imm\archivio\00003.jpgtram e trasporto pubblico a Roma

I trasporti pubblici di Roma

Omnibus a cavalli

Le origini delle aziende di trasporto romane

 

di Mauro Di Pietrantonio

 

Fin dal 1845 è stato attivo in Roma un servizio di trasporto pubblico da piazza Venezia alla basilica di San Paolo (circa 4,5 km), mediante omnibus a trazione animale, detti comunemente omnibus a cavalli, precursori degli autobus a trazione meccanica; le notizie su questo ed altri servizi successivi, fino al 1870, sono quanto mai vaghe e nebulose.

Ad attivare la prima linea (12 giugno 1845), è la “Impresa Generale delle Diligenze Pontificie” diretta da Andrea Ridolfi (succeduto al più famoso Liborio MARIGNOLI). Impiega circa 45 minuti per effettuare il suo percorso in una città ancora non interessata da sventramenti e interventi urbanistici: da piazza Venezia, che era allora il solo spazio compreso tra i due attuali palazzi Venezia e delle Assicurazioni Generali (ma al posto di quest'ultimo sorgeva ancora Palazzo Torlonia), si scendeva anzitutto a piazza Montanara, su un percorso del tutto scomparso con l’apertura di via del Teatro di Marcello, quindi si percorreva via della Salara (anch’essa del tutto scomparsa), e superata la chiesa di S. Maria in Cosmedin – alla Bocca della Verità – si prendeva via “della Marmorata”, che iniziava allora dove oggi inizia lungotevere Aventino (all’incrocio con via del Circo Massimo), che veniva seguita fino alla curva dell’attuale piazza dell’Emporio: proseguendo in rettilineo sulla stessa via si raggiungeva la piramide Cestia e Porta San Paolo, oltrepassata la quale si raggiungeva la Basilica seguendo in rettilineo la via Ostiense. Le corse non sono ad orario fisso, si parte solo quando c’è un conveniente numero di viaggiatori nella fascia oraria compresa tra le 7 antimeridiane e le 8 pomeridiane. Il prezzo della corsa, fissato in 10 baiocchi, viene riscosso dal cocchiere, che durante il viaggio se ne sta in piedi su un apposita pedana sistemata sul retro di una carrozza dipinta in giallo e nero, con un unico accesso posteriore e due panche sistemate ai lati.

La nuova linea riscuote un immediato successo, poiché consente di raggiungere la più lontana della 4 basiliche maggiori di Roma, e ne rimane testimonianza nel resoconto di una gita scolastica riportato dal periodico "l'Artigianello". A guidare un gruppo di “scolari” è tale don Tommaso, e la “ricreazione” (come la chiama il giornale), inizia con l’avvicinarsi del gruppo "verso un omnibus che era in disparte come aspettando".

 

"Un ragazzo [il cocchiere] v’era allo sportello e salito sopra l’aperse. Entrati ad uno ad uno e don Tommaso seguendoli, si chiuse lo sportello e quel ragazzo stavasi fuori. Don Tommaso vedendoli contenti e che andavano guardando dentro e fuori quell’omnibus disse: ‘vedete questa carrozza che si chiama omnibus per significare che vi può andare ogni condizione di gente, è un invenzione del nostro secolo, anzi di pochi anni, molto utile per dar comodo agli uomini che hanno molti affari ed abitano una città grande, di far cià che devono in poco tempo e con poco dispendio; e voi forse saprete che ciascuno con pochi baiocchi va da piazza di Venezia a San Paolo, e chiunque si presenta per entrarvi è ricevuto a quel prezzo. In altre città vanno per le vie più frequentate tutto il giorno, e quelle persone che vogliono traversare a mezzo la città sì lo possono con pochi baiocchi: vedete come la Provvidenza manda mezzi per dare agli uomini maggiore agio nella vita, e quanto di questi miglioramenti sociali dobbiamo ringraziare Iddio. Vedete anche quanto è piacevole trovarsi rivolti l’uno incontro all’altro, come se fossimo in una camera grande e come, nell’essere in molti, s’accresce il piacere. Noi poi andremo a fare una gitarella sul “vapore che va pel tevere”. L’omnibus era giunto così vicino a Ponte Rotto.” (L'Artigianello - ottobre 1845).

Questo servizio rimase unico per molti anni. A dispetto delle buone previsioni di Don Tommaso, infatti, i “miglioramenti sociali” erano lontani più nelle idee che nel tempo. L’omnibus per San Paolo fu accettato ed autorizzato dal Governo Pontificio (regnando Gregorio XVI, il Papa nemico della ferrovia), unicamente per favorire il pellegrinaggio delle 4 basiliche maggiori, collegando la più lontana da un abitato che lasciava il posto alla campagna già lungo la via della Marmorata.


Il primo omnibus di Roma (dal periodico l'Artigianello)

Il 7 luglio 1856 viene solennemente inaugurata la prima ferrovia dello Stato Pontificio, la Roma-Frascati. Nello stesso giorno dell’inaugurazione, per la notevole distanza della stazione dall’abitato della città di allora, la Società Generale delle Strade Ferrate Romane (subentrata alla Pia-Latina), attiva la linea di omnibus Piazza Montecitorio-Porta Maggiore, utilizzando carrozze che la stessa ha fatto appositamente costruire sul modello di quelle che, sulla prima linea romana, da 11 anni collegano piazza Venezia con la Basilica di San Paolo. Una seconda linea viene istituita a Frascati, dove la primitiva stazione era anch'essa ubicata a notevole distanza dall'abitato. Le corse sono ad orario fisso per le corrispondenze con le partenze e gli arrivi dei treni. Il viaggio in omnibus, per il quale inizia la sua attività una biglietteria in piazza Montecitorio 112, a Roma, e sulla Piazza di San Pietro, a Frascati (chiamate “Agenzia della Strada Ferrata” visto che vi si vendono anche i biglietti ferroviari), è stabilito in 4 baiocchi. L'uso della linea non è condizionato al possesso di un biglietto ferroviario, ciò che ingenera un non indifferente affollamento di viaggiatori interessati a un tragitto prettamente urbano. Tale affollamento spinge la società ferroviaria a lasciare piena libertà di utilizzo anche sulla linea che dal 2 maggio 1859 collega piazza Montecitorio con la stazione di Porta Portese (linea Roma-Civitavecchia), e il nuovo mezzo comincia a prendere piede.

