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Ohayoo/ Kon-nichiwa/ Konbanwa (ev. Oyasumi)!! Incredibile a dirsi, ma sono di nuovo qui! Non riesco a resistere ad entrare nei panni del bellissimo Kojiro… Sì, guardate che è bello davvero! D’accordo, basta con le sciocchezze, e vediamo come mi esce il terzo capitolo… Disclaimers: Aki-kun e Hiro-kun sono di Inoue. Così quasi tutti quelli che nomino, a parte Kojiro e Shiro, chiaramente (fanno proprio una rima stupida!), che sono miei, tutti miei! Ancora una cosa (poi “taccio”): vi sarete accorti che ogni tanto il linguaggio “sfiora” la volgarità. Del resto non crederei mai che voi non dite le parolacce (cavolo, parlo come una delle elementari! Ci sto, se mi danno Akito Hayama come compagno di calsse!), quindi siate comprensivi… Capitolo Terzo Broken Machine L’avevo detto, che la sfiga mi perseguita! Si è rotta la lavastoviglie, e pure la lavatrice! Dopo una lunga ed estenuante lotta io e Shiro ci siamo accordati sul da farsi: fino a quando mamma e papà non tornano faremo i turni. Oggi tocca a me, lavare i piatti. E infatti eccomi qui, con le mani immerse in un mare di schiuma. E come se non bastasse, dopodomani gioco la mia prima partita con il Ryonan. No problem, visto che Taoka non mi metterà mai e poi mai in campo! Ad ogni modo ho dovuto convincere il mio “adorato fratellino” a prendere il mio posto al lavello, quel giorno. Ha accettato, ma a condizione che io oggi vada in lavanderia con i suoi panni. Mamma mia, quant’è odioso! E chissà cosa sta facendo lui ora, anziché visitare la lavanderia?! Non voglio neppure immaginarlo, perché se vomito sui piatti mi tocca lavarli di nuovo! Come al solito sono immerso nei miei pensieri. È già passato un mese dal mio ingresso in squadra. Non sono ancora in grado di entrare in campo durante una partita, e neppure voglio farlo. Akira gioca così bene che guardarlo mi appaga pienamente! La mia squadra sta per disputare un’amichevole d’allenamento con una scuola vicina: lo Shohoku. Sono davvero curioso. Ho sentito dire che in quella squadra c’è un ragazzo bravo come il mio Aki-kun, e con un sacco di ragazze che gli ballottano intorno. Ecco, proprio quello che succede a lui! Io le odio da impazzire, quelle galline! No, le donne sono davvero un’universo al quale mai riuscirò ad avvicinarmi, nella mia vita! Quando le vedo non riesco a non convincermi che essere gay ti rispariama un sacco di grane con il “gentil sesso”. In compenso te ne procura moltissime altre. Nelle ultime settimane sono riuscito a non soffermarmi sul ricordo di quella sera, per fortuna. Non ho più pianto, anche se alla tentazione mi sono avvicinato. Sono riuscito a continuare la lettura del mio libro, ma non di molto, visto che gli allenamenti e lo studio mi stanno impegnando parecchio. Come se non bastasse, ci si sono messi anche gli elettrodomestici, che fanno sciopero! Beh, almeno mi tengo impegnato e non ho il tempo di pensare troppo. Pensare non mi fa bene, finisco sempre per trovare un motivo con cui demolirmi moralmente. Appunto, basta pensare! Premo il tasto dell’avvio e scruto l’orologio. Ci metterà almeno un’ora. Più una seconda l’asciugatrice. Ho già capito che non andrò agli allenamenti. Taoka mi farà a pezzettini. Del resto anche lui ogni tanto li salta. Che scemo che sono! Lui se lo può permettere! Io invece sono ancora un icapace, quindi non dovrei. Del resto preferisco non andarci e poter compensare seguendo la partita. Alzo gli occhi dalla lavatrice e noto una ragazza che mi osserva. Sembra carina. Credo che Shiro le sarebbe già saltato adosso. Mi si avvicina. “Ciao!” “Ciao…” il mio disinteresse non riesce proprio ad evitare di manifestarsi, anche quando è assente! “Anche tu hai appena cominciato a lavare?” non demorde. Mi limito ad annuire. “Laggiù fanno dei dolci che sono la fine del mondo! Ci vieni con me, mentre aspettiamo? O sei un tipo troppo sportivo, per mangiare certe cose?”