Capitolo X

Ultima partita

Camminava stancamente, quasi trascinando i piedi. L’allenamento l’aveva distesa quanto distrutta. Per fortuna quando giocava a pallavolo riusciva a dimenticare tutto quanto. Però ora che erano ai nazionali il ritmo era terribilmente incalzato. Come se non bastasse, ogni volta che usciva dalla palestra i suoi mille pensieri tornavano ad assillarla. Le acque si erano calmate. Da una settimana nessuno aveva più visto lei e Kaede insieme. Ormai la convinzione che si fossero lasciati, malgrado in realtà non fossero mai stati insieme, si era fatta valere. Non aveva più incontrato nessuno. Dopo gli allenamenti filava dritta a casa. Suo padre e "la sterga" erano ripartiti, quindi tutto era tranquillo. Ma lei non riusciva a fare nulla, se non pensare di continuo. Così ogni tanto prendeva e se ne andava a fare due palleggi. Quando tornava a volte Hanamichi era già rientrato, altre volte era in giro con Haruko. La loro storia andava davvero a gonfie vele. Si vedeva che erano fatti per stare insieme.

Intanto avevano vinto altre due partite. La prossima avrebbe avuto luogo solo a una settimana di distanza. Finalmente un week-end semilibero (gli allenamenti si tenevano comunque). Ma lei non voleva saperne. Non sapeva che farne. Poi aveva deciso che sarebbe andata alle terme con Kagome. Avrebbe fatto così, certo! Nulla di meglio per distendersi! L’avrebbe chiamata una volta a casa. In fondo ormai era arrivata. Sollevò lo sguardo dall’asfalto e dai propri pensieri. Una figura maschile si stagliava nei raggi pomeridiani. Era elegantemente appoggiato ad un muriciattolo, con una gamba incrociata davanti all’altra, tesa. Le braccia s’incotravano all’altezza del suo petto. La stava fissando, come se l’attendesse. Lei lo raggiunse. Sembrava più bello del solito. Sorrise come sempre. E lei rispose con lo stesso gesto. Incrociarono gli occhi un momento, prima che lei lo salutasse.

Asuka: "Ciao, Akira! Che bello rivederti!"

Sendoh: "Sei sparita di nuovo! Tu non fai che entrare ed uscire fuggiascamente dalla mia vita! Ma bada che oggi ho le scarpe da corsa! Non ti lascerò scappare!"

Lei lo guardò un poco attonita. Sentiva il cuore palpitare con un’insolita rapidità. Che cosa le stava succedendo? Si sentiva trapassare da quegli occhi blu. Erano sicuri e saldi, come mai aveva visto prima. Eppure ridevano, come sempre. Le incutevano una sicurezza e una tranquillità incredibile. Per un attimo le si bloccò il respiro. Lui continuava a fissarla. Poi si risosse e rise.

Sendoh: "Rassegnata, eh? No, non scappi! Allora, non fai accomodare in casa questo ragazzo tanto bello e gentile da venire a trovarti anche se tu non ti fai sentire da una settimana, dopo che gli sei corsa fra le braccia per farti consolare?"

Aveva parlato con tono ironico, ma aveva pienamente ragione. Ed entrambi lo sapevano. E neppure il commento era stato casuale, infatti.

Asuka: "Hai ragione, scusami! Io volevo solo staccare un po’..."

Sendoh: "D’accordo: sono fin troppo buono e ti perdono! Ho sentito che con Rukawa hai sistemato..."

Asuka: "Come al solito le voci corrono, eh? Vieni, entriamo, che ti offro qualcosa da bere."

Sendoh: "Wow, sto morendo di sete! Grazie!"

Entrarono in casa. La ragazza invitò l’amico ad accomodarsi sul divano, mentre gli prendeva una bibita. Hanamichi non era ancora tornato. Vide un biglietto attaccato sul frigo. Era la sua calligrafia. "Sono da Haruko. Non aspettarmi. Hanamichi". Ancora si chiedeva come fosse possibile che Akagi non l’avesse fatto in tanti piccoli pezzettini. Ma in questo momento la cosa non la preoccupava particolarmente. Aveva un problema ben più grosso. Stava seduto sul divano del suo salotto e si chiamava Akira. Akira Sendoh. Sospirò e prese i due bicchieri, facendo per avviarsi. Le prese quasi un colpo quando, girandosi, se lo ritrovò davanti, in tutti i suoi centonovanta centrimerti d’altezza [+ capelli] e con quel dolcissimo sorriso stampato in viso.