E' da notare che con l'attivazione della Roma-Frascati prendono piede anche le prime linee di omnibus... "extraurbane". Il collegamento della ferrovia con gli altri paesi dei Castelli Romani, infatti, viene curato dalla ditta “Raffaele Ambrogioni”, che oltre a normali servizi di omnibus mette a disposizione dei viaggiatori anche cavalli e somari. I prezzi variano a seconda del servizio offerto: il semplice viaggio (ovvero una corsa di sola andata), va da 1,20 scudi per il percorso fino a Monte Porzio a 1,70 per quello fino a Genzano. Si possono inoltre affittare cavalli e somari, da un minimo di 2 ore a un massimo dell’intera giornata, con prezzi che vanno da un minimo di 25 baiocchi a un massimo di 70 per i cavalli, e un minimo di 10 baiocchi e un massimo di 35 per i somari.

     
Omnibus in P.za Sonnino (da un disegno), in P.za Colonna nel 1900, in Via del Tritone nel 1895

E' solo a partire dal 1860 che i "negozianti di vetture" (gli imprenditori che gestiscono le carrozze pubbliche antesignane dei moderni taxi), e più ancora i titolari delle diligenze pontificie iniziano questo tipo di esercizio. I secondi, in modo particolare, riutilizzano mezzi e personale provenienti dalle linee soppresse o fortemente ridimensionate per l'attivazione delle ferrovie. Il servizio delle vetture omnibus, tuttavia, non è regolamentato (e non lo sarà fino al 1876), si applica per analogia la normativa base che regola il servizio delle diligenze e delle carrozze pubbliche, ed ogni imprenditore fissa il costo della corsa a proprio piacimento.Salvo i collegamenti con le stazioni ferroviarie gli omnibus non hanno un orario fisso, e continueranno, fino al 1871, a partire solo con un congruo numero di viaggiatori paganti. Fa eccezione la linea Piazza del Popolo-San Pietro, attivata il 20 febbraio 1866 dall'Impresa MARINI, che venne da subito esercitata a frequenza costante di venti minuti dalle 7 alle 20. Il nuovo sistema rivelò da subito la sua validità intrinseca (a maggiore offerta corrisponde maggiore richiesta, specie per una linea che collega un importante centro di attrazione come il Vaticano), ma rimane un esempio isolato.

Alla caduta del Governo Pontificio (20 settembre 1870), varie fonti d'archivio danno in esercizio un numero imprecisabile di linee (nove per alcuni, dodici per altre), ed anche sui percorsi l'unica certezza sono le linee che collegano le stazioni ferroviarie e quelle dirette alla "piazza del Vaticano" (San Pietro).

Con la proclamazione di Roma a Capitale del Regno, passando la competenza dei trasporti pubblici al Comune, le notizie sono più certe.

