Kanagawa 13/02/2002. Alcuni giocatori, appartenenti alle migliori squadre di basket della prefettura, si erano dati appuntamento al Centro Commerciale per gli acquisti di S. Valentino. Koshino era stato il primo ad arrivare, seguito a ruota da Mitsui. Qualche minuto dopo era arrivato anche Rukawa, con il suo solito walkman e l’aria assonnata. A parte l’aver cozzato contro un gruppo di ragazze, che gli avevano fatto perdere un quarto d’ora di tempo, perché non volevano lasciarlo andare via (beh! Come non capirle, se succedesse a me anche io sarei più che disposta a farmi... ehm, anche sul marciapiede NdK8 - sbonk! Maniaca, poi non lamentarti se il tuo collega ti dice sempre che sei la figlia della lussuria e della malizia NdA14 - e chi si lamenta NdK8) il resto del tragitto si era svolto senza intoppi. Raggiunse il suo compagno di squadra e il ragazzo del suo migliore amico e chiese: "Quell’idiota capellone non è ancora arrivato? "Tu lo vedi per caso?" fu la solita risposta acida di Koshino. "Hn". "Vedete di non cominciare a litigare, tutte le volte che si esce con voi le figure di merda sono sempre in agguato. Siete la vergogna dello Spirito Santo" "Hn" "Non è colpa mia se Rukawa fa domande cretine, e poi da dell’idiota agli altri" Fortunatamente un affannato Kyota arrivò in quel momento mettendo fine alla schermaglia; senza prima essersi preso un calcio nel culo da Mitsui, che stava sclerando nel tentativo di tenere calmi gli altri due. Iniziarono il loro giro di perlustrazione per i vari negozi del Centro Commerciale, e dopo più di due ore non solo non avevano fatto neanche un acquisto, ma avevano le idee ancora più confuse su cosa regalare ai rispettivi compagni. Mitsui e Koshino stavano cercando di trattenere Kyota, che aveva visto un enorme peluche a forma di coccodrillo che aveva deciso di regalare al suo Soichiro; mentre Rukawa sonnecchiava appoggiato alla vetrina. "Buongiorno ragazzi, cosa fate da queste parti?" La voce dolce di una signora li interruppe. Koshino e Kyota guardarono l’anziana donna con aria interrogativa, mentre Mitsui la accolse con un gran sorriso "Anzai-san che piacere incontrarla" le disse. "Il piacere è mio, dovete comprare dei pupazzi?" chiese la donna. "Si, io voglio quello per il mio ragazzo" rispose Kyota con aria entusiasta indicando l’oggetto che aveva attirato la sua attenzione. "Non ci badi Anzai-san, è un po’ confuso" replicò Mitsui. "Ad essere precisi è deficiente" disse invece Koshino. Rukawa non disse nulla, stava ancora dormendo appoggiato alla vetrina, con una palla di moccio che pendeva dal naso e che si allargava e stringeva seguendo il suo respiro. (cretina, cancella subito l’ultima frase. NdRu - non ci penso nemmeno. NdK8 - aspetta che ti prendo- NdRu - mi "prendi"? Non chiedo di meglio NdK8) Dopo le presentazioni di rito, la Signora Anzai si rivolse a Kyota chiedendo: "Oh, E chi è il tuo ragazzo caro?" "E’ un mio compagno di squadra, Soichiro Jin. Lo conosce?" "L’ho visto giocare un paio di volte, è un rivale di Mitsui nei tiri da tre punti. Ma mio marito dice sempre che Hisashi è più completo come giocatore." Rivolse poi lo sguardo verso Hisashi ed aggiunse "Sei sempre stato uno dei suoi allievi preferiti" "Non vorrei mancarle di rispetto signora, ma il mio Soichiro non è certo inferiore a questo qui" rispose Kyota indicando Mitsui. " Ma c’è qualche altro giocatore sta particolarmente a cuore a suo marito?" chiese un curioso Kyota. "Ammira molto anche il capitano della tua squadra, poi Sendoh del Ryonan" rivolgendo un’occhiata maliziosa a Koshino "mentre dei suoi ragazzi, usando la sua espressione, a parte la stima che nutre per tutti, c’è né uno in particolare cui credo sia legato, anche se non lo ha mai ammesso apertamente". "E chi è?" chiese Mitsui con una punta di gelosia, anche Koshino e Kyota la guardavano incuriositi, mentre Rukawa, che finalmente aveva aperto gli occhi e si era asciugato il naso, sembrava del tutto disinteressato alla risposta (sembrava solo NdK8). "Hanamichi Sakuragi, credo che lo conosciate tutti" "Cosa? Non posso crederci, quell’imbecille fracassone non può essere il preferito del coach" disse Mitsui. "La scimmia rossa? Ma per carità`!" ribatte Kyota "Non azzardatevi a parlare male del mio do’hao" intervenne Rukawa fulminandoli con lo sguardo. "E’ perché Sakuragi gli ha quasi salvato la vita che tiene tanto a lui?" chiese Koshino. "No. Questo non c’entra affatto, mi ha sempre parlato molto di lui anche prima di quell’incidente; credo che sia piuttosto per la sua forza quasi inesauribile, ma anche per la sua dolcezza ed il suo bisogno continuo d’affetto, che però quella testolina rossa cerca così fieramente di nascondere." I ragazzi la guardarono come fosse un extraterrestre, solo Rukawa era riuscito a comprendere a pieno il significato di quelle parole. "Ma cambiamo argomento ragazzi. Siete appena arrivati?" chiese ancora l’anziana signora. "No Anzai-san siamo qui già da due ore" rispose Mitsui. "E non avete ancora comprato nulla?" "Non c’è niente che faccia al caso nostro." Disse ancora Mitsui. "Forse posso darvi una mano, che ne dite di andare a prendere un the insieme?" ….. 10 minuti dopo.... "Allora ragazzi, lasciate che vi spieghi la mia idea: anziché regalare un oggetto perché non optate per qualcosa di meno materiale ma più *sentimentale* ?" I ragazzi la fissarono stralunati. "Credo di non aver capito Anzai-san" disse Mitsui "Nemmeno io" rispose Koshino "Mi aggrego" disse Kyota "Hn" .... "Vedete mio marito ed io siamo ormai sposati da tanti anni, e nonostante entrambi amiamo ancora festeggiare queste piccole ricorrenze, non ci scambiamo più regali *materiali* come ho detto prima; non abbiamo certo più l’età per pupazzi o biancheria intima (ve lo immaginate il *nonno* avvolto da un paio di boxer attillati? NdK8) quindi ad ogni S. Valentino io gli preparo qualche pranzetto speciale, dimenticando almeno per un giorno il suo cuore malandato e la dieta che deve seguire, mentre lui mi regala dei fiori, non recisi, da piantare nel nostro giardino. Penso che sappiate tutti che ogni fiore ha il suo significato." "Anzai-san per quanto Kimi-kun sia buono e dolce non credo che comunque apprezzerebbe dei fiori come regalo, è pur sempre un uomo". "E’ solo un luogo comune pensare che i fiori non siano adatti agli uomini" "Hn, il do’hao mi prenderebbe sicuramente a pugni!" "Soichiro invece sarebbe comunque contento" "Anche Akira. Farebbe i salti di gioia anche se gli facessi solo gli auguri, figuriamoci con dei fiori” Kyota lo guardò male e chiese: "Scusa ma non gli hai mai regalato nulla?" "No. Perché?" Mitsui scoppiò a ridere, "Tu sei anche peggio di Rukawa!". "Hn. Idiota". "Ragazzi voi siete un caso disperato" li riprese la Signora Anzai "Comunque se l’idea dei fiori non vi piace, e posso anche capirlo, potreste dedicargli una canzone che esprima i vostri sentimenti." "CHE COSA??? NO no no no, io ho difficoltà` anche a scrivere solo i temi nei compiti in classe, figuriamoci scrivere una canzone." Disse Kyota "Idiota, sicuramente avevi problemi anche a scrivere i pensierini alle elementari" gli rispose la volpe. "HEI FINDUS! Come ti permetti!" "Ma la volete smettere" li riprese un infastidito Koshino. "Quello che volevo dire" continuò la Signora Anzai divertita "è che potreste dedicare ai vostri ragazzi una canzone non scritta da voi, ma di un artista qualsiasi. Ce ne sono milioni su cui scegliere." "Si ma