Antonio Saracino
“Il
canto dell’anima”
C'è
una sorta di sorpresa che ti prende quando qualcuno ti presenta dei suoi
scritti; sorpresa perché i giovani di oggi parlano per suoni, per gesti. Per
messaggi veloci, mentre molti adulti non parlano più o delegano altri a parlare
per loro. All'uomo sembra rimanere sempre più la parola per chiedere ciò che
g1i serve e la forza per fare lunghe file davanti agli sportelli.
C'è,
però, un'altra considerazione da fare. Non è vero che l'uomo non scrive più; ci
sono tantissimi giornali e riviste che 1o fanno per lui e, per quanto riguarda
il parlato, c'è tanta, ma proprio tanta, televisione. Forse è proprio l'eccesso
del messaggio mediale che va togliendo la parola all'uomo. Provate a stare
seduti davanti al televisore per 24 ore e poi cercate di fare un riassunto
ricordando qualche parola nuova che è stata compresa. Se togliamo lo scarto
restano soltanto le sigle delle trasmissioni. Allora, perché non meravigliarsi
quando una persona ti presenta dei propri scritti! Se poi quella è una persona
che ha vissuto una vita di frontiera, di sofferenza, di sacrifici, di
abnegazione, in questo avvalorata dalla sua personale e privata costituzione
psicologica in termini di sensibilità e di bontà, beh, allora c'è proprio da
riservare tutta la dovuta attenzione, perché chi parla è I'uomo.
Antonio
Saracino è mio amico personale, da tempo, da quando mi sorprese con le sue
Poesie di maresciallo, Maresciallo dei Carabinieri, depositario dei segreti,
dei vizi e delle virtù di una comunità. Capii subito che il lui non c'era
soltanto lo spirito militare, ma una sensibilità tutta particolare al servizio
dello Stato, della comprensione, del servizio, dell'ordine.
E'
stato fortunato Saracino ad avere una comunità con la quale confrontarsi ed
alla quale poter parlare per codificare esperienze da trasmettere, da far considerare
e con le quali riuscire, sia pur minimamente, a confrontarsi. In questo senso
Antonio saracino è un poeta perché affronta la realtà; un comandante perché la
realtà lo ha formato. Lui stesso afferma che "l'autore non ha ambizioni
letterarie. Semplicemente ama scrivere." ... e Saracino ama veramente scrivere
perché il mondo esterno 1o sollecita creando in lui un contrasto dal quale
hanno origine le sue riflessioni che creano una poesia pregna di realtà.
Che
cosa è la poesia per Saracino? La risposta non viene facile perché lui crea una
poesia dei dolore, dell’angoscia, del risentimento, ma soprattutto dell'amore.
È necessario partire da queste basi per meglio comprendere la sensibilità
poetica del nostro autore. Leggendo i suoi scritti, ti accorgi subito che la
sua poesia è dedicata all'uomo; I'uomo che diventa buono solo in determinate
occasioni: l’uomo che s'adorna, che sa essere gioviale, ma che per Saracino
sono solo situazioni convenzionali, convinto come è che 1a resurrezione dello
spirito deve essere una tendenza continua. È importante notare tutta l'amarezza
che emerge dirompente per il proprio simile. L'uomo, per Saracino, che pur
rappresenta un solo punto nell'infinito, può essere referente eterno o, almeno,
per la vita. Per il Nostro le qualità che vorrebbe fossero proprie dell'uomo
sembrano divenire un ricordo, ma anche un inganno, quasi una ricerca surreale.
In questo senso Saracino è un poeta del suo tempo, del nostro tempo e della
tipologia moderna dell' essere.
A
qualsiasi persona non deve mai mancare la fede, specialmente nelle avversità,
perché la sola certezza che regge l’uomo è la sua incertezza. Sono queste le
circostanze in cui Saracino profonde un soffio caldo di vita nel lettore, 1o
pervade e lo rende "figlio", gravandolo nel tempo; il tempo che per
Saracino assume la dimensione stessa della vita che è Dio.
"Il
mondo torna al mondo", e la sola speranza che sostiene il poeta è la certezza
di pensare che I'uomo può migliorare. E fantastico, ma è ancora più fantastico
sottolineare la sua provenienza, la sua dedizione, la sua umanità, la sua
missione che è squisita sensibilità di uomo: saggezza di un umile poeta che
canta l'uomo che poeta non è.