17-X-1870 Quattro esercenti di linee omnibus e carrozze pubbliche (Giovanni NEGRI, Vincenzo NATILI, Tommaso NEGRI e Vincenzo GUEIRAZZA), , indirizzano al Principe Pallavicini, Commissario provvisorio del Comune in attesa delle elezioni, la comunicazione di essersi uniti in una nuova Società Anonima Romana degli Omnibus (SRO) – con capitale sociale di 1.000.000 di lire in 4000 azioni da 250 lire ciascuna – “… allo scopo di attivare pubbliche corse regolari e giornaliere di omnibus, specialmente fra il centro e le parti esterne della città, percorrendone le vie principali…”: il capolinea centrale era stato individuato in piazza Montecitorio, “… da dove ogni quindici minuti partiranno degli omnibus diretti alle principali porte della città ed alla piazza del Vaticano, dalle quali località ai medesimi intervalli partiranno altrettanti veicoli diretti alla stazione centrale..”, a fronte di una tariffa unica di 15 centesimi. La SRO rimarrà sulla carta fino al 1886 quando, sotto la Presidenza di FRANCESCO MARINI diventerà la prima grande azienda romana del trasporto pubblico.
2-XI-1870 Una seconda lettera lascia intendere che i quattro imprenditori ora citati erano intenzionati a prevenire le mire di una società già esistente, la “Impresa Generale degli Omnibus per la Capitale d’Italia”: “… essendo venuti in cognizione che la Impresa già esistente in Firenze possa avere inoltrato pratiche sul medesimo soggetto” si legge in questa lettera, “fanno osservare che sarebbe un paralizzare in massima le iniziative industriali della prima città del Regno…”. In effetti la “Impresa Generale degli Omnibus per la Capitale d’Italia”, nella persona dell’ing. Augusto SARDE’, “… prevedendo che il traslocamento della Capitale in Roma le imporrà di andare a ricercare in codesta città l’alimento del quale essa si troverà in gran parte privata, si volge fiduciosa a codesto Onorevole Municipio, pregandolo a volerle accordare la concessione per l’esercizio dell’Impresa stessa in Roma..”.
1870-1871 Quasi tutti gli imprenditori romani (e qualche... "straniero"), propongono modifiche e miglioramenti al servizio degli omnibus (percorsi, vetture, tariffe), anche ottenendo facilitazioni sul problema delle spese di mantenimento dei... mezzi di trazione (i cavalli). Un certo Giovanni MUZI, titolare di “… un servizio di omnibus pel comodo di quei viaggiatori che non dimorando nelle pubbliche locande sono costretti per trasportarsi alla stazione della Ferrovia e viceversa, a servirsi di vetture pubbliche...”, ottenne il 17 novembre del 1870 l’esenzione dal pagamento della tassa sui cavalli per i soli capi della sua scuderia effettivamente necessari all’esercizio della linea, esenzione autorizzata dal Conte Guido DI CARPEGNA  a nome della Giunta, offrendo come contropartita “… la modica somma che l’oratore stabilisce pei trasporti in questione…” (Non tanto modica, poi, dal momento che la tariffa fissa per questo servizio è di ben 30 centesimi, il doppio di quanto propongono gli imprenditori associati). L’Impresa di Francesco FEDELI propone una tariffa di 25 centesimi per una linea di omnibus “… da piazza delle Carrette per via Alessandrina, Colonna Traiana, e fermandosi due minuti sulla piazza di San Marco, riprendendo il cammino via delle Botteghe Oscure, piazza Tartaruga, via dei Falegnami, San Carlo ai Catinari, Giubbonari, Campo dè Fiori, via del Pellegrino, S. Lucia del Gonfalone, piazza di Ponte Sant’Angelo e fino a piazza San Pietro…”, un itinerario non indifferente per il quale si prevede anche il costo di 15 centesimi per la mezza corsa fino a Campo dè Fiori. Addirittura 35 centesimi li pretende invece un certo Giuseppe SANTINI per una non meglio identificata linea “…da e per la Ferrovia Centrale...”, della quale non viene specificato l’itinerario
1871 L'Impresa FRANCESCO MARINI, promuove la costituzione della Impresa Romana degli Omnibus. Sono riunite sotto un unica sigla operativa otto linee di omnibus e cinque imprese Il 5 maggio viene firmata una convenzione col Comune
30-XI - 13-XII 1871 In due sedute fiume il Consiglio Comunale di Roma approva un severo regolamento di esercizio che coinvolge vetture pubbliche e omnibus. A seguito di questa approvazione (3-IX-1872), viene stabilito: di mettere a servizio del pubblico 50 omnibus solidi e decenti, con personale uniformato e con un numero di cavalli adeguato ai bisogni del servizio, e con finimenti convenienti, il tutto da riconoscersi ammissibile dai periti comunali prima di porsi in circolazione; di mantenere costantemente i suddetti omnibus al servizio interno della città in ogni e qualunque circostanza, dalle ore 7 antimeridiane alle ore 10 pomeridiane in estate, e dalle 8 antimeridiane alle 9 pomeridiane d’inverno; Tutto ciò per altro in via di esperimento, non oltre tre mesi, e con la dichiarazione formale che con tale concessione non s’intende stabilire una privativa di strade a favore della Società Romana, volendo il Comune stesso riservargli su tale progetto piena e intera libertà d’azione, nell’interesse del pubblico, e scevra da ogni vincolo nell’esercizio della sua giurisdizione. Si noti che con l'espressione "Società Romana" la Giunta Comunale si riferisce all'Impresa Marini, che agisce in nome e per conto dell'Impresa Romana degli Omnibus.
24-VIII-1872 Viene presentato un primo piano di riordino della rete degli omnibus, che prevede la circolazione di circa 100 vetture lungo una rete di 14 linee, in gran parte già esistenti e appena modificate nel tracciato, con due relazioni di nuova istituzione, da affidarsi nel numero di otto all’Impresa Romana, mentre le altre sarebbero state affidate ai primi imprenditori che possedendo i requisiti richiesti dal regolamento ne avrebbero fatto domanda.
25-XI-1872 Un Decreto del Ministro dell’Interno, facendosi forza di un parere del Consiglio di Stato, impugna il regolamento comunale del 1871 poiché "invade le attribuzioni che l’art. 57 della Legge di Pubblica Sicurezza 20 marzo 1865 ha assegnate all’Autorità politica locale.Il Regolamento, in poche parole, "pone un vincolo troppo restrittivo, non giustificato dal servizio, e contrario alla libertà dell’industria". Il Comune decise di aggirare l’opposizione del Ministero degli Interni giocando con le parole. Le disposizioni rimasero pressappoco le stesse, cambiava più che altro la forma del controllo esercitato – o anche del tributo da pagare – con la rinuncia a quegli aspetti del Regolamento stesso che nemmeno cambiando le parole o mitigandone il disposto avrebbero mai potuto superare l’ostacolo della Legge.

Testo integrale del Regolamento

18-XII-1872

La Giunta Comunale, nell’attesa di elaborare una serie di modifiche da sottoporre all’approvazione del Consiglio, decide di rinnovare fino a tutto il successivo mese di febbraio la convenzione in scadenza con l’Impresa degli Omnibus, anche se “essendosi poi richiesta una simile concessione anche dalla Società Generale degli Omnibus, che ha richiesto l’occupazione nei punti da stabilirsi, dalla piazza del Gesù come Stazione Centrale esclusiva per gli omnibus di detta società, l’adunanza annuisce colle identiche condizioni, imposte ed accordate alla surriferita società Romana…”. La Società Generale degli Omnibus è una realtà aziendale di cui non si sa nulla di preciso, se non che non figurerà mai nei successivi atti di concessione degli omnibus.
25-V-1873
Il Consiglio Comunale tenta di aggirare l’opposizione del Ministero degli Interni giocando con le parole. Le disposizioni rimangono pressappoco le stesse, cambia più che altro la forma del controllo esercitato – o anche del tributo da pagare – con la rinuncia a quegli aspetti del Regolamento stesso che nemmeno cambiando le parole o mitigandone il disposto potrebbero superare l’ostacolo della Legge:
19-VII-1873 Il Consiglio Comunale deve prendere atto di una comunicazione della Prefettura piuttosto perentoria, che rinvia il Regolamento ad un nuovo esame “giacché le disposizioni sulla licenza, revoca e sospensione da tale esercizio non furono esattamente riformate a senso del Decreto Ministeriale del 1872, in cui è chiaramente esposto che non all’autorità municipale, ma a quella di P.S. compete di accordare le relative licenze”. La concessione di licenze di occupazione di suolo pubblico, la possibilità della loro sospensione o revoca, seppur motivata, ed ancora lo stesso principio che le trasgressioni al Regolamento possano essere punite con la sospensione o la revoca della concessione municipale (articoli 8, 9 lettera c e 45), sono considerate come contrarie alla solita legge di Pubblica Sicurezza.

