Vaniglia & Zenzero

Capitolo 2° Reclami. Ma la merce non si cambia.

Lei correva, correva ,correva. Non aveva mai visto avanti a se una strada così lunga. Non c’era la fine, non c’era. Dentro di lei non trovava la risposta al perché corresse così affannosamente. Per trovare qualcosa o qualcuno forse, ma chi? Tutta la vita a correre verso un miraggio o una illusione semplicemente per aver la coscienza a posto, per convincersi invano di lottare. Chi lotta è vivo? Io sono viva. Se essere viva significa respirare, sorridere, ridere, io allora sono viva. Se essere viva significa lottare, perdere, vincere…allora io sopravvivo in una maschera, una maschera che si è modellata col tempo troppo bene al mio viso di carne, asciutto e acerbo. Non mi dispiace perdere. Mi dispiace rinunciare in partenza. Ma mi sembra impossibile fare diversamente. Non ho mai fatto altro in questa cosa che qualcuno riesci a chiamare esistenza.

Dischiuse gli occhi nocciola, i debolissimi raggi di una immatura primavera le erano insopportabili. Si accarezzò le labbra secche con la lingua impregnata da un sapore amaro. SE aveva ancora delle braccia…non le sentiva sue, due semplici pezzi di carne insensibili. La stanza vuota. Bianca. Sterile. Ed abbandonata alla solitudine del crepuscolo. Sulle pareti si disegnavano poesie caleidoscopiche di luci. I movimenti lenti ed annoiati appesantiti da un panno ruvido e fastidiosamente pungente. Ritrovò da qualche parte in se stessa la volontà di riunire le informazioni che i suoi sensi percepivano, in un quadro logico. Nuda. Si sentiva nuda. Avvolta soltanto da un asciugamano bianco. Osservata. Sì, sguardi su se stessa. Gli amava. Le sembravano vitali, da sempre, la sua personalità di bimba capricciosa ed eccentrica aveva trovato fondamentale essere ricoperta dagli occhi di chi le stava attorno. Ma in quel momento, essere fissata nella penombra, in quel momento assonnato e vulnerabile, lo trovò scocciante.

-Cosa ci faccio qui?- non sapeva nemmeno lei da dove aveva tirato fuori la forza per formulare quella domanda ovvia e banale. —Perché sono in infermeria? Ok…passi che mi trovo in infermeria denudata senza alcun motivo visto che ho preso soltanto una botta in testa, passi il fatto che mi sono risvegliata da un coma degno di uno investito da un tir, passi che durante il sonno profondo mi siano passate per la mente tutte quelle cagate trascendentali che nella realtà non riuscirei a concepire neppure con l’aiuto di 10 Guru professionisti…..ma lui che cazzo c’entra qui in mezzo!?!- gridò indicando Rukawa intento a vegetare sulla sedia.

-Ehh guarda non chiederlo a me, le autrici mi hanno piazzato qua per creare una specie di atmosfera romantica come i manga stupidi che leggono, ma non penso di aver capito bene. Io pensavo fossi morta in verità. Vabbè allora vado a casa.

-Le autrici non capiscono proprio un cazzo, altri scherzi del genere e giuro che vado col primo che incontro!- sbraitò Minami saltando sul letto come una scimmia urlatrice.

-Buuuuuuooooooonnnnnnnnaaaaaaaaaaaaaaaa Seeeeeeeeeeeeeeeerrrrrrrrrrrrrrrraaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!- sibilò Miyagi con suadente voce.

-No Martini?- fece la sorellina Sakuragi scandalizzata

Miyagi fece spallucce.

-No Party.- rispose lei delusa e visibilmente alterata.

Morale della favola: guardate sempre la pubblicità o non bekkerete mai nella vita!!

(dopo tutta questa marea di vakkate, iniziamo con le cose serie….non c’è arrivato neppure mezzo elastico di mutanda; vergognatevi tirki!! Io e la mia collega siamo sinceramente offese ed indignate di fronte alla vostra insensibilità, per cui fatevi un bell’esame di coscienza. Avrete tutto il tempo per riflettere perché noi da oggi….SIAMO IN SCIOPERO!!!!

 

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Slam

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