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YOU GET WHAT YOU GIVE
by Akira14 & Koibito8

Autrici: Akira14 & Koibito8

Pairing: RuHana e SenKosh

Rating: NC17?

Note: Bla  bla  bla  i personaggi non sono nostri (purtroppo) e non ci guadagniamo niente ad usarli.
Warning: linguaggio molto scurrile.

    N.B. in questo capitolo ci sono dei cambi di scena, e cominciano le parti OOC di Ede-kun ed Hiro-chan!

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Parte 08

 

Sempre saltellando felicemente, Rika arrivò all'appartamento in compagnia dei due ragazzi.

Il silenzio regnava sovrano nell'appartamento, in forte contrasto con la vocina acuta della bambina.

Non avevano ancora aperto la porta, ma un brutto presentimento era vivo in loro.

 

Per un momento, Akira ed Hanamichi credettero che i loro coinquilini avessero levato le tende, poi si ricordarono di abitare con la volpe glaciale e l'orso gelido, alias Rukawa e Koshino, e capirono di aver pensato la cazzata più grande del mondo.

 

Quei due che se ne andavano di loro spontanea volontà?

Ma se erano più invadenti e testardi di una piattola, erano una piaga incancrenita, la peste di ogni pover’uomo che avesse avuto la sventura di incontrarli!

 

Nemmeno buttandoli fuori, te li levavi dalle palle!

Uscivano dalla porta e rientravano dalla finestra.

 

Potevano essere andati a dormire.

Col cazzo!

Se non li umiliavano almeno venti volte al giorno, neanche le pecore potevano essergli d'aiuto per conciliare il sonno.

 

A formulare questi pensieri, particolarmente acidi, era proprio il serafico, gentile ed educato Akira Sendoh.

Erano parole dure, ma sapeva di essere dalla parte della ragione.

 

Forse Hanamichi non avrebbe usato un linguaggio così sboccato, però il concetto era lo stesso.

Erano nati con la testa di coccio, e con la testa dura come il marmo rimanevano.

 

Anzi, più si provava a pungolarli nel loro orgoglio, più quei due assumevano comportamenti maleducati e infantili.

Sembrava quasi che la loro farsa, invece di correggere i loro errori, li stesse facendo involvere.

 

Sendoh cominciò a chiedersi se non fosse il caso di farla finita.

In fondo cosa ci voleva a dire ad Hiroaki, sul serio, una cosa che aveva già detto per scherzo?

Che era finita,

Che c'era di difficile?

 

Niente.

Non erano nient'altro che due parole.

E' finita.

E allora perché ogni volta che era stato sul punto di pronunciarle gli saliva un groppo alla gola?

 

Due lacrime gli bagnarono il volto.

Per quanto cercasse di convincersi che era lui la vittima di tutta la storia, non poteva non sentirsi in colpa per come stava trattando Koshino.

Voleva gettarsi nelle sue braccia, stringerlo al petto, mormorargli parole d'amore che sapeva non sarebbero mai state contraccambiate.

Sì, forse era masochista.

 

O forse era solo stupidamente innamorato.

 

" Zikia pangi?" chiese con un tono sinceramente preoccupato la piccola Rika.

 

" Ehi, com'è che è diventato già zio Akira, visto che vi conoscete da nemmeno sei ore?"

 

"Pecché è bello!" (Effettivamente come ragionamento non fa una piega! N.d.A14)

 

Rinunciando a capire la figlioccia, Hanamichi concentrò le sue attenzioni sul suo amico.

Akira poteva ingannare tutti, ma non lui.

Perché lui era il Tensai, e le persone le capiva al volo.

 

A parte gli scherzi, a differenza di Kaede che aveva sempre tenuto il suo scudo di imperturbabile freddezza da quando si erano messi insieme; il che rendeva quasi indecifrabili e molto equivoci i suoi comportamenti, Sendoh era come un libro aperto.

Non aveva costruito alcuna barriera intorno a sé.

Era semplicemente se stesso.

 

Gli assomigliava, in questo, come in molte altre cose.

 

Soffriva perché gli mancava Kosh.

Come a lui mancava Kaede.