A fronte di questo secondo richiamo il Consiglio Comunale decide di arrendersi. Stante l’impossibilità di superare lo scoglio, si decide di aggirarlo recependo in toto le richieste della Prefettura, anche per dare finalmente operatività al Regolamento, almeno nei punti e nei principi non contestati.

   
Omnibus aperti in P.za Barberini e P.za Colonna: omnibus chiusi in P.za Venezia

Concorre certamente, in questa decisione, il sommovimento di progetti, richieste di nuove concessioni e proposte di miglioramento al servizio che nei due anni trascorsi si sono via via accumulati. L’unione operativa promossa dalla ditta MARINI, infatti, aveva nel frattempo cominciato a produrre i primi frutti, tra i quali l’attivazione di nuove linee e il rinnovo di parte del parco rotabile, incrementato con carrozze di più recente produzione e più capienti: il miglior servizio di questa prima “società romana” aveva indotto gli altri esercenti ad adeguarsi ai nuovi standard, anche se non tutti avevano un buon capitale da investire nel rinnovamento, ma si stava timidamente affacciando anche la possibilità di poter sfruttare il principio della ferrovia nell’esercizio del trasporto urbano. Con la presa di Roma e la conseguente, e definitiva, unificazione italiana, infatti, si era avviata un opera di cucitura delle linee ferroviarie, con sempre nuovi tronchi, e l’aumento del traffico da e per Roma aveva posto l’improcrastinabile necessità di adeguare tracciati, stazioni e materiale rotabile alle nuove esigenze. Si stava sviluppando anche in questo campo l’iniziativa privata, che seppure produsse poco o nulla a Roma e nel Lazio prima del 1900, certamente concorse con decine di progetti destinati a rimanere tali ad accelerare e condizionare le scelte: anche se ognuno tira l’acqua al proprio mulino tutti vogliono attestare questa o quella linea alle porte della città, seguendo l’esempio delle prime ferrovie per Frascati e Civitavecchia, attestate fuori Porta Portese e Porta Maggiore. In alcuni progetti si parla addirittura della possibilità di varcare lo stesso confine delle mura, seguendo in ciò l’esempio della prima stazione Termini, che pure fu edificata in una zona costituita perlopiù da ville e orti. Quel che appare certo è che di li a poco le nuove stazioni necessiteranno di un servizio ben più comodo e affidabile della semplice carrozza, anche per l’indotto lavorativo e il conseguente pendolarismo di chi lavora per le ditte specializzate nei trasporti e nei servizi di stazione.

1876 Il Consiglio di Stato deve prendere atto che le norme relative alla libertà delle industrie, che tanto aveva difeso emanando parere contrario (anche), al nuovo Regolamento adottato a Roma, se da una parte fanno salvo il principio stesso, dall’altra impediscono un vero ed effettivo sviluppo dei pubblici trasporti alle esigenze in continuo mutamento. Viene ammesso "senz'altra riserva alcuna" il Regolamento del 1871. Di fatto emergono, e si affermano, due importanti novità, il decentramento delle competenze e una primitiva propensione (anche se indiretta), al principio del monopolio gestionale della rete.
27-III-1876 Con l’Ordinanza del Sindaco 5012 viene indetta una gara d’appalto per una rete in parte rinnovata di 11 linee, per un impiego complessivo di 55 omnibus e cosi articolata (i numeri tra parentesi indicano il numero di vetture da impiegare sulla singola linea):

1)    da Piazza Venezia a Piazza del Popolo per via del Corso (6);

2)    da Piazza Venezia a Piazza San Pietro per via del Governo Vecchio (9)

3)    da Piazza Venezia a Piazza San Giovanni per Piazza delle Carrette (5);

4)    da Piazza Venezia a Piazza S. Francesco a Ripa per ponte Sisto (6);
5)    da Piazza Venezia a Stz Ferrovia Centrale (Termini), per via delle Muratte (5);
6)    da Piazza Venezia a S. Maria Maggiore per via Madonna dè Monti (6);
7)    da Piazza S. Pantaleo a Piazza del Popolo per via di Ripetta (4);
8)    da Piazza S. Lorenzo in Lucina a Piazza S. Pietro per via Tor di Nona (4);
9)    da Piazza S. Lorenzo in Lucina a Piazza Barberini per via Frattina (2);
10)  da Piazza del Popolo a Piazza Barberini per via del Babuino (4);
11)  da Piazza S. Francesco a Ripa a San Pietro per via della Lungara (4).

Le condizioni della gara sono fin troppo rigide: gli esercenti devono applicare la tariffa unica di 10 centesimi, salvo che sulle linee 2, 3, 4 e 5, sulle quali la tariffa è stabilità in 20 centesimi, e devono impegnarsi ad applicare il sovrapprezzo festivo sulle sole linee a tariffa ridotta. Sulle stesse linee 2, 3, 4 e 5, inoltre, è prevista la tariffa di mezza corsa di dieci centesimi per i viaggiatori che da uno dei due capilinea non supereranno, rispettivamente, le fermate di piazza dell’Orologio della Chiesa Nuova, piazza delle Carrette, piazza Barberini e Ponte Sisto lato attuale piazza Trilussa. Le licenze vengono accordate linea per linea ai primi esercenti che ne fanno domanda, previo contemporaneo esame da parte di un perito tecnico del richiesto numero di carrozze, aumentato di ulteriori due vetture da impiegarsi come riserve, ma viene anche stabilito di concedere il diritto di prelazione sulle linee già esistenti, seppure in parte modificate, alle ditte che già le esercitano. Quest'ultima condizione favorisce palesemente la ditta MARINI, ovvero la "Impresa Generale degli Omnibus" attiva fin dal 1871, e che già esercita quasi la metà del servizio inteso come numero di linee, quantità di materiale e personale impiegati. In effetti è quest'ultima ad aggiudicarsi 8 delle 11 linee previste, ma questo non impedisce al Comune di continuare a rilasciare concessioni a soggetti diversi:

