Life is a waving feather

Palestra dello Shohoku. Il giorno in cui la mia attesa ebbe fine.

E’ qui. Due metri mi separano da lui. Mi pare di vedere ogni singolo centimetro, di percepire ogni singolo attimo scandito dai nostri respiri.

E tutto non dura che un secondo, che si dilata all’infinito e si richiude su se stesso come un fiore che sboccia e ripiega i suoi petali ancora e ancora. Sembra segua il ritmo del mio respiro.

"Sei tornato allora…" pronuncia vaghe parole la mia voce sfocata e non sento altro che il battito del mio cuore. Forse era solo un pensiero…. Forse quelle parole sono risuonate nella mia anima soltanto, con echi soffusi.

"L’avevo detto che sarei tornato" dice lui allora.

E’ un tono profondo eppure così dolce che mi pare di sprofondare nel suono della sua voce.

Tristissima sensazione di amaro e dolce ricordo.

All’ improvviso il mio sguardo nei suoi occhi, fuggevole oceano immutabile.

Voglio vivere questo triste momento in cui sono con te senza permettere al mio cuore di gioirne.

Questa è la mia occasione.

Ora so cosa voglio.

Conosco il significato celato in quella fragile sensazione cristallina, così vuota e muta senza la tua presenza.

Esprimerò ciò che sento.

Ormai temo soltanto quei sogni lievi e quei pensieri profondi che mi separavano da te.

"Sono felice che tu sia tornato."

Pensiero o parola? Non riesco a distinguere. Quel sottile velo che li divide ormai non esiste più. Di nuovo mi chiedo se tutta questa confusione nella mia mente sia dovuta al fatto che per volta pensieri e parole coincidono.

"Sono felice di essere tornato."

Dio solo sa quanto vorrei dare ascolto a questo mio bruciante desiderio di contatto. Sono un bambino che guarda il fuoco e lo vorrebbe toccare.

Desiderio.

Di afferrarti per un istante e capire il significato di quest’attesa.

Desiderio.

Di posare le mie labbra sulle tue e sentire il tuo sapore.

Desiderio.

Ti toccare la tua pelle e sentirne la consistenza.

Desiderio.

Di sprofondare nei tuoi capelli e sentirne il profumo.

Desiderio.

Di sentire la tua voce uscire dalle tue labbra.

Desiderio di gioirne ancora e ancora.

Desiderio di amore senza un confine.

Perché io ti desidero Kaede Rukawa e ancora non capisco perché.

Granelli di sabbia in una clessidra e dolorosamente aspetto.

Aspetto che tu ti renda conto che il mio sguardo ti accarezza e ti sfiora per ritirasi come una mano vergognosa.Che il mio viso arrossisce e tu sei la causa.

Che il mio cuore batte in attesa di una tua parola.

Basta! Non posso aspettare oltre.

Agirò e sono pronto alle conseguenze di questo mio amore a senso unico che avrà la sua massima espressione nell’attimo stesso in cui verrò sconfitto.

Nel momento esatto in cui mi rifiuterai io sarò conscio di aver tentato tutto e finalmente smetterò di crogiolarmi nel rimpianto eterno.

Sarà finito tutto.

Un passo e un altro ancora.

Riduco la distanza.

E guardo le sue labbra come se fossero la mia ultima meta.

Lo saranno.

Perché almeno una volta poserò le mie labbra sulle tue e sigillerò la mia promessa di tentare di conquistarti.

Poi, le parole.

Ma credo non ce ne sarà bisogno.

Un passo ancora e ti fisso negli occhi.

Nera la pupilla. Un baratro dal mio cuore all’inferno.

"Sei partito lasciandomi un rimpianto" dico in un soffio, mentre sono pericolosamente vicino al suo volto.

Sembra non notarlo e mi fissa glaciale. Finora non mi ha insultato nemmeno una volta. Dopotutto forse ho una speranza.

"Quella partita?"chiede

"No." E la mia ferma risposta lo spiazza.

"e cosa allora?"

"Questo."

Mi avvicino di più a lui e la mia ultima parola gliela sussurro sul viso mentre la mia mano preme la sua nuca spingendola con fermezza verso di me.

E ciò che desideravo accadesse accade.

Un attimo dilagante in mille sensazioni.

Bacio.

Le mie labbra sulle sue.

Un bacio tenero.

Calore e morbidezza.

La sua bocca socchiusa.