 

Sarebbero davvero riusciti ad andare fino in fondo a questa storia?

 

"Piangi per Koshino, vero Akira?

Suvvia, non è proprio il caso di sprecare lacrime per quell'insensibile."

 

Rika spostava lo sguardo da Sendoh ad Hanamichi, per poi ritornare ad osservare il ragazzo dai capelli a spazzola, sempre più confusa.

 

"Già." Rispose Akira, asciugandosi il volto con le maniche della maglia.

 

" Vuoi?" chiese la bimba porgendogli un fazzoletto.

 

" Sì grazie. Hanamichi apri tu la porta." Disse rimettendosi in sesto il più possibile.

 

Non gliene poteva fregare di meno che una mocciosa di neanche due anni potesse vederlo piangere.

Era l'ultimo dei suoi pensieri.

Anzi, magari Rika avrebbe capito che la vita degli adulti non è tutta rose e fiori.

E' che si è autorizzati a dimostrare il proprio dolore, come meglio si crede, a qualsiasi età della propria vita.

 

La prima cosa che videro, entrati in casa, fu Kaede sdraiato sul divano del salotto che si rigirava nel sonno.

Se dormiva.

Pareva avere qualche problemino.

 

Per evitare di cadere nel vortice dei sensi di colpa Sakuragi tirò dritto, portandosi dietro la bambina e Sendoh.

 

Rika si sganciò subito, correndo direttamente nello studio di Koshino, che era inavvertitamente aperto.

Un brivido percorse la schiena dei due ragazzi.

Corsero immediatamente dietro alla piccola, ma il danno era ormai già fatto.

Quasi la totalità delle opere di Kosh, ritoccate da poco, avevano in primo piano le

impronte delle mani di Rika.

 

Non sapevano dove fosse Hiroaki, ma per la loro incolumità c'era da sperare che fosse emigrato su Plutone.

 

Come in un film, sentirono i passi rimbombare sul pavimento di moquette del corridoio…

Prima lontani…Poi sempre più vicini…

Lenti…Così tanto da essere angoscianti, ti facevano restare lì con il cuore in gola.

Inesorabile si avvicinava l'ora del Giudizio.

 

"Addio Hanamichi…E' stato un piacere conoscerti…Porterò per sempre il tuo ricordo nel mio cuore…" sospirò Sendoh, scorgendo la figura che si delineava al fondo del corridoio.

 

Sakuragi corse via con la bambina, portandola a lavarsi le mani, possibilmente senza farsi beccare da Kosh.

 

" Ehi voi!Fermi lì!Perché uscivate dal mio laboratorio?"

 

Poi vide la tragedia che si era consumata nel suo studio.

La prima reazione fu silenziosa.

 

La calma prima della tempesta.

 

Realizzata l'entità del danno, assunse un espressione da far invidia a "L'Urlo" di Munch.

E poi gridò.

 

"AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAKIRAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!! !"

 

Assalì il povero ragazzo innocente, buttandolo a terra.

 

"NON TI BASTAVA AVERMI LASCIATO SOLO!DOVEVI PURE PRIVARMI DEI MIEI QUADRI.HAI ROVINATO IL MIO FUTURO, TE NE RENDI CONTO?"

 

Era in preda a una crisi isterica.

Cercare di farlo ragionare adesso sarebbe stato uno spreco di fiato.

 

" E quello che è peggio, è che avete usato questa bambina!Ma non vi vergognate?

Siete dei viscidi approfittatori.

Dei falsi.

Degli ipocriti.

Sei un degno figlio di tua madre, non c'è che dire Sendoh."

 

Sentire sua madre tirata in causa in questa discussione, che poco aveva a che fare con la sua famiglia, fu la goccia che fece traboccare il vaso della pazienza di Akira.

 

Prese una tela, e la spaccò in testa ad Hiroaki.

 

" Falla finita.Tanto baccano per delle croste senza valore."

 

Detto questo Sendoh si diresse verso la camera di Hanamichi, seguito a ruota da quest'ultimo e dalla bimba.

 

Ma Koshino non si arrese e seguì i ragazzi continuando a sbraitare.