15-II-1877 Concessione alla ditta MARINI (Impresa Romana degli Omnibus), della linea P.za S. Lorenzo in Lucina-P.za Indipendenza, da esercitarsi con sei vetture sul percorso Via Frattina, Via dei Due Macelli, Via del Tritone, P.za Barberini, Via S. Nicola da Tolentino, Via XX Settembre, Via Castelfidardo, con la tariffa di 20 centesimi e il frazionamento della mezza corsa (10 centesimi) a P.za Barberini. Nello stesso giorno viene soppressa la linea P.za S. Lorenzo-P.za Barberini e prolungata la P.za Venezia-S. Maria Maggiore a Via delle 4 Fontane.
28-IV-1877 Attivazione della linea P.za del Popolo-P.za Barberini, concessa alla Impresa Natale Bajocchi e da esercitarsi con tre omnibus;
17-VII-1877 Attivazione della linea P.za della Chiesa Nuova-P.za Montanara, concessa al signor Lorenzo GATTAFONI, da esercitarsi con due omnibus;
13-VIII-1877 Attivazione della linea P.za S. Pietro-S. Maria in Trastevere, concessa al signor Antonio PISANI, da esercitarsi in via provvisoria con un solo omnibus;
2-X-1877 Attivazione delle linee "P.za Venezia-Porta Portese" (4 omnibus), e "P.za Montecitorio-Chiesa Nuova" (5 omnibus), concesse all'impresa Paolo PIETRAVALLE e figli;
13-XII-1877
La Giunta Comunale dispone le seguenti modifiche al servizio degli omnibus "che effettuano il servizio nelle parti alte della città":
1) sei omnibus della ditta MARINI "che fanno ora servizio da P. San Lorenzo in Lucina a P.za Indipendenza" dovranno dal 15 dicembre effettuare "il servizio della stazione della Ferrovia". La linea in questione è quindi soppressa dallo stesso giorno;
2) la linea P.za Venezia-Stz Ferrovia Centrale viene prolungata a P.za Indipendenza, con l'aggiunta di una vettura;

Dopo un timido esordio, dunque, il servizio degli omnibus ha un rapido sviluppo, ed è regolato con una normativa particolarmente severa. Ai primi carrozzoni con due panche longitudinali e accesso posteriore si aggiungono veicoli sempre più capaci, sia del tipo a giardiniera (ossia aperti con tende e panche trasversali), sia completamente chiusi con finestrini laterali: queste vetture devono avere "la cassa della larghezza di met. 1,50, e altezza met. 1,65, ad un cavallo altezza met. 1,60, larghezza met. 1,40.", ed essere "distinte tra loro con un numero d’ordine, il quale per cura del Comune ed a spese del concessionario, sarà dipinto all’esterno in modo assai visibile, ne potrà essere nascosto, cancellato o variato arbitrariamente dal concessionario" . Il numero dei posti in piedi viene stabilito dal "perito carrozziere" del Comune, cui spetta l'autorizzazione all'immissione in servizio delle vetture, poiché il numero dei posti a sedere non può essere superiore a sei persone per ambo i lati interni della vettura. Sulle vetture è vietato fumare, portare bagagli ingombranti o animali "salvo il caso di piena connivenza dei passeggeri". Il Regolamento impone anche... limiti di velocità: le vetture, infatti, devono procedere "al piccolo trotto nelle vie e nelle piazze, ed al passo nello svoltare le strade". I "conducenti" devono avere compiuto i 18 anni, essere "di provata moralità" e devono avere conseguito una speciale abilitazione alla guida delle carrozze (una sorta di patente "ante litteram"), che viene rilasciata solo se l'aspirante "abbia piena cognizione dei luoghi e delle strade, non che dell’arte di condurre cavalli". E' da notare che l'abilitazione alla guida "vale per una sola vettura a numero determinato". Ai capilinea devono obbligatoriamente essere esposti appositi cartelli che indichino l'esatto numero delle vetture impiegate sulla linea, il nome e cognome del concessionario (che deve risaltare come la Ragione Sociale della ditta), l'orario esatto di tutte le partenze e lo... "stradale della vettura", ovvero il percorso seguito con l'indicazione delle varie fermate.

Per il controllo sulla regolarità del servizio e il rispetto del Regolamento comunale, particolarmente l'impiego dei cavalli, gli Ispettori Municipali (che effettuano controlli più o meno a campione per tutta la città), utilizzano già dal 1873 un chiosco ubicato in P.za Venezia, che il Comune acquista il 1 maggio 1878 per la somma di 430 lire dal signor Bartolomeo ROCCHI. Antesignani dei moderni "controllori" (che oggi, almeno a Roma, sono chiamati... Operatori d'Esercizio), hanno la facoltà di elevare le multe nei confronti dei passeggeri e dei titolari di servizi, e a richiesta devono accogliere i reclami dei viaggiatori per trasmetterli a chi di dovere.

     
Omnibus aperti sotto l'antico Arco dei Pantani, in P.za Venezia, proveniente dal P.te Garibaldi

