Ed eccovi la prima parte lemon che scrivo nell’ambito yaoi. Beh, scusate, ma volevo che fosse fra loro due, quindi ho dovuto per forza agganciarla a questa storia... Beh, è un po’ più lunghetto rispetto agli altri capitoli di "Kusen", solo che volevo fosse così…

Disclaimers: Akira Sendoh appartiene a Takehiko Inoue.

Capitolo Extra (Lemon) – Holidays

L’anno scolastico è finito di nuovo. Devo dire che stavolta è stata durissima per me! Non credevo che sarei mai riuscito a recuperare il mio ritardo. Ma non volevo perdere un altro anno, così ho studiato come un cane, compiendo quello che i miei amici hanno definito un miracolo.

Intanto Akira ancora non riesce a decidersi sulla facoltà a cui si iscriverà. In realtà lui vuole andare all’università quasi solo per giocare a basket. E io sto cercando di dargli una mano in questa decisione, solo che ragionare con uno che ti piazza adosso due occhi così, è una sfida quasi impossibile! E poi, dopo un po’, inizia pure la lagna. "Da quando sei tornato a vivere con i tuoi mi manchi tantissimo... Eri così preso dallo studio che mi hai trascurato un sacco..." e così via. Perciò ho deciso di fargli una sorpresa per farmi perdonare, e adesso eccoci qui, appena atterrati dopo un lunghissimo viaggio che mi è costato un occhio dalla testa. Meno male che il paese in cui l’ho portato è molto meno caro del nostro!

Ancora non so come io abbia fatto a convincere mio padre a pagarmi il biglietto. Lui dice che l’ha fatto perchè me lo sono meritato, dopo tutto quell’impegno a scuola. Shiro invece è convinto che si senta ancora maledettamente in colpa per tutta la faccenda di Akira. Mi ha raccontato che l’ha visto piangere per la prima volta nella sua vita, nella sala d’aspetto dell’ospedale. Certo che sono contento di non ricordare nulla di quell’esperienza: alla fine sono quello che se l’è passata meglio di tutti quanti, in quel periodo! In compenso, dopo ho sudato come un asino!

La voce di Akira mi richiama dai miei pensieri.

"Guarda, Koji! La torre Aiffal!" proclama, eccitato come uno scolaretto, tirandomi per la camicia.

"Guarda che si chiama torre Eiffel..." gli rispondo io.

"E io che cosa ho detto, scusa? Ah, questa città è meravigliosa! La amo già! Peccato solo che parlino un linguaggio incomprensibile!"

Sorrido. Si comporta davvero come un bimbo. Non posso non trovarlo adorabile. Conscio del fatto che il taxista non può comprendere una parola di ciò che dico, lascio correre liberamente i miei pensieri ad alta voce.

"Sei troppo carino, quando fai così! Mi eccito solo a guardare i tuoi occhioni!"

Lui si limita a sorridermi, per poi tornare ad osservare questa fetta di mondo europeo dal finestrino.

"On est arrivèes, messieurs." Proclama il conducente di questa vettura. Getto un’occhiata all’edificio che ci sta di fronte, riconoscendo sull’insegna il nome del nostro albergo.

"Che diavolo ha detto?" mi chiede il mio lui.

"Boh? Credo che siamo arrivati, però. Guarda, quello è il nostro albergo!"

Sistemati i conti nel migliore dei modi, osservo l’automobile allontanarsi, mentre realizzo che molto probabilmente quel bizzarro francese si è aprofittato del fatto che siamo stranieri, esigendo una tariffa molto superiore a quella normale. Ma ora non voglio preoccuparmi di questo.

"Wow, che favola!" dichiara il mio compagno con occhi luminosi, non appena varcata la soglia della nostra stanza.

"Senti, io mi farei una doccia: sono a pezzi!"

"Va bene, ti aspetto qui..." mi risponde, gettandosi sul letto.