Qualcosa di umido e carezzevole.

Duelli senza vincitori o vinti.

Il suo viso che non si scosta.

Felicità.

Forse è questo il paradiso.

E la mia mano stretta a pugno per contenere l’emozione.

Un movimento impacciato per farmi aderire di più a lui.

Per sentirlo mio.

Perché resti con me sempre.

Risponde al bacio e la felicità mi riempie gli occhi di lacrime che ricaccio indietro.

E ciò che era nostalgia e rimpianto è ora speranza e fiducia.

Prendiamo fiato.

Ansimo.

"Spero che tu ora abbia capito che ti amo." Dico allora sussurrando.

La mia voce si disperde e spero giunga alle sue orecchie così che capisca il motivo del mio gesto.

Sorride.

Dolce è il sorriso che aleggia sulle sue labbra, ma anche così fragile.

Il mio cuore sembra in pace dopo molto tempo e forse questa è gioia allo stato più puro.

Si sporge in avanti e mi bacia di nuovo e ora sono pronto ad affrontare quelle candide sensazioni.

Chiudo gli occhi e percepisco la sua bocca contro la mia, passo la mia lingua sulle sue labbra per assaggiare quel sorriso.

E’ dolce davvero.

Gli accarezzo le braccia il dorso, i fianchi mentre lui si aggrappa alla mia schiena.

Ci stacchiamo ansimanti tornando sulla terra dopo aver volato nei paradisi più alti.

Non mi ha risposta ma in fondo accetterei qualsiasi compromesso pur di posare nuovamente la mia bocca sulla sua.

"Andiamo. Ci stanno aspettando." Lo esorto ad andare anche se io stesso vorrei solo rimanere qui, ma non posso rischiare che qualcuno ci sorprenda venendo a cercarci.

"Spero tu sia migliorato."

"Perché?" non capisco questo cosa centri.

"Perché ho veramente voglia di sfidarti e lo sai che non amo le vittorie facili"

Sorrido.

"Spero di essere alla tua altezza." Gli rispondo.

Improvvisamente ho il timore che se deluderò le sue aspettative lui non vorrà più stare con me.

"e di non deluderti." Aggiungo dando voce alla mia preoccupazione.

Poi la sua voce, di nuovo.

"Ho fiducia in te. Ti amo e non potrei non averne."

Queste parole annullano ogni mio pensiero sul nascere riempiendomi della consapevolezza che il mio sentimento è corrisposto.

Consapevolezza che scorre come sangue nelle vene.

In fondo potrei chiamarla felicità.

Lo bacio ancora fuggevolmente prima di aprire la porta e riprendere a vivere nella dimensione in cui il tempo scorre.

Amore che inonda il cuore in tumulto e gioia nei miei occhi.

Ora soltanto capisco quanto sia piacevole lasciarsi travolgere da questo folle sentimento.

 

Palestra del liceo Shohoku. Dopo la partita.

Sono stanco e felice.

Abbiamo vinto.

Le matricole hanno dimostrato di sapersi impegnare ma nulla hanno potuto contro noi che ormai siamo giocatori esperti.

Rukawa è stato magnifico.

E’ diventato perfino più bravo di quanto già non fosse e in un certo senso ha suscitato la mia invidia.

Si muove come un felino, non sbaglia un tiro.

Per riequilibrare la partita abbiamo dovuto chiedergli di non giocare il secondo tempo, altrimenti per le matricole non ci sarebbe stata alcuna possibilità di rimonta. Poi hanno comunque perso per 50 a 92, ma tutto sommato sono fiero di loro.

Rukawa praticamente è un professionista pur frequentando ancora il liceo, e ha giocato negli USA. Mitsui gioca in una squadra professionista e di certo è migliorato. Miyagi non ha perso di certo la sua agilità e anche Akagi gioca bene come un tempo.

Ma anche io sono sicuro di aver giocato bene.

Il gorillone mi ha elogiato con un’espressione meravigliata ammettendo che mai avrebbe pensato di vedermi migliorato così tanto.

Ha detto di non riconoscere più il ragazzo spaccone che lo aveva apertamente sfidato insultando il basket solo qualche anno prima, che non conosceva alcuna regola e mai aveva tenuto fra le mani un pallone da pallacanestro.

Ha parlato anche con Rukawa, ma non in modo così entusiasta.

Tutti sapevano del suo arrivo tranne me e questo mi ha un po’ infastidito.