Sendoh: "Posso aiutarti?"

Asuka: "A portare due bicchieri? Ce la facevo anche da sola..."

Incurvò ancora di più le labbra e le tolse quei cilindri di vetro quasi traboccanti dalle mani, precedendola in salotto. Poggiò i due oggetti sul tavolo e le rivolse tutta la propria attenzione. Poi, d’improvviso, si fece terribilmente serio. Conoscendo il tipo, c’era quasi da avere paura a vederlo con quella faccia.

Sendoh: "Sono qui perchè ti devo assolutamente parlare! E non volevo che scappassi..."

La ragazza sorrise timidamente. Cosa poteva volerle dire, con un’espressione simile in faccia? Lui le adagiò le mani sulle spalle e le si avvicinò un poco. Sempre con quell’aria seria. Aveva optato per la "frase effetto-shock". Gli pareva un piede un po’ lapidario per partire, ma voleva chiarire subito. Aveva atteso troppo. Anche se forse lei non gli avrebbe creduto. Doveva dirlo.

Asuka: "Cosa dovevi dirmi?"

Sendoh (interrotto dal suo concentrato ragionamento): "Ehm, beh, ecco... (accidenti, mi ha sfasciato i piani!)"

Asuka: "Ecco cosa? Sembravi così convinto..."

Sendoh (leggermente agressivo): "Dimmi di cosa hai paura! (Non volevo dire questo, accidenti!)"

Asuka: "P-paura? Io? Di nulla, tranne che del tuo sguardo, in questo momento..."

Sendoh: "Non prendermi in giro! Non fai che scappare! Da che cosa? Che cosa c’è, che non mi hai detto? Io posso inseguirti anche per tutta la vita, ma tu devi dirmi perchè!"

Asuka: "I-inseguirmi? Ma io non scappo..."

Sendoh: "E invece sì! Devo forse rielencarti tutte le situazioni? Allora?! Ti decidi a spiegarmi? Cerchi il mio aiuto e poi fuggi... Mi spieghi cosa posso fare per te, in questa situazione?"

Asuka: "Io... Tu non devi fare nulla per me..."

Sendoh: "Perchè no? Io lo voglio! Non ti lascerò fuggire anche da me! Non senza una spiegazione! Posso capire che tu abbia rifiutato Rukawa, ma io non sono come lui!"

Asuka: "Akira... ma cosa stai dicendo?"

Sendoh: "Possibile che tu non lo capisca? Davvero? Non ti credo! Fai solo finta di non capire! Senti, sto giocando la mia ultima partita, a rischio di perderti! Sii almeno leale con me, ti prego!"

Asuka: "Akira... Io... Se sapessi ciò che mi è accaduto con Yohei..."

Sendoh (alza un poco la voce): "Yohei? Yohei Mito? È lui il problema, allora?"

Asuka: "Mi fai male, Akira! Non stringermi così!"

Sendoh (lasciando le sue spalle): "Scusa..."

Asuka: "E adesso siediti e ascolta!"

E per la prima volta raccontò quella storia a qualcuno. Nemmeno Kagome ne sapeva nulla. Aveva solo accennato un "non va", quando lei le aveva chiesto informazioni in merito. Akira ascoltò muto, annuendo di quando in quando.

Sendoh: "Beh, non invidio Mito, devo dire! Scusa, ma lui cosa poteva farci se tua madre... Ha solo avuto una gran sfiga!"

Asuka: "Lo so... Sono stata ingiusta con lui. Ma ora non avrei il coraggio di riprendere tutto. Quella magia si è rotta da molto tempo. Eppure mi pare ingiusto mettermi con un altro. Nei suoi confronti mi sembra così sleale!... Credo che scoprire che Shinichi fosse gay è stata quasi una liberazione! Insomma, non so... Cavolo, ci ho messo tre anni per capirlo! Sono proprio tarda!"

Sendoh: "... È per questo che hai rifiutato Rukawa?"