Nessuno di noi due è riuscito a riposarsi molto, durante il viaggio. E infatti, quando esco dal bagno, ecco Akira che dorme come un angioletto, buttato in digonale sul letto a due piazze della nostra camera d’albergo. Lancio un’occhiata all’orologio. Sono solo le due. Oggi non ho proprio voglia di fare il turista! Mi sdraio accanto al mio ragazzo, scosto un po’ le sue gambe, chiudo gli occhi, e lo raggiungo quasi subito nel mondo dei sogni.

Ci svegliamo solo sei ore dopo, quando il telefono squilla. Risponde lui, ancora mezzo addormentato, parlando, chiaramente, in perfetto giapponese. Realizzo subito che la voce squillante dall’altro lato della cornetta è quella di mia madre, che vuole sapere se siamo ancora interi, e si lamenta per il fatto che non l’abbiamo chiamata non appena toccata terra.

"Sì, sì, certo, lui è qui... Ma no, stavamo dormendo... Beh, in aereo non ci siamo riusciti un granchè... Sì, esatto, è proprio per questo... Ma certo... Beh, qui sono le otto… Di sera… No, non abbiamo cenato, ma adesso scen... Sì, sì, stia tranquilla... No, non credo che qui si trovi il ramen... Beh, dicono che la cucina francese sia buona... Va bene, va bene... Senti, Kojiro, vuole parlare con te!" dice infine, coprendo l’estremità del ricevitore e tirando un sospiro. E così mi sorbisco pure io l’interrogatorio di mia madre, ancora a metà strada fra il sonno e la veglia. Quando finalmente appendo, quasi esausto da quella telefonata, tendo le labbra in un sorriso.

"Allora, vogliamo vederla, Prigi by night?" chiedo al mio lui.

"Altrochè! E poi sto morendo di fame!"

"Aaah, voglio dormire fino a domani!" proclama Akira, lasciandosi cadere sul letto. Rimane per un po’ così, ad occhi chiusi, poi si rialza, si toglie le scarpe, e si sdraia di nuovo, ma stavolta sulla pancia. Bene, non aspettavo altro. Mi butto su di lui, accavallandomi al suo bacino. Alzo la sua maglia ed inizio a massaggiargli le spalle.

"Allora, sono bravo?" lo interrogo, malizioso.

"Mmmmmmmhsì..." risponde, già mezzo addormentato.

"A-akira...?" lo chiamo dopo un po’. Niente da fare, è partito sul serio! Accidenti! Sospiro rassegnato, portandomi di nuovo accanto al suo fianco.

"Certo che sei proprio un bel tipo...!" sussuro, scostandogli qualche ciuffo dalla fronte. "Ti lamenti perchè ti trascuro, e quando finalmente... Bah, lasciamo perdere! Sei bellissimo, quando dormi, lo sai?"

Naturalmente lui non risponde che con respiri profondi ed un’espressione beata sul viso. E va bene, per questa sera dovrò accontentarmi di questa buonanotte, che in fondo è anche un bello spettacolo.

"Aaaaaaah! Guarda, Koji-kun! Si vede il nostro albergo!" dice il mio compagno tutto allegro.

"E c’era bisogno di salire su questa altissima torre di ferro, per vederlo?" rispondo, senza guardare in basso.

"Ma dai, lancia almeno un’occhiata! Si vede tutta la città! È bellissimo!"

"Col cavolo! E poi non ho ancora capito come diavolo hai fatto a convincermi a venire fin quassù!" mi lamento, tenendo una mano sui miei occhi. Sto morendo di fifa! Dopo la tortura del volo, anche questo mi tocca fare! Ad un certo punto, però, sento due braccia che mi afferrano il torace da dietro. Poi lui mi sussurra in un orecchio di aprire gli occhi.

"Coraggio, ti tengo io..." aggiunge poi.

Lentamente, cominciando a sudare freddo, tolgo le mani dal mio viso. Mi si presenta uno spettacolo incredibile!

