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Quando l’amore, all’improvviso
di Reika

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CAPITOLO  2

 

- Sbrigati è tardissimo, di questo passo non faremo mai in tempo per l’inizio delle lezioni e io non voglio fare tardi per colpa tua. -

 

Reika Sakuragi, 14 anni, bella e simpatica.  Frequenta il terzo anno alle scuole medie Wako. Sempre allegra e battagliera, chi la conosce non la può definire altro che una forza della natura. Decisa, tenace, a volte anche un po’ strafottente. Una testa calda sempre pronta alla rissa, probabilmente un vizio di famiglia. Ma sicuramente, chi la conosce, non può neanche fare a meno di amarla. Lei, così coraggiosa e leale, disponibile e sincera.

Molto più alta della media per una ragazza della sua età. Fa notare il suo metro e 70 con uno splendido paio di gambe lunghe e ben modellate. E’ magra e slanciata e con un corpo fantastico. Nessuno vedendola gli dà i suoi soli 14 anni. I lunghi capelli rosso fuoco e gli occhi di un intenso nocciola la rendono una delle più belle ragazze di tutta la prefettura.

- Ehi sorellina, dove pensi di andare senza di me aspettami !!! -

- Ah ah ah !!! Per essere un genio del basket sei un lumacone -

Allungando il passo suo fratello l’aveva raggiunta affiancandosi a lei. Mentre camminavano Reika sbirciava ogni tanto l’alta figura accanto a lei e sorrideva divertita osservando la sua aria imbronciata, sembrava un bambino a cui avevano appena fatto un dispetto. Non riuscendo più a trattenersi la ragazza sorrise tra se, impercettibile movimento che non sfuggì al giovane, sempre attento a tutto quello che riguardava la sorella.

- Come ti permetti, smettila subito di ridere non lo  trovo affatto divertente -

- Scusami Ha-chan, ma così sei davvero buffo. Non ti sarai davvero arrabbiato per quello che ho detto, sai che scherzavo, tu sei sempre il migliore -

Su questo non scherzava. Rei ammirava veramente molto quel pericolo ambulante di suo fratello, arrogante e presuntuoso, sempre pronto a menare le mani, ma sempre così dolce e premuroso nei suoi confronti.

Suo fratello, la sua famiglia.

- Così va meglio, per questa volta ti perdono, ma solo perché sono il genio ed è normale che io sia magnanimo con i comuni mortali -

- Oh troppo buono mio signore -

Passarono alcuni minuti di silenzio poi Reika richiamò l’attenzione del ragazzo.

- Senti Hanamici, è da ieri sera che te lo volevo dire. Sai mi dispiace per quanto è successo…  davanti ai tuoi compagni, intendo -

Hanamici in un attimo ripensò alle facce esterrefatte dei suoi compagni di squadra mentre si allontanava in silenzio aggrappato ad una splendida rossa.

- Fratello, mi hai sentito? Cos’è stai forse ancora pensando alla tua bella? -

Già, Haruko. Quando se n’era andato con Rei e i ragazzi non si era neanche girato  a guardarla, chissà cosa aveva pensato lei.

- Ehi, ma mi rispondi? -

- Oh si scusa sorellina, non ti preoccupare, non c’è nessun problema -

- Sì ma tu non avevi detto a nessuno di me, ecco non vorrei averti creato dei problemi -

- Ti ho già detto di stare tranquilla. Piuttosto cosa ne dici di venire a prendermi a scuola? -

- Davvero? Non me lo hai mai lasciato fare, come mai questo cambiamento? -

- Bah! Oggi gli allenamenti dureranno più del previsto, il gorilla dice che non dobbiamo battere la fiacca visto che il campionato è alle porte. Ho voglia che tu ci sia, vedrai com’è bravo il grande genio del basket Hanamici Sakuragi -

- Fantastico genio, allora vengo a vedere i tuoi allenamenti, stupiscimi. Accidenti, io devo andare di qua, se arrivo tardi il prof Himura mi tormenterà di nuovo con le sue solite prediche -

- Sempre quel rompipalle, Himura ti sta col fiato sul collo vero.