Asuka: "Oh, no! Davvero! Non è questo! Sul serio, io per Kaede non riuscivo a provare nulla di paragonabile a ciò che provavo per Yohei!"

Sendoh: "Però è per questo che scappi da me, vero?"

Asuka: "..."

Sendoh: "Guardami, Asuka! Mito è una storia chiusa, va bene? Chiusa! Non c’è più! Non lo dico per tirare acqua al mio mulino! Riaprirla ti farebbe semplicemente più male che bene! Dimentica ciò che gli devi, perchè non gli devi nulla! Dimentica tutto e dimmi solo: cosa provi per me? Per me! Dimmelo! E sii sincera, ti prego!"

Asuka (fa per alzarsi): "Io non..."

Sendoh (la trattiene): "NO! Resta qui! Non scappare, capito? Dimmi cosa provi! Puoi anche rifiutarmi, ma almeno sii sincera con te stessa, per una volta!"

Asuka: "Akira..."

La ragazza lo fissò un momento. Non riusciva nemmeno a reggere quello sguardo tanto forte e sicuro. Perchè era così spaventata da quel "sì"? Forse perchè non l’aveva sperato. Era rimasta convinta di essere solo un’amica per lui. Eppure ogni sacrosanta sera, prima di dormire, lui era stato il suo pensiero. Anche senza che lei lo volesse. Gli si intrufolava nella testa, inevitabilmente. I suoi sorrisi, i suoi occhi blu... Che ora erano lì, piantati nei suoi, e pretendevano una risposta. Perchè aveva tanta paura a dichiarare una cosa che lui non aspettava altro che sentire? Forse perchè continuava a venirgli in mente quella storia mal archiviata. Era come se si aspettasse che qualcuno spalancasse la porta e le gridasse una notizia terribile. Solo ora se ne rendeva conto. Il confronto con la realtà: l’unica cosa che era riuscita a chiarirle i pensieri. Ed ora era tutto terribilmente illuminato e ordinato nella sua testa. Solo quel piccolo passo ancora da compiere. Un passo che sembrava frenato da pesi di piombo.

Il ragazzo le afferrava i polsi, quasi più per bloccare la paura che quel silenzio gli stava suscitando, piuttosto che per trattenere la rossina. Non voleva sentire un "mi dispiace", e ci stava morendo dentro, quasi come se lo potesse toccare sulla punta della sua lingua. Avrebbe voluto fermare il tempo e riportarlo indietro, rifare tutto daccapo. Ma questo non era possile. La vedeva sempre più lontana da sè, in quegli occhi lucidi e tremanti che stava fissando. Non resistette a lungo in compagnia di quell’ansia. Alla fine sbottò, strigendo ancora di più quella presa.

Sendoh (gridando): "Parla!! Insomma, dì qualcosa, ti prego! Non ce la faccio più ad ascoltare il tuo silenzio! Dimmi una sola cosa! Due lettere! Che siano "sì" o "no", pronunciale! Ora!!"

Lei rimase ammutolita a fissarlo. L’aveva spaventata sul serio. Era stata presa da un istino di fuga, ma le mani del ragazzo la tenevano incollata lì, impedendole di muoversi. Insomma, qualcosa doveva dire. L’aveva fissato con un’aria indefinita. Lui cominciò a tremare. Sentì gli occhi riempirsi di lacrime che salivano dal cuore. Lacrime di disperazione, che tentavano in ogni modo di abbattere quel muro silenzioso. Ma non sgorgavano. Facevano solo rilucere i suoi occhi in una maniera meravigliosa, rendendolo ancora più bello. E, per la prima volta, triste.

Sendoh (a bassa voce): "Dimmi qualcosa, qualsiasi cosa... Io ti amo, Asuka! Ti prego, non fuggire da me!"

Asuka: "C-cosa hai detto?"

Sendoh (sorridendo al silenzio finalmente rotto): "Non fuggire..."

Asuka: "No, non questo! L’altra cosa... Ripetilo, ti prego!"

Sendoh (sorride ancora di più): "Ti amo..."

Asuka (chiude gli occhi): "Che bel suono hanno queste parole! Non me le aveva mai dette nessuno! Non Yohei, nè Kaede..."

