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Memories
di Kurai

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04. The betrayer

 

L'uomo mi squadro' e poi si mise a ridere: "Certo che non sei proprio cambiata. Sei ancora la ragazzina stupida e insicura di 3 anni fa!"

"..." ero senza parole. Ma allora era davvero lui...

"Sparisci Keichi! Questo non e' posto per te" era la voce del nonno.

"Non ti intromettere vecchio! Non sono affari tuoi!" sibilo' il nuovo arrivato in tutta risposta.

Non avevo ricordi di mio padre, anche se ci eravamo lasciati solo da 3 anni. O per lo meno, non avevo ricordi piacevoli: non credo di aver mai vissuto qualcosa di bello con lui. Lui era sempre stato violento e crudele con me. Sentii un pianto di bambina... e davanti a me c'era una ragazzina che singhiozzava... le braccia strette ad un pallone da basket bagnato delle sue lacrime. La sua guancia era bordeaux e del sangue le usciva dal naso. Era sempre la stessa, ma questa volta c'era un ragazzo con lei.

Le stava accarezzando il viso e aveva uno sguardo dolce e protettivo. "Dai non ti preoccupare, lo sai che non l'ha fatto apposta. Non voleva farti del male."

"Non e' vero, lui e' cattivo! Mi odia, lo so che mi odia e che si diverte a picchiarmi e a vedermi soffrire!" il suo pianto si fece sempre piu' forte.

"No che non si diverte..." il ragazzo si morse il labbro inferiore "E' solo che non prova una grande simpatia nei confronti delle donne..."

"Allora? Che fai? Non vieni ad abbracciare il tuo paparino?" mi disse ridendo.

Kaede era nero: aveva capito tutto! Lui la conosceva la mia storia, la storia della mia famiglia. E odiava mio padre, lo detestava con tutto il suo cuore: era gia' pronto per riempirlo di botte.

"Lascia stare Kacchan... non sono affari tuoi!" gli sussurrai toccandogli il pugno. Lui mi guardo' come per chiedermi se fossi sicura delle mie parole e, vedendo che annuii, rilasso' la mano.

"Toh... adesso si fa anche difendere dal fidanzatino!" disse sprezzante "Sei una delusione figlia, sei davvero una delusione! Non sai muovere un dito senza l'aiuto degli altri!"

"..." tutti erano attoniti, tranne Kaede, che sudava rabbia da ogni poro.

"Figlia? Como posso considerare padre un uomo che non perdeva occasione di picchiarmi? Eh? Come posso? Forza, dimmelo! Tu sei solo egoista e patetico! TU sei una delusione! TU non sai muovere un dito senza gli altri! TU non hai le palle per vivere! TU ti aggrappi alle cose piu' futili pur di far sentire gli altri uno schifo!" tutto questo mi usci' in un sol fiato. Ormai non ragionavo piu', ero accecata dalla rabbia, ed era una sensazione molto piacevole, perche' mi liberava da ogni razionalita' e mi stava dando modo di sputare in faccia a quello stronzo tutto quello che pensavo!

Lui, invece, era sconvolto... non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere da me, dalla dolce e indifesa Natsuko! "E' strano vero, vedere la piccola Nacchan arrabbiata? Lo sai papa'? Da quando ho conosciuto Kaede anche io sono cambiata: sono piu' determinata; lui mi ha fatto scoprire la forza che tu mi hai sempre impedito di liberare" questo pensiero mi rimane in testa.

"Ti brucia essere stato mollato dalla tua famiglia eh? Ti si era roso il fegato per bene! Mi fai schifo! In 3 anni che ce ne siamo andati non ti sei MAI degnato di cercarci, di chiamarci, anche solo per sentire come andavano le cose! Non hai mai contattato nemmeno Kazuki! Renditi conto di che razza di padre sei! Un padre li incoraggia i figli, gli vuole bene. E tu? E tu cosa hai fatto per me? Quante volte hai cercato di incoraggiarmi? Quante volte mi hai dimostrato un po' di gentilezza - non affetto, gentilezza - oppure quante volte mi hai detto che eri fiero di me? Eh? Quante volte, PAPA'?"

Gli altri erano attoniti, non stavano capendo assolutamente nulla di cio' che accadeva... tutti tranne uno: Kaede! Lui era sempre piu' arrabbiato, e la mia ira non faceva altro che ingigantire la sua.

"Tu non sarai mai nemmeno degno di essere chiamato UOMO, figuriamoci PADRE!" questo era il colpo di grazia. Il "mostro" si avvicino' a me e alzo' il braccio per darmi uno schiaffo, ma una mano lo fermo' prima che potesse toccarmi.

"Grazie Kacchan. Sei grande! Ma posso difendermi da sola... anzi... io DEVO farlo. Questa sara' la mia rivincita, la mia vendetta" la vendetta... come e' dolce la vendetta.

"Lascia Kaede..." gli dissi con un filo di voce.

"Ma..." non doveva opporsi, quella era la mia vendetta. Gli basto' guardarmi per lasciare mio padre, che era impietrito. Non si sarebbe mai aspettato che uno studentello dello superiori si potesse permettere di trattarlo cosi'. Lui, il grande Keichi Kiyosawa, l'allenatore di una delle squadre universitarie di basket piu' prestigiose del Paese!

"Vedo che finalmente hai capito, Natsuko!" una goccia di sudore gli imperlava la fronte. Cercava di nascondere la paura, ma con scarsi risultati. "Forza, vien..."

"E' vero, io ho capito, papa'! Ma tu, sei sicuro di aver capito?" gli dissi ridendo quasi malignamente. Gli altri mi guardavano con gli occhi fuori dalle orbite: nessuno di loro mi aveva mai vista cosi' arrabbiata! Per dire la verita', nessuno di loro mi aveva mai vista arrabbiata.

Mio padre mi guardo' sconcertato e farfuglio' qualcosa che non capii. E poi... un urlo. Gli avevo assestato proprio un bel calcio, non c'e' che dire. Dritto dritto nello stomaco.

I ragazzi, compreso Kacchan, erano sconvolti. "Beh, che c'era da guardare? Non e' mica morto nessuno..."

Il "mostro" era steso sul pavimento e ansimava: non riusciva a respirare da tanto ci ero andata pesante. Beh, poco male... Non ero mai stata cosi' orgogliosa di me stessa. E non mi ero mai sentita cosi' bene: il mio stomaco era libero da quel peso che fino a pochi secondi fa lo schiacciava.

"Torniamo a casa, non c'e' piu' motivo di rimanere qua." disse il nonno freddamente. Raccogliemmo la nostra roba e ci incamminammo per la citta'.

 

Capitolo 5

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