poi a parte il ricordo, non ci sarebbe nient’altro. L’idea mi piace ma vorrei che Kimi-kun potesse avere un regalo da guardare ogni tanto, qualcosa di cui essere fiero." "Beh! Potresti sempre riscrivere quella canzone di tuo pugno, magari su pergamena, e poi farla incorniciare. In questo modo Kogure potrebbe guardarla e rileggerla ogni volta che vuole." "Anzai-san quest’idea è davvero magnifica." Disse Mitsui. "Bene, allora penso di potervi lasciare adesso." "Posso farle una domanda?" chiese Kyota mentre la donna stava per alzarsi. "Ma certo caro, dimmi pure". "Che fiori le ha regalato suo marito in questi ultimi anni?". "Ma ti sembrano domande da fare? Sei proprio un cretino!" disse Koshino "Ma la volete smettere di insultarmi tutti quanti? Non volevo essere indiscreto, ma io non conosco bene il significato dei fiori, e pensavo che la signora Anzai potesse darmi qualche dritta, così potrei disegnare qualche fiorellino sulla pergamena" "Perché sai disegnare?" chiese Mitsui "Hn, se disegni come giochi a basket il tuo regalo sarà una schifezza!" disse Rukawa. "Ragazzi non litigate. Mi sembra di essere con i miei nipotini anziché con degli adolescenti". MEGA SWEATDROP DI TUTTI E QUATTRO (avete fatto un’altra figura di cacca. NdK8 - è solo colpa tua scema, sei tu che scrivi. NdiTuttie4) "Tornando alla tua domanda Kyota, dipende da quale sentimento vuoi esprimere" "Amore è ovvio" "Ci sono la fresia o l’acacia che simboleggiano l’amore platonico" "Amore platonico???? No no, quello non è il nostro caso, non va bene." Rispose tranquillamente Kyota senza rendersi conto della gaffe appena fatta. "Un altro hentai" sibilò Koshino tra i denti. "Allora i non ti scordar di me, simboleggiano l’amore sincero" "Wow, questo mi piace, allora vada per i non ti scordar di me". "Bene. Ora però devo proprio salutarvi ragazzi o farò tardi per la cena. A presto ed auguri per il vostro San Valentino". "Evviva! L’idea che ci ha dato la moglie del vostro allenatore mi piace un casino" esclamò Kyota. "Hai già in mente una canzone?" gli chiese Koshino "Si, mia cugina mi ha prestato il cd del suo cantante preferito, è una raccolta, non è male e c’è una canzone che fa proprio al caso mio. Perché voi avete forse dei problemi?" "Stai parlando con il re del ghiaccio ed il principe degli scorbutici, è ovvio che abbiano dei problemi, per loro l’amore è un concetto astratto o un opinione" gli rispose Mitsui. "Hn, idiota." "Ha parlato il figliol prodigo" disse Koshino "Pensi forse d’essere molto diverso da noi?" "Ovviamente." "Io me ne vado, state parlando a vanvera e non ha senso rimanere ancora qui." Disse Rukawa alzandosi. "Vado anch’io" disse Koshino. "D’accordo, allora ci si vede ragazzi, e buona ricerca" augurò un allegro Kyota. 12/02/2002 ore 20.00 a casa Kyota. Nobunaga era già all’opera. Stava ascoltando la canzone che voleva scrivere sulla pergamena, che aveva comprato prima di tornare a casa, e canticchiava ….. "Di du daaa, di du deeeraaa; oltre che il rookie n.1 della prefettura sono anche il fidanzato migliore.. di du duuu …." Sulla sua scrivania, oltre al libricino dei testi del cd ed alla pergamena c’erano anche un accendino, un libro sui fiori, sottratto di nascosto a sua madre, colla, forbici .. etc. Prese la pergamena e l’accendino e iniziò a bruciarne i bordi, peccato che non fu abbastanza veloce nello spegnere la piccola fiamma e la pergamena si bruciò troppo. *uffa! Meno male che ho comprato più fogli. Andrà meglio con il prossimo* Ma anche il secondo foglio finì carbonizzato .... come il terzo …. Ed il quarto ….. Al sesto foglio riuscì finalmente ad ottenere l’effetto desiderato ….. Una volta pronta la pergamena iniziò a sfogliare il libro di sua madre alla ricerca dei *non ti scordar di me* , girando le pagine trovò anche un altro fiore che si adattava perfettamente al suo ragazzo. Tagliò con cura i fiori dalle pagine del libro e li incollò sulla pergamena. (quando tua madre se ne accorgerà ti farà quello che di solito fai tu a SoiJin. N.dK8 cioè scusa? N.d.Kyota Ti metterà a 90°. N.d K8 gulp! Non ci avevo pensato. N.d.Kyota è questo il tuo guaio idiota, tu non pensi! N.d Ru) Iniziò quindi a scrivere la canzone che aveva scelto; e una volta finito arrotolò la pergamena e la legò con un nastro di raso viola. Kanagawa 13/02/02 ore 21.08 a casa Sakuragi "Kitsune, si può sapere cosa stai cercando?" chiese Hanamichi al suo ragazzo. "No." Gli rispose l’altro, era collegato su Internet già da un’ora e non era riuscito a trovare nulla che facesse al caso suo. "Grrrr. Senti volpastro, non ti sei voluto fermare al campetto a fare qualche tiro con me, ok. Ti sei autoinvitato a cena, e va bene. Ma io pensavo che tutto questo fosse perché avevi qualche intenzione bellicosa ... Non so se mi spiego... Di cui discutere in camera mia certo ma *sul letto* non al computer. E poi hai sempre detto che Internet non t’interessava." "Do’hao, stai zitto." Fu la sola risposta che ricevette il rossino, mentre Rukawa continuava imperterrito nella sua ricerca. "Come sarebbe a dire stai zitto, io ti sotterro sotto le piastrelle Kitsune!" Il battibecco andò avanti ancora qualche minuto, finché Hanamichi non si arrese e si lasciò cadere sul letto; addormentandosi qualche minuto dopo. Rukawa poté avere tutto il tempo di cui aveva bisogno per la canzone che cercava. Non si sarebbe certo scomodato ad andare a cercarla in un negozio di dischi. Dopo un’altra ora di ricerche trovò finalmente quello che faceva al caso suo. Copiò la canzone su un documento di word, come gli aveva insegnato Hanamichi, e poi aggiunse le immagini dei fiori prese dalla cartella *ClipArt* , era una fortuna che il suo do’hao si potesse descrivere con un fiore così comune. *Comune si, ma ugualmente bellissimo e indimenticabile* si disse. Una volta finita la sua opera la stampò su un foglio formato A4, le cose sdolcinate come le pergamene non facevano per lui. Guardò soddisfatto il risultato di quasi tre ore di lavoro, quindi lo mise nella cartellina rigida che aveva dentro la cartella, non prima di averlo siglato. - K come Kaede e come Kitsune, solo K. Si avvicinò al letto dove Hanamichi dormiva già da qualche ora, si sedette al suo fianco e si chinò per accarezzargli il viso e soffiargli un bacio. Com’era bello il suo do’hao quando dormiva, quello era uno dei pochi momenti in cui trasparivano tutta la sua dolcezza e la sua vulnerabilità. Solo quando dormiva, ……. e quando facevano l’amore. Venne riscosso dai suoi pensieri da un braccio forte e muscoloso che lo attirò a se. “Fermati qui a dormire Kaede, voglio svegliarmi con te al mio fianco domani mattina” gli disse Hanamichi con la voce impastata di sonno e senza neanche aprire gli occhi. “Hana” sussurrò Rukawa stringendosi a lui e sfiorandogli le labbra. “Sembri proprio un angelo Hana, lo sai? Un angelo mascherato da diavolo.” Hanamichi sorrise nel sonno e dopo un attimo rispose “Allora anche in questo siamo uno l’opposto dell’altro Kaede; perché tu invece sei un diavolo mascherato da angelo.” Anche Rukawa sorrideva adesso, il suo do’hao aveva ragione. Smise di pensare e si lasciò sprofondare nel sonno. Kanagawa 13/02/02 ore 22 a casa Mitsui Hisashi continuava a girovagare per la casa, ormai aveva fatto talmente tante volte il tour della villa, che avrebbe potuto continuare ad occhi chiusi. Era andato a casa dei suoi genitori, per vedere se tra i dischi di sua madre ci fosse qualcosa che potesse