 

Rika vedendo il viso trasfigurato dalla rabbia di quello sconosciuto scoppiò in lacrime tra le braccia di Hanamichi, che nonostante i numerosi sforzi non riusciva proprio a farla smettere.

 

“Che diavolo sta succedendo qui” chiese Rukawa che nel frattempo si era svegliato.

 

“Ziede ziede, butto e tatiuo (brutto e cattivo) lui” disse la bambina correndo tra le braccia di Rukawa ed indicando Koshino.

 

“Cosa le hai fatto?” chiese la volpe a Koshino

 

“Cosa le ho fatto io? Cosa ha fatto lei piuttosto! È entrata nel mio studio ed ha rovinato tutti i miei quadri.”

 

“Definirli quadri mi sembra esagerato, piuttosto è probabile che l’intervento di Rika li abbia resi più belli. E per finire se avessi lasciato il tuo studio chiuso non sarebbe successo nulla”.

 

“Può darsi, ma sono sicuro che sono stati questi due a mandarcela” disse ancora Koshino

 

“Ma non dire sciocchezze Hiroaki, una cosa del genere non dovresti nemmeno pensarla. Siamo stati insieme per tre anni e riesci a pensare una cosa simile. Più passa il tempo più penso che ho fatto bene a lasciarti.”

 

“Sei solo un fottuto bastardo Akira”

 

“Ehi, modera i termini, c’è una bambina qui!” intervenne Hanamichi “Perché non esci  e vai ad impiccarti ad un bonsai? Ci faresti proprio un grande favore. Rika vieni per te è arrivato il momento di andare a nanna, è già tardi” continuò il rossino tirando fuori il piagiamino della piccola dalla sua borsa.

 

La bambina, ancora in braccio alla volpe lo abbracciò più stretto e disse:

“Ziede, io ho il pigiama con Piciulu”

 

“Rika, si chiama Pikachu” le rispose la volpe abbozzando un sorriso, pensando che lui ed Hanamichi si erano divertiti come matti la prima volta che avevano sentito la figlioccia di Hana chiamare così il Pokemon.

 

“eh, Piciulu”

 

“No Rika, PI KA CHU”

 

“eh, ho detto PI CIU LU”

 

“Hn, ci rinuncio, hai la testa dura come il tuo padrino” (e più gli sto lontano più sento di amarlo) si disse la volpe.

 

Rukawa fece scendere la bambina ed uscì dalla stanza, probabilmente diretto verso il salotto.

 

“Hiro perché non segui l’esempio del tuo compagno di insensibilità e non te ne vai dalla nostra camera?” chiese Sendoh con un gran sorriso

 

“Non chiedo di meglio” ed anche Koshino uscì dalla camera dei due ragazzi.

 

“Hana scusa, ma dove conti di farla dormire la bambina?”

“Mm potremmo fare come nei film, tiriamo fuori un cassetto del comò e voilà”

“Sei per caso matto? Se Midori lo scopre ti tortura”

“Tu hai qualcosa di meglio da proporre? Non posso farla dormire nel letto con me, se mi giro e la schiaccio? O peggio ancora la soffoco?”

“Facciamola dormire con Rukawa e Hiro! Anzi mi è venuta un’idea” Sendoh si abbassò davanti alla piccola e le chiese: “Rika lo fai un piacere a me e Zimici?”

“si”

“Allora vai in salotto, da Ziede, e digli che Zimici e Zikia si stanno baciando”

“ok”

La bambina uscì di corsa dalla stanza ed una volta entrata nel salotto si fiondò sul divano dove era sdraiato Rukawa, Koshino era invece seduto su una delle poltrone fingendo di guardare la tv.

“Ziede ziede, zimici e zikia si baciano”

 

“COSA!” chiese Koshino

 

“Smettila di urlarle addosso idiota la spaventi. Vedi Rika, zio Hanamichi e zio Akira si baciano perché si vogliono bene” cercò di spiegarle la volpe ma dentro di se si sentiva ribollire al solo pensiero, stava per alzarsi e riportare Rika da dove era venuta, e per dire a quei due maiali di mantenere un atteggiamento più serio davanti alla bambina quando gli stessi rumori della sera precedente lo bloccarono.

