Ringraziamenti: alla mia insostituibile amica Fra (ti ho messo nella mia prima fic! Contenta? Poi non dire che non TVTB!); a Vale e ai suoi tormenti amorosi; alla dolcissima Lucy e alla mia cara Scilla; alla mitica Stella che con tanta pazienza risponde sempre alle mie mail e mi dà sempre preziosi consigli!? Chi ho dimenticato?? Ma certo che idiota!? Al mio Andy (è inutile che t'atteggi a Rukawa, tanto non gli somigli nemmeno un po'!) e al nostro grande amore: il basket (quando vuoi la rivincita sai dove trovarmi!^__-); infine a tutti voi che avete avuto la pazienza di leggere i deliri di questa povera pazza? CIAO e ALLA PROSSIMA (sarà una minaccia?!)" Disclaimers: tutti i personaggi appartengono all'ineffabile (ho mangiato il vocabolario a colazione) Inoue-sensei (perché IO LO AMO!) il resto è sempre frutto della mia povera mente malata?etc. etc. I commenti, suggerimenti ed insulti vari mandateli sempre ad: aneurin_june@hotmail.com > Allora cominciamo!!! Parte VIII. Detestava gli ospedali; respirare quel pungente odore di disinfettante le dava le vertigini; odiava il silenzio spezzato dalle urla di dolore; il candore di quelle tristi pareti; aprì lentamente gli occhi, sentiva la testa pesante. “Yukari!” Di nuovo il suo nome, ma la voce era diversa. “…Nonna?” bisbigliò. Sua nonna le era seduta di fianco, aveva l’aria stanca, ma sembrava sollevata. “Ho sete…” tentò di alzarsi, ma le era impossibile. “Calma!”la tranquillizzò l’anziana donna “Non puoi andare da nessuna parte!” continuò indicandole la gamba “Conciata in questo modo!” Confusa, volse lo sguardo nella direzione mostrata. “Ma?!” esclamò stupita osservando l’arto sollevato ed immobilizzato dentro un gesso. “Non ricordi?” Scosse la testa. “A quanto pare stavi giocando, sei caduta e ti sei fatta male.” Ora rammentava, era lì in alto, pronta a toccare il cielo con un dito ed un attimo dopo si era ritrovata sul freddo cemento del campetto; quel ragazzo, improvvisamente piombato sulla sua gamba, e poi quel dolore lancinante che l’aveva fatta svenire. “Rukawa era molto preoccupato!” raccontò la nonna. “…Rukawa?!” “È lui che ti ha portato qui; è rimasto con te finché non siamo arrivati io e il nonno! Dio mio! Yukari quanto ci hai fatto spaventare!” eccola che ricominciava con la predica sul basket “Quante volte ti devo dire che non è uno sport per signorine, guarda come ti sei ridotta!” la sgridava tra i singhiozzi. Era vero, forse la nonna non aveva tutti i torti, ma cosa ci poteva fare se il basket era ciò che la rendeva viva e le dava la forza per andare avanti? Possibile che nessuno all’infuori di quell’orgoglioso ragazzo dai capelli corvini riuscisse a capire questo suo sentimento? Era ricoverata da diversi giorni; il gesso le dava un prurito infernale, soprattutto durante quelle calde mattine di fine estate. “Ho capito, nonna, non c’è problema se questa mattina non puoi venire…no, tranquilla…si lo so che sarò sola… studierò un po’, la capoclasse mi ha portato gli appunti e gli esercizi…va bene, ci vediamo questo pomeriggio…ciao… ciao.” Attaccò il telefono e prese i fogli dei compiti sul comodino; non era ancora venuto a trovarla, non le aveva fatto una telefonata, né aveva chiesto di lei al nonno; questo la rattristava profondamente, e dire che era stato così premuroso con lei, secondo la nonna, quando si era infortunata. “Vallo a capire!” sbuffò con la testa nel libro. “Cosa non capisci?” Eccola, aveva di nuovo le allucinazioni! Possibile che pensava a lui in continuazione? Immobile nel letto, intenta a cercare di farsi entrare in testa quelle dannate formule algebriche, se lo immaginava davanti con indosso l’uniforme scolastica e con un mazzolino di margherite in mano. “Ti senti bene?” le domandò la sua <visione >. “Oddio! Ora me lo figuro perfino con il sonoro! Devo smetterla di prendere tutti questi antidolorifici!” “…Chiamo l’infermiera…stai delirando…” Prese il campanello vicino al letto ed iniziò a suonarlo con insistenza. “…Eppure non avevi sbattuto la testa…”commentò il ragazzo “…avrai la febbre?” le poggiò delicatamente la mano sulla fronte. <<Vuoi vedere che non è un’illusione?>> arrossì di colpo “Sei tu?” chiese timidamente. “…?” <<È lui!Nessun dubbio, quel silenzio è inequivocabile! Signore che figura!