltre
non dimentichiamoci che stiamo comunque parlando di persone influenti, potenti
con un alto livello di potere: politici, imprenditori, uomini insomma che
avrebbero saputo agire con calma e freddezza nei confronti di un ricatto
telefonico o all’invio di foto compromettenti, muovendo sapientemente le loro
sfere d’influenza.
L’arma del ricatto insomma andava affinata, ed è
probabilmente in questo contesto che si muove Brenda, il popolare (solo per gli
addetti ai lavori fino a quel momento) trans brasiliano che forse riceve
l’ordine di girare quel video, quello che da tutti verrà definito come “il
secondo video” ma che in realtà è il primo, un video girato con il cellulare di
circa 14 minuti in cui si registra uno di questi famosi festini, protagonisti
la stessa Brenda, Michelle - altro trans - e il Presidente Marrazzo, un video
come dicevamo forse girato su commissione o forse girato su iniziativa della
stessa Brenda e utilizzato come prova da portare ai ricattatori, non
dimentichiamoci che Marrazzo prima di essere Presidente della regione Lazio era
un popolare giornalista televisivo conduttore di un famoso programma di
successo della terza rete: “Mi manda Rai tre”. Insomma Brenda può aver agito su
iniziativa personale o imbeccato dai ricattatori fatto sta che gira quel
filmino, probabilmente ne gira anche altri che immortalano personaggi influenti
pensando potesse essere quello un buon business - il ricatto - magari fare
quattro cinque estorsioni ben architettate e finalmente tornarsene al suo
paesino di Belem Para in Brasile. Del resto Brenda ha mostrato ad un’altra sua
amica “China” quasi come un vanto, un gruzzolo di circa 30mila euro, cifra a suo
dire, devoluta da Piero Marrazzo non certo per una prestazione, per quanto
speciale questa possa essere, siamo abbondantemente fuori mercato. Di sicuro
sappiamo che Marrazzo sapeva di quel video girato forse anche solo per gioco e
che di questo era molto preoccupato, avendone chiesto più volte la consegna e
la cancellazione proprio a Brenda. Non ci sono testimonianze su questo episodio
né tantomeno prove scientifiche ma due più due fa sempre quattro, quindi se
abbiamo un video compromettente, una richiesta di cancellazione e 30mila euro
sul tavolo di chi il video ce lo aveva, altre conclusioni non ci possono
essere. Brenda poi sicuramente ha un PC portatile, come tutti, che le serve sia
a comunicare con la propria casa oltreoceano via internet sia a scaricare video
girati con il telefonino onde farne CD e DVD ma serve anche come strumento di
lavoro, infatti moltissime prostitute e trans pubblicizzano la loro attività
attraverso web site specifici,
inoltre possiede molti cellulari – sempre per lavoro – e anche un dispositivo
palmare insomma mezzi e strumenti non ne mancano ma alla fine quel video ha già
prodotto i suoi frutti e forse davvero è stato cancellato ma visto che il
cliente continua le sue frequentazioni non è escluso che in molti abbiano
pensato di aver trovato una gallina dalle uova d’oro.
Il “delitto” va cotto e mangiato sul momento, questa è
l’idea della “banda” non si possono lasciare liberi i ricattati di rientrare
nel loro mondo, vanno presi sul pezzo e spogliati subito di tutto quello che
hanno, sono persone facoltose, ricche, possono disporre presto e bene di molto
denaro, bisogna chiedere una cifra cospicua ma non troppo, 50mila euro pare
opportuna, come si evince dalle testimonianze. Il malcapitato preso dal panico
e dallo stato d’ansia provocato sia dall’agitazione che dalla droga, deve
cacciare tutto e subito, non deve avere il tempo di ragionare, gli
“pseudo”carabinieri sono in una botte di ferro: eravamo in servizio! Mica ci immaginavamo di trovare Tizio o Caio!