"Com’è bello, Kira-kun!" proclamo, meravigliato. E intanto lui non si stacca da me, mentre tutti gli altri turisti ci guardano imbarazzati, estraniando commentini nelle lingue più disparate. Inizio a divertirmi. Attendo un po’, tenendo le mani del mio ragazzo ferme sul mio ventre. Poi mi giro verso di lui e lo bacio prima ancora che abbia il tempo di fiatare. Chissà se ci cacceranno a calci? Non m’importa un bel niente!

"S-sei impazzito?" mi guarda, rosso come un peperone rosso.

"Sì, sono pazzo di te... E poi mi hai provocato!" e inizio a ridere. Non so neppure perchè. Fatto sta che quando finalmente siamo a terra, stiamo ancora ridendo come due matti.

Camminiamo felici per tutto il pomeriggio, proprio come due fidanzatini, a volte pure mano nella mano. Beh, devo dire che i nostri baci fanno davvero scalpore, in mezzo a questo popolo "uptown" parigino. Solo che per una volta possiamo anche dimenticare le apparenze, e ci divertiamo tantissimo!

Ceniamo in un ristorantino tutto raffinato, fissandoci dritti negli occhi, con sguardi innamorati e persi.

"Adoro parigi!" dichiaro contento, prendendogli una mano. Beh, qui dobbiamo limitarci al massimo, in modo da rispettare il buoncostume del luogo nel limite del possibile. Ordino una cena a base di pesce, mentre lui opta per un’anatra. Mangiamo entrambi esattamente la metà di ogni diversa pietanza che si trova nei nostri piatti, poi, con un gesto naturalissimo, ce li scambiamo, sotto gli occhi stupiti di tutto il ristorante. Non possiamo fare altro che ridere ancora. Io ed Akira abbiamo gusti culinari molto simili, e questo nostro modo di fare ce lo portiamo dietro in ogni locale che frequantiamo.

Quando usciamo da quel posto, lasciando una copiosa mancia alle nostre spalle, e ricevendo in cambio un cordialissimo "spero di rivedervi presto" in un inglese terribilmente accentato, respiriamo a fondo la fresca aria della sera.

"Domani Versailles!" informo il mio amato, mentre ci incamminiamo nella giovane notte, fra mille luci cittadine e uno splendido e limpido firmamento stellato.

Quando esco dal bagno, pronto per andare a dormire, anche se ancora vesitito, lo vedo sul balcone. Fissa il cielo con un’aria un po’ triste. Lo raggiungo, e lo prendo per i fianchi.

"A cosa pensi...?" lo interrogo curioso.

"Ricordi quella sera al bar? Prima dell’incidente..."

"Certo che me la ricordo..." rispondo un po’ malinconico.

"Stavamo per fare l’amore... Era tutto così romantico..."

"Parigi non è abbastanza romantica, per te?" chiedo, facendolo girare verso di me.

"Parigi è bellissima! Però credevo che tu... Insomma, che non volessi più..."

"Perchè hai pensato ad una cosa del genere?" lo riprendo, un po’ scocciato.

"Beh, non mi hai più toccato... Va bene, mi hai detto un migliaio di volte che dovevi studiare, però... Mi sei mancato così tanto!" dice, tuffandosi fra le mie braccia.