. Mi fissa. Alla faccia della timidezza! Confesso che qualcosa per addolcirmi in questo momento mi va. Volevo leggere un po’, ma si vede che il destino ha deciso diversamente. Annuisco di nuovo, seguendola fuori da quel posto, fino alla pasticceria tea-room dall’altro lato della strada. M’informa che è aperta da poco, e pare sia molto prestigiosa. Mi basta un’occhiata al listino prezzi, per essere costretto a darle piena ragione! Credo che prenderò solo un the nero, come il mio apparente umore. E intanto m’interrogo sul perché mai lei mi abbia dato dello sportivo. Beh, in fondo il mio fisico mica fa schifo! La mia autostima non mi abbandona e, anzi, si accresce quando la vedo guardarmi e sorridermi con due occhi luminosi come le stelle. Ma cos’avrà in mente? “Tu non ci vieni spesso, da queste parti, vero?” fa di tutto, pur d’intrattenere uno straccio di conversazione con me. Il cameriere mi salva quasi, quando viene a prendere le ordinazioni. Ma chi me l’ha fatto fare? E adesso s’aspetterà anche che io paghi il conto, suppongo! “Anch’io prendo un the, ma quello della casa. E poi portatemi uno di questi!” ed indica una fotografia sulla carta. Non sono un tipo veniale, ma far pagare dei pasticcini a peso d’oro mi sembra una pretesa fin troppo esagerata. “Veramente non vuoi nulla? Tranquillo: offro io! In fondo ti ho “costretto” a venire qui!” mi sentirei un vero verme opportunista, se accettassi la sua richiesta! Tuttavia, quando le vedo davanti quel pezzo di pasta che trasuda una crema profumatissima, la tentazione di cambiare idea è forte. Sembra accorgersene, perché mi chiede nuovamente se io non voglia nulla. Come è naturale da parte mia, rispondo con un commento sciocco, e che per giunta non c’entra un tubo, o quasi. “Hai tanti soldi da spendere in un posto simile, ma vai in una lavanderia pubblica per fare il bucato?” “Ah! Ah! Certo che sei uno sveglio, tu! Non stavo facendo il bucato, ma quella lavanderia è sempre piena di bei tipi. Li ho visti restando seduta qui. E infatti oggi ne ho rimorchiato uno ancora più affascinante del solito!” “…” mi sento un completo idiota! Come sarebbe a dire, che “mi ha rimorchiato”?! Questa è proprio bella! Tanto per una volta che non mando una persona velatamente a quel paese, mi ritrovo fregato come un deficiente! Ma che diavolo m’è preso, poi, per accettare il suo invito a seguirla? Chissà cos’avrà pensato! Mi sono ritrovato davanti a mio fratello in versione femminile! Solo che questa, a quanto pare, è pure ricca sfondata. Adesso capisco perché il suo viso sia tanto curato: ha l’estetista personale! M’invita pure a farmi dare un’occhiata alla faccia, a casa sua e dove, se no? Mi sento letteralmente bloccato. Questa sembra una che spara pesante. Se la rifiuto mi sa che m’insulta fino a domani. Del resto non posso fare altrementi. Mi va bene stare zitto in merito, ma contro la mia natura non ci vado di certo! “No, grazie.” “Allora se vuoi possiamo fare un bagno in piscina.” “No, grazie.” Il mio grazie è detto con un tono tale che suona decisamente “vai a quel paese”, per non dire di peggio. Spero che se ne renda conto. “Che ne dici se…” “NO, grazie!” mi alzo e faccio per andarmene. Non ne ho il tempo, e la sua voce mi raggiunge di nuovo. “Che problemi hai?! Sei