Sendoh (a bassa voce): "Potrei ripeterle all’infinito, senza paura di consumarle! Perchè rispecchiano ciò che c’è nel mio cuore. Una cosa di cui neppure credevo l’esistenza, ma che tu mi hai svelato. E adesso sono qui. Non devi più scappare. Io sono qui. E sarò qui sempre, in qualunque momento tu mi voglia. E anche quando non mi vorrai, non potrai liberarti di me! Perchè ti amo davvero!"

Asuka: "Akira... Io..."

Sendoh: "Non parlare, amore mio. I tuoi occhi lo hanno già fatto. E nessuno mi ha mai guardato come stai facendo tu ora. Mi basta così. Ma non potrò resisterti ancora, se non distoglierai quello sguardo..."

Non seppe mai perchè lo fece. Forse per provocarlo, forse anche perchè lo desiderava ardentemente, ma aveva paura di ammetterlo, anche per non passare per una dai facili costumi. Forse solo perchè sentiva di amarlo ancora di più di quando avesse amato Mito. E di questo era certa. Fatto sta che non distolse gli occhi dai suoi. Lo fissò ancora, lasciando che qualsiasi paura fuggisse da quelle due piccole sfere che le decoravano il viso in una maniera tanto meravigliosa. Le scesero due lacrime, che la fecero sentire finalmente libera. E queste si rispecchiarono in quelle di Akira, che finalmente poteva tirare un sospiro e piangere di una gioia ormai insperata, commosso quasi da quelle che erano state le sue stesse parole. Perchè aveva lasciato parlare il proprio cuore, e per la prima volta si era reso conto di cosa esso fosse capace di dire. Poi portò le labbra sulle guace di lei, gustando quel sapore salino che gli stava dichiarando tutti i propri desideri. Raggiunse poi la sua bocca. Un bacio che sapeva di mare e rispecchiava una purezza cristallina. Mai nulla di così sincero gli aveva toccato il viso.

La accarezzò sul collo, rincorrendo le mani con le labbra. Ora che l’aveva trovata non voleva lasciarla andare, non voleva fermarsi. Ora che era stata trovata, non desiderava essere lasciata.

Asuka (sussurra): "Resta con me, Akira..."

Non rispose. Sorrise solamente. Facendo scivolare le mani lentamente lungo le sue spalle. Esplorò ogni millimetro di esse. E poi tornò verso il centro. Portava ancora la divisa scolastica. Sciolse dolcemente il fiocco che le cingeva rilasciatamente il collo. Poi un bottone. Poi il secondo. E intanto la fissava negli occhi e la vedeva quasi tremare. Sentiva la propria pelle bollire, come se fosse l’unica cosa che lo trattenesse dallo scoppiare. Lentamente, scivolò le dita lungo tutto il suo tronco, sbottonandola completamente. Poi le accarezzò le spalle, infilandole i palmi sotto la camicetta, e facendola scivolare con delicatezza lungo la sua schiena. La baciò di nuovo sulla bocca, mentre lei cominicava a tremolare per il nervosismo. Non sapeva se aspettare che lui facesse tutto da solo. Aspettò, comunque.

Si accorse che, mentre la baciava, si stava liberando anch’egli della maglia che portava. Difatti si staccò un momento da lei per sfilarsela completamente e farla volare a terra. Tornò alle sue labbra afferrandole la nuca con una carezza, mentre la sua altra mano armeggiava con uno dei più grandi nemici degli uomini in quanto maschi: la chiusura del suo reggiseno. Lei finalmente si mosse, dapprima abracciandolo, poi scorrendo i palmi sul petto e sugli addominali scolpiti del ragazzo. Percepì così un brivido che lo attraversò lungo la schiena.

Le mani di Akira avevano preso a correre veloci sul corpo della sua amata. E intanto si era abbassato lentamente, senza distogliere lo sguardo dal suo, finchè non si era trovato all’altezza del suo seno. Lo guardò e prese a baciarlo con dolcezza, per poi accarezzarlo lentamente con la punta della lingua. Si sentiva letteralmente esplodere. Non aveva mai provato un desiderio tanto forte ed innarrestabile. In poco tempo la liberò anche della gonna. Le sue mutandine fecero la stessa fine a poca distanza da quel momento. Ora era meravigliosamente, splendidamente, sublimemente nuda. E bellissima. La toccò in ogni angolo, mentre lei quasi ritmicamente sospirava, talvolta non riuscendo a tratterenere i gemiti che le premevano sulla gola. Si era ritrovata sdraiata, con i calzini come unico indumento che coprissero una parte del suo corpo e le labbra di Akira che avevano iniziato ad esplorarla ovunque, ed ora risalivano maliziosamente la gamba, dalla caviglia allo stinco, al ginocchio, alla coscia... E intanto si stava sbottonando i pantaloni, come se non potesse aspettare ancora a lungo ciò che più aveva desiderato fino ad allora.