Ha fatto intanto la sua comparsa la tranvia a cavalli. Il 1 agosto 1877 è stata attivata la prima linea di Roma sul percorso Porta del Popolo-Ponte Milvio, e almeno all'inizio il nuovo mezzo non sembra dover intaccare il monopolio degli omnibus. Nonostante il minore costo di esercizio (cui corrisponde una capacità di trasporto più che doppia), e il maggiore gradimento del pubblico, gli "omnibus modello tram" sono inizialmente relegati ai margini della città: l'opposizione di chi considera antiestetica la posa delle rotaie, la difficile viabilità del centro storico di allora, ed ancora le maggiori spese di costruzione di queste linee (il costo delle rotaie e il loro impianto, la riconversione delle rimesse, l'acquisto di nuovo materiale rotabile), ne limita l'iniziale sviluppo a cinque linee attivate tra il 1877 e il 1881, tutte completamente isolate tra loro perché il Comune, pressato da vari interessi, blocca ulteriori concessioni e i già previsti raccordi che avrebbero dovuto unirle tra loro. In vista dei cambiamenti che le tranvie a cavalli comunque porteranno Francesco MARINI rileva il pacchetto azionario della mai liquidata Società Anonima Romana degli Omnibus, e con l'apporto di capitali di varia provenienza il 2 marzo 1880 fonda la Società Romana Omnibus (SRO), nella quale confluiscono le ditte che avevano dato vita all'Impresa Romana degli Omnibus del 1871, la Impresa Tramways (che gestisce tre delle prime quattro linee romane), più la Impresa dei Trasporti di San Paolo (ditta Marotti e Frontini). La nuova azienda non è più un associazione temporanea di varie imprese, e col sostegno non solo economico degli azionisti (tra i quali figura la Società Generale delle Strade Ferrate Romane, che apporta un indispensabile contributo tecnico), alla gestione degli omnibus affianca quella di due linee tranviarie in partenza dalla Stz Termini e dirette a L.go S. Romualdo (dal 27 dicembre 1880) e a San Giovanni (dal 10 maggio 1881).

Nell'attesa di tempi più propizi allo sviluppo del servizio tranviario la SRO, approssimandosi la scadenza della convenzione stipulata nel 1876 con l'Impresa MARINI, apporta notevoli miglioramenti al servizio degli omnibus, combattendo al tempo stesso una dura battaglia contro i piccoli esercenti che non hanno voluto o potuto partecipare alla costituzione della nuova azienda:

X-1880 La Giunta Comunale intavola una trattativa coi rappresentanti della categoria dei vetturini (gli esercenti di vetture pubbliche e delle linee omnibus rimaste in esercizio ai singoli privati), che però non recedono dalle loro posizioni, ed anzi si appellano ai principi liberisti dell'ordinamento del Regno contro il costituendo regime di monopolio della SRO;
16-I-1881 Il Consiglio Comunale propone ricorso alla Procura del Re contro la seconda sezione del Consiglio di Stato, che dietro pressioni interessate (e contro il parere a sezioni riunite espresso nel 1876), ha impugnato la Delibera della Giunta che riconosce l'avvenuta trasformazione dell'Impresa MARINI nella neo costituita SRO. Il Procuratore Generale rinvia il ricorso al Consiglio di Stato dal momento che "nessuna azione è proponibile nei confronti dell'azienda detta Società Romana, poiché il presunto monopolio delle linee da alcuni ravvisato è conseguenza della maggiore ricchezza della stessa società, che è libera di esercitare secondo le proprie possibilità tecniche ed economiche nel pieno rispetto della concorrenza tra le industrie private interessate".
22-2-1881 Il Consiglio di Stato, con parere espresso a sezioni riunite, ribadisce che "trattandosi di un industria affatto speciale, subordinata al permesso di occupare il suolo pubblico, con norme e condizioni coordinate allo scopo d'impedire imbarazzi ed ingombri a danno della circolazione, non sembra il caso d'invocare per il servizio degli omnibus il principio della libertà industriale e l'interesse particolare del servizio contro l'interesse generale e prevalente della circolazione libera e sicura, e contro il diritto di tutelarla con norme e cautele necessariamente restrittive".

Per l'omnibus sta comunque iniziando una prima fase discendente, ed è proprio la convenzione del 1882 a dare il là ai cambiamenti che porteranno di li a poco al grandioso sviluppo della rete tranviaria. L'industria degli omnibus, infatti, è tutt'altro che produttiva, come viene detto nel preambolo della delibera comunale per il rinnovo della convenzione:

  "Scaduta in questo 1882 la convenzione stipulata nel 1876 col signor Francesco Marini allo scopo di rendere più stabile e decoroso il servizio degli omnibus nella città di Roma, s'intavolavano trattative per rinnovarla, emendandola però in quelle parti che l'esperienza avea dimostrato insufficienti, imponendo una cauzione [multa, n.d.a.] per l'osservanza dei patti, aggiungendo all'impresa esercente nuovi oneri di servizio, e procurando anche all'erario comunale qualche beneficio pecuniario. L'industria degli omnibus negli ultimi anni, mercè anche i miglioramenti introdottivi, si è fatta assai produttiva, onde non potevasi, nel rinnovare la convenzione, non tener conto di tale stato di cose, tanto più che il Comune, concedendo l'occupazione del suolo pubblico agli omnibus in esercizio, da a quest'industria il mezzo principale del proprio sviluppo" [...] Il Comune si riserva di autorizzare durante la presente concessione, e sempre che lo creda opportuno, l'apertura di nuove linee d'omnibus, e di fare in ogni tempo e a chicchessia concessioni di tramways o locomobili a vapore o di altri mezzi nuovi di locomozione, nella città ed anche sulle stesse linee, in tutto o in parte percorse dagli omnibus". (Consiglio Comunale - Delibera 83 del 22-5-1882 - "Convenzione per l'esercizio degli omnibus all'interno della città")

A gravare in modo particolare sui bilanci sono le spese per il mantenimento dei cavalli (continuo ricambio, foraggiamento e ferratura, voci che assorbono oltre la metà del bilancio sociale), e quelle per il personale addetto alle stalle (ma si ricorre allo sfruttamento del lavoro minorile: ragazzini quattordici-sedicenni con la qualifica di stallino o mulattiere, perlopiù figli dei conduttori e dei cocchieri, che lavorano fino a 13 ore al giorno con salari da fame), ma anche i tempi di percorrenza cominciano ad apparire sempre più eccessivi: il graduale decentramento delle abitazioni rispetto ai luoghi di studio o di lavoro porta alle prime forme di protesta per l'insufficienza del servizio in determinate fasce orarie, ma sotto accusa sono anche i limiti intrinseci dell'omnibus, che limita l'esercizio delle linee a percorsi non superiori ai 3000, 3500 metri. Non esiste che la tariffa di corsa semplice (che tra le altre cose va sempre più aumentando), non sono previsti abbonamenti o biglietti di corrispondenza tra una linea e l'altra, men che meno qualsivoglia facilitazione per i pur pochi studenti di allora, e una media di 40-60 centesimi al giorno per andare a scuola o al lavoro è un vero e proprio salasso.