descrivere il suo amore per Kimi-kun. Non osava chiederglielo, perché era convinto che lei non sapesse niente della sua relazione con Kogure, e non voleva rovinare il delicato equilibrio che si era nuovamente stabilito con lei. Ad un certo punto, però, la signora Mitsui si stancò di vedere il figlio passarle davanti agli occhi. Era irritante. "Insomma Hisashi, che cosa stai cercando? Un regalo di S. Valentino per Kiminobu?" Quello era il famoso sesto senso femminile. Allora sua madre sapeva! Hisashi sentì il suo cuore liberarsi di una zavorra, e intervistò la madre su una canzone che aveva in testa da quella mattina, ma che non riusciva a mettere a fuoco. "Ti ricordi quella canzone che canticchiavi sempre?" "Quale? Quella che fa: Io nella vita ho fatto un po’ di tutto Non so se ho fatto poco oppure tanto Non sono stato un santo E questo lo sa pure Dio Lo sa pure Dio----" "Senti non è il caso che me la canti tutta. Si è quella. Non è che avresti il testo, cosicché io possa trascriverla sulla pergamena che ho comprato?" "Non dirmi che hai davvero intenzione di fare un regalo tanto banale!" " E allora dimmi tu che cosa fare!" "Potresti ricamarla!" " Ma se non so fare nemmeno un mezzo punto, mamma!" "Nessuno nasce imparato, mio caro. Ti darò una mano io. E ora al lavoro!" Hisashi passò tutta la notte a tentare di ricamare le parole sul tessuto, con il risultato, prevedibile, d’avere più buchi nelle dita che sulla stoffa. Finì il lavoro sua madre, intenerita dalla buona volontà del figlio. C’è che è portatop er il lavoro manuale e chi no. Kanagawa 13/02/2002 ore 23.30 casa Koshino E Hiroaki Koshino era uno di quelle persone che avevano il dono della manualità. Per fortuna, Madre Natura l’aveva anche dotato di una discreta creatività, e dopo averci lavorato tutto il giorno, la sua opera era perlomeno decente. Ora doveva solo più scrivere sopra ai vari pezzi, che avrebbe in seguito sparso per tutta la casa. Ma il problema era Cosa? Aveva solo più diciassette ore per trovare la canzone. Avrebbe passato la serata a casa di Akira, e si era fatto dare le chiavi dalla signora Sendoh per mettere in atto il suo piano durante il pomeriggio, mentre Aki faceva la sua abituale corsettina di una ventina di chilometri. Così avrebbe avuto il tempo di tornare a casa, lavarsi, mettersi a posto, e passare dal fioraio a prendere delle magnolie. Gliele aveva consigliate sua madre. Aveva una passione per il giardinaggio, e conosceva a menadito i significati di ogni fiore. E poi Akira gli aveva sempre regalato un fiore, per San Valentino. Uno solo, sempre lo stesso. Un crisantemo. Se solo ne avesse capito il significato un po’ prima! Amore, ma anche dolore. Quella sofferenza doveva scomparire per sempre dall’animo di Aki-kun. Avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere per renderlo felice. Qualsiasi. Ora però era meglio che se ne andasse a dormire, se no domani sarebbe stato a corto di energie. Ed è sempre meglio essere in forma. Specie a San Valentino. Specie con il Re degli Hentai. Kanagawa 14/02/2002 Istituto Kainan Kyota arrivò a scuola trafelato, tanto per cambiare si era addormentato rischiando di arrivare in ritardo. “Buon giorno Nobu-kun” lo salutò il suo ragazzo con quell’espressione sempre così buona e gentile che Kyota aveva l’impressione di vedere nei suoi occhi ogni qualvolta lo cercava. “Buon giorno cerbiatto” gli fece eco Kyota, gli piaceva chiamarlo così, quei suoi occhi erano così grandi, così puri e timidi che gli facevano sempre venire in mente Bambi di Walt Disney. Accidenti quanto lo amava. Riusciva ancora a stupirsi dell’intensità e della profondità dei suoi sentimenti. Aprì l’armadietto e vi trovò una scatola accompagnata da un biglietto. Aprì la busta: ‘14/02/02 Buon San Valentino Tippete.” Il biglietto era firmato Bambi. Soichiro. Si voltò a guardarlo, ancora quegli occhi. Pieni di luce, di pudore, di dolcezza e di amore. Aprì la scatola, c’erano dei biscotti, al cioccolato, alle mandorle, con la marmellata. “Li ho preparati ieri sera per te, non sono un gran che esteticamente ma il sapore è buono.” Gli sussurrò Jin all’orecchio. “Sono perfetti così cerbiatto, li hai fatti tu quindi non potrebbe essere altrimenti” si alzò leggermente sulle punte dei piedi per dargli un bacio sulle labbra. “Anche la scatola è davvero bella sai?”. “L’ho fatta io nelle ultime settimane, quando non eravamo insieme, ti piace l’intarsio?”. “È bellissimo” Kyota non riuscì ad aggiungere altro, se avesse continuato a parlare non sarebbe riuscito a trattenere le lacrime che non voleva mostrare al suo ragazzo. Venne salvato dal suono della campanella. Entro cinque minuti avrebbe dovuto essere in classe. Jin si abbassò per sussurrargli “Vado in classe, ci vediamo nell’intervallo” e per depositargli un bacio dietro l’orecchio. “Soichiro aspetta!” lo richiamò Kyota. “Questa è per te” gli disse porgendogli la pergamena infiocchettata. Arrivato in classe Jin sciolse il nastro che legava il suo regalo: una pergamena con i bordi bruciacchiati che dava a quel “semplice pezzo di carta” un aspetto antico e prezioso. C’erano dei fiori incollati sull’angolo in alto a sinistra e su quello in basso a destra, ed altri disegnati tra le parole che Nobu-kun gli aveva scritto, avrebbe riconosciuto la sua calligrafia tra migliaia. In mezzo alla pergamena avvolta aveva trovato anche un pezzo di carta: ‘Se ti stai chiedendo il motivo dei fiori ….. o il loro significato, eccolo: le viola mammola simboleggia il pudore e la modestia, i non ti scordar di me l’amore sincero.’ Spostò la sua attenzione sullo scritto. “DUE” due come i fiumi che si incontrano per poi mescolarsi ribollendo fino al mare dove l’acqua dolce giunge fino al sale con l’applauso del sole due come le cicogne altissime nel cielo che per giorni e giorni, stanche in migrazioni sorvolando laghi immensi e regioni giungono infine a planare due come i giovani che cercano rifugio per le strade di frenetiche città per carpire anche un abbraccio che dia loro un sospiro e un futuro come noi che viviamo questa nostra integrità ma restiamo di un intero la metà perché abbiamo senso solo insieme ormai la corriera ha imboccato la campagna e fra un po’ saremo ai piedi della vigna dove l’alba poi ci coglierà, ci coglierà insieme due sono due i bambini a destra della rocca mentre un granchio corre dietro la risacca tutto il cielo si colora di un bel blu altri due, due di più due Era un regalo splendido, questo, almeno, era quella che pensava Soichiro Jin. Kanagawa 14/02/2002 Istituto Shohoku Rukawa e Sakuragi erano arrivati a scuola insieme, dopo avere fatto colazione a casa del rossino. Sempre insieme si diressero verso gli armadietti prima di andare in classe. Una folla numerosa di ragazze li guardò passare con occhi adoranti, e a dispetto di quel che si può pensare non erano tutte lì solo per Rukawa; anche Hanamichi aveva il suo stuolo di ammiratrici. Ma i due ragazzi non le degnarono di uno sguardo. Non era una novità, questo atteggiamento, per il ragazzo dai capelli corvini; il suo atteggiamento scontroso e taciturno era famoso in tutto l’Istituto. Hanamichi era invece sempre gentile e disponibile, ma da quando Kaede gli aveva fatto, tempo prima, una paurosa scenata di gelosia perché *non sopportava di vedere quel suo sorriso ebete e fasullo sul suo viso* , queste erano state le sue parole, il rossino aveva cambiato atteggiamento, anche perché per punizione la volpe