>> “Qual è il problema?” una graziosa infermiera dai capelli corti e neri entrò nella stanza. “…” “Ho avuto un piccolo capogiro!” tentò di giustificarsi. “Capogiro? Tu lo chiami capogiro farfugliare cose prive di senso?” le domandò fissandola negli occhi “Siete sicuri di non darle medicine scadute?” disse rivolgendosi all’infermiera. “Rukawa?!” lo riprese scandalizzata “Ti sembrano cose da dire? Scusami, non era niente di grave, è il mio amico che è piuttosto apprensivo!” “Non si gioca con il campanello delle emergenze!” li rimproverò l’infermiera uscendo. Si fissarono per qualche istante in silenzio assoluto. “Perché non ti siedi?” lo invitò “Ti offrirei anche dei biscotti, ma questi non sono molto commestibili, li hanno fatti le mie compagne di classe ad economia domestica; ok, sono all’ospedale, ma non per questo devo fare la cavia!” “…” <<Splendido! La conversazione sta decollando!… Perché mi sento così impacciata? Insomma lui è qui, io volevo che fosse qui! Devo agire!…Coraggio Yukari! Cosa c’è da essere tanto imbarazzati? Non ti vorrai mica comportare come quelle galline delle sue ammiratrici! Tu non sei come loro… tu lo ami per quello che è!… Ami?…Ho detto ami?…Allora è per questo che sento le parole morire in gola e lo stomaco bruciare?>> “Questi sono per te!” disse mostrandole i fiori. “…Grazie…”rispose timidamente “…come mai non sei a scuola?” “…Sei nervosa?” “…Nervosa? Ma che dici io sono calmissima!” concluse con una finta risata. “Ti stai attorcigliando i capelli…” “…?” “Sono venuto a trovarti…” “Sto meglio, anche se non mi ricordo ancora bene com’è successo… non abbiamo vinto?” “…?” “Sì la partita com’è finita?” “Il basket, pensi sempre al basket…” replicò amareggiato. “Io penso sempre a cosa?” ecco s’era arrabbiata “Sei sicuro di quello che dici?” “…” “Non ti smentisci mai, vero? Non provi neanche a giustificarti…” “Ho fatto male a venire, ciao!” “DOVE DIAVOLO CREDI D’ANDARE? NON PUOI SCAPPARE SEMPRE! ORA M’ASCOLTERAI! KAEDE RITORNA IMMEDIATAMENTE QUI O QUANTO È VERO DIO TI RINCORRO!” urlò tentando di liberarsi dall’imbracatura che le impediva di muovere la gamba. Kaede, era la prima volta che pronunciava il suo nome senza dire il cognome, questo lo fece desistere dal suo intento. “SI PUÒ SAPERE COSA ACCIDENTI CREDI DI FARE RAZZA DI CRETINA? VUOI PEGGIORARE LA SITUAZIONE?!” la sgridò tenendola per i polsi. “LASCIAMI! HO DETTO LASCIAMI!” strillò. “…Che fai piangi? Perché piangi?” “Tu non capisci niente!” singhiozzò. “Cosa non capisco? Guarda che qui se c’è qualcuno che non capisce quella sei tu!” “Mi prendi in giro? A che gioco stai giocando?” “IO?! TU, PIUTTOSTO, ENTRI NELLA MIA VITA E POI NON VUOI RESPONSABILITÀ… io vivevo tranquillamente, io e il mio basket, dopo sei arrivata tu e il tuo basket, hai sconvolto il mio mondo… IO PENSO A TE E TU MI CHIEDI COME È FINITA UNA STUPIDA PARTITA IN CUI CI HAI RIMESSO UN GAMBA?” “Tu pensi a me?” “…” “Perché non me lo hai mai detto? Io credevo che non t’importasse niente di me…” “MA SEI SCEMA O COS’ALTRO?” “…” “Che fai, ora non parli?” “…Sto pensando…” “…Yukari! Io…” “Tu?…” “Io non so fare il fidanzato…” “…Ma…” “No, fammi finire, io non so come ci si comporta in certe situazioni… ho sempre avuto solo il basket…sono un tipo solitario e scorbutico… però… ecco… potremmo provarci…” “…” annuì sorridente “ Ti va…ecco…” “Sì mi va!” La tirò verso di sé, afferrandola per il colletto del pigiama, avvicinò la sua bocca al suo labbro inferiore e lo sfiorò leggermente, poi il contatto divenne più deciso quando coinvolse anche il labbro superiore; Yukari fremeva a quel dolce approccio, s’abbandonò al suo desiderio e rispose alla richiesta del giovane. Non voleva più lasciare quelle calde e tenere labbra; quel batticuore; voleva ancora assaggiare il suo sapore; era buono il suo sapore. Teneramente s’allontanarono e si guardarono negli occhi, timidi. “Io…veramente…” sussurrò Yukari “volevo chiederti… si insomma… se ti andava di firmarmi il gesso!” Rukawa arrossì vistosamente e tentò di balbettare qualcosa. “Ma lo sai che ti dico?” provò a toglierlo dal disagio “Preferisco di gran lunga quella che hai fatto tu!” disse sfiorandogli le labbra con la bocca e ricominciando il loro gioco di baci. “I'm digging you, I'm feeling you And you know what's up Said I'm big on you and I'm wanting you So tell me what's up” (“U Know What’s Up” Donell Jones) Fine. Torna alla pagina di Slam Dunk Torna all’indice delle fanfiction |