Lei lo guardò per un momento, mentre lui si era sollevato per spogliarsi completamente. Arrossì. Era la prima volta che vedeva un uomo nudo [s’intende dal vero, mi raccomando]. E lui era un uomo assolutamente meravigioso, perfetto.

Si sdraiò sopra di lei e la baciò di nuovo, lasciando che le loro lingue si abbandonassero ad un intereccio indistricabile. Poi alzò il busto, puntellandosi sulle braccia. La guardò con estrema dolcezza. E dopo quel lungo silenzio, carico di nuove emozioni, finalmente parlò.

Sendoh: "Una tua parola, e giuro che mi fermo!"

Lei si limitò a scuotere la testa. Aveva le guance color fragola matura, e, ad essere sinceri, aveva anche una gran paura. Tutte le storie che aveva sentito sulla mitica "prima volta" le vennero in mente in un botto. E, si sa, di solito le cose negative sono quelle che si ricordano meglio. Rabbrividì un poco, rendendosi effettivamente conto di ciò stava succedendo. Proprio quello, proprio in quel moemento. Proprio con lui.

Sendoh: "Allora rilassati, tesoro mio... Lascia che io ti ami..."

Era bastato un suo sorriso, accanto ad un suo sguardo tanto rassicurante, a farle sciogliere tutti i muscoli. Sospirò profondamente e si lasciò andare per un momento, accorgendosi poi che lui era vicinissimo a lei, quanto nessuno lo era mai stato, e quanto non avrebbe mai desiderato che qualcun’altro fosse. Tutti i pensieri erano scivolati via da quel piccolo nuovo universo in cui era stata trascinata. Ed ora assaporava una sensazione che non aveva mai provato. L’amore di Akira. Si muoveva dentro di lei leggero, scrutando i suoi segreti più nascosti, svelando i suoi desideri più irraggiungibili. Aveva anche lui ceduto a quelle sensazioni così intense, e si era lasciato andare, senza controllare più nulla, permettendo a suoni "proibiti" di fuggire attraverso la sua bocca, gemendo in una maniera quasi sconosciuta a sè stesso. Akira, che quanto più otteneva, tanto più desiderava. Lui, per il quale provava una cosa tanto grande quanto fino ad allora sconosciuta. E sempre lui, che sentiva una gioia indescrivibile riempirgli il cuore. Sapeva bene che non era solo sesso. Ma un sentimento così grande che tutte le parole del mondo non basterebbero a descrivere. Se non quella, unica, sola parola, così universale e così personale, vissuta da ogni essere in una maniera diversa e propria, e tanto pronunciata e bistrattata da rischiare che se ne perda il vero, unico, puro e sincero significato. Ma non per chi la conosce sul serio. Amore.

E continuava ad amarla con tutto sè stesso, sentendosi ardere da un fuoco inestinguibile. Oh, goccia di rugiada stillata da una rosa dai morbidissimi petali! Oh, nettare divino che ti posi così sublimemente su di me! Oh, lacrime degli angeli, che cadete solo perchè ciò che vi muove è puro amore! Luce di un’alba splendente, scintìllio di un lago dorato, riflesso di un arcobaleno. Lascia che la lama della spada di ghiaccio che era conficcata in te si sciolga tramite il mio calore. Lascia che la luna splenda solo perchè invidia il nostro amore, e vuole essere più bella di noi. Fammi brillare più dei raggi del sole e delle mille stelle che ci guardano da lassù. Fammi schiudere come un timido fiore estivo, che saluta i primi bagliori, mostrando la sua variopinta corolla. Fammi sentire come quella colomba dalle piume argentee che si libra in volo per simboleggiare pace. Così, con il tuo amore, fammi sentire libero. Fammi sentire amato. Fammi sentire uomo.