lo aveva lasciato in astinenza per tre giorni. Raggiunsero entrambi i loro armadietti, ed entrambi, una volta aperti, vennero sommersi da letterine profumate e pacchettini vari. Si guardarono a vicenda sbigottiti e si sorrisero. “Accidenti Kitsune! Mi ero dimenticato che oggi è S. Valentino” mentì il rossino. “Hn, perché sei un do’hao” “Non cominciare Kaede, guarda che anche se oggi è la giornata degli innamorati non mi faccio certo problemi a sparecchiarti la faccia.” Disse Hanamichi in tono serio, poi con una grande sorriso ed una scatola in mano aggiunse "“Vuoi un biscotto Kit?” “No. Di chi sono?” chiese Rukawa. “Visto che erano nel mio armadietto, immagino siano miei.” “Volevo dire chi te li ha mandati, idiota”. Hanamichi sospirò, tutte quelle lettere e quei pacchettini avevano messo la volpe di cattivo umore, soprattutto quelli che aveva ricevuto lui, *sicuramente Kaede pensa che io dia importanza a chi me li ha mandati ed al motivo* si disse Hanamichi, si sbagliava. “Sono di Yumiko Tadashi, quella della 1-6” gli rispose, poi aggiunse. “Kit c’è per caso un tuo biglietto od un tuo pacchetto in mezzo a tutti questi?” chiese Hanamichi frugando tra la piccola montagna di cibo e carta. “Hn? Ovviamente no, non avrai mica pensato che potessi mettermi ai fornelli per cucinarti dei biscotti?” “Già è vero. Stupido da parte mia averlo pensato.” Rispose Sakuragi cercando di nascondere la delusione, “Ma che vuoi farci, sono un tipo pieno di speranza e fiducia.” Hanamichi si chinò a raccogliere le lettere ed i vari pacchetti caduti dal suo armadietto, una volta fatto si diresse verso il cestino vicino e buttò tutto quanto. Rukawa lo aveva guardato stupito, senza proferir parola. Il do’hao che buttava del cibo, la fine del mondo doveva essere vicina. Si riscosse dai suoi pensieri e lo raggiunse quando vide che Hanamichi si stava dirigendo verso le classi senza aspettarlo. Lo prese per un gomito e lo fece voltare. “Perché hai buttato tutto?” volle sapere. “Non mi interessano i regali di S. Valentino da parte di persone che non significano nulla per me, e l’unico regalo che volevo non arriverà a quanto pare.” “Hn, idiota. Il tuo regalo è a casa.” “Kit, mi hai davvero fatto un regalo?” Rukawa si limitò ad annuire, poi avvicinò il suo viso a quello di Hanamichi per baciarlo, incurante degli sguardi sconvolti e disgustati degli altri studenti. “E il mio, di regalo, dov’è Hana?” “Anche il tuo è a casa, questo non è il posto adatto per darti quello che ho preparato per te.” Senza più aggiungere altro si diressero verso le rispettive classi. Kanagawa 14/02/2002 Scuola Superiore Shohoku- classe 3°A Kiminobu Kogure era nei guai fino al collo. Non aveva fatto nessun regalo ad Hisashi, convinto che questi non si sarebbe ricordato dell'avvenimento. Era stata una fortuna che il giorno precedente, facendo alcune commissioni per sua madre, avesse incontrato la signora Anzai. Lei gli aveva messo la pulce nell'orecchio, su un regalo che lei stessa aveva consigliato al suo ragazzo. Cosa avrebbe potuto fare? L'unica cosa che gli riusciva bene era fare il casalingo. Sì! Perché no? Avrebbe dato una sistematina all'appartamento di Mit-chan, in fondo, con tutto quello spazio, Hisa-kun non aveva il tempo né la voglia di metterla in ordine. Poi avrebbe cucinato una cenetta con i fiocchi e avrebbero trascorso la serata davanti allo scoppiettante camino della casa del suo ragazzo, e si sarebbero sdraiati sul suo tappeto persiano, anche se era decisamente scomodo. Arrossì al pensiero di ciò che avrebbero fatto quella sera lui e il suo koibito… Di sicuro c'era qualcuno che gongolava pensando alle ore infuocate che avrebbe passato quella notte. Kanagawa 14/02/2002 Liceo Ryonan Quello stupido aveva di nuovo tagliato per andare a pescare! Almeno oggi se lo sarebbe potuto risparmiare! Era livido di rabbia. "Koshino-sempai! Tieni, questi sono per Sendoh-san." gli disse, porgendogli una borsa piena di dolciumi vari, indirizzata ad Akira. Conto alla rovescia. Prepararsi all'autodistruzione… Stava per scoppiare dalla rabbia, quando arrivò proprio il diretto interessato. Hikoichi, sapendo che si sarebbe ritrovato in una burrascosa lite tra innamorati, scappò alla velocità della luce. “ HIRO-KUN!" lo abbracciò calorosamente, mentre Kosh approfittò del braccio di Sendoh a portata di mano per rifilargli un bel pizzicotto. "AHIA! Ma si può sapere perché mi hai pizzicato? Mi ha fatto male!" " Ti sembra questa l'ora di arrivare? E non dirmi che non è suonata la sveglia!" "Ma è la verità! Perché ti scaldi tanto?" Kosh non sapeva nemmeno più perché si era arrabbiato, ma piuttosto che scusarsi con Akira, si sarebbe fatto strappare la lingua a morsi. (Sempre macabra eh Aki-chan? N.d.Kosh ^o^ N.d.A14) Voltò le spalle a Sendoh e si diresse verso l'aula di Biologia. Si schiantò contro 1, 90 m di disperazione. Non fece in tempo ad inveire, che fu trascinato nel bagno. "Allora? Posso sapere che c'è che non va? La mia sola presenza ti rende così irritabile?" disse Akira soffocando un singhiozzo. Ecco. L'aveva fatto di nuovo piangere. Perché diavolo non riusciva a controllarsi? Maledizione! "Forse faremmo meglio a farla fini -" "NO. Non lasciarmi, Aki-kun!" gridò aggrappandosi alle spalle di Sendoh, tirandogli pugni contro il suo largo torace. Akira si scostò, gelido. "Lascia che ci pensi ancora un po'. Ci vediamo stasera." E uscì dal bagno. Ottimo. Come farsi lasciare a San Valentino. A quel punto era inutile stare a scuola, a seguire lezioni che non avrebbe capito, con il volto di Akira stampato in mente. Approfittando della fiumana di gente che ancora sostava oziosa nei corridoi, riuscì a uscire eludendo la sorveglianza del bidello.(Sei un esperta, nevvero Akira14? N.d.Kosh No mai tagliato in vita mia! N.d.A14. Seeeee, come no! N.d.Kosh) Era incredibile quanta gente ci fosse per le strade. Senza dubbio più che in classe. Intravide un negozio di dischi e ci si fiondò dentro. Le sue orecchie captarono la discussione di quattro ochette giulive, membri del fan Club di Sendoh. "Hai sentito il suo ultimo singolo, Ora che ho te? E 'bellissima. E' la canzone giusta per far capire a qualcuno che gli vuoi bene. Regalala a Sendoh sempai." < Mi dispiace, cara mia. Ma sarò costretto a rubarti l'idea.> L'ascolto e gli piacque. Comprò immediatamente l'edizione più costosa che c'era, ricordando che Sendoh faceva collezione di dischi in vinile, e lo fece incartare in modo che non si potesse indovinarne la forma. Ora sapeva cosa scrivere sul suo regalo. Kanagawa 14/02/2002 Ore 19.30 nell’appartamento di Jin Nobunaga e Soichiro erano nella vasca da bagno, niente era meglio di un bagno bollente ed un massaggio per togliere la stanchezza. Niente fatta eccezione per il sesso. Jin aveva la schiena appoggiata al petto del compagno, la testa completamente abbandonata sulla spalla del suo ragazzo che gli baciava il collo e gli ‘massaggiava’ il sesso ormai al limite; sentiva le mani di Nobu-kun che lo tormentavano con quelle incessanti carezze; quelle mani: sempre curiose di cercare e scoprire cose nuove, quelle mani larghe e ruvide che in quel momento erano come velluto sulla sua pelle delicata. Sentiva il sesso di Nobu-kun che scivolava senza sosta dentro di lui, non voleva venire subito, voleva godere ancora un po’ di quel momento. Ma ormai era tardi. L’oblio aveva già spalancato loro le porte, pronto ad accoglierli nel suo caldo abbraccio. Sfiniti e