Hanako aveva organizzato tutto a mia insaputa con l’aiuto degli altri e questo mi secca, ma sono talmente felice che la abbraccerei. Invece assumo un’aria arrabbiata e risentita che la spinge a cercare di accattivarsi nuovamente le mie simpatie con qualche giustificazione.

Alla fine le sorrido e le dico che la perdono. Sono un po’ ipocrita ma non posso rischiare di insospettirla.

Haruko non riesce a non guardare Kaede con sguardo adorante e questo non può far altro che infastidirmi. Mi infastidiva anche prima, anche se per la ragione opposta; ad ogni modo ormai credo di averlo legato a me e non temo più la sua concorrenza. Se qualche anno fa mi avessero detto che un giorno non lontano avrei considerato Haruko una rivale in amore gli avrei riso in faccia e forse si sarebbe pure beccato una bella testata prima di riuscire anche solo ad aggiungere un’altra parola.

In fondo tutto questo è davvero divertente.

Io e Kaede non siamo mai stati così affiatati in campo e la partita è stata vinta grazie alle nostre azioni spettacolari.

L’unica cosa in cui penso non mi sia superiore sono i rimbalzi. Io salto molto più in alto di lui e oramai questa è una specialità in cui sono imbattibile.

Ma i rimbalzi in un one on one non servono e probabilmente vincerà anche stavolta.

A differenza di un anno fa però non temo la sconfitta. Il mio enorme ego è stato limato dal tempo.

Certo la sconfitta brucia sempre come allora ma finalmente ho imparato a farmene una ragione.Mi alzo ogni mattina consapevole di essere forte, di vincere e di saper perdere.

In fondo oggi ho già vinto la battaglia che non avrei sopportato di perdere: lui mi ama e questo mi basta.

 

Questa giornata è stata davvero bella anche se nostalgica.

Tutto sommato ho dimostrato che posso essere una persona migliore se voglio e questo per me è un grande traguardo.

Non ho avuto modo di parlare da solo con Rukawa ma ho ascoltato attentamente il suo racconto insieme agli altri.

"Ora studio al college St. Bernardino a Los Angeles. E’ un college che offre la possibilità anche agli studenti stranieri di frequentare corsi mirati e la squadra di basket è molto forte. Dovrò frequentare ancora per qualche mese il college per poi scegliere l’università da frequentare."

E’ diventato inaspettatamente loquace e fare un così lungo discorso incredibilmente non pare pesargli.

Siamo molto cambiati io e lui…

Riprende a parlare.

"Los Angeles è una città in cui è presente una comunità nippo- americana e trovare studenti giapponesi nel college non è poi così insolito."

Kogure gli domanda della squadra di basket. E di come si trova.

"Faccio parte dei best five della squadra" dice soddisfatto " e questo mi ha dato la possibilità di confrontarmi con avversari di altissimo livello."

Mitsui gli chiede quanto si fermerà qui in Giappone.

"Un mesetto. Ci sono le vacanze estive. Mentre qui durano appena quattro settimane là sono molto più lunghe, circa due mesi. L’anno scolastico poi non comincia in Aprile ma in settembre."

Sono contento che sia qui anche se l’idea di rivederlo partire mi dilania l’anima.

Forse però stavolta potrò sopportarlo…

 

Palestra del liceo Shohoku. Sera inoltrata

Se ne sono andati tutti come in quel giorno lontano.

Kaede è qui davanti a me con un pallone in mano.

La mano ne percorre la superficie ruvida come in una carezza. Sono quasi geloso e mi sento ridicolo.

In questo momento dovrei solo concentrarmi e non ci riesco.

Lascio che sia lui a cominciare questo scontro.

La palla rimbalza sul parquet riportandomi alla realtà e riscuotendomi dai miei pensieri.

Palleggia noncurante e mi fissa. Il mio sguardo ed il suo che ardono.

Ecco, è questa la mia sfida.

 

Dopo una decina di minuti ci fissiamo di nuovo negli occhi ansanti e sfiniti.

Ho tenuto duro e sono felice del risultato fermo in parità.

11 a 11

L’ho spiazzato e si vede. Ho cercato di evitare lo scontro diretto con tiri piuttosto precisi da tre punti, perché so che ha affrontato avversari ben più pericolosi di me e non avrebbe difficoltà a fermare un mio attacco.

La palla è in mano sua.

