Antonietta Dell’Aglio
“Il
parco archeologico di Saturo Porto Perone”
Leporano
vede così la realizzazione di un Parco Archeologico di notevole valore. Ad avvalorare questa considerazione
convengono storici e uomini. Il Parco si estende su uno dei più ameni
promontori della costa orientale della provincia di Taranto e separa la baia di
Saturo da quella di Porto Pirrone. L’Amministrazione Comunale
di Leporano con questo recupero
archeologico, ha inteso ridefinire uno spicchio dell’ambiente storico locale,
rendendolo fruibile come segno tangibile dei fasti del passato e della storia.
L’importanza
di Saturo è legata alla frequentazione Magno Greca, al traffico marittimo, alla frequentazione
romana e alla bontà del luogo. La leggenda dei Parteni, lo sbarco di Pirro, la
già sontuosa Villa Romana con gli
ambienti termali e l’origine di Taras figlio di Satyria, la ninfa locale,
conferiscono a questo luogo una particolare atmosfera del già vissuto per organizzare
un futuro sempre più a dimensione umana.
In
questi termini, conoscere la natura diventa una espressione dell’arte e la
conoscenza del paesaggio può essere considerata una branca della filosofia
naturale. La conoscenza ed il rispetto dell’ambiente, grazie alla attenta
vigilanza della Soprintendenza Archeologica, possono ben rendersi portatori di
valori umani.
Essi
possono produrre nuovi ordini e credere
und realtà supplementare grado di procedere autonomamente. Il rispetto della natura è un atteggiamento
irrinunciabile, per cui l’artista, il ricercatore, il pensatore sono come i
predicatori: devono saper trarre ogni divina verità dalla rivelazione di Dio.
Il bene culturale mantiene e conserva una condizione che ci consente di
quell’autorevolezza superiore che è conservata in esso.
Ciò
che si evidenzia subito è questa caratteristica affettiva del luogo. Lungi dal
voler continuare ad esaltare le amenità, che pur ci sono, è indubbio che da
Saturo sembra sprigionarsi quel fascino interiore sa molto di spiritualità. Crediamo alla influenza del luogo, come
crediamo al suo valore pedagogico, che molto spesso viene confuso con quella
paventata necessità sociologica che investe l’edilizia.
Bisogna
recuperare il valore psicologico per sentirci parte unita. Non bisogna essere
geni per capire il valore dell’ambiente, ma possedere qualcosa di diverso dalla
semplice intelligenza e possedere un fortissimo istinto in grado di indurci a
descrivere le cose che amiamo, non per fama, né per il bene, né per ottenere
qualche vantaggio, ma un istinto simile a quello che ci induce a
vivere meglio, coscienti di aver racchiuso nella memoria i motivi
caratterizzanti capaci di suscitare il risveglio della storia e della
stratificazione dei comportamenti e atteggiamenti dell’uomo.
Quando
è in crisi la fiducia nelle istituzioni, occorre inventarsi e ritrovarsi nella
forza del passato per investire nel futuro di speranza.
Il
messaggio principale vuole essere questo: ambiente e ispirazione divengono un
tutt’uno per la ricerca delle potenzialità del divenire attraverso la verità di
forme che la luce riesce a rivelare, anche attraverso le ombre.
“Fra colli d’anfora, mattoni di calcare
parallelepipedali, tegole ancora inutilizzate, chiodi ossidati, skyphoi,
hydriai (risalenti al III e IV secolo a.C.)
e suggestive supposizioni storiche, si evince e si documenta la
centralità del mare e di Saturo per i Greci, i Romani e i Medievali. Dalla
grande ricchezza nascosta e conservatasi nel luogo per secoli, si può risalire
ad una antica civiltà e scoprire i meccanismi di associazione, le funzioni e le
abitudini sociali tempo nonché quelle economiche, commerciali e
artistiche. Saturo come ricchezza
storica e coscienza civil; Saturo come grande incontrastato spettatore e
protagonista della storia, sempre tale da millenni; Saturo demandato alla cura
ed al rispetto di noi moderni, anche noi protagonisti della storia.”