sazi. (mamma mia! Ma anziché limitarmi a fare l’impiegata dovevo diventare poetessa. N.diK8) Kanagawa 14/02/2002 Ore 20.00 Casa Mitsui. Hisashi rientrò, affamato come un lupo, nel suo appartamento. Entrando, le sue narici si riempirono dell'odore delle succulente pietanze preparate da Kiminobu. Non si erano visti per tutto il giorno, visto che Kogure aveva dovuto studiare fino a tardi, per prepararsi agli esami, e Mitsui si era recato al policlinico per farsi dare una controllatina al ginocchio. Stringeva in mano il regalo come se fosse stato questione di vita o di morte farlo arrivare a Kimi-chan. "Bentornato. Scusami se ho ancora il grembiule addosso. Ma mi manca pochissimo, abbi pazienza." "Sarò paziente, nelle mie possibilità. Ma tu sii veloce…Sei così provocante vestito a quel modo." In realtà, Kogure indossava un semplice paio di jeans blu e una camicia nera, e i primi tre bottoni di quest'ultima aperti, con un effetto vedo- non vedo. Solo che l'aspetto trasandato non era quello che abitualmente si associava al quattrocchi. "Vieni, Hisa-kun." Mitsui entrò nel suo salotto, attento a non rovinare l'atmosfera romantica che si era creata agendo d'istinto. Mangiarono con lentezza, chiacchierando amabilmente del più e del meno, lanciandosi sguardi furtivi carichi di promesse. Una volta finito, Hisashi prese la mano di Kiminobu e stringendola tremante gli porse il suo regalo. Kogure non trattenne le lacrime. Sapeva che ricamare non era una delle passioni di Micchy, e pensò a quanto lavoro e fatica doveva essergli costato. Le parole, poi erano commoventi. A MODO MIO Io nella vita ho fatto un po' di tutto Non so se ho fatto poco oppure tanto Non sono stato un santo E questo lo sa pure Dio Lo sa pure Dio---- Ho camminato nella pioggia e il vento Ho riso spesso e qualche volta ho pianto E 100 e 1000 volte son rimasto solo io E me la son cavata sempre a modo mio---- A modo mio A modo mio Che tu ci creda o no A modo mio---- A modo mio A modo mio Avrò sbagliato ma a modo mio---- E tu che sei comparso tutto a un tratto E in un momento hai colorato tutto Tu sei diverso sei importante Ed ho paura io Ho paura io E chissà se riuscirò A dirti che Ti amo a modo mio---- A modo mio A modo mio Per una volta ancora A modo mio A modo mio Poi sei venuto tu Amore mio "Ti piace Kimi-chan?" Kogure lo porto gentilmente sul tappeto, dove lo fece sedere. " Ti dimostro subito quanto mi è piaciuto!" Atterrò Mitsui, schiacciandolo contro il tappeto, per baciarlo con passione. Le sue dita giocavano con i capelli di Hisashi, mentre si strusciava contro il suo amante. Quella sarebbe stata una notte indimenticabile. Kogure iniziò a togliersi la camicia, con voluta lentezza, gettandola poi sul divano. Hisashi lo osservava eccitato, nei suoi occhi brillava la fiamma del desiderio. Ma non era l’unico ad avere voglia quella sera. Gli tolse la felpa e si chinò a baciargli il mento, la piccola cicatrice che gli piaceva così tanto, che, secondo lui, gli dava un aspetto più maschio. Continuò a scendere, leccandogli la gola per poi spostarsi verso la spalla; sentiva gli ansimi di Hisashi e la sua erezione strofinarsi contro di lui. “Togliti i jeans Kimi, voglio vederti nudo.” Gli ordinò Mitsui. Kogure fece quanto gli era stato chiesto, meno di due minuti dopo erano entrambi nudi sul tappeto, ed aveva ricominciato il ‘lavoro’ interrotto poco prima. Scese fino all’erezione di Mitsui, baciandola, leccandola, accompagnando i gesti della sua bocca con le mani. Sentì i fianchi di Hisashi alzarsi dal tappeto per permettere alla sua erezione di infilarglisi in bocca, ma si scostò. “Kimi smettila di tormentarmi, ho voglia” gli disse un sempre più eccitato Mitsui. “Hisashi se hai così tanta voglia da non poter resistere non devi fare altro che prendermi. Il tuo puro fresco e tenero quattr’occhi non chiede di meglio. “ Mitsui lo guardò allibito. “Puro, fresco e tenero?” gli chiese. “È il significato dei fiori che hai ricamato sul mio regalo Hisa. La ninfea simboleggia la purezza mentre le rose rosa la freschezza e la tenerezza.” “Hai per caso fatto i compiti a casa Kimi? Come sai tutte queste cose?” “Me lo ha rivelato un uccellino ….” “Una scimmia capellona dalla bocca larga piuttosto! Kyota è un uomo morto!” “Non è stato Kyota a dirmelo, ma la Signora Anzai. Ed ora smettila di parlare e passa ai fatti per favore. È da quando ho iniziato a preparare la cena che aspetto questo momento!” “Kimi comincio seriamente a dubitare della tua purezza!” “Sciocco, la ninfea simboleggia la purezza del cuore non quella del corpo, e riguardo quest’ultimo se ormai non è più puro la colpa è solo tua… Quindi … Cosa ne dici di sporcarmi ancora un po’?” Mitsui decise di abbandonare quei discorsi ambigui …. Guidò Kogure verso il suo sesso eretto e lasciò che ci scivolasse sopra, avrebbe voluto tirare giù Kogure con tutta la sua forza ma riuscì a trattenersi, ancora qualche secondo e ….. “Aaaaaahhhhh, Kimi sei impazzito?” “Perché?” gli chiese Kogure ondeggiando sopra di lui “Non ti è piaciuto? So benissimo che è sempre stata una delle tue fantasie più sfrenate quella di poter entrare dentro di me con un colpo solo….. e visto che non ne hai mai avuto il coraggio…. Ho deciso di farti quest’altro regalo.” Kiminobu …. Era davvero puro, fresco e tenero come aveva sempre pensato. Ma adesso toccava a lui, doveva ricambiare quello splendido regalo. Afferrò i fianchi di Kogure ed iniziò a farlo ondeggiare su di se, inizialmente con accurata lentezza incrementando poi il ritmo delle spinte. Guardava il viso di Kiminobu su di lui e ne gustava tutte le espressioni: si spingeva contro di lui con gli occhi chiusi, entrambe le mani sul suo sesso per darsi piacere, incredibilmente bello e spaventosamente eccitante. Tanto che ben presto la sua voglia e la sua passione presero il sopravvento, iniziò ad accompagnare le spinte del suo ragazzo ed appoggiò le sue mani su quelle dell’altro per aiutarlo in quel gesto così familiare…… Qualche minuto più tardi la stanza era avvolta dal silenzio, niente più gemiti, né urla. Kogure si alzò dal fianco di Mitsui ed iniziò a leccargli il petto, raccogliendo con la lingua tutte le gocce del suo stesso seme. Mitsui aprì lentamente gli occhi e lo guardò. “Kimi, va tutto bene?” “Certo Hisashi, è tutto a posto” “Ne sei davvero sicuro Kimi?” “Beh! Ad essere sinceri mi sento ancora un po’ troppo pulito …..” Mitsui lo attirò a se ed invertì le loro posizioni. “Rimediamo subito amore…..” gli disse chinandosi su di lui per baciarlo mentre si faceva spazio tra le cosce tese del suo compagno. (EVVAIII, Grande Hisashi! Ho sempre pensato che sei un toro a letto, o sul tappeto. N.diK8 Senti Li N.diKimi che c’è Kimi? N.diK8 ma non ti vergogni neanche un po’ di quello che hai appena scritto? N.diKimi per niente! N.diK8). Kanagawa 14/02/2002 ore 20.30 casa Sendoh Sendoh, ancora affannato dalla corsa si gettò a peso morto sul divano. Aveva trascorso tutta la giornata trafficando, tenendosi sempre occupato, per evitare di pensare. Ora era la resa dei conti. "Akira…" una mano si appoggiò sulla sua spalla "AAHHHHHHHHHHHHHHH!" gridò scioccato. "D'accordo, non sarò Mister Universo, ma urlare così mi sembra troppo!" rispose un immusonito Kosh. (Tanto per cambiare! N.d.A14) " Si può sapere che ci fai qui a casa mia, Kosh-kun?" " Sta zitto, e seguimi in cucina." Obbedì. Non capitava spesso che fosse Hiroaki a venire a casa sua, e lo incuriosiva sapere cosa lo aveva