 

Una rete che cigolava, gemiti e ansimi.

 

“Non posso crederci” scattò Koshino “hanno fatto venire qui la bambina per fare i loro porci comodi tranquilli”

 

Dall’altra parte della porta, Akira e Hanamichi continuavano a chiedersi chi potessero essere i loro lussuriosi vicini…

 

“Certo che non si concedono mai una pausa quei due…”

“Non dirmi che non li invidi, Akira…” rispose Hanamichi con un sorriso triste sul volto.

 

“Quello che conta è che pensino che siamo noi.

Così, almeno stanotte potremmo dormire in pace.” 

 

Poi spense la luce.

 

Per tutta la notte, si susseguirono gemiti e urla di piacere tanto che l’unica a dormire, nel salotto, fu Rika.

 

Rukawa la tenne stretta a lui, come se al posto suo ci fosse stato il suo adorato Hana-kun.

La bimba si era subito assopita, e per non svegliarla, Kaede rimase tutta la notte abbracciato a lei, scaldandola con il tepore del suo corpo.

 

Naturalmente, il tutto rese la nottata nuovamente un calvario, come d’altronde lo era stata la sua vita da ventiquattro ore a questa parte.

La consapevolezza di aver perso Hanamichi si faceva sempre più strada nella sua mente, ma non riusciva da accettarlo.

Hanamichi non poteva aver spazzato via con un semplice colpo di spugna tutto quello che avevano condiviso negli ultimi anni; abbozzò un sorriso ripensando a quando la loro storia era cominciata.

 

FLASHBACK

 

Li aveva spiati di nascosto.

Vedere quell’adorabile idiota fare lo spogliarello era stato uno degli spettacoli più eccitanti a cui avesse mai assistito.

Voleva che sapesse cosa provava, voleva che sapesse come riusciva ad eccitarlo.

Non si sarebbe lasciato sfuggire quell’occasione.

Dopo un po’ di tempo notò che Yohei e gli altri lasciavano la palestra.

Ma dov’era Hanamichi?

Perché non era con loro?

L’unico modo per avere le risposte che voleva era entrare di nuovo nella palestra.

Lo trovò nello spogliatoio, placidamente addormentato su di una panca.

Se gli avessero detto che la sua zucca aveva un’espressione così dolce ed indifesa mentre dormiva non ci avrebbe mai creduto.

Ma ora lo vedeva con i suoi occhi, e la sua espressione non era l’unico dettaglio ad attirare la sua attenzione, il suo torace, che si alzava ed abbassava come la più seducente delle danze, quel torace così perfettamente scolpito, le gambe lunghe e muscolose.

Ogni centimetro di pelle di quella zucca era perfetto.

Il capolavoro degli Dei.

E poi ….. la sua erezione, avvolta da quei boxer attillati.

Impossibile cercare di resistere o ancora peggio di negare: lo voleva, voleva poterlo assaggiare, tutto.

Non avrebbe permesso che anche solo un centimetro di quella pelle sfuggisse alla sua lingua.

Si avvicinò lentamente alla panca, accarezzando con lo sguardo quel corpo, sentiva la sua erezione premere contro la stoffa dei jeans.

Si chinò su di lui, così profondamente addormentato, e gli sfiorò le labbra con le proprie.

Hanamichi non si mosse come se non si fosse accorto di nulla.

Mosse le sue mani in direzione di quel corpo, disegnando con le dita il contorno delle labbra che aveva appena baciato, scese lungo la mascella  con la lingua e  gli leccò il collo.

Hanamichi mugolò qualcosa di incomprensibile all’inizio, poi le sue parole gli furono più chiare:

“Noma lasciami dormire, adesso non ho voglia di periziare le tue tecniche di seduzione per Okuso, e se non la smetti ti prendo a  testate”.

A quelle parole Rukawa si bloccò, non credeva alle sue orecchie, la sua stupidissima zucca faceva sesso con Noma??

Una furia senza fine si impadronì di lui, lo schiaffeggiò con violenza e disse nel suo tono più freddo:

“Idiota io non sono Noma, e soprattutto che cosa significa quello che hai appena detto?”

