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Il giorno di Natale
by Ki-chan

Quante luci, quante persone, quanti sorrisi mi circondano. A tutti piace il natale … a me no!  Io odio le festività, quando tutti sono felici insieme alle persone che amano io mi sento ancora più solo. Quando ero piccolo anche a me piaceva natale, quando Akane era ancora vicino a me. Adesso no! Mentre passeggio per le strade sento solo una gran tristezza vedendo le persone impegnate negli ultimi acquisti e io non ho nessuno a cui fare un regalo, non c'è nessuno d’importante nella mia vita.

È la sera della vigilia di natale e io cammino da solo per le strade in festa. Nessuno mi aspetta a casa, mio padre è in viaggio per lavoro, o almeno così dice ma credo che sia per non dover vedere mia madre che civetta con qualche uomo come il suo solito e mia madre probabilmente si sta' truccando e addobbando peggio di un albero di natale per andare ad una festa a casa di qualche sua amica dove, com’è prevedibile, passerà tutto il giorno di natale. Mi aveva chiesto anche se volessi andare anch'io, che ipocrita, sapeva benissimo quale sarebbe stata la mia risposta, un rifiuto. Forse me l'ha chiesto proprio perché era sicura che io non ci sarei mai andato così potrà accalappiare qualche ricco dirigente e tradire per l'ennesima volta mio padre e in questo modo può dire di avere la coscienza a posto, non si sentirà in colpa per aver lasciato solo suo figlio proprio il giorno di natale. Ci soffro ancora dopo anni che accade sempre la stessa storia. Non ho memoria di un natale felice passato con i miei genitori. Forse quando era appena nato, o forse nemmeno allora, non lo so e forse non lo voglio nemmeno sapere. Di loro non me n’è mai importato niente.

 

Sono davanti a casa mia e non me ne sono nemmeno accorto. Tutti i natali è la stessa cosa. Si dice che a natale si è tutti più buoni, io sono solo più triste e solo, la differenza è che a natale non riesco ad essere totalmente indifferente a ciò che mi circonda, non riesco a far finta d’essere superiore e menefreghista. A natale sono solo un povero bambino che chiede l'affetto degli altri e nessuno si prende cura di lui.

 

Entro in casa, mia madre è in camera sua e io me ne guardo bene da dirle che sono tornato ma quando sto per chiudere la porta d'entrata alle mie spalle lei appare in cima alle scale. È ridicola si veste come una ragazza di vent'anni. Mi sorride e scende dalle scale venendomi incontro.

“Sei tornato?! Io devo uscire, sono già in ritardo! … buona natale Kaede … mi dispiace di non passare il natale a casa, mi sarebbe tanto piaciuto …”

Bugiarda … non ho nemmeno il coraggio di guardarla negli occhi perché so che non resisterei a dirgli quanto la odio e quanto mi ha fatto soffrire.

“… ma il mio piccolino ormai e grande e capisce che la mamma lo fa anche per lui!”

Mi tratta ancora come un bambino, sta talmente poco con me che non sa nemmeno che sono diventato un ragazzo … lo fa per me … ipocrita … la fa solo per se stessa e per nessun altro. Deve essersi accorta del mio disappunto perché mi risponde in tono seccato:

“Lo sai benissimo che io e tuo padre lavoriamo e fatichiamo, in questo mondo i soldi e il successo si ottengono anche partecipando alle feste e facendosi gli amici giusti. Dopo tutto fa comodo anche a te … vivi in una bella casa e puoi comprati tutto quello che vuoi! Adesso non fare i capricci come un bambino che non ho tempo!”

Se n'è andata. Avere una bella casa non m’interessa e i soldi non mi servono a niente dato che non posso comprare l'affetto delle persone. Ma questo lei non lo capisce e io non voglio nemmeno perdere tempo per spiegarglielo. Dovrei? Non lo so, forse.

Sono le undici e fra circa un’ora sarà "finalmente" natale. Vado in sala, in un angolo c'è un bellissimo albero addobbato e sotto dei regali. Sembra il salotto di una famiglia felice peccato che l'albero lo ha addobbato la domestica. È triste vero? Molto! I regali sono per la maggior parte miei perché i miei genitori non si scambiano regali e io a loro non li faccio perché non vedo per quale motivo dovrei fare un regalo a persone che odio e che per me sono poco più che degli estranei.