portato lì. La stanza era un vero casino, più di quando la usava lui stesso. "Prendimi dello zucchero per favore." Aprendo lo sportello dove teneva i sacchetti del sale e dello zucchero, trovò un pezzo di cartone, con uno stralcio di una foto attaccato dietro. A guardarlo bene era tagliato esattamente come se fosse il pezzo di un puzzle. " Che bello una caccia al tesoro!" Seguì tutti gli indizi, e una volta ritrovati i pezzi, li riunì in un puzzle. Era un lavoro semplicemente straordinario. Da una parte si formava la foto del loro primo anniversario, dall'altra il testo di una canzone. ORA CHE HO TE Giorni di un tenero grido di sole Rauchi di 1000 parole Ora che ho te Che mi sei piaciuto senza fare niente Ora che ho te Amo l'altra gente--- Giorni passati a dividere il cielo dal mare A prendere la rincorsa per volare Ora che ho te Passato nei miei occhi e entrato dentro il cuore Ora che ho te Fra me e il mio dolore-- Giorni per vivere come due stelle cadenti un minuto E baci pieni di tempo perduto Ora che ho te In qualche parte del mio corpo a farmi male Ora che ho te Non è più uguale Ora che scrivo il tuo nome Anche sull'acqua e non so come Ora che ho te-- E avrai sempre il sorriso di adesso Lo stesso cuore lo stesso Quando non ci sarò più io Perché ogni incontro è già un addio Quando non ci sarò più io Che ora ho te " E' bellissimo Hiro-kun. Non so che cosa dire…" " E allora non dire niente. Va bene così. Stamattina ero nervoso per la mancanza di sonno." " Non importa. Tieni questi sono i fiori che ho comprato per te." Sendoh porse un vaso di fiori a Koshino. "Li ho comprati stamattina.Per questo sono arrivato in ritardo. Li ho messi qui così non si sarebbero rovinati. Non volevo arrabbiarmi stamattina, é solo che -" "Shhh…" un dito sulle labbra zittì la marea di parole di Akira. "Tieni, anch'io ho comperato un mazzo di fiori per te." Glielo porse titubante. " Magnolie? Per me?" "Bellezza superba. Non trovi che ti calzi a pennello?" Sendoh arrossì, distogliendo lo sguardo. " Ti piacciono le tue orchidee? Sono simbolo di passione e bellezza.Volevo comprarti delle rose rosse ma -" "Perché diavolo sei sempre così logorroico? Agisci invece di parlare!" Si alzò in punta di piedi, per sfiorare le labbra di Akira. Per un momento, l'alto giocatore si sentì spaesato. Poi però si riprese. Prese Hiroaki in braccio, sollevandolo con facilità. Non si sarebbe accontentato di così poco. Accarezzò con la lingua i contorni delle labbra di Sendoh, cercando di entrare all'interno della sua bocca. Non dovette aspettare molto. Sendoh lo depositò sul letto, e poi rispose al bacio. Le loro lingue, umide e sfuggenti, si muovevano all'unisono, come se fossero stati una persona sola. La loro carne bruciava, ogni volta che veniva a contatto con quella del compagno. Dopo dieci minuti, la loro schermaglia non era andata molto avanti. Continuavano a rotolarsi tra le lenzuola. "Non me lo farò mettere nel culo da te! Puoi scordartelo Hiro-kun!" "Preparati a pregarmi perché lo faccia. Ti farò morire dal piacere." Hiroaki bloccò Akira sotto di sé. Lasciò la sua bocca, per scendere lungo il collo. Il lieve tremolio di quella fresca e dolce pelle, lo rese ancora più deciso a riuscire nel suo intento. Sfiorò appena la punta dei capezzoli, osservandoli ergersi turgidi per il piacere, mentre Sendoh inarcava la schiena, cercando sollievo. Ne lecco l'aureola, avvicinandosi senza mai arrivare alla meta. Le sue mani, intanto, si erano fatte strada tra i pantaloni di velluto nero, e giocherellavano distrattamente con la pulsante virilità di Sendoh. " E muoviti! Oddio, quanto sei lento!" sibilò esasperato Akira. Le labbra di Koshino rifecero il percorso a ritroso, fermandosi sul pallido collo di Sendoh. Lo ricoperse di tanti piccoli morsi, mentre il suo partner stringeva con forza i suoi capelli corvini. Soddisfò le richieste di Akira, svestendolo sia dei pantaloni sia dei boxer, più per la sua stessa impazienza che per pietà nei confronti del suo ragazzo. Fece scorrere la punta delle dita lungo tutta l’asta, vedendo, deliziato, che Sendoh si mordeva le labbra per trattenere un gemito.La impugnò con tutta la mano, ed iniziò a muoversi con un ritmo sadicamente lento. " HIROOOOOOOOO! PIU_ VELOCE TI PREGOOOOOOOOOOOOOO!" Le sue attenzioni stavano finalmente dando i loro risultati. Non aveva mai sentito Sendoh gridare a quel modo. Era una soddisfazione, che superava di anni luce quella di vincere qualsiasi cazzo di campionato. Il suo volto arrossato dall’eccitazione, i suoi muscoli tesi, la sua pelle imperlata da migliaia di goccioline. Koshino stava per venire solo guardandolo. Poi, però, cercò di distrarsi pensando di farlo con Fukuda. Riuscì a trattenersi. ( Che volontà di ferro! N.d. A14 Anch’io diventerei frigida pensando a quel ravanello pallido! N.d.K8 Ma povero Fuku-chan ^^;; N.d.A14 Ma che povero e povero te l’ho sempre detto che è più brutto dei debiti. N.diK8) Velocizzò le sue carezze, accarezzando con veemenza il sesso del suo koibito. Seguiva lo stesso ritmo con le labbra, succhiando famelico la giugulare. Akira gli prese il viso e lo baciò, appassionatamente, venendo poco dopo. Hiroaki si chinò, scendendo con la bocca fino alla virilità di Sendoh, ripulendo la cappella delle ultime gocce rimaste. La morse delicatamente, provocando in Sendoh un forte brivido, che scosse tutto il suo corpo. Gli diede un bacio fugace. Vide Akira leccarsi le labbra. "Delizioso, come sempre." Gli disse arruffandogli i capelli che ormai gli scendevano disordinatamente lungo gli zigomi pronunciati. "Sono certo di sembrare il cugino IT della famiglia Addams. Ammettilo, non sono uno bello spettacolo." “ No. Sei una visione erotica senza eguali." Sendoh arrossì per la seconda volta della loro passionale serata. Poi una strana luce attraversò i suoi occhi. "Svestiti." Ordinò a Koshino. Hiro non fece una piega. Si svestì con tutta calma, mentre Akira lo mangiava con gli occhi.Poi si sdraiò sul letto. "Ti sei arreso, eh Kosh? Fare l’elemento attivo non fa per te?" Gli sussurrò leccandogli il lobo dell’orecchio. "E quello che pensi, mio caro."(Capperi quanto parlano! Ma non sono mai senza fiato? N.d.A14) Sorprendendo Akira, Hiroaki gli afferrò le natiche e lo penetrò con un movimento deciso. Il calore di quel corpo. Akira era così stretto. Aveva paura di fargli del male. "Ah. Ah. C Che. Ne Ah pensi?" " Mmmh notevole.” "Stai bene? Non ti ho fatto male?" "Un campione è sprezzante del dolore." Rispose Sendoh con una smorfia. "Ok! Se lo dici tu, mi posso fidare."(Siete irrecuperabili! N.d.A14) Koshino si aggrappò ai fianchi di Sendoh, spingendo sempre più a fondo. Quest’ultimo seguiva le spinte di Hiroaki, mentre la sua, nuovamente dura, virilità sfiorava il piatto ventre di Koshino ogni volta che il suo ragazzo si avvicinava al suo corpo. "AHHHAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH HIRO-KUN!