La mente di Hanamichi registrò immediatamente quella voce: la volpe.

Ma perché lo aveva baciato? Che diavolo voleva questa volta?

Aprì gli occhi consapevole di quello che avrebbe visto.

“Ciao Rukawa” lo salutò fingendo una disinvoltura che non provava, “Posso sapere cosa ci fai seduto sul mio pene?” chiese ancora

“Rispondi alla mia domanda do’hao!”

“Non me la ricordo, potresti ripeterla?”

“Stai insieme a Noma?” chiese la volpe, pronto a saltargli addosso nel caso avesse risposto di si.

“Noma sta con Okuso” sentenziò Hanamichi.

“Sta con Okuso e fa sesso anche con te?”

“Questi non sono affari tuoi Rukawa, e adesso togliti!”

“No”.

Hanamichi lo spintonò e si mise seduto, ma Rukawa non aveva intenzione di cedere e gli saltò nuovamente addosso, il rossino fu più veloce ed evitò il placcaggio saltandogli addosso a sua volta, toccandogli le parti intime.

“Accidenti! Hai l’uccello in tiro Ru! Di un po’ sono stato io ad eccitarti così? E per questo che mi hai baciato? Fin dove ti saresti spinto se non mi fossi svegliato?”

“Do’hao da dove ti arriva tutta questa audacia?”

“Chi ti dice che questo non sia il vero Hanamichi?”

“Che vuoi dire?”

“Che non sono l’idiota che tutti voi credete che sia, che se arrossisco davanti ad una ragazza è solo perché non so come comportarmi con loro, perché in realtà le donne non mi interessano, preferisco gli uomini, ed infine si: faccio sesso con Noma, o meglio, approfitto delle idee che gli vengono per far godere meglio Okuso, diciamo che mi usa come cavia da laboratorio, ma finché godo mi sta bene così. È davvero bravo sai, fa dei pompini eccezionali”.

“E cos’altro fa?” chiese ancora Rukawa scuro in volto.

“Con me nient’altro, o meglio nient’altro che abbia voglia di raccontarti,  se vuoi i dettagli devi chiedere ad Okuso:”

“Tu non farai più niente del genere con nessuno hai capito?”

“E perché non dovrei? Tu non sei nelle condizioni di dirmi quello che posso o non posso fare.”

“Invece lo sono”

“Correggimi se sbaglio volpe, ma in questo momento sono io che ti sto tenendo per le palle”

“Perché non me le accarezzi invece di tenerle solamente?”

“Scordatelo” rispose Hanamichi, lasciando immediatamente la presa.

“Perché?” chiese Rukawa ribloccandolo sulla panca.

Hanamichi cercò di liberarsi di nuovo da quella posizione di svantaggio, non era certo un segreto che non gli piacesse perdere e men che meno con la volpe.

“Lasciami andare Rukawa!”

“No. Rispondimi! Voglio sapere perché non vuoi, non sono il tuo tipo? Certamente sono meglio dei tuoi amici sfigati!”.

“Non basta avere un bel visino per essere migliore dei miei amici, loro sono sinceri, leali, aperti, sempre disponibili, tu invece cosa sei? Freddo, arrogante, ombroso, taciturno, scontroso, sospettoso, quasi inumano e …”

“E….. vai avanti”

“……….”

“E….., coraggio do’hao non avrai paura”

“Bellissimo” rispose in un sussurro Hanamichi, che per la prima volta vide dipingersi un’espressione sconosciuta sul viso del volpino, un’espressione che non gli aveva mai visto neanche dopo la vittoria più sudata, un misto di esultanza , trionfo, eccitazione, gioia e affetto? No l’affetto era un sentimento che la volpe non era sicuramente in grado di provare.

Era necessaria al più presto una soluzione per  uscire dal guaio in cui si trovava, doveva riuscire a scrollarsi di dosso Rukawa, ma come?