Mia madre adora farmi tanti regali, pensa in questo modo di poter rimediare il suo fallimento totale come genitore. Probabilmente non li aprirò come ho fatto l'anno scorso e gli anni passati.

 

Mi corico sul divano, per quel che m’importa potrei anche andare direttamente a letto ma voglio essere sveglio quando l'orologio segnerà l'inizio del giorno di natale per poter maledire quel momento.

 

Socchiudo gli occhi e mi sembra di vederlo. Quanti anni avevo? Cinque, sei non lo so di preciso so che è stato uno dei natali più belli che io abbia passato. I miei quell'anno erano a casa ma non si guardavano nemmeno negli occhi, avevano litigato, allora ne soffrivo ancora, adesso no, per quanto mi riguarda possono anche scannarsi. Ma c'era lui, Akane, era il fratellastro di mia madre, lo adoravo, l'unica persona che mi abbia mai voluto bene e a cui io abbia voluto bene. Quell'anno mi regalò il mio primo pallone da basket, mi ha portato la campo poco distante da casa mia e mi ha insegnato a palleggiare. Il pallone era gigantesco e faceva un freddo terribile ma mi sono divertito.

Faceva freddo, forse nessuna persona normale avrebbe portato un bambino così piccolo a giocare ma lui lo fece perché sentendo gli insulti gridati da mia madre a preferì risparmiarmi quel penoso spettacolo.

L'amore che ho ricevuto era il suo.

Dopo circa due anni però l'hanno trovato morto nel suo appartamento, si era sparato.

"Akane perché mi hai lasciato solo in questo schifosissimo mondo?!"

L'ho odiato con tutto me stesso per avermi lasciato solo ma adesso capisco che la sua scelta è stata la più giusta. Non lo biasimo anzi … avrei fatto anch'io la sua scelta se non mi avesse scritto quel biglietto prima di morire … scusami ricordati di quanto ti ho voluto bene e abbi fiducia nel prossimo e nella vita come io non sono riuscito a fare … non riesco ad aver fiducia nel prossimo ma mi sono ripromesso di vivere per lui, di diventare un giocatore di basket per lui. Ma a natale tutto diventa più difficile. Dopo tutto come posso avere fiducia in una vita che non mi ha riservato altro che sofferenza? Sono solo, non ho amici, amo un ragazzo che mi detesta … l'unica cosa che mi rimane è il basket e il suo ricordo … perché non dovrei desiderare di morire??

L'orologio a pendolo del salotto suona segnando l'inizio di natale. Rimango coricato a pensare ancora qualche minuto poi mi alzo per andare a mangiare qualcosa … mi faccio un panino … che misera cena, pensare che in questo momento ci sono famiglie che stanno allegramente cenando con un pranzo ricco di numerose portate preparate con amore. Mi viene quasi da ridere.

 

Suonano alla porta. Sarà mia madre che si è dimenticata qualcosa, come al solito. Mi alzo controvoglia lasciando il panino sul tavolo della cucina e vado ad aprire la porta. Ero già pronto accogliere mia madre con qualche parola tagliente, di quelle che mi vengono tanto bene dopo anni d’allenamento, e invece mi trovo davanti lui. È strano … tutto è strano. Mi guarda un po’ titubante. Anch'io lo guardo.

“Ehi … kitsune stai forse dormendo???”

Io non gli rispondo, non riesco a dire nulla. Sì! È come se fossi addormentato, come se stessi facendo un bel sogno! Un sogno da cui non vorrei svegliarmi perché solo poter vedere la sua faccia per me è già una gioia.

Ma una palla di neve in piena faccia mi desta dal mio torpore. Lo guardo stupito. È una luce di sfida quella che vedo nei suoi occhi … come posso negare qualcosa ad Hanamichi … esco con solo il maglione, fa un po’ freddo ma posso sopportarlo. Prendo un po’ di neve e gliela lancio in pieno volto … la mia mira e infallibile, non potrei giocare a basket altrimenti. Cominciamo una guerra di palle di neve, sembriamo proprio due bambini.

Siamo esausti e infreddoliti quando ci fermiamo.

“È meglio se entri altrimenti ti prenderai qualcosa … ma non hai freddo?”