Attacca e io tento di bloccarlo. Il suo corpo struscia sul mio in una danza sensuale. Cerco il contatto e la mia mente si annebbia per un attimo.

Anche lui è deconcentrato e non difende più la palla che gli sottraggo con relativa facilità. Eppure non vado a canestro ma lascio il pallone a rotolare sul pavimento solitario e con una balzo mi avvento sulla bocca del mio ex compagno di squadra.

Lui sembra gradirlo dopotutto.

Insinuo la lingua fra le sue labbra socchiuse e assaporo la sua bocca.

Risponde con ardore e senso l’eccitazione aumentare nella zona del mio basso ventre.

Interrompo il bacio e cerco di riprendere il respiro. Lo guardo. La sua pelle pallida sembra avere ora un colorito più arrossato e nei suoi occhi arde il desiderio. Mi avvicino nuovamente ma invece di baciargli la bocca gli sollevo il mento e sfioro con le labbra la pelle delicata della gola scendendo lentamente lungo la linea del collo fino ad incontrare la stoffa della maglietta. Abbasso la testa e passo le labbra sul petto, dove sento i capezzoli inturgiditi sotto il tessuto sintetico e ruvido. Rukawa geme e capisco che devono essere improvvisamente divenuti insopportabilmente sensibili. Le mie labbra si chiudono su un capezzolo e lo baciano attraverso la maglietta, mentre dalle labbra di Kaede sfugge un piccolo gemito simile ad un urlo, come se invece di essere delicato l’avessi morso.

Nonostante questo gemito mi spinge la mia testa fino a farla aderire sempre più al suo corpo. Ad un tratto interrompo la mia dolce tortura e allontano il volto. Il suo sguardo è fra l’interrogativo e il furente ma io mi guadagno subito il suo perdono mostrando le mie reali intenzioni.

Alzo la sua maglietta fino a che il tessuto gli sfiora in mento e lascio che sia lui a continuare la noiosa operazione.

Dopo averla sfilata la getta in un angolo.

Per un attimo mi chiedo se anch’io farò la stessa fine di quell’indumento.

Finirò anch’io abbandonato dopo essere stato usato a piacimento di Kaede, quando sarò troppo scomodo per lui?

Buona domanda, ma nessuna risposta.

Riconduco i miei pensieri al desiderio che pervadeva il mio cuore prima che il gelo di dubbi inespressi mi rendesse la mia antica infelicità.

La pelle diafana sembra risplendere di luce propria. I capezzoli scuri contrastano sensualmente col bianco della carne.

Li assaggio con la lingua e il sapore salato del sudore invece di infastidirmi, mi eccita ancora di più.

Scendo lentamente con la lingua sempre a contatto con la sua pelle affidandomi solo al tatto per trovare la via.

Percorro gli addominali scolpiti da duro esercizio,raggiungo il ventre e l’ombelico profondo. Gusto tutto di lui come se fosse ciò che di più buono io possa trovare al mondo.

Arrivo all’elastico dei pantaloncini e mi blocco.

Indecisione.

In fondo non so se è pronto.

Non so nemmeno se io sono pronto.

E’ la mia prima volta.

L’ho immaginata tante volte mentre mi masturbavo nel mio letto freddo e vuoto, ma mai era ambientata in palestra. Questa ipotesi aveva sfiorato solo le più remote fra le mie fantasie.

Lui è qui ora, ed è reale, mentre posa le mani affusolate su quell’elastico maledetto. Con due dita lo solleva e lo fa lentamente scivolare giù mostrando ai miei occhi la sua eccitazione.

La mia preme per uscire dalla sua ingiusta prigionia, e io vorrei accontentarla anche subito, se non fosse che tutto di me è stato catturato dal corpo di Kaede.

Maledetta volpe sensuale, che mi spingi a dimenticare me stesso e ad annullare la mia felicità nell’attimo di un respiro.

L’attimo esatto in cui i boxer cadono vuoti ai tuoi piedi.

Anche io sono vuoto ai tuoi piedi perché la tua essenza e il pensiero di te non lascia posto per la mia anima.

Questa forse è la sensazione che si prova quando l’amore ci spinge a commettere le più indicibili bassezze e le più spaventose follie.

Forse la mia stessa coscienza è scivolata via dal mio cuore.

<Kaede > pretende il mio animo e <Kaede > smania il mio corpo, uniti in un indicibile grido di eterna aspettativa.