Un’eternità perfetta che gridava dentro di lui. Gridava che sarebbe stato per sempre. Sempre come ora. Ora, una scintilla che non voleva smettere di rilucere. E non avrebbe smesso, trasformandosi in una fiammella, poi un fuoco, poi un incendio, poi in una stella più grande del sole. Tutto da lì cominciava, e nulla lì sarebbe tornato.

E così, mentre sentiva la schiena della sua amata inarcarsi e il suo sesso stringerlo improvvisamente in una morsa sublime, buttò la testa all’indietro e gridò. Non sapeva in quale maniera. Sapeva solo che stava facendo uscire da sè tutta la sua anima, per poi catturarla nuovamente. Non sapeva se lo fece ad alta voce o sussurrando. Sentì solo di essere terribilmente libero. E felice.

Lo vide mentre tornava a chinarsi su di lei. Ansimava. Si vide osservare con uno sguardo che sembrava in contemplazione della più pura bellezza. E vide un sorriso che ancora lui non le aveva mostrato. Le sopracciglia sollevate, quasi in un’espressione triste, gli occhi lucidi e brillanti, la bocca schiusa che liberava a tratti regolari e rapidi il suo respiro. Non gli pareva possibile che fosse ancora più bello. Il suo viso si era arrossato un poco, in maniera diffusa, conferendogli un colore molto piacevole. Le sue pupille erano dilatate e splendenti come due perle nere che annegano in un limpidissimo mare, puro come il loro sentimento.

Sentì brividi ovunque quando lui scivolò fuori dal suo corpo. Come se perdesse qualcosa che le apparteneva. Non voleva lasciarlo andare.

Asuka: "Resta con me, Akira..."

Sendoh: "Io sarò sempre con te, amore mio."

 

Guardò l’orologio. Ancora mezz’ora. Era meglio che s’imbarcasse, prima di perdere il volo. Girò la testa. Lui era lì, perso in quello sguardo tenero ed innamorato con ogni tanto gli sorprendeva dipinto sul viso. Si alzò in piedi. E lui la imitò. La prese fra le braccia e la strinse forte. La baciò, noncurante del mondo che lo circondava. Lei si staccò, tradendo una lacrima che non avrebbe voluto versare, poichè se l’era ripromesso. Lui sorrise e gliel’asiugò, guardandola poi come se stesse rimproverando con dolcezza la più tenera delle creature. Lo fissò ancora. Poi fece scivolare gli occhi oltre la sua spalla. Suo fratello si stava avvicinando. Con lei. Solo in quel momento lo notò. Strano che non l’avesse visto prima. Forse perchè non era molto che lei lo portava. Un anello. Sull’anulare sinistro.

Si staccò dall’amato per salutare la coppia che li aveva appena raggiunti. Kaede era in ritardo, tanto per cambiare. Kyota e Maki l’avevano salutata la sera precedente, facendo un salto a casa sua. Ora probabilmente erano già su una nave che li portava in Corea. Yohei non sarebbe venuto. Ormai lo sapeva. Forse non aveva mai accettato quel finale. E forse non l’avrebbe mai fatto. Sicuramente ora era fra le braccia di quella splendida fotomodella che era letteralmente impazzita per lui.

Sakuragi: "Mi raccomando... L’aereo parte fra mezz’ora..."

Asuka: "E Kaede è scomparso, come sempre!"

Sendoh: "Credo che sia andato di nuovo all’orfanotrofio. Dev’essere per quella ragazza nuova che aiuta la signora Hayama."

Haruko: "Quella ragazza così carina? Starebbe benissimo con lui!"

Sakuragi: "Già, e poi parlano la stessa lingua... Speriamo solo che arrivi in tempo per la partita!"

Asuka: "Già, la partita! Ormai ci siamo! Mi raccomando, dovete vincerla! Promettetemelo, tutti e due!"

Sendoh: "Vinceremo. Se Kitsu si decide a farsi vedere!"

Asuka (abbracciandolo): "Ma sentilo! Parla mister puntualità!"

Il ragazzo la baciò di nuovo. Poi la guardò dritta negli occhi.