Il video è solo un deterrente: noi
sappiamo e abbiamo le prove! Attento a quel che fai! L’arma e affinata e a
quanto pare funzionava pure bene, già dalla primavera 2009 molti sanno
dell’esistenza di un video che ritrae Marrazzo in compagnia di due trans e a
fine giugno un informatore nonché spacciatore di cocaina e frequentatore di
ambienti trans tale Gianguarino Cafasso comunica alla “banda” di tenersi
pronta, il presidente frequenta abbastanza spesso un altro transessuale -
Natalie, egli va spesso a trovarlo nel suo bilocale in via Gradoli.
VIA GRADOLI!!! Incredibile la stessa via dove venne
collocato un famoso covo delle brigate rosse in cui avrebbe soggiornato per un
periodo nientemeno che il Presidente Moro rapito dalle stesse BR, un covo che
in realtà si trovava in una zona piena di appartamenti intestati a funzionari
dei servizi segreti, un luogo che il giornalista Flamigni definì : “Covo di
Stato”… ma questa è un’altra storia!
Fa caldo, siamo in piena estate è un venerdì pomeriggio come
tanti, chissà cosa aveva Marrazzo in agenda quel giorno, cosa lo ha spinto a
chiedere quell’incontro, cosa aveva fatto la mattina e dove sarebbe andato dopo
così verosimilmente intorpidito dalla cocaina, chissà se per un attimo solo
avrà pensato anche ad uno solo dei suoi elettori a quelle persone che ha
desiderato rappresentare che in lui credono e sperano, passeggiando per via
Gradoli prima di raggiungere l’appartamento di Natalie, quale sarà stato il suo
stato d’animo? ma soprattutto qual è il confine tra la propria coscienza e la
buona fede?
Marrazzo arriva e si mette comodo, mette la cifra pattuita
sul tavolino, rimane in maglietta e mutande e mentre anche Natalie si spoglia e
si prepara, suonano alla porta, Natalie va tranquilla ad aprire, anche Marrazzo
non si scompone, avrebbe potuto dirle di temporeggiare, aspetta che mi rimetto i pantaloni! Invece anche lui è tranquillo,
forse aspettavano il pusher e invece sono arrivati loro, i carabinieri del
nucleo operativo Roma Trionfale. Quello che accadde è storia recente i due
hanno un telefonino con cui girano il famoso video, probabilmente mettono un
po’ di coca sul tavolo (Cafasso non ha fatto in tempo a portarla) riprendono
quanto gli occorre e stando alla regola inizia il gioco del ricatto, 50mila
Euro, ma il Presidente visibilmente stordito, probabilmente anche un po’ maltrattato,
preso dal panico anziché chiamare la polizia tentenna e dice che tutti quei
soldi non ce li ha, non solo non ce li ha addosso ma non ce li ha proprio nelle
sue disponibilità è qui che forse i due capiscono che qualcosa sta andando
storto, il pesce è di quelli grossi ma tutta la vicenda si sta complicando, del
resto Natalie, messa fuori al balcone, più volte dice di aver visto i due
scuotere la testa come se fossero sconsolati. Non sappiamo come è andata ma due
conti ce li possiamo fare, la somma standard è 50mila, al ché Marrazzo gli da
5mila in contanti (circa) e tre assegni, uno da 10 e due da 5, totale 25mila, giusto la metà! Come acconto non è male
forse è questo che concordano, il Presidente gli da subito metà della cifra
richiesta, per il resto ha bisogno di almeno un altro po’ di tempo, come nei
film, loro possono stare tranquilli hanno il video, gli assegni, la caparra
insomma, e lui non vuol certo farsi rovinare la carriera e la vita per un
banale incidente, gli da i suoi numeri in Regione e nel giro di pochi giorni
avrebbe sistemato tutto, questo è lo scenario che chiunque immaginerebbe visti
i dati che abbiamo fornito fin ora, sulla scorta delle informazioni pubbliche e
delle testimonianze.