frocio, forse?!” “Sì.” dico, senza girarmi. Come ho fatto?! Cosa ho fatto! Kami-sama, ditemi che non è vero! Mi faccio tanti problemi a dirlo al mondo e lo sparo in faccia alla prima troia assatanata che mi capita d’incontrare?! Kojiro, ma sei davvero cretino! Cretino! E anche scemo! Anzi, mi pari davvero lobotomizzato! Inizia a ridere in modo ironico e cattivo. Devo assolutamente riparare a ciò che ho fatto. Anzi, sono proprio costretto, dal momento che colui che ha appena varcato la porta di vetro di questa trappola per topi è non posso crederci! Shiro, al cui braccio sta appiccicata una ragazza e che altro, se no? Mi giro, senza dargli il tempo di accorgersi di me. Non voglio incrociare i suoi occhi. In compenso guardo lei con un’aria che non saprei proprio come decifrare. Forse incazzata, forse cattiva, forse maligna, forse fin troppo equivocabile, cercando di sfoderare tutto il mio “fascino maschile”. Sorrido beffardamente e mi attacco alle sue labbra, senza che lei neppure se ne renda conto. Mi fa impressione, ma è inevitabile: le caccio la lingua in bocca per pochissimi quanto interminabili secondi. Quando mi stacco mi guarda stranita, ma sembra aver apprezzato il gesto. Il mio piano funziona, soprattutto quando sento la voce di mio fratello che si esibisce in un “Ah! Lo sapevo!” alle mie spalle. Faccio finta di non sentirlo, e sempre con gli occhi puntati in quelli di lei, dico con tono ironico e voce profonda senza neppure capire come una cosa simile sia possibile: “E tu ci hai anche creduto? Guardami, ti sembra che io abbia la faccia di un finocchio?! È solo che le troie come te non le sopporto! Io preferisco deturpare i candidi angeli innocenti, non quelle che hanno avuto troppi cazzi fra le gambe e troppi soldi nel culo!”. Che razza di una definizione è?! Ma mi è piaciuta un sacco, soprattutto vedendo il cambiamento di espressioni sul suo volto. Tanto che non mi sono reso conto di aver alzato troppo la voce. E infatti quando mi giro, deciso ad andarmene subito da lì, ecco il leone bianco che aspetta al varco, e mi guarda con un ghigno incredibile. “Insensibile al fascino femminile, eh? Ho capito, tu sei uno a cui piacciono quelle “pure”! Cazzo, sei peggio di me, Koji-kun!” “Non direi proprio! Tu sei solo un animale da monta! Per te vanno bene tutte, basta che respirino e abbiano un buco fra le coscie! Io sono uno che almeno cerca un po’ di stile!” non riesco a credere che la voce da cui ho sentito pronunciare queste parole fosse la mia! Mi sento incredibilmente soddisfatto per essere finalmente riuscito a dirgli ciò che penso di lui, al pari mi sento a pezzi per aver dichiarato di essere il contrario di ciò che sono. Era meglio stare zitto, almeno non mi rinnegavo! La tipa che sta con lui è rimasta shoccata, lui è ammutolito da un Kojiro che non conosce. Me ne vado con la solita faccia incazzata, ma stavolta con un motivo adducibile, per tornare nella lavanderia. Vorrei solo non avere mai seguito quella ragazza! Cosa mi può essere preso?! All’inferno, gli artisti gay lo fanno spesso, di sposarsi per non mostrare la loro vera natura! Sì, ma io non sono un artista! Il recentissimo ricordo del contatto con quella lingua femminile mi dà nettamente i brividi. Credo che si sentirebbe così, un etero baciato da una persona del suo stesso sesso. Cerco di pensare che fosse Akira. Ecco, ma questa giornata è proprio sfigata a balla! Me lo ritrovo lì davanti, proprio lui, mentre cerca di interpretare le istruzioni per il lavaggio. Vorrei fuggire, ma non riesco ad ignorarlo. “Capitano Sendoh!” uffa, quanto suona male! “Ah, Natsu! Come mai da queste parti? Non dovresti essere ad allenamento?” “Mi si è rotta la lavatrice… È una storia un po’ complicata…” “Wow, anche a me si è rotta! Mia madre mi ha caricato una montagna di panni sulle braccia e mi ha gridato “Col cavolo che vai a pescare! Tu adesso fili in lavanderia, o ti sbatto fuori di casa!”