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Castello della Pietra

 

Castello della Pietra

 Castello della Pietra  

 

Accesso N11-uscire dal casello autostradale di Isola dei Cantone (A7 Genova?Milano) seguire, svoltando a destra la strada provinciale n° 8 per Vobbia per circa sei chilometri fino al "Ponte Zan" da dove sullo sfondo si scorge iI casteIlo; proseguire per circa mille metri ed imboccare sulla sinistra Il sentiero di accesso; dopo una ventina di minuti di risalita si arriva al castello.In alternativa si può andare in auto fino alla frazione Torre a poche centinaia di metri da  Vobbia da dove si prende il sentiero dei Castellani che in un ora e mezzo circa conduce al castello.

Accesso N2Uscire al casello autostradale di Busalla (A7 Genova?Milano) passare il ponte sul torrente Scrivia ed imboccare la strada provinciale n° 9 raggiungere Crocefieschi da qui oltrepassato il valico scendere a Lobbia e proseguire sulla strada provinciale n° 8 per circa due chilometri e mezzo in direzione isola del Cantone fino ad imboccare, sulla destra, il sentiero di accesso al castello;dopo una ventina di minuti di risalita si arriva al castello.In alternativa si può andare in auto fino alla frazione Torre a poche centinaia di metri da  Vobbia da dove si prende il sentiero dei Castellani che in un ora e mezzo circa conduce al castello.

 

 

Dislivello in salita: Non disponibile

 

Difficolta': Escursionistica

 

Altitudine :  Non disponibile

 

Tempo di percorrenza: h. 3,00 (andata e ritorno)

 

Segnavia: Croce gialla

 

Percorso N1 :  “Sentiero dei Castellani” In località Torre, a 490 m di quota e a poche centinaia di metri dal centro di Vobbia, un pannello descrittivo aiuta ad individuare l'accesso al sentiero. Salendo a mezza costa si raggiunge in pochi minuti il Poggetto, prima tappa del percorso e ottimo punto panoramico sull'abitato di Vobbia. Nelle vicinanze sorgeva anticamente una torre di avvistamento a servizio del Castello della Pietra, visibile dal torrione est del castello stesso. Secondo la logica delle cosiddette "poligonali", grazie ad un sistema di fuochi e specchi posti sulle torri, le guarnigioni dei castelli appenninici erano in grado di mandare e ricevere rapidamente messaggi: il Castello della Pietra comunicava certamente con Monte Reale (Ronco Scrivia) e il Bric della Torre.Riprendendo il cammino, si procede in pianura seguendo l'andamento dei versanti tra lembi di bosco misto a roverella (Quercus pubescens) e cerro (Q. cerris) e zone più aperte a gariga. Gli affioramenti di argilloscisti che in quest'area caratterizzano la formazione geologica dei Calcari di Monte Antola sono colonizzati da piante aromatiche quali il timo (Thymus vulgaris) e la santoreggia (Satureja montana) e rappresentano un ambiente favorevole per diverse specie di orchidee.Poco più avanti, tra la vegetazione, si distinguono i ruderi di un secchereccio, importante testimonianza di quella che, comunemente, da queste parti viene definita la "civiltà della castagna"; il castagno era infatti elemento essenziale dell'economia montana e dell'alimentazione della popolazione locale. Dopo la raccolta e la selezione, i frutti venivano portati all'abergu, particolare costruzione a due piani che ne consentiva l'essiccamento.Accanto alla farina di castagne, pari importanza aveva la produzione del carbone da legna: numerose sono infatti le piazzole da carbone ancora riconoscibili ma ormai in disuso nei boschi della valle. Le migliori essenze arboree, quali faggio, nocciolo e frassino, erano impiegate nell'allestimento di grosse cataste coniche di legna alte fino a 2 metri con un diametro pari a 25-30 piedi, con un camino centrale che permetteva l'accensione del fuoco e la sua alimentazione, ed un complesso, quanto ingegnoso, sistema di sfiatatoi laterali a garanzia di una corretta e lenta combustione della carbonina.L'itinerario prosegue pressoché in pianura, nel bosco che via via si infittisce ma che offre ancora interessanti scorci panoramici sul fondovalle. La sensazione di una valle che gradualmente si fa più stretta e impervia trova spiegazione e conferma nella sua conformazione geologica. Lungo il percorso è, infatti, evidente come la formazione dei calcari di Monte Antola, che caratterizza la parte alta della Val Vobbia e una consistente porzione di Appennino genovese, lasci progressivamente posto al conglomerato, roccia anch'essa di origine sedimentaria, ma di più recente formazione (30-35 m.a.) e assai meno diffusa in Liguria. Massiccio e al tempo stesso facile alla frattura, il conglomerato dona al paesaggio forme inconsuete e spettacolari creando gole dai fianchi aspri, torri, guglie e pareti a strapiombo che ricordano l'ambiente alpino e che diventano l'habitat ideale per numerosi rapaci. Il falco pellegrino (Falco peregrinus) e il gheppio (F. tinnunculus) sono solo alcune delle specie che ogni anno nidificano nella zona.Non sembra affatto azzardato definire questo tratto di valle un vero e proprio canyon che il torrente Vobbia, nei secoli, ha scavato e modellato nella roccia. I suoi meandri sono le forme più evidenti della continua azione di erosione e deposito di materiale esercitata dall'acqua nella sua corsa verso il torrente Scrivia. Qui non è raro veder volare il merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), assai più massiccio del merlo comune e facilmente riconoscibile per l'evidente piumaggio bianco sul petto: grazie alle sue robuste zampe è in grado di nuotare e immergersi nell'acqua alla ricerca di cibo.Scendendo verso il rio Ronchetti, dove un ponticello in legno ne permette l'agevole attraversamento, il bosco misto prende progressivamente il sopravvento e si arricchisce di essenze. L'ambiente si fa via via più fresco e ombroso e, all'inizio della primavera, il bucaneve (Galanthus nivalis), il dente di cane (Erythronium dens-canis) e la scilla a due foglie (Scilla bifolia), punteggiano di bianco e lilla i margini del sentiero all'ombra di castagni, noccioli, aceri, querce e carpini.Si procede ora in salita fino a che il sentiero permette di ammirare il Castello della Pietra da un privilegiato punto di osservazione. Sulle pareti di conglomerato meno esposte al sole fa la sua comparsa la sassifraga paniculata (Saxifraga paniculata), specie rupicola rara sull'Appennino Ligure e invece assai frequente in tutto l'affioramento conglomeratico di Vobbia. Superato un altro ponticello in legno, si attraversa una zona umida ricca di felci: dalle specie più piccole come gli aspleni (Asplenium trichomanes e A. ruta-muraria) o il capelvenere (Adiantum capillus-veneris) alla più vistosa lingua cervina (Phyllitis scolopendrium) con fronde di 30-40 cm, e al polipodio comune (Polypodium vulgare), detto anche "liquirizia di legna" per il caratteristico odore del suo rizoma.Si affronta l'ultimo tratto del percorso in salita, incontrando un'area attrezzata con tavoli e panche. Giunti in prossimità della costruzione, il conglomerato affiora prepotentemente e il sentiero, scavato nelle ripide pareti di roccia, permette l'osservazione di interessanti stazioni di vegetazione rupestre. L'esposizione dei versanti, la presenza e l'andamento delle fratture nella roccia giocano, qui, un ruolo importante sulla vegetazione, creando condizioni microclimatiche assai diversificate. È così giustificata la presenza, sui pendii più acclivi ed esposti a sud, di specie termofile come il carnoso Sedum accanto a specie che prediligono, al contrario, l'ombra e una maggiore umidità come l'asplenio delle fonti (Asplenium fontanum), una piccola felce piuttosto rara in Liguria ma che cresce in abbondanza su queste rupi.Sapientemente arroccato fra due torrioni di conglomerato, a guardia del canyon della Val Vobbia, il Castello della Pietra, con i suoi mille anni di storia e leggenda, rappresenta l'ultima tappa di questo itinerario. La particolare e scenografica collocazione rende l'edificio un esempio unico, nell'entroterra genovese, di architettura medievale, in cui l'elemento naturale si fonde magistralmente all'opera dell'uomo e la completa.Per il ritorno seguire il percorso inverso.

