Liborio Milella
“Da
un ponte all’altro”
Taranto
è nota come la città dei due mari, ma sono anche due mondi, due modi di vita
diversi. Chi vive la pur bella città ionica sa bene quanto è stato duro
conquistarsi in essa un'esistenza dignitosa e serena, ma sa anche bene del
bagliore delle divise e delle navi patrie che vi hanno trovato rifugio o
ricevuto il battesimo del varo...
Bello
il tramonto a Taranto, riflesso da due specchi azzurri... La città vecchia si
oppone alla città nuova non come immagine speculare, ma come diversità... e
I'uomo che ci abita rispecchia il suo ambiente,.fino a identificarsi in esso,
quasi interagire. I due mondi tarantini, però, sono collegati da ponti. È così
possibile at- traversarli e passare da un ponte all'altro, da una sponda
all'altra, da un mondo all'alto, da un'identità all'altra. I racconti di
Liborio Milella sono lo specchio vero della sua anima, e i caratteri dei suoi
personaggi, anche se non sano veri, sono quelli che vivono in lui e ne compongono
la poliedrica personalità.
Mi ha
subito colpito La liceale che, richiamandomi alla mente una vecchia pellicola,
ho finito col ritrovare pienamente, ma con diversa esperienza; un'esperienza
che oggi, purtroppo, pare essersi trasformata in consuetudine: sono le
esperienze dei nostri giovani, che ormai fanno dei loro corpi oggetto di
consumo e di divertimento, di perdizione
e di annullamento.
Procedendo
nella lettura, si rimane attratti dalla puntigliosa analisi dei fatti e dalla meticolosità
dei dettagli nel presentare le vicende:
vicende di uomini, vicende che sembrano giù vissute, vicende che ti sono vicine
e ti avvolgono, legandoti al tuo ambiente e alla tua realtà sociale. La liceale
è un personaggio della contemporaneità, ma non da meno appaiono Teresa, Irma,
il barone, Pasquale, il barbone, la ragazza di Valona, Alfredo, Salvatore,
Mimma... Ognuno di questi personaggi del MiIella definisce e scopre uno spaccato
di vita vera e si caratterizza come un vinto, come una vittima sacrificale
offerta dalla nostra società ai falsi idoli del duemila, ai non valori di
questa epoca allucinata.
Ogni
racconto di Liborio Milella, preciso e dal linguaggio contorniale, ti sbatte in
faccia un'esperienza umana, un comportamento, un'espressione di vita magari ai
margini della realtà, ma ugualmente vera. Si viene presi dalla scorrevolezza
della narrazione, ma anche dal déjà vu, dalla cronaca nera, e si finisce per
rimanere coinvolti nell’angoscia che attanaglia i protagonisti. Sono racconti
forti che l’autore riesce perfino ad
addolcire con la sua curiosità ingenua, con la sua magari sdolcinata
partecipazione allo sviluppo talora irrazionale delle vicende.
E i
personaggi di Milella sono forti nella loro debolezza e nella loro fragilità;
sono personaggi che hanno costruito la loro sconfitta e la loro perdizione;
sono personaggi che spesso
preferiscono fuggire dalla realtà; sono
dei vinti, dei nuovi vinti che cercano invano di farsi giustizia o di essere
giustiziati alla maniera moderna.
Da un
ponte all'altro è un breve lungo percorso a ostacoli: racconti che si snodano
lungo le difficoltà della vita e tentano spesso invano di proseguire il loro
cammino verso la speranza e verso lo salvezza. E allora c'èla caduta, proprio
tra un ponte e I'altro, nell'impossibilità di volare verso nuovi orizzonti.
Liborio
Milella sembra aver ben compreso questa
triste condizione umana, e
pertanto invita il lettore, col suo garbo espressivo, a intraprendere qualsiasi
percorso, ma con la forza consapevole della morale ancorata ai più autentici valori della nostra civiltà.