"Sono qui per farmi perdonare qualsiasi cosa!" gli sussurro, acarezzandogli la testa. "Stammi vicino..." aggiungo poi "Farò in modo che anche le stelle ti invidino, amore mio..." e gli chiudo la bocca in un bacio passionale. So che Akira adora le frasi sdolcinate, e questa sera tutto deve essere perfetto. Lo prendo per una mano e lo traggo con dolcezza fino al nostro letto. Poi stacco la spina del telefono, in modo da non correre alcun rischio. Lui sorride, ed io mi avvento sulla sua maglietta. Ci metto pochissimo a privarlo di essa, buttandola sul pavimento. Poi passo ai suoi pantaloni. Glieli sfilo con una certa rapidità, spingendolo poi sul materasso. Appoggio un ginocchio fra le sue gambe leggermente divaricate, mentre le mie braccia tese si adagiano ai lati della sua testa. Respira tradendo nervosismo, ma anche eccitazione. I suoi occhi brillano. Mi abbasso a baciarlo sulle labbra, scendendo poi verso il collo. Da lì alle spalle, poi ad uno dei suoi capezzoli, che inizio a stuzzicare con la lingua. E intanto passo una mano sui suoi addominali, mentre con l’altra mi reggo, puntellandomi sul materasso all’altezza del suo fianco.

"Koji..." sussurra lui, nel bel mezzo di un sospiro. Non mi fermo, e intanto porto anche l’altra gamba accanto alla prima, in modo da avere le mani libere. Aprofittando di questa nuova condizione, le faccio scorrere verso il basso, lungo i lati del suo corpo. Afferro il bordo dei boxer e glieli levo lentamente, mentre la mia bocca continua ad esplorare il suo torace. Poi lo accarezzo sui quadricipiti tesi. Le sue gambe mi piacciono molto. E intanto la mia bocca scivola ancora più in basso, soffermandosi sul suo ombelico. Le mie dita scivolano lungo tutto il suo inguine. Mi sembra di percepire la sua impazienza attraverso la sua pelle caldissima. Poi mi sollevo e lo guardo. I suoi occhi mi salutano lucenti, il suo volto mi mostra l’espressione di un bimbo curioso. Gli rimando un sorrisino malizioso, per poi abbassarmi di nuovo. Questa volta le mie labbra atterrano esattamente sulla sua virilità, tesissima. Era un sacco di tempo che volevo farlo. Lo bacio sulla punta. Poi schiudo le labbra e le faccio scorrere su tutta la sua lunghezza.

"Aaah...!" geme lui, dopo un lungo silenzio. Era il segnale che aspettavo. Senza esitare oltre inghiotto completamente il suo fallo eccitato, ed inizio a succhiare, acarezzandolo talvolta con la lingua. I suoi gemiti si fanno sempre più intensi e profondi. Mi sembra d’impazzire per l’eccitazione! Lo sento annegare sempre di più in quel mare di piacere, mentre le sue splendide mani si stringono fra i miei capelli.

"Ko... ji... r... ooooh!" sussurra, con la voce rotta da ansiti stupendi. Mi piace sentire il mio nome pronunciato in questa maniera! Sento brividi che mi percorrono in ogni angolo del corpo. Intanto lui stringe sempre di più la presa, appesantendo i movimenti della mia testa. Poi sento una scossa percorrere la sua erezione, e subito mi fermo.

"Ah...! No, non fermarti, ora!! Ti prego!!!" mi supplica, come se fosse in balia ad una tortura indicibile.

Ma io lo fisso dritto negli occhi, bloccando i suoi polsi sul materasso. Lui sta ancora ansimando. Lo guardo per un po’, poi lo bacio sulla bocca, lasciando che le nostre lingue si fondano. Contemporaneamente porto una mano all’apertura dei miei pantaloni, aprendoli. Torno a prendere i polsi di Akira, facendo in modo che mi aiuti a spogliarmi. Poi mi scollo dalle sue labbra, sorridendogli di nuovo.

"Certo che sei un gran figlio di..." dice, ancora scocciato per ciò che è avvenuto poco fa. Rido. "Che bastardo!!" riprende, però con un sorriso stampato sulle labbra.

Ancora non dico nulla, ma lo afferro per i fianchi in modo da farlo girare carponi. Porto due dita alla bocca, in modo da inumidirle.

"F-fa’ piano, t-ti prego!" mi dice un Akira spaventato, ma ancora eccitato.

Mi chino su di lui, portando la mano mezza bagnata fra le sue natiche e cingendo il suo torace con l’altro braccio.