Lo guardo stupito … si è preoccupato per me! … forse è solo la mia immaginazione, forse è il freddo che lentamente mi sta congelando il cervello.

“No, non ho freddo!”

Non è vero sto tremando e ormai non sento più la faccia, credo si sia congelata … ma in questo momento non m’interessa, voglio stare accanto a lui, guardarlo … il mio corpo ne ha bisogno come ha bisogno di respirare.

“Certo un ghiacciolo non può aver freddo!! Ahahaha!”

Perché sento una fitta al cuore? … perché non sta zitto una buona volta quell'idiota? … ma come dargli torto dopotutto, non posso negare la realtà, lo so che ho pessimo carattere ma sentirmelo dire da lui mi fa stare male.

Tra noi scende il silenzio poi lo vedo chinarsi e lo vedo ammucchiare un po’ di neve … mi avvicino a lui e cominciamo a fare insieme un pupazzo di neve. Abbiamo finito la nostra opera d'arte, facciamo qualche passo indietro per osservarla meglio … è uno schifo!! Due bambini di tre anni sarebbero stati in grado di fare un pupazzo di neve dieci volte più bello del nostro … ma l'importante è che è nostro ovvero mio e di Hanamichi e questo basta per farlo diventare il più bello ai miei occhi.

Mi volto verso di lui … comincia a ridere a crepapelle … sta ridendo per il nostro pupazzo di neve … è bellissimo vederlo ridere e poi di fronte ad un cumulo di neve informe come quella viene proprio da ridere. Io però mi limito ad incurvare leggermente le labbra in un timido sorriso, lui per fortuna non lo vede è troppo preso dall'ilarità.

Quando smette di ridere mi guarda con due occhi dolcissimi e io mi chiedo seriamente se stia impazzendo … forse mi sto immaginando tutto, forse è solo frutto della mia immaginazione.

Sussulto quando mi circonda le spalle col braccio trascinandomi in casa mentre mi dice che se sto fuori ancora cinque minuti divento veramente un ghiacciolo e che rischio di prendermi la febbre.

Perché si comporta così? Forse è vero che a natale sono tutti più buoni o … non devo rovinare tutto con le mie riflessioni pessimistiche … vorrei chiedergli il perché ma ho paura della sua reazione e quindi taccio.

È infreddolito e pieno di neve. Mi chiede se può prendere un bicchier d'acqua allora mi segue in cucina dove glielo do. Si guarda un po’ in giro poi mi dice:

“Non dirmi che questo - indicando il panino - è la tua cena?”

Io annuisco col capo senza dare peso a tutto quello che in realtà significa, solitudine e tristezza.

“Ma scusa i tuoi genitori non passano con te il natale”

Non gli rispondo, non me la sento di spiegargli il perché la mia casa è dannatamente vuota, perché vorrebbe dire spiegare la mia vita e quello che sono.

“Oh … scusa magari loro sono …”

Non riesce a finire la frase, mi piange il cuore a vederlo imbarazzato e preoccupato, è così tenero. A quel punto rispondo intuendo benissimo cosa volesse dire.

“No! Non sono morti … non ti preoccupare … semplicemente hanno altro da fare!” mi accorgo solo dopo aver parlato del tono che impresso a quelle parole … tristezza e rabbia mescolate insieme. E lui se n’è accorto, lo so da come mi guarda … faccio finta di niente, mi sono compromesso già abbastanza.

Hanamichi pensa per qualche secondo … mi piacerebbe sapere a che cosa.

“Vorrà dire che il grande genio preparerà la cena! Non voglio avere una volpe sulla coscienza!!”

Io lo guardo allibito … non è Hanamichi, lui non verrebbe mai a casa mia, non mi preparerebbe mai la cena. Lui mi detesta … o forse no?

La cena era proprio buona. Carne con le patate al forno. Non pensavo sapesse cucinare. In realtà non so molto di lui ma quello che so mi è bastato per innamorarmi perdutamente.

È buffo quando mangia.