- Certamente, pensavi forse che tutti si sarebbero dimenticati così velocemente di te? Di voi? E’ davvero una gran fatica portare il nome che porto e il fatto che sappiano che sono della banda non migliora le cose, comunque in questo ultimo periodo Himura rompe un po’ troppo quindi è meglio che non crei casini, anche perché se gli metto le mani addosso non penso mi limiterei a qualche cazzotto. Ora devo proprio andare, ci vediamo dopo -

 

Hanamici seguì con lo sguardo la sorella che si allontanava finché non la vide scomparire dietro ad un vicolo, sorrise un’ultima volta e si diresse finalmente a scuola, già sapeva il putiferio che si sarebbe creato quel pomeriggio.

Alzandosi di malavoglia dal letto, Kai si stiracchio e sbadigliando si decise a scendere per fare colazione. Oggi era il suo primo giorno di scuola e lei continuava a domandarsi come sarebbe stato, se i suoi nuovi compagni l’avrebbero accettata o fatta sentire solo un’estranea.

Almeno non si sarebbe dovuta preoccupare della lingua, parlava un giapponese perfetto. Grazie ai numerosi viaggi di lavoro del padre aveva potuto visitare tanti posti diversi, imparandone gli usi e i costumi. Il  Giappone in particolare era uno dei paesi che l’aveva maggiormente colpita e affascinata e suo padre, vedendola così interessata, aveva deciso di assumere un’insegnante personale che l’aiutasse ad imparare la lingua.

Nonostante il suo proverbiale autocontrollo Kai si sentiva molto agitata, era davanti all’istituto presso il quale il padre l’aveva iscritta, il cortile della scuola brulicava di studenti e il vociare dei ragazzi si confondeva perdendosi oltre il suono dei battiti del suo cuore. Sembrava un tamburo, più cercava di controllarsi e più i battiti sembravano aumentare.

Andiamo Kai vuoi smetterla di agitarti così. In fondo che sarà mai. Nuova scuola, nuovi compagni, nuovi professori. Tu sorridi e vedrai che andrà tutto bene.

- Silenzio ragazzi volete smetterla di fare casino??? -

Non era neanche cominciata la prima ora e già il professore faticava a tenere sotto controllo gli studenti della 1E.

- Allora brutti scalmanati, se non la smettete vi mando tutti dal  preside -

Finalmente le parole magiche, in un attimo ci fu un totale silenzio, nessuno osava più fiatare. Con un colpo di tosse il professore terminò la frase.

- Bene, statemi a sentire, da oggi avrete una nuova compagna di classe, è straniera e quindi mi aspetto da voi il massimo appoggio per farla sentire la benvenuta. Avanti ora puoi entrare

Il lieve brusio di meraviglia dei compagni, per l’arrivo di una nuova ragazza, scemò velocemente quando, con passo deciso ed elegante Kailynn entrò in aula. Si fermò davanti alla lavagna e sorridendo dolcemente alla classe si presentò.

- Salve a tutti, io sono Kailynn Carson e vengo da S. Francisco, spero diventeremo presto buoni amici

Nessuno riusciva ancora a palare, tutti erano rimasti incantati da quella stupenda visione dalla pelle liscia e i lineamenti perfetti.

Come un raggio di luce in mezzo alle tenebre Kailynn aveva inondato l’aula della sua presenza. Era davvero bellissima, alta almeno un metro e 70, le lunghissime gambe appena nascoste dalla gonna della divisa erano perfettamente modellate da anni di sport, i capelli erano lunghi e biondi e le scendevano morbidi lungo i fianchi. Gli occhi erano di un azzurro così particolare da sembrare quasi viola, un viola di una tonalità talmente intensa e profonda da parere quasi irreale. Era veramente stupenda.