Sendoh: "Mi mancherai..."

Rukawa: "Sempre i soliti! Guardate che mi sciolgo! E chissà perchè mi fischiavano le orecchie, mentre arrivavo qui...?"

Asuka: "Ah, Kaede! Eccoti qui! Mi raccomando, ti affido Akira! Fate pasti decenti, tenete la casa pulita, ricordatevi che il frigo è mezzo scassato: bisogna chiamare il tecnico! E poi tutto il resto. Vi ho scritto tutto..."

Sendoh: "Lo sappiamo, lo sappiamo! Ci hai tirato la testa come un pallone!"

Rukawa: "E poi Aki non potrà aspettare che tu metta piede a terra! Me lo vedo già! Pausa fra i tempi, esce con il telefonino e ti chiama! E noi che gli corriamo dietro, perchè ricomincia la partita e lui è logorroico!"

Sendoh: "Ehi, Kitsu, bada a come parli! E poi devo compensare i tuoi silenzi!"

Asuka: "Su, non incominciate di nuovo ora! E studiate, mi raccomando! Haruko, ogni tanto fai un salto a dare un’occhiata, mi raccomando! Tanto sono una porta più in là!... Ora devo andare..."

Guardò Akira con uno sguardo triste. Lo abbracciò.

Sendoh: "Ti amo!... Vinci per noi!"

Asuka: "Sì, lo farò! Ora devo andare davvero! Non è carino farsi attendere, per il capitano di una squadra nazionale!"

Sakuragi: "Ma sentila! Non iniziare a fare il pavone ora!"

Asuka: "Sì, ma ne ho il diritto, perchè dico la verità! Del resto voi non siete lontani da me... Nel vostro sport, chiaro! Ciao a tutti, ragazzi! Vi chiamo presto!"

Baciò ancora Akira e si allontanò verso il proprio gate, dove il resto della squadra l’aspettava.

Ormai si era alzato. Sentiva gli occhi di Akira puntati su quell’enorme uccello di metallo, che la stava portando lontana da lui. In tutti quegli anni era la prima volta che avrebbero passato più di due settimane lontani l’uno dall’altra. Si guardò le mani. Un piccolo brillante la salutava con il suo splendore, incastonato su un anello d’oro bianco. Gli ripeteva le parole di Akira. "Quando tornerai ti sposerò. E andremo in viaggio di nozze a Vienna, come hai sempre desiderato. Non importa il risultato che otterrai. Per me sarai sempre la migliore. E ti sposerò. Partiremo dopo gli ultimi esami. Così anche l’università apparterrà al nostro passato. E poi, se lo vorrai, andremo a Los Angeles. Se lo vorrai accetterò quel contratto (con i Lakers). E i nostri figli cresceranno in una villa stupenda, che porterà il tuo nome. Perchè tu vali questo e anche di più. Perchè ti amo."

 

FINE!!

 

Allora, allora? Vi è piaciuta? Spero di sì! Ecco, alla fine non ho resistito a quella "tenera canaglia" di Akira. Mi spiace un poco per Yohei. Comunque vi ho lasciato anche dare un’occhiata a "the future of". Il resto sarà come lo vorrete voi, siccome finora è stato tutto come lo volevo io. Grazie di avermi seguita. Ora potete vomitare... Hi hi, spero di no!

Ciao a tutti! Sheera

 

Crediti

Personaggi:

s I seguenti personaggi appartengono alla matita del maestro T. Inoue, e non a me (purtroppo), così alcune espressioni ad essi legate (stile "baka kitsune"):

Shohoku: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Yohei Mito, Noma, Okusa, Takamia, Takenori Akagi, Hisashi Mitsui, Kiminobu Kogure, Ryota Miyagi, Haruko Akagi, Ayako, ragazze Ru-Ka-Wa (mi rincresce, ma proprio non so come si chiamino).

Ryonan: Akira Sendoh, Jun Uozumi, Hiroaki Koshino, Kiccho Fukuda, Aida Ikoichi, Toriyuki Uekusa.