"Andrà tutto bene..." sussuro al suo orecchio, mentre itroduco un dito nel suo corpo.

"F-fa male..." dice, stringendo i denti.

"Rilassati, buono..." gli rispondo io, come se stessi parlando ad un cucciolo. E infatti inizia a sciogliere i muscoli. Aprofittando subito dell’abbassamento di guardia, introduco un secondo dito nella sua fessura ed inizio a muoverle entrambe. E intanto raggiungo per la seconda volta il suo fallo, con la mano libera. Dopo poco lui inizia di nuovo a sospirare.

"Lo vedi? Va tutto bene..." gli dico, sicuro e tranquillo. Muovo ancora per un po’ entrambe le mani, cercando di non impazzire in quell’eccitantissima attesa. Poi mi sollevo un poco di più ed afferro il mio membro durissimo. Aiutandomi con le dita e la saliva, ne inumidisco tutta la superficie. Poi lo porto sulla sua apertura, ed inizio a spingere con delicatezza, fino a quando la punta non affonda completamente. Sento Akira gridare un "Ah" che non pare molto intriso di piacere. Però non riesco a fermarmi. Sempre lentamente, spingo fino a quando non arrivo in fondo. Lui tace, ma stringe i denti e gli occhi, tremando come una foglia. Sto immobile per un momento.

"Tesoro mio, se ti fa tanto male io..."

"NO!… No, stai tranquillo... Ora va molto meglio..." dice, sempre a mascelle tese. Sospiro, tornando a stringere la sua virilità. Nonostante tutto la sua eccitazione è diminuita ben di poco. Inizio a massaggiarlo piuttosto vigorosamente, finchè lui non riprende a gemere. Mi ritraggo un poco, spingendo poi di nuovo verso l’interno. Lo faccio diverse volte, tendendo le orecchie. Tutto bene: Akira continua ad ansimare in una maniera che dichiara solo godimento. Subito prendo coraggio, velocizzando i miei movimenti oscillatorii, senza fermare la mano sinistra, che continua a soddisfarlo. La nostra passione comincia a gonfiarsi esponenzialmente. Quando lui inizia a pronunciare parole spezzate e a scongiurarmi di non fermarmi più, le mie spinte diventano sempre più vigorose, e ogni mia preoccupazione si dissolve in una bolla di sapone. Sento solo dei brividi meravigliosi che percorrono tutto il mio corpo, vedendone altri manifestarsi nelle ritmiche contrazioni dei suoi muscoli. Inizia a spingere il suo corpo verso di me, accordandosi alla perfezione con il mio ritmo. Il piacere diventa sempre più intenso, ed è pure aiutato dai messaggi che mi manda lui. Ansima sempre più in fretta, mentre il suo viso, che ogni tanto storta verso di me, mi mostra un’espressione stupenda. I capelli gli ricadono sulla fronte, fino agli occhi. Le guance rosse, la bocca aperta, gli occhi chiusi, le sopracciglia sollevate. Che visione paradisiaca accompagna questa sensazione sublime!

"Akiraaaah!!" gli ripeto diverse volte, iniziando a non capire più nulla.

"Ah..." mi fa eco lui. "Kojiro… Aaah! Non feramarti, ti prego!! Aaaaaaah! Spingi… più… forte…! AAAAAAAH!" Proclama, aumentando ancora di più la mia eccitazione e favorendo ulteriormente il mio godimento. Continua a muoversi indietro, stringendo sempre di più i glutei intorno a me. Finchè non sento il suo fallo pulsare, mentre lui affonda la testa fra le lenzuola disordinate e grida, quasi piangendo. Il suo getto mi bagna la mano e ricade con tonfi smorzati sul letto. E, in pochi attimi, perdo ogni percezione e legame con la realtà, inarcando la shiena, alzando il viso al soffitto, spalancando la bocca e bloccando il respiro in fondo ai miei polmoni, mentre vengo dentro al suo corpo, esplodendo in un orgasmo fantastico e mai provato prima.