Mi incanto ad osservare i suoi movimenti, mi perdo nei suoi occhi marroni mentre non perdo la mia solita aria indifferente e altezzosa, spesso mi detesto per non essere in grado di rendere visibili i sentimenti che mi percorrono il corpo … agli occhi degli altri credo di sembrare un menefreghista senza emozioni che pensa solo a se stesso e al basket … forse è anche vero che penso solo al basket e a me stesso … niente e nessuno ha mai fatto niente per poter essere ritenuto importante … solo Akane e Hanamichi … ma certo ad Hanamichi non posso andare a dire tutto questo, non posso dire che penso a lui quasi ogni notte … come la prenderebbe? Credo proprio che non la prenderebbe affatto … se ne andrebbe disgustato avendo finalmente un motivo per odiarmi! Oggi però è così strano … forse sono io che lo sono … a natale sono più debole, più vulnerabile e forse voglio solo sperare che lui si interessi a me e vedo nei suoi gesti un affetto che non c’è.

Siamo in piedi in salotto quando mi decido a chiedergli perché è venuto a casa mia e perché si comporta così.

Lui è stupito dalla mia richiesta vedo passare nei suoi occhi le emozioni che lo percuotono … stupore, rabbia, forse per il mio tono freddo che dava alle mie parole i lineamenti di un accusa, e alla fine imbarazzo … e io mi incanto davanti a quel bellissimo volto arrossato. Forse questo è il mio regalo di natale, poter passare un po’ di tempo con lui come se fossimo amici, forse un dio lassù, se esiste, mi ha voluto fare un regalo.

“Beh vedi stavo passando qui davanti quando ti ho visto alla finestra e ho pensato di venire ad augurarti buon natale … tutto qua! ”

Non so se realmente è tutto lì ma non gli lascio nemmeno il tempo di provare a dire ancora qualcosa perché lo bacio. Gli sfioro le labbra con le mie, sono calde e morbide. Lui non mi respinge come pensavo, anzi dischiude le labbra donandomi la sua bocca. Mentre lotto con la sua lingua gli cingo la vita con le braccia tirandolo ancora di più verso di me. Il suo corpo è caldo e mi viene voglia di stringerlo forte per paura che svanisca come un soffio di vento. Quando mi stacco da lui mi gira un po’ la testa, mi sa che ho la febbre. Me lo dice anche lui dopo avermi posato delicatamente la mano sulla fronte.

“Un ghiacciolo non può avere la febbre!” Mi pento subito dopo di aver pronunciato quelle parole. Sono uscite dalle mie labbra senza pensare. Sono talmente abituato a trattarlo male che non riesco a non farlo. In realtà non volevo essere scortese con lui anzi, era più un rimprovero a me stesso ma chissà lui come l’ha presa.

Lui però non sembra arrabbiato anzi mi sorride e mi accarezza il viso e io non posso fare altro che rituffarmi nelle sue labbra.

Ci addormentiamo alle quattro passate sul divano abbracciati. Ci risvegliamo nella stessa posizione. Lui è raggomitolato contro il mio corpo con il capo appoggiato al mio torace mentre mi cinge la vita con le sue possenti braccia. Non mi muovo, è uno spettacolo vederlo dormire ed è fantastico sentire il suo corpo accanto al mio.

Si muove appena e apre gli occhi lentamente e io riesco ad impazzire anche per questo semplicissimo gesto. Si stropiccia gli occhi con una mano come farebbe un bambino e mi guarda mentre avvicino il mio viso al suo per posargli un piccolo bacio sulla fronte.

Guarda l’orologio, quando realizza che ormai è mezzogiorno passato scatta in piedi dicendomi che è in ritardo e che sua madre lo ucciderà di botte perché è stato via tutta la notte e perché è in ritardo per il pranzo di natale.

Corre verso la porta e dopo aver indossato le scarpe esce mentre io lo seguo senza dire una parola. È a metà del vialetto di casa mia quando si volta e torna verso di me posandomi un leggerissimo bacio sulle labbra e io non perdo occasione per far diventare quella carezza qualcosa di più.

Si stacca e corre via.

Questa volta sono io a fermarlo chiamandolo con una filo di voce.

“Hanamichi … … buon natale!”

Lui mi sorride e io sono così felice che ricambio il sorriso. Lui è incredulo, l’ho spiazzato, lo vedo dalla sua espressione da pesce lesso, ma è troppo in ritardo per potermi dire qualcosa e lo vedo correre via.

Sono felice … dopo tanti anni posso dire di aver passato un bel natale.

Fine

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