Maria Mele

"Epàme" - Generazioni a confronto

 

copertina morciano.jpgE' coinvolgente leggere le memorie del tempo passato che va assumendo sempre più maggiore rilievo e interesse; memorie della professoressa Maria Mele; memorie di ognuno di noi che ha visto scorrere il tempo della ripresa e della ricerca per cadere poi in una dimensione di smarrimento, di sbigottimento, di sicura incertezza che si spera essere momentanea.

 

Ogni periodo prepara quello successivo, ma la perplessità che ci prende in questo attuale momento non sembra abbia avuto una simile esperienza nel passato. C'erano le guerre, ma anche i soprusi, e c'erano i ladri, i mafiosi e tante altre categorie di persone negative, ma gli anni sessanta e settanta credo siano stati anni irripetibili. La stessa scrittrice Mele afferma che "Furono anni difficili, di transizione, di morte e di vita, costellati da sacrifici e rinunce, ma anche da speranze e sogni."

 

Assodato, c'era l'analfabetismo, la difficoltà esistenziale, la semplicità della vita, la ricerca del domani e la sua realizzazione. Il tutto era supportato da una fede sicura, a Castrignano o Carpignano come in tutto il Salento, ma anche da un forza generale di miglioramento: cosa giusta quando si vuole fissare dei punti fermi per ritrovarsi sul cammino del progresso. Eppure, quelle omelie domenicali rappresentavano la educazione permanente del passato e la fede rappresentava il bagaglio spirituale di ognuno, mentre la saggezza paterna era un sistema educativo e il rispetto per la madre era una venerazione.

 

La storia di Maria Arcona Mele è una storia in diretta perché vissuta in prima persona e perché oggettivamente personale. Mi sono piaciuti i contenuti e i ricordi, le esperienze e la valorizzazione delle cose semplici, umili, ma forti, attorno alle quali l'autrice ha imbastito un percorso che può certamente essere un riferimento e un punto di osservazione per le giovani generazioni, magari di confronto.

 

Ecco, il confronto! Se ogni generazione è figlia della precedente, perché i giovani di oggi non intraprendono un percorso di riflessione e di verifica del miglioramento in atto, visto che la vita ritrae la evoluzione dell'uomo e la sua ricerca spirituale e, in quanto tale, rappresenta il forziere di ognuno e la eredità per tutti?

 

Qualcuno sostiene che gli imbarazzi di oggi non sono di ordine economico (anche se certamente lo sono), tanto meno di ordine formativo ( e questo è molto discutibile), ma di ordine percettivo e intuitivo. Ci sono molti aggressori che attentano continuamente la coscienza dei più e la rendono fragile, vulnerabile, … fino ad addormentarla.

 

Credo che le nuove generazioni abbiano bisogno di capire che il loro cammino non viene da lontano, che sono giovani in tutto, e che non hanno ancora avuto il tempo di consolidare le esperienze e le certezze di vita che rafforzano la persona e irrobustiscono l'anima. Chissà se la caduta di stile, di tono e delle qualità non dipenda proprio da questa mancata coscientizzazione delle esperienze difficili della vita! Si dice che si nasce dalla sofferenza, ma quando la sofferenza segna l'anima di ognuno allora si trasforma in carattere, in temperamento e forse non è esagerato affermare che la forza dello spirito può persino andare a correggere la genetica personale e costruire continuamente nuove persone, così come la ripetizione della nascita, e anche della morte, rafforzerebbe la condizione fisica di ognuno.

 

Mi piace la forza interiore che emerge da Epame; una forza che diventa coraggio e poi si scopre che era già una condizione privilegiata. Tempi a confronto, ma anche civiltà a confronto, a dimostrazione del fatto che l'uomo si costruisce nel tempo e che ognuno dovrebbe essere un podista, consapevole che il traguardo è ad ogni passo in avanti, ma poiché il divenire dell'uomo è infinito e incommensurabile rimane sempre lontano.

 

Credo di essere di fronte ad una storia che è la storia di molti di noi e, oltre al piacere del ricordo, suscita il dovere della riflessione e della considerazione. Chi non ricorda, da bambino, quei rari eventi di disgrazia che colpivano alcune famiglie? Tutto il paese si recava presso l'abitazione dello sfortunato e rimaneva in meditazione fra interrogativi e dispiaceri. Erano le prime disgrazie per incidenti sul lavoro o per incidenti stradali. Il passaggio al futuro era segnato da certi uomini particolari come i proprietari terrieri, i fattori e quelle donne esclusive, "col grembiule sulla lunga gonna arricciata in vita, il corpetto che le modellava il busto e il fazzoletto che le copriva la testa, annodato sotto il mento." Erano i simboli del lavoro, della elevazione del corpo e della dignità di donna e madre riservata, molto spesso condannata a sposarsi per procura e ad attendere per anni il ritorno e la conoscenza del suo amore.

 

Uno spaccato forte di vita andata, quello descritto da Maria Mele, in cui si assiste ad una sequela di episodi legittimamente incardinati tra loro e in cui è possibile rivivere e centellinare le ansie, le preoccupazioni, i dolori e i sacrifici della precedente generazione, ritrovandosi un po'ovunque, e dove la lingua, il dialetto brindisino, mirabilmente riesce a conferire ai fatti ed alle persone una sorta di completamento e di definizione di quella che è stata la vita spirituale di una generazione che ha avuto pur il merito di organizzare la complessa modernità.