“Non gongolare kitsune, la sola bellezza non basta a compensare tutto i resto”

“Ti farò cambiare idea do’hao”

“Davvero? E cosa conti di fare, non ti ci vedo proprio nelle vesti del fidanzato dolce ed innamorato”

“Hn, idiota! Certe stronzate non fanno per me”

“Come volevasi dimostrare!! Non penserai davvero di farmi cambiare idea solo ciucciandomi l’uccello! Come ti ho già detto ho già chi ci pensa!”.

“E io ti ho detto che da questo momento non lo farai più! Mai più hai capito?”

“Modera i termini con me kitsune, io non sono uno dei tuoi servetti. Se cerchi qualcuno che sia disponibile a soddisfare ogni tua richiesta rivolgiti altrove; Haruko ad esempio potrebbe fare al caso tuo: sono pronto a scommettere che sarebbe pronta ad aprirti le gambe ad un solo schiocco di dita!”

“Haruko? E pensare che eravamo tutti convinti che ne fossi innamorato!”

“Beh! Anche tu, come tutti, sbagliavi. E ora lasciami andare Rukawa, quello che puoi offrirmi a me non basta.”

“Non puoi sapere cosa posso offrirti Hanamichi”

Hanamichi. Lo aveva chiamato per nome, per la prima volta, non idiota, non do’hao (che poi è lo stesso NdK8), dov’era il trucco? Sapeva che c’era senz’altro ma non riusciva ad individuarlo.

“Kitsune! Chi ti ha dato tutta questa confidenza? Non ricordo di esser mai andato a pisciare con te quindi non chiamarmi Hanamichi!”

“Hn, mi è sempre piaciuta questa tua capacità di arrabbiarti per nulla, mangi fosforo tutte le mattine a colazione per accenderti così do’hao?”

“Fottiti Rukawa e lasciami andare”

“Hn, fottere è esattamente quello che voglio!”

“Non con me Kitsune! Io non ti voglio, non ti voglio hai capito?”

“Ma io voglio te do’hao, e sono abituato ad avere sempre ciò che voglio”

 

Si riscosse immediatamente dai suoi pensieri ripensando all’ultima frase.

Lui otteneva sempre ciò che voleva.

Tranne questa volta, o meglio, ci era riuscito all’inizio.

Non era stato facile convincere Hanamichi delle sue buone intenzioni, tantomeno dei suoi sentimenti: le sdolcinatezze non facevano per lui, e fargli capire quello che provava era stata una delle sue più lunghe battaglie.

Ed ora lo aveva perso.

Per via del suo egocentrismo, del suo egoismo, della sua maledetta abitudine di trattare le persone come degli oggetti.

Ma non si sarebbe arreso, amava Hanamichi e lo avrebbe riconquistato.

Anche con le sdolcinatezze se fosse stato necessario!

Chiuse gli occhi cercando di meditare una qualche strategia che gli avrebbe permesso di riavere il suo do’hao al suo fianco.

 

Il mattino seguente due zombie si presentarono in cucina.

Inutile dire che invece, Sendoh e Sakuragi  erano freschi come rose, ed alquanto divertiti dal quadretto che si trovarono davanti:

Rukawa stava intonando un motivetto a Rika, nel tentativo di farla mangiare.

“C’era una volta un ragno all’ombra di un castagno,

la pioggia veniva giù, e si bagnò dalla testa ai piè,

ma il sole del mattino ben presto lo asciugò,

il ragno tessè la tela e la mosca si mangiò.”

 

I due ragazzi non riuscirono a trattenersi dal ridere.

Akira era talmente di buon umore, che si offrì perfino di preparare la colazione per tutti e quattro.

Kaede ed Hiroaki non toccarono cibo.

 

Rukawa perché era già abbastanza occupato nel dare da mangiare alla bambina, che ogni volta che cercava di imboccarla, veniva distratta da qualcosa e metà del cibo le finiva sul bavaglino.

Koshino invece non aveva alcun appetito.

Era da quando era stato lasciato da Akira che non mangiava un pasto decente.

Non che ne avesse voglia, solo che dopo pochi bocconi gli passava l’appetito.

 

E poi, proprio quel piatto, le crêpes, gli facevano tornare in mente i suoi ricordi d’infanzia.

Quando lui, Akira ed Arashi mettevano a soqquadro il cucinino solo per prepararne una.