"Sei… anf!… stupendo!… Anf!" gli susurro, mentre mi sdraio completamente sopra di lui, portando il mio viso accanto al suo. "Allora… come sono andato?" riprendo poi.

"È stato… è stato… Ah, Kojiro, non puoi neanche immaginarlo! Non riesco davvero a descriverlo! Proprio da impazzire! E pensare che mi faceva tanta paura…"

"Mmh, sono così bravo?" lo interrogo, rotolando su un fianco e liberandolo dal mio peso.

"Di più, Kojiro! Molto di più!"

"Bene!… Però domani dobbiamo andare alla reggia dei monarchi francesi, quindi adesso è meglio riposare…"

"Sì…" dice, chiudendo gli occhi. E già si è addormentato. È davvero incredibile, quanto poco ci mette a finire fra le braccia di Morfeo! Però dice anche che succede solo quando ci sono io, al suo fianco. In caso contrario mi pensa un sacco, prima di rilassarsi. Prima o poi lo costringerò a descrivermi esattamente come mi pensa! Ah, il testosterone sta ancora provocando strani effetti sul mio cervello! Meglio cercare di dormire!

Ormai è l’ultima sera in questa città stupenda. Io ed Akira l’abbiamo girata tutta, senza perderci i più belli spettacoli che essa offre. A furia di salire su posti alti, poi, mi stanno pure passando le vertigini! Ma ora e tardi, e domani abbiamo un lungo volo.

Lo guardo e sorrido felice. Lui mi risponde allo stesso modo. Quando infine scendiamo dal taxi, ritrovandoci davanti all’albergo, scorgo un’espressione un po’ malinconica nei suoi occhi.

"Vorrei restare qui con te per sempre!" mi dice poi.

"Anch’io, amore mio!" gli rispondo, levandomi di dosso la camicia un po’ sudata.

"Wow, mi fai uno strip?" dichiara, osservandomi con occhi che mi mangiano.

"Se ti va, posso anche farlo…" rispondo, con una punta di lascività. Mi regala un altro dei suoi bellissimi sorrisi – che hanno fatto girare la testa a praticamente tutte le parigine che abbiamo incontrato, provocando invece a me un giramento di qualcos’altro. Ma adesso non voglio pensare a questo. Mi guarda negli occhi e mi sbottona i pantaloni.

"Volevo fare una doccia…" confesso, mentre già le sue mani mi accarezzano sulla mia intimità.

"Anche io ci stavo giusto pensando…" risponde malizioso. Qualcosa non mi torna. Qualcosa è capovolto. Insomma, fino ad ora l’ho giocato sempre io, il ruolo dominante. Dopo quella sera abbiamo fatto l’amore tutte le notti, sperimentando posizioni diverse (e scoprendo che la prima era la più comoda), ma senza cambiare mai i ruoli. Adesso, invece… Sembra avere intenzioni totalmente diverse. Insomma, non che lui sia mai stato una "femminuccia". Mai, neppure nel sesso. Però adesso lo vedo ancora più sicuro del solito. E la cosa mi lascia smarrito. Gli ho ripetuto più volte che non me la sento, di stare sotto. E lui è sempre sembrato quasi felice di questo. Ma cosa gli sarà saltato in mente?

Dimentico tutti i miei dubbi in un istante solo. Lui si è inginocchiato davanti a me, liberando da ogni impaccio la parte del mio corpo che più gli piace, e prendendola in bocca. Non l’aveva ancora fatto, finora. Mi sento avvampare da un calore improvviso. Stringe le labbra intorno a me, facendole scivolare lente. Poi vengo scosso da una sensazione ancora migliore, provocata da un risucchio. Infine ci si mette pure la sua lingua, a completare l’opera! Mi sento in paradiso! Le sensazioni che provo sono diverse da quando faccio l’amore con lui. Non più piacevoli, né meno. Solo diverse.