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!" Sendoh venne nuovamente, gridando il nome del suo adorato Kosh-kun. Hiroaki non attese oltre, lasciò che le emozioni avessero il controllo assoluto del suo corpo, inondando con il suo seme il corpo bollente di Akira.Rimasero ancora per qualche minuto in quella, non proprio ergonomica, posizione; fino a quando Hiro non baciò la calda fronte di Sendoh. "Akira, tu scotti!" "E’ solo un colpo di calore, rimani ancora un pò qui con me." Scettico, Kosh lasciò il corpo di Akira ed una volta messosi un paio di boxer e una maglietta, corse in cucina. Prese un termometro, per misurare la temperatura interna, e appoggiatolo sull’orecchio lesse:- 39, 9 °C- Sendoh aveva un febbrone, e non gli aveva detto niente. Recuperò tutte le coperte che aveva in casa, e si sedette al suo capezzale. "Aki-kun?" "Mh?" mormorò Sendoh da sotto le coperte, troppo debole perfino per girare la testa. (Eppure prima di energie ne avevi eccome! N.d.A14)" Ti amo, anche se sei proprio un cretino!" disse Koshino sorridendo dolcemente. Il più bel sorriso che Sendoh avesse mai visto. Akira si tirò su con le ultime forze che gli rimanevano. "Anch’io ti amo Hiroaki, anche se sei proprio uno stronzo!" Koshino lo abbracciò, e lo sentì rilassarsi fra le sue braccia, finché non si addormentò, sfinito. "Buon S.Valentino, Aki-chan.""Buon S.Valentino Hiro-kun" borbottò Sendoh nel sonno. Kanagawa 14/02/2002 ore 21.00 a casa Sakuragi I due ragazzi erano appena arrivati a casa, dopo aver cenato con i genitori di Rukawa. Erano passati a casa della volpe perché prendesse degli abiti puliti, i genitori del rossino erano ad una importante conferenza a Kyoto e non sarebbero tornati prima di una settimana. L’idea della volpe era quindi quella di trasferirsi temporaneamente a casa del suo ragazzo. Ma la madre di Kaede aveva talmente insistito che i due ragazzi cenassero con lei ed il marito, che era stato praticamente impossibile rifiutare. Hanamichi poi aveva un debole per la cucina di quella donna così bella e dolce, ogni volta che la guardava negli occhi vedeva lo stesso sguardo di Kaede. Hanamichi si diresse in cucina, mentre Rukawa salì al piano di sopra; per ridiscenderne subito. “Hana perché la porta di camera tua è chiusa a chiave?” chiese. “Perché c’è il tuo regalo Kit, è non voglio che tu lo veda prima del tempo.” Tiro fuori dal frigo un piatto di ceramica rosa con su una massa leggermente tremolante dal colore scuro. Un’unica candelina, appena accesa, faceva sforzi enormi per non spegnersi. “Cos’è” chiede Rukawa, trattenendo a stento le lacrime. Non sapeva neanche lui se stava soffocando per il gran ridere, per la tenerezza o per la felicità che stava provando in quel momento. “Dovrebbe essere una torta di San Valentino! Forse l’aspetto non è proprio dei migliori, ma sono sicuro che ti piacerà. È una mia ricetta speciale per Kaede Kitsune Rukawa! È la pizza di fango!” “Hn! Non vorrei sembrarti ingrato, ma anche dal nome questa pizza non mi sembra molto appetitosa.” “Uomo di poca fede! Non condannarmi finché non l’avrai provata. Su, spegniamo insieme questa tremula candelina e poi apri la bocca!” Rukawa obbedì, poi, a malincuore, aprì la bocca. Ma, alla visione del cucchiaio colmo di quella scura massa tremula, arricciò il naso e chiuse gli occhi. Li riaprì quasi subito quando il palato assaporò la profumata delizia del dolce. “Che cos’è?” chiese di nuovo leccandosi le labbra. “È fantastico! Sono pronto a festeggiare domani stesso un altro San Valentino pur di mangiarlo di nuovo.” Sorridendo Hanamichi lo guardò immergere ripetutamente il cucchiaio nel dolce. “È solo gelato di caffè ricoperto di pan di Spagna ricoperto a sua volta di cioccolato e mandorle tritate.” “E tu non ne mangi?” “Vuoi scherzare?” Hanamichi immerse a sua volta il cucchiaio nella torta di compleanno. Qualche minuto più tardi Rukawa guardò il piatto vuoto. “Un’intera torta divorata in pochi minuti! Do’hao hai distrutto in me ogni freno inibitorio!” “Adoro vederti perdere i tuoi freni inibitori Kitsune!” “Hn. Mi riferivo al nostro regime dietetico. Dovremo allenarci qualche ora di più domani per liberarci di questa quantità di calorie.” “Puoi ottenere il tuo scopo anche con altri…. esercizi fisici” rispose il rossino. Rukawa agitò minacciosamente il cucchiaio. “Do’hao so bene a quali esercizi alludi!” “perché fraintendi ogni mia proposta? Sono veramente offeso Kit.” Hanamichi tentò invano di assumere un’espressione innocente: i suoi occhi nocciola, infatti, scintillavano dal gran piacere che provava in quelle schermaglie amorose che preludevano a incandescenti ore d’amore. “Ti stavo solo suggerendo il gioco delle freccette…. e tu mi accusi di pensieri lussuriosi!” “Hn. Non lo stai dicendo sul serio, Hanamichi Sakuragi!” “Certo! Per quale altra ragione avrei comprato quel gioco? E su in camera mia che ci aspetta.” Salirono le scale e si diressero verso la camera del rossino. Hanamichi aprì la porta chiusa a chiave e fece entrare Rukawa; il spalancò gli occhi entrando, l’intera camera era colma di palloncini colorati e su ognuno di essi era scritto con i colori più vivaci ‘Felice San Valentino’. “Do’hao come hai fatto a scoprire che adoro i palloncini? Mi mettono allegria solo a guardarli!” “A guardare te Kit non si direbbe proprio. Il tuo viso non ha minimamente cambiato espressione, anche se i tuoi occhi stanno ridendo in questo momento. Comunque è stata una signora bella e dolcissima a svelarmi questo piccolo segreto.” “Hn, mia madre non riesce proprio a stare zitta, come te do’hao!”. “Avresti dovuto prendere un po’ di più da lei mia silenziosa Kitsune, parlare, sorridere, estraniare le tue emozioni al mondo intero.” “Hn. Do’hao!” Rukawa si girò per prendere qualcosa dalla sua cartella, quando lo sguardo gli cadde sul letto. Il letto! Era ricoperto di petali di rose rossi e bianchi. Rimase incantato a fissare quel mobile sul quale aveva vissuto così tante emozioni insieme ad Hanamichi, quando quest’ultimo, abbracciandolo da dietro, gli sussurrò: “Vuoi rotolarti con me sui petali di rosa Kit?” Si girò per baciarlo. Il suo do’hao, chissà da dove gli era venuta quell’idea. Era sempre così, sul campo da basket era lui che comandava, era lui che riusciva sempre a trovare un sistema per vincere; ma in camera da letto le cose cambiavano radicalmente, era sempre Hanamichi ad inventare giochi nuovi, eccitanti, maliziosi. Si chinò sulla cartella e ne tirò fuori un foglio che porse al suo ragazzo. “Tieni do’hao, questo è per te” Hanamichi lesse il foglio che la volpe gli aveva dato. Una canzone. Scritta a computer nel classico carattere ‘Arial’ , tipico della volpe aberrare qualsiasi romanticismo. Però aveva aggiunto le immagini di qualche rosa rossa. Era già un passo avanti. “Abbiamo avuto la stessa idea sui fiori, non è vero Kit? Ma io ho pensato ad entrambi: io sono le rose rosse e tu le rose bianche.” “Perché bianche?” “Perché simboleggiano il silenzio.” “Hn, do’hao leggi la canzone!”. “Perché invece non me la canti?”