E dovette arrendersi all’evidenza.

Non c’era ricordo felice che non includesse anche i gemelli Sendoh.

 

Solo che non poteva dimenticare quello che quella…Quella donna, la madre di Sendoh, aveva fatto alla sua famiglia.

Inconsciamente, rifletteva il suo odio per la donna maltrattando il figlio.

Era infantile, ma quando urlava contro Akira, quando lo schiaffeggiava, quando lo maltrattava, si sentiva soddisfatto.

Sentiva di aver compiuto la sua vendetta.

 

Eppure sapeva benissimo quanto la fuga della madre fosse stato un trauma per il suo ragazzo.

Al punto di rompere i contatti perfino con Arashi, la cui unica colpa era aver preso una posizione sulla faccenda, evidentemente quella sbagliata.

Arashi era partito per l’Europa con la coppia.

Akira l’aveva preso come un tradimento e non l’aveva più voluto vedere.

Vani erano stati i tentativi di Koshino di farli ragionare, e d’altronde non poteva che prendere le parti del suo koibito.

 

Su quelle premesse era naturale che la loro relazione non durasse, visto che ogni litigio l’uno non perdeva l’occasione di incolpare l’altro per il fallimento del matrimonio dei propri genitori.

 

Ma era venuto il momento di crescere.

Non poteva allontanare la persona che più amava.

Perché se era cominciata come vendetta, ora era vero amore.

Lo amava più di qualsiasi altra cosa al mondo.

Era il sole che illuminava i suoi giorni uggiosi con il suo sorriso raggiante.

C’era sempre stato quando lui ne aveva bisogno.

Che cosa aveva avuto indietro se non odio e disprezzo?

Come poteva sperare di  riconquistarlo, dopo ciò che gli aveva fatto?

 

Scacciò i pensieri scuotendo la testa.

Si alzò, proponendo a Rukawa di andare a fare una passeggiata.

 

Doveva almeno provare.

 

“Noi potremmo portare a casa Rika, se ad Hanamichi non dispiace.

Che ne dici Rukawa?”

 

Quella frase, pronunciata con una dolcezza che Hana ed Aki credevano aliena ad Hiroaki, li lasciò talmente sbigottiti, che non furono in grado di intervenire.

Rika sorrise, e dimenandosi mentre Ru cercava di vestirla gridò gioiosa

 

“Con Ziede, con ziede!!!!”

 

Rukawa rimase in silenzio mentre raccoglieva tutti gli effetti personali della bimba.

Inaspettatamente, proprio quando il rossino sembrava aver riacquistato l’uso della parola, Kaede mormorò

 

“ Vorrei riaccompagnare a casa la piccola, sempre che tu sia d’accordo, Hanamichi. Mi farebbe piacere rivedere i tuoi nonni.”

 

La mente del rumoroso “Re dei Rimbalzi” era nuovamente vuota.

Non sapeva come rispondere.

Quei due l’avevano completamente spiazzato.

Mettere in piedi delle frasi così complesse, riuscendo perfino ad essere gentili doveva essere stato molto difficile per loro.

 

Forse, la loro messinscena stava finalmente avendo gli effetti sperati.

Non c’era niente da perdere.

 

“Ok. La vostra offerta capita proprio a fagiolo. Io e Akira potremmo fare shopping, grazie a voi. Sapete, dobbiamo ancora trovare un abito adatto alla cerimonia. E’ anche vero, che Aki è talmente bello che perfino uno straccetto farebbe la sua figura addosso a lui.”

 

<A chi lo dici…> pensò Koshino.

 

“Quale cerimonia?” chiese sospettoso Rukawa

 

“Il battesimo di Keishi, naturalmente. Nel caso lo avessi dimenticato, Hidetoshi e Midori, avevano chiesto a te di fare da padrino al loro figlio, ma visto che ti sei rifiutato lo hanno proposto al mio nuovo ragazzo. Lui ne è stato onorato. Tanto non mi pareva che tu avessi cambiato idea al riguardo.”

Prima di avere il tempo di ribattere, la porta dell’appartamento si chiuse, lasciando lui ed Hiroaki soli con la piccola.

 

Parte 09

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