Appoggio le mani sulla sua testa, iniziando a tremare leggermente. È strano, non avere sottomano il controllo della situazione. Però è anche bellissimo! E, mentre lui continua con la sua prestazione, inizio a muovere i fianchi, in modo da affondare di più nella sua bocca. Subito si stacca da me. Lo guardo indispettito.

"Questa sera sono io a comandare!" mi dice, ancora inginocchiato.

"Perché ora…? Voglio dire…"

"Perché ti voglio fare mio, voglio che tu senta tutte le sensazioni meravigliose che mi hai regalato finora. E voglio che questo accada qui, nella città dell’amore, durante la nostra prima vacanza insieme. Kanagawa non ti vedrà mai più vergine!" conclude, rialzandosi in piedi e portando le mani a cingermi sulla schiena. Intanto vengo percorso da un brivido, di eccitazione mista a spavento. Le sue parole mi hanno scosso. Ma non mi dà molto tempo per pensarci: dopo pochi attimi mi fa voltare e mi adagia contro il muro. Poi mi toglie con un solo gesto pantaloni e boxer, che ancora ciondolavano disordinati sul mio corpo. Mi muove un’altra volta, facendo in modo da divaricare le mie gambe ed abbasandomi la schiena, fino a farle formare quasi un angolo retto con le coscie.

"Non immagini quanto sei provocante così!"

"Akira… Io non…" cerco di bloccarlo, arrossito. Faccio per rialzarmi, ma lui mi ferma.

"No!… ricordi, al bar? Quella sera? Se Shiro non fosse arrivato, sarei stato io a prenderti per primo. Ma, da quando è avvenuto il contrario, tu ti sei rifiutato di darmi tutto te stesso. Hai paura, lo so, ma non sai cosa si può provare! E adesso lo scoprirai! Questa sera sei mio!"

"Akira… aaah!!" mi interrompo, sentendo le sue dita che già m’invadono. L’avevo sospettato: nessuno di noi due è abbastanza passivo da non volere qualcosa in cambio. Finora l’avevo tenuto a bada, ma aspettavo solo il momento che si risvegliasse. Pare che quel momento sia arrivato… Cerco di rilassarmi sotto al suo tocco gentile, pensando che in fondo lo amo, che glielo devo, eccetera eccetera. Però non riesco a convincermi fino in fondo. E intanto lui continua ad armeggiare fra le mie natiche. Il dolore che provavo all’inizio comincia a scemare, lasciando il posto ad una sensazione diversa. Non saprei come definirla… E ben presto mi accorgo che mi sono pure eccitato. E, naturalmente, anche lui lo nota subito. E ne aprofitta! Infatti passano solo pochi attimi da allora a quando il suo fallo inizia a premere sulla mia fassura. Cerco di sciogliermi, conscio del fatto che una tensione dei muscoli può solo facilitare il dolore. Fisso il muro davanti a me, mentre tento di deconcentrarmi da quella pressione. Niente, non funziona.

Akira spinge fino ad entrare dentro di me. Molto lentamente. Quando finalmente raggiunge il fondo, apro gli occhi, che avevo tenuti chiusi fino a quell’attimo, e cerco di racapezzarmi. Mi rendo conto che non provo un gran male. Più che altro un certo fastidio causato da quell’intrusione. E intanto sento un suo primo sospiro nel mio orecchio. Un suono che mi entra nell’anima, facendomi percepire una scossa sul mio fallo. Inizia a piacermi l’idea che lo sto facendo godere con il mio corpo. Anche se io non ricavo nulla di fisico, almeno per ora. Ma questa idea crolla come un castello di carte, non appena lui porta la sua mano sulla mia eccitazione ed iniza a prendersene cura. Le sensazioni che provo sono intensissime, e migliori del solito. Quando poi comincia a muoversi tutto diventa ancora più bello.