. E così eccomi qui. Per una volta ho una scusa decente per Taoka…” “Beh, scusa, ma se fossi andato agli allenamenti non saresti tornato a casa da scuola, quindi tua madre non l’avresti vista…” io a casa c’ero perchè mi era caduta un’ora. Shiro invece ci aveva messo il naso perchè anzichè frequentarla, l’università, lui ci bazzica. “Dirò che mi ha chiamato sul cellulare, fa lo stesso!” sorride. È davvero adorabile! Un bimbo! “E non ti alleni, due giorni prima della partita?” e intanto gli spiego a gesti e smorfie come programmare la nostra lavandaia elettronica. “Sicuro! Ma non con la squadra! Mi preparo meglio da solo, al campetto vicino al mare. E poi devo battere Rukawa! Non sto più nella pelle!” “R-Rukawa?” “Già! È un giocatore molto abile. La nostra sfida continua dall’anno scorso… direi che per ora siamo pari.” “Ah! E… com’è il resto della squadra?” gli domando, mentre ci adagiamo entrambi ad alcune di quelle alleate a noi poveri disgraziati, abbandonati da elettrodomestici e tecnici competenti. “Dunque, il capitano è Ryota Miyagi, un buon palymaker, il vice si chiama Hisashi Mitsui, un ottimo tiratore da tre. Purtroppo ha avuto problemi al ginocchio, in passato. Ora si è ripreso, anche se ha bocciato l’anno. Così è ancora lì… (Beh, era già in terza l’anno scorso...) Poi c’è Sakuragi, un rossino scatenato, con un talento atletico notevole, proprio come te, ma ancora da sviluppare. Bisogna dire che è migliorato parecchio, però! Purtroppo Akagi, il capitano dello scorso anno, non c’è più. Era molto bravo. Erano arrivati al campionato nazionale… Chissà se quest’anno ce la faranno ancora? Comunque pare che abbiano anche una matricola che se la cava bene. Non vedo l’ora d’incontrarlo!” e finalmente taci. Ma perché? Io potrei stare ad ascoltarti per ore, perdendomi nei tuoi occhi blu, quando parli. La tua voce è melodia! Credo tu ti sia accorto dell’attenzione che ti rivolgevo, perché sorridi un po’ imbarazzato. Accidenti, ti ho fissato troppo. Sento un tuffo al cuore, quando riprendi a parlare. “Ad ogni modo non sei ad allenarti, ma ancora ne hai bisogno. Vorrà dire che, finiti i bucati, verrai con me al campo. Ci alleneremo insieme, se ti va.” non so davvero cosa dire. Cerco di rifiutare educatamente, perché non voglio che mi prenda un colpo. “Ma, Sendoh, tu devi giocare, io non ancora. Non posso farti perdere tempo con un inetto come me!” “Chi sarebbe, l’inetto? Ma stiamo scherzando?! Non ho mai visto nessuno fare progressi paragonabili ai tuoi! Guarda che vai già benone! E chi l’ha detto, che non giochi, poi?” sei adorabile con quell’aria un po’ irritata. Mi stai difendendo. Sento il cuore che mi batte a mille! Certo che ci vengo, con te! E me lo chiedi?! Sto per dirtelo, quando una mano sbucata dal nulla mi afferra il collo della camicia dal dietro e mi tira, rischiando di strozzarmi. “Kojiro, sei deficiente?!! Hai fatto scappare la ragazza che era con me! Hai idea di quanta fatica mi è costata, ottenere questo appuntamento?!” sei insopportabile! Di nuovo non riesco a trattenere i miei pensieri. Oggi ho un diavolo per capello. Era ora. “Perché ti lamenti? Ho solo detto la verità! Dopo tutte le scemenze che hai sparato tu su di me, non vedo perché non avrei dovuto. Non dirmi che questa apparteneva alla categoria “brave ragazze”!” “Ma allora