Giovanni Acquaviva

“Il 900 a Taranto”

 

copertina morciano.jpgRecuperare il senso del valore storico dei fatti, dei nostri fatti, significa non soltanto andare a ricostruire una identità, ma definire dei momenti forti sui quali poter recuperare un futuro più obiettivo, più razionale, più a dimensione d'uomo. Occorre del tempo, a volte molto tempo, per poter ricostruire le motivazioni di una azione qualsiasi dell'uomo; molto spesso, forse, non avviene mai la giusta ricostruzione, anche se poi a pagare possono essere degli innocenti: nel caso della storia le generazioni dei giovani. Il riordino delle cause è azione quanto mai difficile e complessa, perché lo scrittore o il narratore deve essere in grado di recuperare il senso intimo e interiore dell'agire, delle azioni, dei movimenti, degli eventi, persino dell'inconscio che guida il singolo individuo protagonista della storia.

 

Occorre sempre partire dall'uomo, dall'uomo qualunque, capace di essere eroe e vigliacco, forte e debole intelligente e folle, per poter essere in grado di dare delle giuste spiegazioni e interpretazioni a quanto è stato compiuto attraverso i tempi.

 

I tempi sono sempre più veloci, nonostante l'allungamento della vita dell'uomo, ma certamente questi sono tempi in cui si consuma prima e più velocemente, per cui una generazione non è più sufficiente a recuperare un guasto sociale qualsiasi, una politica corrotta, un andamento debole della civiltà che da noi, nel Meridione, ahi noi, è un vero flagello.

 

La ricerca tecnologica, di contro, impone tempi brevissimi per grandi cambiamenti. Questo "900 a Taranto" mi pare rappresenti una forte opportunità per conoscerci meglio e per capire come dovremo comportarci da grandi. Si, da grandi, perché quel ragazzo ottantenne che parla della sua e nostra Taranto con uno scritto discorsivo e paterno, familiare e di persona informata sui fatti, appartiene alla verità vissuta e considerata, raccontata e sofferta con quei tratti tipici del grande vecchio e della persona cosciente di saper e poter interpretare i fatti del proprio tempo.

 

Quante scoperte si possono fare leggendo Giovanni Acquaviva; quanta conoscenza di noi stessi e dei nostri genitori, ma soprattutto quanta certezza di riuscire a conoscere il nostro passato complicato e fragile. Il passato non può disgiungersi dal presente, ne è parte integrante. È su di esso che è possibile costruire il futuro: il momento stesso in cui pensiamo, respiriamo, viviamo.

 

Non bisogna avere timore e paura del passato. Ci appartiene, soltanto perché ci ha preceduto. Noi dobbiamo recuperare il valore pedagogico e formativo di esso per capire se siamo in grado di continuare e se la nostra comunità è un gruppo che agisce o vive senza pensare. Dalla corretta interpretazione del passato possiamo capire se noi siamo persone capaci di creare e di migliorare.

 

I grandi cambiamenti sono quelli in cui c'è stata preparazione e quelli in cui ragazzi di allora ci hanno pensato. Il fatto individuale, come il fatto collettivo, hanno una stessa radice, la capacità dell'uomo, e I'uomo, a qualsiasi età e in qualsiasi momento, deve sempre poter trovare la forza per comprendersi e per ricercare il meglio.

 

Si dice che la famiglia sia più importante dello Stato; io penso che la persona sia più importante dello Stato stesso nel momento in cui riesce ad esprimersi al meglio e ad essere persona di riferimento.

 

Che bella questa opportunità che ci fa rivivere la nostalgia del passato e ci fa porre dei punti fermi nella conoscenza della nostra comunità, della nostra città, del rapporto con il mare e con la Marina Militare, con i politici e con i signori feudatari, con i tanti personaggi che a Taranto hanno avuto la fortuna di essere protagonisti e di segnare il cammino della storia della nostra città.

 

Giovanni Acquaviva ha voluto donarci una perla della sua pregiata letteratura storica, da uomo protagonista e da testimone del nostro tempo. Quale dono più prezioso di quello che ci può permettere di conoscere la vita, difficile e frastagliata, di una comunità alle prese con i tanti problemi esistenziali del Ventesimo  secolo?

 

Credo che non ci sia nulla di più importante nella vita di una persona se non l'opportunità di ascoltare e leggere la parola esplicatrice delle proprie difficoltà di vita e capire chi siamo stati per guardare avanti, alzando la fronte e allungando lo sguardo; quello sguardo che, proiettandosi oltre I'immaginario collettivo, recupera la preziosità interiore di un'anima, dell'anima sociale e civile.