    
Traffico stradale nella Roma dell'800: in P.za Venezia, sul Ponte Sisto, a S. Pietro

Nonostante questi problemi la SRO non può fare a meno di accollare al proprio bilancio alcune condizioni che il Comune impone per il rinnovo della concessione di una rete rinnovata di 17 linee, per la quale si prevede l'impiego di non meno di 150 omnibus:

Queste gravose condizioni, peraltro scrupolosamente rispettate, espongono il bilancio della SRO a un debito complessivo che all'assemblea straordinaria degli azionisti del 13-VII-1884 viene quantificato in 988.300,75 lire. La stessa assemblea approva un Ordine del Giorno all'unanimità che impegna il Consiglio d'Amministrazione a intavolare una trattativa col Comune per rivedere le condizioni della convenzione. Il Consiglio Comunale prende tempo e istituisce un apposita commissione, composta dai consiglieri ELLENA, CARANCINI, CAVI, GUICCIOLI e VITELLESCHI, che dovrà presentare una proposta di riordino dell'intero servizio di pubblico trasporto che contempli la possibilità di estendere il servizio delle tranvie. Anticipando i tempi Francesco MARINI promuove il cambio della ragione sociale della SRO in "Società Anonima Romana Tramways Omnibus" (11-II-1885), e presenta alla commissione un progetto che prevede investimenti nell'esercizio tranviario per circa 5 milioni di lire e una proposta per la concessione in via esclusiva del servizio per ben trent'anni.  La relazione finale viene presentata nel marzo del 1885.

  "La convenzione proposta non pare accettabile per la concessione di 14 linee invece di undici, come fu per il passato: questo per il vincolo che il Comune s'impone di non concedere nessun altra linea che coincida per 1/6 di percorso con alcuna di quelle esercitare dal concessionario, e per lo spazio di trent'anni per il quale questa concessione dovrebbe durare, essa si risolve in un monopolio della mobilità di Roma accordato ad un unico privato. Chi può rispondere che il Concessionario che presenta oggi e per i presenti bisogni una solidità pienamente soddisfacente, sarà ugualmente in grado di rispondere ai bisogni per ora impreveduti e imprevedibili fra 20 o 30 anni?

Il Comune accorda la convenzione alla SRTO per cinque anni, riservandosi il diritto di concedere ulteriori linee, sia omnibus che tram, ad altre aziende, purché non concorrenti ai servizi della società romana, allo scopo di impedire "un servizio gestito da privati e piccole società, le quali disponendo ciascuna di piccoli capitali e di materiale limitatissimo si dividevano le principali linee della città, usufruendole in misura ed in proporzione che offrivano loro maggior guadagno, e quindi con poco riguardo e soddisfazione soprattutto nelle linee e per le ore meno produttive del pubblico servizio". La decisione del Comune scontenta naturalmente un po' tutti, la Società Romana che combatte con un bilancio sempre meno produttivo, i gestori privati che ne temono sempre più il monopolio, ma sono anzitutto i romani a non gradire la situazione dei trasporti: la lentezza e la scarsa capacità degli omnibus sono sempre meno tollerate man mano che la città si amplia e si decentrano le abitazioni rispetto ai luoghi di studio e di lavoro, ma l'apertura di nuove linee è ostacolata dalla potente associazione dei vetturini romani, che con la scusa del danno estetico apportato dalle rotaie minacciano di far venire meno consensi elettorali qualora il Comune autorizzi la costruzione e l'esercizio di nuove linee tranviarie.

Linee tranviarie a cavalli 1877-1885 (SRTO dal 1886)

 
2-VIII-1877 P.le Flaminio-Ponte Milvio per Via Flaminia

Impresa Tramways

27-XII-1880 Stz Termini-P.za Venezia per Via Nazionale
10-V-1881 Stz Termini-S. Giovanni per Via Merulana
18-VII-1881 P.za Montanara-Basilica San Paolo per via Marmorata

Impresa Trasporti di San Paolo

 

La Società Romana, che ora gestisce tutte le linee tranviarie a cavalli e gran parte del servizio degli omnibus, non si da naturalmente per vinta, e torna decisamente all'attacco ai primi del 1889. La spinta viene dall'assemblea ordinaria degli azionisti del 1888. La SRTO espone un bilancio sociale del tutto insoddisfacente, nel quale a fronte di un totale di 1.684.845 lire per spese complessive di esercizio, ben 1.185.254,12 lire sono per foraggiamento (652.669,68), stallaggio (176.038,43), e ferratura (32.993,56)  dei cavalli. A fronte di un totale di 2.161.474,10 lire di proventi totali dell'esercizio si aveva un utile di 476.629,10 lire, che ci si proponeva di aumentare eliminando il pesante mantenimento dei cavalli. L'esercizio tranviario aveva già dato buoni frutti per la possibilità di trasportare fino a 50 persone con una sola vettura, ed infatti troviamo che la produttività economica del servizio è di 1,33 lire per ogni corsa di omnibus e ben 2,39 lire per ogni corsa di tram, e con un ordine del giorno approvato all'unanimità il Consiglio d'Amministrazione è incaricato di intavolare una trattativa per la concessione di nuove linee tranviarie. Nell'attesa di definire questo programma il servizio degli omnibus viene ulteriormente ampliato con una nuova convenzione stipulata nel 1887, e che prevede l'esercizio di 15 linee con una tariffa che va dai 10 ai 15 centesimi: quest'ultima si applica alle linee che si svolgono su percorsi acclivi o particolarmente lunghe, ma in quest'ultimo caso (linea S. Pietro-P.za Venezia), è prevista la tariffa ridotta a 10 centesimi con frazionamento a Ponte Sant'Angelo. Si tratta dell'ultima convenzione in ordine di tempo che riguarda gli omnibus, che sarà soltanto rinnovata ad ogni scadenza quinquennale fino al 1907, quando la diffusione del tram elettrico e i primi esperimenti di trasporto pubblico con autobus relegano gli omnibus ad un esercizio provvisorio, in attesa di sostituzione, per l'appunto, con tram o autobus.