sei proprio scemo! Insulti quella strafiga da paura che era con te dopo averla baciata e poi insulti me! Sei cretino, quella potevi fartela! Non aspettava altro!” perché grida?! E sarei io lo scemo, il cretino? Ho tutti gli occhi puntati contro, non per ultimi i tuoi, Akira. Ma adesso mi sono messo in moto, e non mi riesco più a fermare. “Non hai ancora capito che io non sono una pattumiera come te, Shiro?! Non la inquadri davvero, che io non vado con tutte quelle che mi capitano davanti?! Quella era un troia, andava bene per te, non per me di certo!” sento i tuoi occhi fissi su di me. Credo che tu sia imbarazzato, oppure divertito. Non ti conosco abbastanza per dirlo. Ma finalmente mi sfogo, liberandomi da un po’ di quel veleno che proprio il mio antagonista mi ha messo in corpo. “Io non ti capisco: difendi le checche e rifiuti le ragazze?! Cazzo, Kojiro, spiegami! Perché l’hai baciata, quella? Se non l’avessi visto penserei che anche tu sei un gay di merda!” questo è davvero troppo! La misura è piena! La mia mano non si trattiene, e chiusa a pugno si scaglia con violenza proprio contro la sua guancia. Devo aver slanciato tutto me stesso, in quel colpo, perché lo faccio volare a terra. Si rialza tenendo un palmo sul viso, e squadrandomi con occhi inettati di odio. “Quella bocca di merda la devi tenere chiusa! CHIUSA!! Quando la apri non fai che sparare schifezze! Neppure a strofinarla con la candeggina verrebbe pulita! Ti giuro che se mi dici di nuovo una cosa simile ti faccio letteralmente a pezzi, hai capito, brutto stronzo assatanato di sesso?! Hai capito, schifoso maiale in calore?! Hai capito, essere ottuso che rifiuto di chiamare fratello?! HAI CAPITO?!!!” non credo che tu, Shiro, mi abbia mai visto tanto fuori di me nella tua vita. Proprio qui doveva succedere? Davanti ad Akira e a tutta quest’altra gente? So che volevi scaraventarti su di me, ma la violenza delle mie parole ti ha gelato. Mi chiedi adirittura scusa. Questa poi! Tu che mi chiedi scusa! Del resto so benissimo che sei convinto di avermi offeso perché mi hai dato dell’omossessuale. Vorrei gridarti che lo sono, ma per oggi basta così. Ho raggiunto il mio obbiettivo. Te ne vai, con la coda fra le gambe, dopo aver avuto in risposta il mio sguardo impietoso. Per una volta ho vinto io. E da oggi questa cosa avverrà sempre più spesso. Inizio ad essere nauseato dallo scappare. Veramente nauseato. Finalmente mi giro verso di te, Akira, che mi stai osservando, seduto su una panca. Sembri sbigottito. Come temevo. Ma poi sorridi. Come speravo. “Non credere che tutto questo ti salverà dall’allenarti con me! Certo che hai proprio un fratello stronzo, però! È davvero tuo fratello? A dire il vero vi assomigliate, ma nel carattere, mi sembra, proprio per niente! E poi si vede che tu sei più maturo. Lo sembri anche fisicamente. Ad ogni modo complimenti: sei appena diventato il mio idolo!” ecco altre frasi che tanto vorrei fraintendere. Ma non preoccuparti, va bene così. Anche se probabilmente neppure tu hai capito il vero motivo della mia ira. Certo che mi allenerò con te, Akira! Ci puoi scommettere! *************** Stavolta ho deciso di metterci un po’ più “d’azione”, se me lo concedete. Che bello, entriamo nel cuore della storia! Devo dire che sono piuttosto soddisfatta dal fatto che Kojiro finalmente abbia tirato un po’ più in fuori le unghie. Ah, il titolo del capitolo si riferiva anche a questo… Commenti? sheeratuel@hotmail.com, tutta per voi! Capitolo 4 Torna alla pagina di Slam Dunk Torna all’indice delle fanfiction |
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