 

Storia :

Guardando dal fondovalle il castello è comprensibile la scelta strategica della posizione, i due torrioni di roccia (puddinga, Conglomerato di Savignone) tra i quali è stato eretto lo rendono inespugnabile.
Costruito intorno all'anno 1000 dai Vescovi di Tortona, forse in funzione antisaracena, a funzione di presidio sulla strada che collega Vobbia a Isola del Cantone ovvero la Via del Sale alla Via Postumia in Valle Scrivia.
Il paese di Vobbia nasce infatti come stazione commerciale lungo la Via dei Feudi imperiali (Via del Sale) che da Genova conduceva alle città della Pianura Padana.
Il Castello passò successivamente ai marchesi di Gavi (1050) poi ai Malaspina e nel 1252 divenne proprietà di Opizzone della Pietra, il cui appellativo deriva proprio dall'acquisizione di questo feudo. Si sa per certo che Opizzone fu anche l'unico feudatario ad abitarlo, mentre solitamente il castello era dimora di privilegiati castellani al servizio dei feudatari che vi abitavano con la loro famiglia.
Fino al 1565 il castello rimase proprietà della discendenza di Opizzone, successivamente passò ai Botta Adorno fino al 1797 (anno dell'abolizione dei Feudi Imperiali Liguri). Si ha notizia che fu incendiato dalle truppe napoleoniche e che i suoi cinque cannoni furono fusi per realizzare le campane della chiesa di Crocefieschi.
Nel 1882 passò dalla discendenza dei Botta Adorno ai Cusani Visconti che nel 1919, violando un antico divieto, cedettero il castello alla famiglia Beroldo. Nel 1979 lo stesso Beroldo donò il castello al Comune di Vobbia.
E' proprio alla fine degli anni settanta che la Provincia di Genova in concertazione con il Comune di Vobbia, il Centro Studi Storici per l'Alta Valle Scrivia e località viciniori, la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Liguria e alcuni volontari, avvia un piano di restauro che durerà dieci anni e grazie al quale oggi è possibile visitare questa struttura al suo interno.

La visita del castello si può suddividere in cinque sezioni:

1.       Avancorpo Trapezoidale: garantiva la protezione al corpo principale e probabilmente aveva funzione di magazzino o prigione

2.       Salone Centrale: qui si svolgeva la vita sociale del castello, molto suggestivo anche grazie alle tre aperture che regalano una vista mozzafiato sulla Val Vobbia

3.       Camminamento di Ronda

4.       Salone Superiore: unico ambiente chiuso del Castello in cui è possibile vedere la parte superiore del soffitto a volta del Salone Centrale

5.       Accesso al Torrione Maggiore