Li sazierò di te. Mi sazierò di te.

Perché il rimpianto non sia più il mio fedele compagno.

Perché la solitudine non attanagli più la mia mente.

Perché il bisogno di te non strazi più la mia carne.

Per questo, Kaede, io ti voglio, qui, ora.

In questa palestra illuminata dai neon, in questo luogo così poco intimo, col rischio di essere scoperti, perché quell’urlo mi impone di prenderti. E ti prenderei dovunque, anche nel mezzo di una folla, nel luogo più squallido di questa terra, anche se dopo mi ammazzassero.

Ti dirò di più, amore mio; ti prenderei anche se la mia anima venisse dannata. Sopporterei l’eternità di ogni punizione per averti qui e subito.

Ti rendi conto di quanto ho atteso?

Per questo ora mi avvicino al tuo membro e lo sfioro con le labbra.

Per questo ne percorro la lunghezza dal glande fino allo scroto con piccoli baci casti.

E il tuo volto sconvolto mentre ce ne stiamo in questo campo lo vorrei fotografare e portare con me in qualsiasi luogo io vada.

Piacevole sensazione di potenza.

Mi illudo che tu sia mio, e questo è inebriante.

Tu sei come una droga, e le droghe, si sa, danno assuefazione.

Non posso permetterlo e cerco di tornare alla realtà.

E nella realtà c’è la tua eccitazione che reclama la mia attenzione.

Questa volta con la lingua disegno piccoli cerchi concentrici sulla punta della tua asta, mentre con la mano stimolo la pelle delicata dei testicoli.

Tu ti sostieni a me per non lasciarti cadere, ora che il piacere comincia a divenire più intenso.

Deliziosamente insopportabile credo renda l’idea.

Le tue ginocchia praticamente cedono quando la mia bocca ingoia la tua virilità turgida e pulsante. Sai di maschio.

Mi chiedo se tutti abbiamo questo sapore pungente.

Non mi interessa scoprirlo però se questo dovesse significare che farò qualcosa di simile a quello che sto facendo a te, a qualcun altro.

Io voglio te.

E succhio lentamente spingendomi avanti e indietro in modo esasperante.

"più….veloce…" gemi in un sussurro mentre ti accasci al suolo e ti faccio stendere sul pavimento.

Non so come ma sono riuscito a non staccare mai le labbra dalla tua asta e la cosa ha dell’incredibile.

Ti accontento infine dopo averti portato sull’orlo dell’orgasmo più volte, rallentavo appena sentivo che stavi per venire, mentre tu spingevi convulsamente le pelvi verso di me.

Ala fine vieni con un urlo liberatorio, e il tuo sperma mi inonda la bocca.

Il sapore non è molto gradevole. Amaro e dolciastro. Eppure lo inghiotto quasi con gioia perché è la linfa del tuo piacere e il nettare del tuo godimento.

Mi guardi con il volto imperlato di lucenti goccioline di sudore e il petto che si alza e si abbassa a ritmo sostenuto, come se avessi appena fatto una lunga corsa.

Mi scruti con i tuoi occhi di ghiaccio e fuoco e ti passi più volte la lingua sulle labbra secche prima di parlare.

"Andiamo in un posto più comodo." dici un po’ affannato.

Cosa? Dovrei attendere di giungere chissà dove prima di dar sollievo alla mia erezione gonfia e dolorante? Sono quasi arrabbiato con te perché non ci hai certo pensato quando te ne stavi lì a godere…

Involontariamente guardo tra le mie gambe, dove i pantaloncini inverosimilmente stretti lasciano intravedere molto di quello che sta sotto.

Lui deve aver intuito i miei pensieri inespressi perché dice "Non lontano, magari sui materassini…"

Un involontario sospiro di sollievo esce dalle mie labbra.

Mi alzo e mi accorgo solo ora che sono completamente vestito, mentre lui non ha addosso null’altro che i calzini e le scarpe.

Raggiungiamo in fretta il magazzino e mi chiudo la porta alle spalle.

Mi sento più al sicuro qui.

Kaede si siete sui materassini impilati lì accanto e mi scruta.

"perché mi fissi?" gli domando quasi imbarazzato, come se quello nudo fossi io.

"Spogliati" mormora allora lui con sensualità.