Tutto risolto, ognuno a casa sua, qualcuno con qualcosina in
più qualcuno con tante cose in meno. Fatto sta che il Presidente dopo quel
momento di sbandamento, inevitabile vista la situazione, assume un
atteggiamento tutt’altro che mite e condiscendente, ripresa la calma, Marrazzo
che è ancora il Presidente della regione Lazio, passa decisamente al
contrattacco e in questa fase che inizia il braccio di ferro e la “tarantella”
del video. Per prima cosa infatti Marrazzo blocca gli assegni, denuncia infatti
di aver smarrito il blocchetto che era in suo possesso, pertanto quei foglietti
in mano ai ricattatori diventano carta straccia, si fa negare alle numerose
telefonate che i taglieggiatori effettuano alla Regione ed è probabilmente
proprio lui stesso a sollecitare indagini su di un gruppo di carabinieri corrotto,
se questa loro attività va avanti da un po’ sicuramente qualcuno in
quell’ambiente saprà che esiste un gruppo deviato dedito al ricatto, se non un
inchiesta quantomeno un’ indagine esiterà, sicuramente cerca di capire con i
suoi strumenti e i suoi canali questi chi sono a chi appartengono. Se sono
delle mele marce e i Carabinieri “veri” riescono a beccarli per qualche altro
lavoretto, lui può uscirne pulito e sereno, è vero ha perso 5mila euro e c’è
sempre quel video maledetto, ma alla fine i danni possono essere irrilevanti e
poi che credibilità possono avere 4 sbandati corrotti; che se ne possono fare
di quel video se non usarlo esclusivamente contro di lui per ricattarlo?
Eppure quei 4 sbandati cominciano ad agitarsi e giorno dopo
giorno a il loro castello comincia a sfaldarsi. Un’altra regola d’oro dice:
quando sei alle strette fai scoppiare la bomba, e loro alle strette si sentono,
infatti dopo tutta quella manovra si trovano con 5mila euro in mano e l’innesco
di una situazione irreversibile, poi c’è il pusher, il trans, tutta gente a
libro paga, conosciuta, diciamo anche fidata ma rimasta anche loro con un pugno
di mosche, tutta gente che può parlare che può accusarli e che per levarsi di
mezzo potrebbe addirittura cernierare le dichiarazioni esclusivamente contro di
loro: il gruppo della trionfale. Che si può fare? Le strade presumibilmente da
percorrere sono due, fare un po’ di rumore onde indurre Marrazzo a pagare o
addirittura provare vendere il video ai giornali di gossip onde screditare
(distruggere) Marrazzo politicamente, questa inoltre si configurerebbe anche
come una opportunità di dare una lezione a tutti quelli che si trovano o si
verranno a trovare nella stessa situazione del Presidente: “pagate e zitti”.
Gianguarino Cafasso il 12 settembre del 2009 viene trovato
morto in un albergo della via Salaria, in compagnia, tanto per cambiare, di
Jennifer, un altro transessuale. Ufficialmente la causa del decesso è overdose
di cocaina, inoltre Rino, come lo conoscevano tutti, era diabetico, ricoverato
ad agosto, soffriva di ipertensione e stress cardiaco, nessun mistero quindi.
Strano però, viene in mente un altro episodio controverso
molto simile, l’episodio di David Ferrie, personaggio chiave di tutta la
vicenda relativa all’omicidio di John Fitzgerald Kennedy; Ferrie, iperteso e
cardiopatico, pur sotto la protezione della polizia venne trovato morto nel suo
appartamento a seguito di un’emorragia cerebrale; che poi nel suo organismo vennero
trovati dei farmaci che in un iperteso provocavano tale letale effetto
collaterale, si venne a sapere solo molto tempo dopo … Ma anche questa è
un’altra storia.