. “Scordatelo!.” Hanamichi sospirò e scuotendo la testa disse: “Kit, nemmeno tutta quella torta è riuscita ad addolcirti!.” Iniziò poi a leggere. NEI SILENZI Scorrono morbide curve di una strada da percorrere. vanno via ruvidi giorni di un novembre senza nuvole la rugiada è un velo di pellicole che avvolge luci e prospettive surreali e penso a te solo tu puoi sentire puoi comprendere nei silenzi dentro le parole che non ti ho mai detto è chiaro quanto t’amo e non saprei immaginare la mia vita senza te. troverei energie le mie ultime risorse le userei per tornare ogni volta da te o raggiungerti dall’altra parte del mondo tra i vapori e nebbie di fuliggine tra milioni di persone e oceani blu china io sarò là dove sei tu che sai leggere nei miei pensieri e non ho più misteri nei silenzi in un’emozione rotta da un respiro è chiaro quanto t’amo e non saprei immaginare la mia vita senza te T’amo e non saprei immaginare la mia vita senza te. K. Hanamichi alzò gli occhi dal foglio e guardo fisso Kaede. “Certo che sei proprio strano kitsune lo sai? Non mi hai mai detto prima quello che provavi e adesso, invece, addirittura me lo scrivi. Non avrai più la possibilità di ritrattare, come dice il detto latino: ‘verba volant scripta manent’.” Rukawa sorrise, da quando il do’hao conosceva anche il latino? Ma gli rispose soltanto: “non ho intenzione di ritrattare.” “Bene, ma ora passiamo al nostro gioco…” Si diresse verso l’armadio e ne aprì un anta, sulla quale era appeso un tabellone rotondo. Prese una scatola poggiata in basso e ne tirò fuori delle freccette. “Come vedi non scherzavo prima, ho tutto pronto, perfino la benda.” “Hn, sei proprio un idiota.” “Beh! Anche questo fa parte del mio fascino!.” Ridendo Hanamichi lo condusse davanti al bersaglio, poi gli bendò gli occhi con la stretta e morbida fascia di seta. Lo fece piroettare più di una volta attorno a se stesso, poi gli mise in mano una freccetta. Rukawa tirò, ma si sentì solo un pericoloso tintinnio. “Se vai in quella direzione potrai infilzare qualche pesce del mio acquario!” l’avvisò Hanamichi. Rukawa si girò da un lato e tirò di nuovo. Si senti uno scoppio. “Non facciamo il tiro ai palloncini, Kit!”, gridò ridendo Hanamichi. Rukawa si girò dall’altro lato e si trovò improvvisamente premuto contro una massa calda. Hanamichi gli tolse di mano la freccetta. “Devo fermarti prima che tu mi distrugga la stanza o infilzi perfino me!”. Rukava gli avvolse le braccia al collo. Con gli occhi bendati assaporava di più ogni sensazione. Tutto era più dolce…. Più sensuale. Senza potersi frenare a tempo le sue labbra mormorarono: “Tu sai quale gioco voglio giocare…. e non ha niente a che fare con le freccette o i palloncini.” Portò la mano agli occhi per togliersi la benda. Ma Hanamichi gli afferrò il polso. “No. Stanotte voglio che tu ‘senta’. Se apri gli occhi vedi e puoi ‘pensare’.” Lo sollevò tra le braccia e si diresse verso il letto. In pochissimi attimi Hanamichi li aveva liberati entrambi dei vestiti. “Hana, ma io voglio vederti! Mi piace vedere i tuoi occhi accarezzare il mio corpo…. Mi piace vedere il tuo volto, il tuo corpo quando mi possiedi….” Le proteste di Rukawa si spensero in un gemito di piacere quando le dita impazienti di Hanamichi lo accarezzarono intimamente. Steso sul morbido letto, le braccia tese in alto, pronto a offrirsi ad ogni piacere il suo ragazzo volesse, riuscì a mormorare: “Si, Hana, sono stanco di pensare… ora voglio solo ‘sentire’!”. Senti le labbra di Hanamichi, poggiate sul suo ventre, piegarsi in un sorriso. “Non così in fretta Kaede, voglio provare un altro esperimento per cercare di addolcirti!” Rukawa sentì il corpo di Hanamichi sollevarsi, ed uscire dalla stanza. Che diamine aveva ancora in mente quell’idiota. Lo senti rientrare nella stanza, armeggiare con qualcosa e poi, finalmente, chinarsi nuovamente su di lui. Qualcosa di tiepido iniziò a bagnargli il corpo. “Do’hao! Che cosa mi hai versato addosso?” chiese allungando le mani per toccarsi l’addome, ma anche questa volta la stretta presa di Hanamichi lo bloccò. “Tieni giù le mani dalla mia proprietà kitsune!” “Tua proprietà????” “Già! In questo momento sei in mio potere, ma soprattutto sei mio. Quindi smettila di agitarti, il tuo solo compito questa sera è ‘sentire’!”. “Dimmi cosa mi hai versato addosso”: “Cioccolato fondente …. fuso.” Hanamichi iniziò poi a leccare due delle cose che gli piacevano di più, il cioccolato e la pelle del suo ragazzo. Cominciò con il togliere la fluida sostanza dalle sue cosce, per poi salire lentamente, sentiva Kaede gemere sotto di lui e sorrise di nuovo. Se solo le persone che lo conoscevano lo avessero visto in quel momento: altro che re del ghiaccio, era più sciolto lui delle barrette di cioccolato che stava leccando! Continuò a leccarlo salendo ancora, girando volutamente attorno alla sua erezione, senza toccarla Tolse il cioccolato dal suo ventre, dall’ombelico e salì ancora fino ai capezzoli….. e poi ancora più su, sino al collo e più su ancora; Rukawa strinse i denti, ma le labbra calde di Hanamichi si poggiarono sulle sue e la lingua imperiosa forzò il duro ostacolo dei denti e s’impossessò della lingua. Quando si staccò sentì Kaede sussurrare: “Hana smettila di torturarmi, fallo!”. Obbedendo alla sua richiesta, il rossino scese di nuovo con la lingua lungo il suo corpo, ripercorrendo a ritroso il precedente tragitto, ma questa volta si fermò sull’erezione del suo ragazzo, prendendola completamente in bocca come sapeva piacere a Kaede, quest’ultimo liberò un urlo per poi lasciarsi trascinare nel vortice della più sfrenata passione. Quando Kaede riprese i ‘sensi’ percepì la presenza di Hanamichi al suo fianco, si volto di lato ed allungò una mano per accarezzarlo, spostando il proprio corpo su quello del suo ragazzo, era tutto quello di cui il rossino aveva bisogno per proseguire con il suo attacco. Le mani ardenti di Hanamichi cercarono subito ciò che Kaede desiderava e con le carezze più esplicite iniziò il muto monologo d’amore; impazzito dal desiderio invertì le loro posizioni e con violenza, con follia, possedette quel corpo di cui mai si sarebbe saziato. Kanagawa 16/02/2002 a casa Sakuragi Le quattro coppie felici si erano date appuntamento a casa del rossino. Hanamichi era in cucina, intento a preparare del cioccolato per tutti. Gli altri ragazzi erano tutti comodamente sistemati in salotto. Rukawa entrò nella stanza con in mano una videocassetta, che mise poi nel videoregistratore. “Cosa c’è in quella cassetta Kaede?” gli chiese Sendoh ormai ripresosi dalla febbre. “L’ha registrata il do’hao, è uno dei suoi regali di San Valentino. Deve essere una specie di collezione delle azioni più belle del basket, sull’adesivo ha scritto *incontri speciali*”. “Se l’ha fatto lui deve essere sicuramente una schifezza!”. Disse Kiyota. “Che cosa è una schifezza?” chiese il rosso entrando in sala. “Nulla. Nulla Hanamichi.” Disse prontamente Kogure teneramente abbracciato a Mitsui. Ognuno di loro prese una tazza, Hanamichi si sistemò per terra, tra le gambe di Kaede, seduto sul divano. Quest’ultimo schiacciò poi il tasto *play* del telecomando, dando il via alla programmazione. Ma dopo qualche secondo, fu chiaro a tutti che quella registrazione non aveva nulla a che fare con il basket. Cioè non proprio, i protagonisti del video erano due giocatori di basket. Ma impegnati in un gioco molto diverso. Hanamichi iniziò lentamente a spostarsi da dove si trovava, sapeva benissimo quali sarebbero state le reazioni della volpe non appena si fosse ripreso dallo shock. In video, intanto, continuava a trasmettere………. immagini su immagini ……… “Hana smettila di torturarmi, fallo!”………….. e poi ancora immagini. “DO’HAO!” urlò la volpe, Hanamichi si era messo a distanza di sicurezza. “Non prendertela con me Kit! Quando prima hai detto che avremmo visto tutti una videocassetta non potevo certo immaginare che ti riferissi proprio a quella!” “Aspetta che ti metta le mani addosso e vedrai …….” Le urla dei due ragazzi che si rincorrevano per casa arrivarono sempre più ovattate alle orecchie degli altri sei ragazzi nella sala, ancora intenti a guardare le immagini che il videoregistratore continuava a trasmettere. Chissà! Forse Hanamichi aveva suggerito qualche buona idea a qualcuno di loro. FINE Torna alla pagina di Slam Dunk Torna all’indice delle fiction |