Angelo Scialpi

“Recensioni”

 

copertina morciano.jpgAlbarosa Gigantesco

 

Non è facile esprimere un giudizio su una raccolta di pensieri di un amico, pensieri "sparsi", generosamente offerti col chiaro intento di fornire un'ipotesi per dialogare.

 

Più che recensioni, prefazioni ed editoriali, i suoi sono tentativi di dialogo co1 lettore. diventando talvolta I'occhio incomodo che sa con fierezza mantenere il senso delle cose concrete: il che non è facile vivendo in un mondo nel quale solo I'apparenza conta.

 

In un mondo che non ha più un centro valoriale, forse perché non ha la forza centripeta per possederlo, Angelo Scialpi ci conduce da autentico e convinto provinciale (direbbe Giorgio Bocca). Come testimone e cronista attento, egli ci fa zigzagare nel male oscuro del nostro profondo Sud mettendosi al centro della tempesta, per farci cogliere da vicino quanto sta avvenendo intcino a noi, per farci "ritrovare a tu per tu con la nostra coscienza assumendo il coraggio di decidere".

 

I suoi scritti, tra racconto e ricordo, tra inchiesta ed incontro, divengono talora squarci di luce per chi non vuol vedere, per chi preferisce ignorare, forse perché potrebbe sentirsi impegnato con lui nella volontà del cambiamento. 'Il che è rischioso... anche perché le sue riflessioni divengono specchio nel quale ognuno può riscoprire la propria immagine per ricercare i fondamenti ideali delle radici del futuro. E questo è certamente rischioso ma esaltante per chi sa porsi davanti a quello specchio per un momento di solitario confronto.

 

Solo talvolta. nella " solleciludo rei socialis " che anima i suoi scritti, c'è la condanna per chi si sottrae all’impegno; più spesso traspare la liberale comprensione di chi è sempre disposto a cogliere ciò che di buono c'è. E così, di contro ai media diffusori della disperazione del Sud, egli si fa cafone di Fontamara e si chiede "che fate?" E lo fa con 1o stesso slancio vitale, la stessa luce negli occhi, con lo stesso orgoglio testardo di chi, curvando la schiena. sa guardare nel sole. E come Diogene egli va facendo luce con la sua lampada nel cono d'ombra che sovrasta la nostra microstoria ed ancora si chiede: "il varco è qui!” E si  entusiasma nel sostenere il Progetto del Credito Cooperativo investendo sui  giovani da vero maestro.

 

Scrivere per lui è sperare, è prendere coscienza della realtà. Talvolta è quasi un dipingere la nostra storia con occhi innocenti lampeggiano sdegno contro I'alterigia, la tracotanza, la violenza, contro  "chi  crede d'essere e non è". E se qualche volta arranca con lubrico piè sulla china che sembra voler portare  il nostro Sud dritto al neo-libanesimo. più spesso si sente in  trincea contro il lavoro minorile. La  mattanza spirituale. il deragliamento  generale  di  una società stuprata; contro la clonazione di un Adamo senza primavera.

 

Le sue non sono parole assemblate, ma pensieri distillati com'elisir: dignità, di presa di coscienza della nostra passività, dei nostri cedimenti  qualunquistici, della nostra ultima notte di cittadini. Parole che pesano. E forse qualcuno potrà essere spronato a diventare  attaccante, nella partita di cui ò spettatore, cimentandosi su quel campo di civiltà  lungo i cui margini guardalinee come Ange 1o assicurano la necessaria vigilanza etica. Come è possibile fare goal... mentre gli ulivi stanno a guardare e diventano  pietre miliari sapientemente disposte da questo nostro costruttore di muri  a secco" che riesce a farci vivere il sortilegio della cultura, consapevole : il più piccolo sasso ò bagnato d'infinito. Egli viaggia nel mondo della cultura da scudiero errante e da uomo libero che sa navigare dando rotta per approdare in porti tranquilli in cui mettere  al sicuro la speranza di ricominciare.

 

Come un vagabondo in cerca dell'arcobaleno, egli è capace di veleggiare  cantando; e se per caso il vento muore  nella sua vela,  si fa palombaro, e  s'immerge nel profondo del mare dell'essere, pel tornare  in superficie con i fiori d'alga più belli da offrire in dono, e così ridare voce alla speranza.

 

E' il suo un canto continuo perché, come diceva sant'Agostino: " quando canti con la voce, dovrai ad un certo punto tacere; ' canta dunque con la vita perché  tu non debba tacere mai”.