Rino è morto, negli ultimi tempi era molto spaventato,
alcune testimonianze parlano di un uomo sconvolto, terrorizzato con addosso la
paura di essere fatto fuori ma da chi e perché non si riesce a capire, vero è
che dopo la sua morte tutto l’architrave difensivo dei carabinieri corrotti si
fonda sull’assegnare tutte le responsabilità proprio a Cafasso, lui ha portato
la droga, lui ha architettato tutto, lui ha provato a vendere il video e
addirittura meraviglia delle meraviglie lui è stato a girarlo quel video famoso
dell’irruzione, chissà da dove dato che nessuno lo vide.
In quel momento Marrazzo ha capito che per lui è finita, da li infatti
tutti gli eventi precipitano ad effetto domino. Parte il blitz dei ROS e
Marrazzo prova a difendersi ma subito dopo escono fuori tutti quelli che il
video lo hanno visto e rivisto, escono fuori i trans, i giornalisti contattati
da Cafasso, tutto esplode in modo confuso e disordinato, Marrazzo è “costretto”
ad andare dai Carabinieri a rendere una dichiarazione spontanea in cui dice e
non dice, intanto i giornalisti a caccia di scoop piantonano le casette dei
trans e così si cominciamo a vedere Natalie, Brenda, si parla dei famosi video,
il primo, il secondo chi ha girato, chi ha partecipato, chi ha sniffato, la
droga c’era o non c’era? Tutto si complica e si confonde nelle voci dei mille
soggetti di questa storia.
Anche Brenda torna alla ribalta, infatti ad una giornalista si fa
scappare di essere stata con Marrazzo e di averne le prove, una foto come
desktop del suo cellulare, poi interrogata dai ROS nega tutto, salvo poi
ripensarci e confessare di essere stata in possesso di quel primo famoso video,
vero elemento scatenante di tutta la storia, dov’è questo video? Cancellato,
distrutto ma i ROS non ci credono perquisiscono la casa ma non trovano niente,
Brenda addirittura dice di non possedere alcun PC portatile. Comincia a farsi
strada l’idea che la cimice sia proprio Brenda e che il suo ruolo fosse quello
di far sapere in giro quando alla sua porta bussava qualche cliente importante,
qualche pesce grosso, del resto Brenda ha anche subito una strana rapina,
alcuni giovanotti rumeni l’hanno derubata salvo poi restituirle la borsetta
intonsa priva solo del suo telefono cellulare, inoltre mostra sempre più spesso
segni di squilibrio, è spesso ubriaca, fuori di se e per quella rapina, dicono
i poliziotti che raccolsero la denuncia, è letteralmente impazzita.
La verità è che tutto ruota intorno a quel maledetto primo video, il
secondo è solo un trastullo per i media fatto da due carabinieri corrotti in
cerca di soldi facili, mentre è il primo quello che ha scatenato tutto e su cui
è ancora oggi difficile ricostruirne la genesi. Cafasso forse lo ha girato e -
meno forse - portò lì una bella partita di cocaina, ma certo non può
confermarcelo, Michelle, l’altro trans coprotagonista poco dopo scappa a Londra
e le sue tracce si perdono nel nulla, Marrazzo era il festeggiato,
inattendibile in quanto sicuramente stordito dal festino intorno a lui e
Brenda? Brenda venerdì (ancora venerdì) 20 novembre dopo una “tranquilla”
serata sui viali va a casa di una sua collega, sbevazzano un po’, poi torna a
casa, chiude le valigie prende il suo sonnifero e si mette a letto, non si
alzerà più, portandosi con se molti dei tanti misteri di questa vicenda.
Sicuramente lei e Rino rappresentavano gli anelli deboli di tutta la faccenda
che ruotava intorno al primo video, persone che sapevano che erano state
coinvolte ed entrambe mentalmente labili, cocainomani e spaventati, mine
vaganti, la loro potenziale inattendibilità è stata vanificata dal loro
coinvolgimento certo e circostanziato e adesso le uniche persone che potrebbero
ancora parlare che magari qualcosa sanno che hanno vissuto insieme a loro gli
ultimi momenti della loro vita – gli altri trans – adesso si trincerano dietro
ad un unanime: è stato un incidente!
Maurizio Ceraudo