Disclaimer: i personaggi non sono miei ma del grande Takehiko Inoue…inginocchiatevi dinnanzi alla sua onnipotenza! Note:avverto chiunque legga questa fic che è piuttospo particolare, molto psicologica!! Quindi cercate di pensare al tutto come ad un viaggio del protagonista (Rukawa) all’interno di se stesso…
Mi piacerebbe sapere che ne pensate ok? kiunque vuole può scrivermi ^^’’un bacione mailto: el.sendoh@libero.it
L'odore dell'aria salmastra riempie le narici mentre lo sguardo si perde nel blu profondo del mare.
E' un’atmosfera particolare quella che si crea asservando il sole sorgere dal lungo mare di Kanagawa. Quelle mille sfumature dorate che sfiorando ogni cosa danno alla città un'aspetto magico la fanno somigliare ad un piccolo paese incantato. Le onde che ritmiche picchiano contro gli scogli artificiali ipnotizzano chi le ascolta con attenzione.
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Proprio lì, su quel lungo mare si ferma ogni mattina un giovane studente, che con lo sguardo fisso verso il blu attende la nascita del nuovo giorno.
Seduto su di una bicicletta si lascia inondare dal profumo della salsedine che il vento leggero del mattino trasporta per le vie della città. E' un ragazzo dal volto triste quello che osservo ogni giorno, dai lineamenti leggeri e perfetti, un giovane che dentro di se porta una profonda angoscia. Aspetta calmo che il primo raggio di sole gli sfiori il viso donando ai suoi capelli corvini dei bellissimi riflessi blu. Allo spuntare di esso all'orizzonte il suo sgurdo rimane rubato dalla luce soffusa e tiepida che emana, i lineamenti fino a pochi istanti prima freddi ed inespressivi riacquistano un aspetto meno rigido, lasciandosi andare lentamente ma mai del tutto. Come se quel sole segnasse la fine del dolore, come se lo liberasse da quella solitudine che lo assilla. Non piange quel ragazzo. Mai.
Molte volte mentre lo osservo rivedo me stesso alla sua età, pochi amici ma soprattutto poco amore. Quell'amore che i miei giovani genitori non erano stati in grado di offrirmi quando ne avevo avuto più bisogno.
Ricordo le giornate passate da solo con l'unico amico che avessi mai avuto, un amico che non poteva ferirmi, il mio pallone. E poco dopo la morte prematura di mia madre, che ogni giorno della sua malattia mi aveva ripetuto di essere forte di non piangere mai. E feci proprio questo, non piansi mai più! Mi creai una maschera così solida ed inattaccabile che nessuno sarebbe mai stato in grado di scalfire.
Il mio mondo era composto solo da me e da quel pallone, la paura di essere ferito e di dover soffrire ancora mi portò all'isolamento più assoluto.
Mio padre non si accorse di nulla, profondamente ferito dalla perdita della sua amata moglie preferì buttarsi a capofitto nel lavoro piuttosto che cercare di superare quel dolore insieme me. Così mi ritrovai solo! Il mio solo compagno di giochi era quel pallone. Nessuno riusciva a capire ciò che veramente avevo nel cuore, mi classificavano subito come una persona superficiale e piena di se, in fondo era proprio questo il comportamento che avevo nei confronti degli altri. Freddo e scostante!
Ma quando giocavo a basket tutto spariva, si trasformava, niente poteva toccarmi nemmeno gli insulti dei compagli. Mi interessava solo giocare! Mi importava solo di quel pallone! Poi dalle superiori tutto cambiò, incontrai l’unica persona in grado di capirmi veramente! L’unico che riusciva spronarmi a farmi reagire e a farmi soffrire.Lui con le sue parole riusciva a sgretolare lentamente quel muro che circondava il mio cuore e così me ne innamorai. Lui mi ha fatto diventare quello che sono, mi ha cambiato senza volerlo ma l’ha fatto con amore.
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Non rividi quel ragazzo in bicicletta per molti giorni, pensai che si fosse arreso, che non avesse avuto la fortuna di trovare un idiota come il mio e che non fosse riuscito ad affrontare i suoi sentimenti e le sue paure!! Ma dentro speravo che come successe a me, in quel momento il bel giovane stesse rompendo piano piano la gabbia nella quale aveva sigillato il suo cuore per poter scoprire il vero significato della parola amore.
Oggi ho rivisto quel giovane al molo, sempre sulla bicicletta. Ma questa volta non era solo, accanto a lui un buffo ragazzo dai capelli rossi lo abbracciava. Ora quel giovane piange!! E libera in quelle lacrime tutte le sofferenze passate, vuole dimenticare, adesso non è più solo! Quell’alba bellissima e lucente ora illumina il volto di entrambi, da oggi forse verrano sempre insieme a osservare quanto e magica l’alba di Kanagawa.