- Puoi prendere posto la in terza fila, siediti vicino a Misaki -

- Grazie professore -

Il resto della mattina passò veloce, soprattutto le ultime due ore prima dell’intervallo, inglese, niente di più facile, poi finalmente la pausa pranzo. Kailynn aveva passato gli ultimi 10 minuti preoccupandosi di quello che sarebbe successo dopo.

Era consapevole dell’interesse che una nuova studentessa poteva suscitare nei compagni, specialmente se straniera, ma proprio non gli andava di essere assalita da un’orda selvaggia di ragazzi scalmanati. Ancora pochi secondi e sarebbe stata travolta. La campanella aveva cominciato a suonare e gli studenti si stavano tutti alzando, con sguardo battagliero incominciavano a dirigersi verso di lei.

Ormai è la fine.

Fu l’unica cosa che riuscì a pensare prima di sentire una mano afferrarle decisa il polso e trascinarla di corsa fuori dall’aula e giù veloce lungo il corridoio. Erano ormai sulla terrazza della scuola, finalmente potevano fermarsi a riprendere fiato.

Avevano fatto le scale velocemente, lei le teneva sempre la mano, non era ancora riuscita a vederla in viso. Poi finalmente si era voltata sorridendole con le guance leggermente arrossate per la corsa ed il fiato corto.

Continuava a sorriderle, un sorriso dolcissimo, la ragazza che Kailynn aveva di fronte era molto carina, piccola e minuta, alta circa un metro e 60 forse 1.63.

I capelli corti appena sotto le orecchie erano lisci e castani, la frangetta nascondeva due grandi occhioni nocciola, il naso era piccolo e la bocca ben modellata e continuava a sorriderle, imperterrita, senza dire una parola.

Nell’insieme era una ragazza molto graziosa ed aveva un’aria gentile e simpatica. Kailynn non sapeva cosa fare, se doveva dire qualcosa o no, magari ringraziarla.  Fu lei a sorprenderla interrompendo il filo dei suoi pensieri.

- Ciao -   continuava a sorriderle - Scusa se ti ho trascinata via così, ma visto il tuo sguardo preoccupato, ho pensato volessi andartene, spero di non aver fatto male -

- Scherzi, sei stata grande, mi hai fatto un favore -

- E’ stato un piacere, io mi chiamo Sanae Misaki -

- Il piacere è mio Sanae, io mi chiamo Kailynn, ma puoi chiamarmi Kai -

Stringendole la mano Kailynn si accorse che la sua tensione iniziale era scomparsa e con lei anche la preoccupazione, le cose erano andate meglio del previsto, non era ancora finito il primo giorno di scuola e si era già fatta una nuova amica, non sapeva spiegare perché ma si sentiva felice. Era la prima volta da quando aveva messo piede sul suolo giapponese che era felice di essere salita su quell’aereo.

- Allora ci vieni? -

Le lezioni erano finite finalmente, Sanae aveva già fatto la cartella e aspettava che Kai si decidesse a risponderle.

- Dai per favore, non farti pregare, vedrai che ti piacerà.  La squadra di basket della nostra scuola è molto forte, ci sono ottimi elementi ed é emozionante vederli giocare. Uno soprattutto. E’ un vero asso, sono davvero pochi quelli in grado di contrastarlo ed é molto popolare anche tra le ragazze, pensa che gli vanno dietro anche quelle del terzo anno -

- Accidenti quanto vigore, ma perché sei tanto presa da questo asso del basket? Scusa tu non ce l’hai già un ragazzo che ti interessa -

- Ovviamente ma io lavoro per lui, o meglio per un nostro amico. E’ una storia un po’ lunga, ma se vieni te la racconto così capirai meglio perché -

- Perché cosa? -

- Perché sono una spia ! -

Continuando a sorridere Sanae trascinò l’amica fuori dall’aula dirigendosi verso la palestra mentre Kailynn continuava a fissarla con aria interrogativa.

 

Capitolo 3

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