Kainan: Shinichi Maki, Nobunaga Kyota, Soichiro Jin.

s Freezer e Babidi sono di Akira Toryama, mentre Gandalf appartiene a Tolkien.

s I seguenti personaggi sono invece (più o meno) inventati da me, non senza riferimenti, voluti o non, ad altri manga:

Asuka Sakuragi, Yu Sakuragi, sig. Sakuragi (il padre), Sig.a Sendoh, Kagome, Hisame, bambino a Londra, bambino che sbatte contro Akira al parco, altri bimbi vari..., compagne di squadra di Kagome, "Shohoku Coach" di pallavolo, signora Hayama (il nome l’ho preso in prestito all’amico di Sana Kurata!) e, ultimo ma non meno importante, il solito prof. di fisica, modellato su di una persona realmente esistente (non mi stancherò mai di ripeterlo, grazie Max B.!). Oltre a questo anche tutti gli altri, che non ho citato (p.e. la prof. d’inglese), perché non mi vengono in mente e non ho voglia di rileggere tutto adesso.

s Bin Laden invece credo non appartenga a nessuno (nemmeno agli americani per ora, eh eh!)

I luoghi suppongo che appartengano al Giappone (tranne la Corea, Vienna e L.A.), ma siccome non ci sono mai stata, fate voi.

Continuando, neppure l’NBA è mia, così come le due canzoni citate: "Eyes on me" di Faye Wong (dalla colonna sonora di FFVIII, e forse anche altrove) e "Everything you want" dei Vertical Horizon (e qui non so dirvi null’altro!).

Espressioni:

s "Non è bellissmo? Alla fine si riassume tutto in una formula sola!" è di Max B. (il mio ex-prof. di fisica). Mi sa che l’ho detto fino all’esasperazione…

s "Cosa farebbe l’umanità senza la scusa della meteo?" la devo a mio fratello (non so dove l’abbia presa, forse in un angolino della propria memoria)

s "Cioccolata" l’ho fregata ad una pubblicità un po’ cretina.

s "Sei così deficiente che non ti acceterebbero nemmeno nel club dei deficienti!" devo averla letta da qualche parte.

s "Ma per favore, sii serio almeno una volta!" (detta da Hiroaki ad Akira) l’ho modellata su di una frase di una fan fiction di Clhoe (la bellissima "Segreti e Bugie", almeno, a me è piaciuta) sempre pronunciata dallo stesso personaggio.

s "Non appiccicarti" mi viene da Toryama (come avrete capito).

s "Per Hanamichi" mi è suggerita da L. van Beethoven.

s 6 giugno 1944 lo trovate in tutti i libri di storia del Novecento, io intendevo "Il Giorno Più Lungo" (gran bel film).

E poi ci sono accenni a un sacco di cose diverse. Chissà se siete così bravi da averli colti? Il film che guarda Akira, per esempio? Beh, è facile... (Runaway Bride). Mah, mi sa che siete più sani se alcuni non li avete colti per niente...

Per quel che riguarda tutto il resto, non so che dirvi. I manga/anime citati non sto a ripeterli, mentre per le altre cose, non mi viene in mente nulla. Sapete, sono come Ugo Foscolo, ho letto così tanto che non so da dove rubo le espressioni (see, magari!)… Ah, naturalmente il sig. Innominato appartiene ad Alessandro Manzoni (l’avrete capito). La maglietta "love blue" di Asuka non saprei proprio dirvi da dove venga, forse l’ho inventata io.

Ah, un'altra cosa, quando parlo di "canna" è sempre da pesca, mi raccomando!! Così l’erba intende quei filini verdi che spuntano dal prato!

Infine il mio nickname, che ho rubato a Kazushi Hagiwara, anche se a Sheera Tuel non assomiglio per niente.

Grazie di cuore a Simone, il primo ad avermi "ospitata" online, nel suo sito (che è molto carino: guardatevelo! http://mitsui.too.it), grazie a Chloe, per il suo sotegno e il suo ruolo di "cavia", grazie a Stella, che mi accoglie nel suo bellissimo sito, grazie anche al mio fratellino caro (Lars Ulu, ma non si chiama proprio così…) e, primo fra tutti, grazie al mio adorato tesoruccio, che dimostra davvero una gran pazienza! TVUMDB!!!

E, naturalmente, grazie a tutti i miei lettori per essersi sorbiti questa lagna (-> ups, fingete che non l’abbia detto, o Chloe mi ha promesso che mi ammazza...)!

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