1890 Attivazione della trazione elettrica sulla linea della Via Flaminia. E' il famoso esperimento del cosiddetto sistema di alimentazione in serie delle motrici, proposto per l'Italia dal Capitano MICHELANGELO CATTORI. L'esercizio a trazione elettrica, seppure con frequenti interruzioni, dura poco meno di due anni. Nello stesso anno le linee omnibus in gestione SRTO aumentano a 18, mentre sono 9 quelle esercitate da piccole imprese private.

Con l'attivazione della linea tranviaria  Termini-S. Silvestro, più volte richiesta e finalmente concessa alla SRTO, il definitivo sistema di alimentazione in parallelo delle motrici spiana la strada al tram elettrico, che seppure ancora oggetto di manifestazioni contrarie inizia a diffondersi in quella che inizia a delinearsi finalmente come una rete, e non su linee isolate tra loro. L'attivazione di sempre nuove linee comporta ovviamente la soppressione degli omnibus, sia della SRTO che delle imprese private, con queste ultime che però riutilizzano vetture e personale su percorsi alternativi. A partire dal 1907, con la rete dei tram ormai tutta elettrificata e i primi autobus sperimentali in circolazione, il Comune rinnova la convenzione in via provvisoria, a condizione che si proceda quanto prima alla trasformazione delle restanti linee in autobus o tram. Gli omnibus SRTO sono ridotti dal 1908 a tre sole linee, che sono integrate tariffariamente con le linee tranviarie cui si collegano mediante l'istituzione di un biglietto di coincidenza. Il percorso che il viaggiatore può fare corrisponde al prolungamento già programmato per la linea tranviaria, e viene ovviamente soppresso quando lo stessa viene reso operativo.

Linea QUALITA' DEI BIGLIETTI
TRATTO DELLA LINEA
in cui i biglietti saranno distribuiti e loro validità
di coincidenza ordinari
Prezzo Colore Prezzo Colore
VETTURE ELETTRICHE
7 e 14 10 arancio     Barriera Trionfale-Cola di Rienzo per P.za Montanara
5 e 19 10 arancio     P.za Venezia-Ponte Garibaldi per P.za Scossacavalli
12 15 cenere     P.za della Chiesa Nuova-P.za delle Carrette per P.za S. Giovanni
OMNIBUS A CAVALLI
Cola Di Rienzo 10 giallo     P.za Montanara-P.za Cola di Rienzo per la Barriera Trionfale
    10 arancio P.za Montanara-P.za Cola di Rienzo
    10 giallo P.za Cola di Rienzo-P.za Montanara
15 cenere     P.za Cola di Rienzo-P.za S. Silvestro per la Ferrovia
Lungara 10 giallo     P.za Scossacavalli-Ponte Garibaldi per P.za Venezia
    10 arancio P.za Scossacavalli-Ponte Garibaldi
    10 giallo Ponte Garibaldi-P.za Scossacavalli
Labicana 15 rosa     P.za S. Giovanni-P.za delle Carrette per P.za della Chiesa Nuova
    15 verde P.za S. Giovanni-P.za delle Carrette
    15 bianco P.za delle Carrette-P.za S. Giovanni

    
Omnibus in P.za Navona, a P.za Colonna, coincidenza omnibus tram elettrico in Via Cola di Rienzo

12-VIII-1909 Istituzione linea omnibus Via Boncompagni, Via Dogali, Via Po, P.za Quadrata
? Prolungamento linea omnibus Via Boncompagni-P.za Quadrata a Via Q. Sella
24-VI-1911 Soppressione linea omnibus linea P.za Quadrata-Via Q. Sella
23-XII-1912
Prolungamento provvisorio concessione municipale per le linee:
P.za Venezia-Villa Umberto
P.za Venezia-P.za Scossacavalli
P.za Montanara-Barriera Trionfale
P.za della Cancelleria-S. Giovanni


L'ordine di servizio della SRTO che annuncia la cessazione del residuo servizio omnibus della SRTO

19-IV-1914 Soppressione linee omnibus P.za delle Carrette-S. Giovanni e P.za Montanara-P.za Cola di Rienzo
25-IV-1914 Proseguimento esercizio linea omnibus P.za delle Carrette-S. Giovanni
28-IV-1914 Prolungamento linea omnibus P.za Venezia-Villa Umberto a P.za Montanara
28-VIII-1914 Soppressione linea omnibus P.za delle Carrette-S. Giovanni (sostituuita da un servizio cumulativo delle linee tranviarie 12 e 16 con trasbordo in Via Cavour (angolo Via dei Serpenti), e biglietto di coincidenza da 15 centesimi

A partire dal 1914, anno in cui la SRTO cessa definitivamente l'esercizio delle linee a trazione animale, l'omnibus continua a circolare per Roma ad opera di sei piccole aziende private (Augusto ed Ettore Fratelli BALMES & c.; Impresa Paolo PIETRAVALLE; Impresa Gaspare FEDELI e C.; Impresa FEDELI; Impresa Luigi COCCIA; Impresa A. CERAFOGLI e C.), che gestiscono altrettante linee che per vari motivi non vengono riscattate e spariscono con l'apertura delle linee tranviarie a trazione elettrica e con le prime linee autobus. L'ultima linea omnibus di Roma fu la P.za Venezia-C.so Umberto-P.za del Popolo, che fu soppressa dal 15 aprile 1921 dopo otto mesi di concorrenza con l'analoga linea di autobus (la futura 101 ATAG).

Per quanto riguarda il materiale rotabile, non è mai stato possibile reperire documentazione tecnica attendibile circa i criteri di costruzione delle carrozze, che però si possono suddividere in quattro tipologie:

I cavalli utilizzati per la trazione erano perlopiù di razza maremmana.


         
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rev. 01/07/07