Giuseppe Nisi
“Piccole
storie”
Si ritorna all'infanzia per due motivi:
per recuperare le origini della propria biografia e per rendere grazia al
proprio destino, capirlo, comprenderlo nella sua inscrutabilità e ritrovare,
almeno parte della propria anima e della
ragione di vita. Tornare al passato significa anche affinare le proprie
conoscenze, trasformare le proprie idee, rendere giusto merito a certi fatti e
a certe persone che hanno attraversato la nostra vita e lasciato segni
indelebili. Il fascino delle proprie radici resta immutabile nel tempo e
caratterizza fortemente, nel corso della vita, la persona.
È
umile il nostro narratore, ma l'aver recuperato spicchi di vita che
appartengono al suo passato, è come aver recuperato un monito a ben considerare
il presente. Certo non si ha la pretesa di accostarsi ai grandi pensatori e
narratori, ma sicuramente la forza d’animo e la volontà di recuperarci al
nostro ambiente e ai nostri modi di vivere del passato, è davvero
prodigioso. Giuseppe Nisi apparentemente
si racconta, in verità ci racconta storie personali e fatti della vita che un
pò tutti abbiamo ancora nella mente e ci sono stati tramandati.
C'è
il racconto, c’è la favola, ma c’è anche la storia fatta di piccole-grandi cose
in un mondo che si era messo decisamente in corsa per un divenire economico e,
forse, troppo spropositato per l’avanzamento veloce che ha subito.
"Le
piccole storie,, di Nisi risalgono a 50 o 60 anni fa, per fermarsi al 1965, ma
sembrano appartenere ad un tempo molto remoto. Per i più giovani possono essere
memorie di riferimento, per i giovanissimi racconti d’altri tempi. C'è questo
passaggio che mi pare doveroso sottolineare per permettere alle generazioni
giovani che non conoscono, perché non hanno conosciuto, di sapere valorizzare
il tempo e l’azione dell’uomo.
Io
non ho giocato con le ,,palle di pezza,,, però ho visto i più grandi di me giocare
a palla di carta; non ho conosciuto i ”danni del maltempo, ma li ho subiti per
effetto diverso; non ho piantato l'unico ombrellone sulla spiaggia, ma ricordo
le distese dei ,,monti di rena,, che, di sera, percorrevo, al buio, in
compagnia di studenti universitari (noi eravamo appena delle"medie) che
per me ed altri miei coetanei erano e sono rimasti di riferimenti nella vita.
Cantavamo
"Che serà, serà" e camminavamo in cerca della speranza e di un futuro
che volevamo costruire a dimensione culturale e di lotta sociale. Ecco, non mi
sono sentito molto lontano dalle esperienze di Nisi, raccontate con quella
tranquillità e con quel distacco tipici dell'età matura e di colui il quale ha
inseguito, durante l'intero percorso della sua vita, l'idea illuminante del
progresso umano e intellettuale. Sembra una persona, il Nisi, in costante
impegno di studio finalizzato al conseguimento di un titolo di studio il cui
esame, è vero, non finisce mai.
I
racconti ripropongono molte esperienze del passato e ci offrono l'occasione per
considerare il presente alla luce di tanti disvalori che devono essere
considerati a vantaggio di molti valori perduti come il rispetto dei genitori,
l'amore per la terra natia, la ricerca del miglioramento personale e la
considerazione dei sentimenti. Una raccolta, apparentemente biografica, ma che suscita
e riscopre l'amore per una cittadina, Pulsano, fortemente penalizzata in
termini di affetti.