"Allora… Ah!… c-che ne… dici?… Anf!" mi interroga, senza riuscire a nascondre il piacere che sta provando.

"S-spingi!" gli ordino, con voce quasi tremante. Ho tanta paura che me ne pentirò, che non sono ancora pronto per questo. Ma lui ci mette pochissimo ad ubbidire. E infatti mi fa un po’ male. Accorgendosi del cambiamento nei miei gemiti, si ferma, concentrandosi sul benefico massaggio che sta regalando al mio fallo. Subito il piacere iniza di nuovo a pervadermi completamente. Lui aspetta un po’, per poi riprendere a muoversi. Continua fino a quando i miei ansiti non si trasformano in vere grida di godimento. Allora lo sento, mentre con vigore inizia a penetrarmi e ritrarsi sempre più velocemente. Anche la sua voce si fa acuta, mentre parole spezzate e senza senso raggiungono le mie orecchie, fuggendo contemporaneamente dalla mia gola.

Porta la mano libera alla mia bocca, ed io inizio a succhiare le sue dita. Non sento più nulla, se non un piacere intensissimo. E intanto tendo le mie braccia, spingendomi sul muro in modo da essergli ancora più vicino. Lui scivola veloce, sempre più forte, sempre più intensamente.

Ormai è un bel po’ che ho perso i legami con la realtà. Sono unicamente preso da questa incredibile tortura, che mi fa desiderare ogni attimo di più il picco più alto del mio piacere, e contemporaneamente mi appaga con sensazioni fantastiche mentre mi ci avvicino. Non so neppure se desidero che continui o che si concluda al più presto. Di certo non voglio che si fermi! Non ora! Non ancora! Ne voglio di più! Cosiiiì!! Ancora di piuuuuù!!!

"Ancor… aaaah!… Akira, non… Non ti… Nnnngh!!… ah… aaah!… AAAAAAAAAAAH!!!" concludo, sentendo il mio corpo che si scuote come non mai, e accorgendomi che allo stesso tempo il mio uomo ha lanciato un urlo molto simile al mio. Sento il suo fallo pulsare, ed il getto del suo seme nel mio corpo, mentre il mio al contempo bagna la parete davanti a me.

Sono ancora accoccolato fra le sue braccia, in una sorta di paradiso. Sorrido con l’espressione di un beota. Mi sento terribilemente felice. Sento che la mia vita è assolutamente perfetta. Poi osservo il bicipite appoggiato sul mio petto. Lui mi stringe, come se non volesse farmi fuggire. E intanto mi osserva, come se stesse analizzando ogni minimo dettaglio del mio viso. Anche lui ha quell’espressione stampata in volto. Poi mi accorgo che i suoi occhi sono lucidi.

"Cosa c’è?" gli domando, subito allarmato.

"Nulla, è solo che… È stato così bello che per poco non mi mettevo a piangere! Voglio restare con te per tutta la vita! Non ti lascerò mai! Mai!"

Sorrido ancora di più. So che una storia non può essere solo rose e fiori, so che non basta una buona intesa sessuale per tenere unita una coppia. L’amore è molto più complicato, e ora noi probabilmente siamo nella sua fase migliore. Però neppure io ho dubbi, mentre osservo i suoi occhi innamorati: inisieme riusciremo a superare qualsiasi difficoltà. Credo che si stupisca pure, nel sentirmelo dire. Soprattutto conoscendo il pessimismo cronico che sfodero in qualsiasi situazione. Però questo lo so per certo.

"Sì, Akira! Resteremo insieme per sempre! Era già nella mente di Dio, prima ancora che noi venissimo concepiti, ricordi?"

"Non lo posso dimenticare! Soprattutto non quando ti guardo negli occhi, mio splendido narciso nero!"

FINE!!

Ah, ma che zuccherini! D’accordo, forse ho esagerato un po’, però abbiate pazienza… Comunque stavolta è finita sul serio, eh? Davvero! Ciao a tutti!!!

Slam

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