Gli obbedisco gettando i miei vestiti alla rinfusa su un cavallina abbandonato in un angolo, mentre i boxer, allontanati con un calcio, finiscono sotto il cesto dei palloni di pallavolo. Li recupererò più tardi.

Ora non mi preoccupa il futuro.

Con lentezza mi avvicino e mi abbasso lentamente.

Arrivato alla sua altezza lo bacio, facendolo ricadere all’indietro, parzialmente schiacciato sotto il mio peso. Mi circonda la schiena con le braccia e mi attira ancora di più a se, mentre la mia virilità sfrega contro la sua coscia. Ci muoviamo con frenesia fino a che la punta del mio membro sfiora la sua apertura fra i glutei.

Lui non si ritira ma approfondisce il contatto mentre la mia mente si sta annebbiando come se fossi ubriaco.

Lo guardo in viso abbandonando le sue labbra per un secondo, per scoprire se tutto questo è voluto o è stato solo un toccarsi casuale.

Mi guarda a sua volta, avvicina il volto al mio orecchi e prende a torturarmi il lobo con la lingua. All’improvviso sussurra "Scopami".

Le mie inibizioni sono ora castelli di carte crollati al soffio del vento.

Prende il mio dito in bocca e lo succhia lasciandoci una abbondante dose di saliva. E così fa con gli altri due lì vicini.

Anche se è la prima volta so cosa fare e lo preparo lentamente, mentre vedo la sua mutevole espressione passare dal dolore al piacere nel giro di brevi istanti.

Quando lo sento abbastanza pronto spingo la mia erezione in lui.

Caldo e stretto sono le prime sensazioni che la mia mente elabora.

Poi il piacere.

Così tanto, egoistico piacere da farmi dimenticare ogni prudenza nei suoi confronti e ogni riguardo.

I sentimenti si sono rincantucciati in un angolo ora che tutto di me è squassato dal godimento più profondo che abbia mai sperimentato.

Dunque è questo il sesso.

Dicono sia l’unione di anima e corpo, ma ora solo il corpo importa.

Il mio e quello sotto di me.

L’erezione di Kaede si sfrega fra i nostri corpi sudati e all’improvviso qualcosa di caldo e viscoso si sparge sul mio ventre.

Pochi istanti dopo vengo con un urlo tutt’altro che soffocato, sommerso da una sorta di alta marea.

Ci accasciamo stanchi sui materassini.

Questi oggetti, in fondo, sono molto utili.

Dopo alcuni minuti di silenzio in cui penso si sia addormentato mi alzo e mi faccio una doccia.

Quando torno ha gli occhi aperti e mi fissa.

"Pensavo te ne fossi andato." mi dice

"Stavo facendo la doccia.falla anche tu magari." Gli propongo

"Sono indolenzito"

Gli sorrido. "La volpe d’acciaio è stata sconfitta alla fine." Dico allora ridendo.

Era tanto che non lo chiamavo volpe. Troppo tempo.

Abbozza un sorriso anche lui "Bhe non mi hai sconfitto nel basket…"replica

"Ma potremmo comunque parlare di <sconfitta sul campo >, no?" scherzo io.

Arrossisce ed è così bello che mi fa male al cuore.

"La prossima volta stai tu sotto così vediamo!" replica imbronciato, incrociando le braccia come un bambino viziato. Non è più tanto inespressivo, allora!

Mi avvicino.

Mi siedo accanto a lui e lo bacio. Un bacio casto dopo tutto quell’ardore.

Lo guardo negli occhi e sussurro: "Comunque ti amo volpino."

"Anche io" replica lui "ma la prossima volta voglio la rivincita.

(CONTINUA)

Hanako:FINITO !!! YUPPYYYYY!!!!!
Hana: era ora!
Hanako: sai che era la mia primissima lemon? (siate clementi!)
Hana: si vede
Hanako: perché?
Hana: si è mai visto uno pensare tanto durante certe cose?
Hanako: (aria innocente e casta) mica le ho fatte certe cose,io!
Hana: fattele insegnare….-___-
Hanako: RUKAWA!!!! Vieni a farmi da istruttore??
Hana: Giù le zampe!!!
Hanako: ma ti ho scritto anche la lemon che ti avevo promesso…
Hana: falle con Sendo certe cose!
Hanako:Sendo non è un mio dipendente/attore….Quando scriverò Sen/Ru proverò con lui! Se vuoi faccio subito un cambio di protagonisti…
Hana: NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

Capitolo 06

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